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Glauco Cambon (Trieste 1875 – Biella 1930). Veduta di Trieste. Cartolina della serie "La collana della regina" 1916 ca. Edizioni d'Arte Bestetti e Tumminelli, Milano.
Album dedicato all’artista
Giovan Battista Glauco Cambon nasce a Trieste, il 13 agosto 1875, da Elisa Tagliapietra, dedita alla poesia, e da Luigi, avvocato e dirigente del partito Liberal-Nazionale, autore del romanzo storico “Marco Ranfo” e fondatore, nel 1894, assieme al genero Costantino Doria, della loggia massonica “Alpi Giulie” e dell’omonima rivista. Nella villa di famiglia, sul colle di San Luigi, i coniugi Cambon ogni mercoledì sera aprivano le porte all’intellettualità triestina; un’iniziativa che divenne un punto di riferimento per poeti e letterati triestini, ma anche per illustri personaggi di passaggio, quali Edmondo De Amicis, Giuseppe Giacosa e Giosuè Carducci.
Glauco cresce quindi in un ambiente pregno di intensa attività artistica e culturale. Nel 1891, dopo aver interrotto gli studi nella città natia, lascia Trieste per iscriversi all’Accademia di Monaco di Baviera e contemporaneamente frequenterà la scuola privata di Knirr. In questo ambiente, meta di molti artisti triestini, Cambon assorbe il simbolismo classicheggiante di Böcklin e la pittura secessionista di Franz von Stuck. La sua prima opera documentata, “Il portatore di cero”, risale al 1889; nel 1893 espone a Trieste, presso Schollian, negozio d’arte in Via del Ponterosso, il “Ritratto di Attilio Hortis”. L’anno successivo riceve una menzione d’onore all’ Accademia di Monaco, con il dipinto “Il cieco e la musica”. Nel 1894 è ancora a Trieste con un ritratto e una figura allegorica, quest’ultima premiata a Monaco in un’esposizione dell’anno seguente. Nel 1896, terminato il pensionato romano vinto con il concorso Rittmeyer, rientra a Trieste, e nel 1897 partecipa alla Seconda Esposizione Internazionale di Venezia con due ritratti a pastello. Sempre nel 1897 è anche presente all’ Esposizione di Belle Arti al Circolo Artistico di Trieste. Dal 1901 soggiorna a Roma, dove partecipa alle esposizioni Amatori e Cultori di Belle Arti del 1902 e 1903. Nel 1906 espone a Milano e partecipa alla mostra d’apertura della Permanente di Trieste. Dal 1907 al 1908 espone a Venezia, Vicenza, Torino, Pisino e Parigi. Nel 1910 è presente a Monaco di Baviera, alla IX Esposizione Internazionale di Venezia, all’ Esposizione di Arezzo, alla Provinciale Istriana di Capodistria e all’ Esposizione di caricature alla Permanente di Trieste.
Nel 1911 è all’Esposizione Internazionale di Roma. Partecipa anche al concorso per i dipinti decorativi della Cassa di Risparmio di Trieste. Ancora a Venezia nel 1912 alla X Esposizione Internazionale e a Napoli all’Esposizione d’Arte Giovanile.
Il 1913 lo vede in Dalmazia. A Zara, presso la biblioteca Paravia, allestisce una personale. Espone al Palazzo di Vetro di Monaco di Baviera, quindi alla “Collettiva” Bevilacqua, alla Masa di Venezia e alla II Esposizione Nazionale di Belle Arti di Napoli.
Nel 1915 presenzia all’ Esposizione Internazionale di San Francisco (USA) e alla Mostra di Guerra alla Permanente di Milano, dove si trasferisce dopo la chiamata alle armi del suo contingente nelle file dell’esercito austroungarico.
Nel 1917 si reca in Toscana, ospite del conte Spannocchi nei castelli di Lucignano e Modanella; espone alla IV Mostra Internazionale della “Secessione” a Roma.
Dopo la Liberazione di Trieste, nel 1919, tiene una personale presso l’Albergo Savoia; partecipa inoltre alla Nazionale di Belle Arti a Torino e alla III Mostra della Federazione Artistica Lombarda a Milano. Da questo momento sarà presenza assidua alle Esposizioni di Venezia e Milano. Nel 1923 sposa la pittrice milanese Gilda Pansiotti, allieva di Ambrogio Alciati. Nel 1924 è alla prima Esposizione Biennale del Circolo Artistico di Trieste. Entra in rapporti di amicizia con Italo Svevo. Nel 1927, assieme ai pittori Barison, Bergagna, Croatto, Flumiani, Grimani, Lucano, Orell, Sambo, Zangrando, De Carolis, Beppe Ciardi e Nomellini, partecipa alla decorazione della motonave “Vulcania”.
Nel 1929 è ricoverato in clinica a Regoledo (Como), dove continua la sua produzione artistica.
Nel 1930 si reca a Biella per allestire una mostra personale. Vi muore il 7 marzo.