Lionello Stock (Spalato, 1866 – Trieste, 1948)
Stock S.p.A. per la Produzione ed Imbottigliamento di Brandy, Grappa e Liquori
Casa fondata il 26 dicembre 1884 a Barcola in via del Bovedo (dove oggi si trova la Carrozzeria Tlustos) dal dalmata di Spalato Lionello Stock che per la sua iniziativa ebbe in prestito dal padre 2.000 fiorini: aveva appena 18 anni. Aveva visto, un giorno, passeggiando lungo le rive a Trieste, dei battelli caricare fusti di vino; chiese quale era la destinazione del carico e così venne a sapere che il vino era destinato a La Rochelle, porto della Charente. La peronospera gli dissero, aveva distrutto i vigneti francesi della zona dove veniva prodotto il Cognac. E Lionello pensò allora, se i nostri vini servivano a fare il Cognac francese, potevano essere distillati anche da noi. E così si mise in società con l’amico veronese Carlo Camis (“Distilleria a vapore Camis & Stock”) per la produzione di acquavite di vino o cognac (con gli accordi del trattato di pace del 1947 fu riservata alla Francia la denominazione di cognac per il distillato che in Italia prese il nome di brandy). Al cognac prodotto a Trieste venne dato l’appellativo di “Cognac Medicinal”, il massimo riconoscimento che un distillato di vino poteva vantare secondo il “Codex Alimentarius Austriacus” in materia di genuinità e di proprietà di lavorazione. All’inizio dell’attività Lionello Stock, per poter pagare gli operai, fu costretto a dare in pegno il suo orologio d’oro con catena regalatogli dal padre, ma ben presto la sua azienda cominciò a prosperare. L’etichetta gialla e la caratteristica grafia del marchio Stock in pochi anni divennero famosi. Nel 1906 Carlo Camis si ritira a Lionello Stock continua la diffusione del suo cognac in tutti i territori dell’Impero Austro-Ungarico: una delle sorelle di Stock sposò Bernardo Kreilsheim che divenne socio importante ed attivo. Il figlio di Bernardo, Alberto, mutato il suo cognome in Casali, continuò l’attività paterna. Dopo la prima Guerra Mondiale, con il sorgere di pesanti barriere doganali negli stati indipendenti nati dallo smembramento dell’Impero Austro-Ungarico, vengono aperti stabilimenti in Austria a Linz, in Cecoslovacchia a Pilzen, Polonia, Ungheria e Jugolavia; nel 1928 la Stock si è trasferita a Roiano in via Montorsino 2 su un terreno che dal 1912 era occupato dal Deposito Legnami Detoni & Co. (di Michele Detoni e Accerboni Carlo). Lo Stabilimento di Roiano fu costruito su un progetto unitario presentato dall’impresa Buttoraz e Ziffer: alcuni corpi furono successivamente completati nel 1934 dall’impresa Goebel e Romito. Nell’atrio della sede di Roiano si trova un busto bronzeo del Fondatore Lionello Stock, opera dello scultore triestino Franco Asco (il cognome è Atschko, 1903-1980, autore della statua dorata della Madonna di piazza Garibaldi). Al classico “Stock Medicinal” seguirono il prestigioso “Stock 84”, il “Royalstock”, liquori secchi, dolci, la grappa “Julia”, i Vermouth Dry, Bianco e Rosso e gli aperitivi. Così Roiano è diventata sinonimo di Stock: lo Stabilimento di Roiano lavorava per il mercato interno ed europeo e quello del Punto Franco Vecchio per i mercati extra europei. Nella seconda guerra mondiale lo stabilimento per l’esportazione del Punto Franco fu completamente distrutto e a guerra finita la Stock perse i suoi stabilimenti situati nei paesi dell’Est europeo. Nel 1948 Lionello Stock morì senza lasciare figli: in data 22 giugno 1971 la strada davanti alla Sede della Stock, già tratto della via Montorsino, fu intitolata al nome del fondatore. La presidenza, dopo la sua scomparsa, fu assunta dal Cav. del Lavoro Alberto Kreislheim-Casali, che scomparve, anche lui senza figli, nel 1972. Restò il viennese Carlo Wagner che aveva sposato la sorella di Alberto Casali, ed i nipoti di Lionello Stock, Mario Morpurgo e Gianni Mann. Milioni di litri di brandy invecchiavano nelle cantine Stock di Roiano: per anni, sotto il controllo della Finanza, prima in piccoli fusti francesi di Limousine e poi in tini di rovere della Slavonia, la limpida acquavite di vino maturava lentamente affinandosi. Con il “coupage” si otteneva una miscela di varie partite in modo da avere una qualità sempre costante ed infine l’iniziale asprezza dell’acquavite assumeva con il tempo il delicato colore ambrato e l’inconfondibile aroma del brandy Stock. Nel 1974 la Società trasferì l’attività dello Stabilimento di Roiano, stoccaggio del vino, imbottigliamento e magazzinaggio, nel suo nuovo complesso situato sul canale navigabile della Zona Industriale di Zaule, mentre a Roiano sono rimasti solo gli uffici e l’amministrazione. Nel 1993, dopo tre anni di battaglie legali, la Stock è riuscita a rientrare in possesso del suo ex stabilimento Likerka di Pilzen Boskov in Boemia che era stato nazionalizzato nel dopoguerra dal governo comunista cecoslovacco: detto stabilimento, che utilizzava il marchio Stock, ha una produzione di una decina di milioni di bottiglie di brandy e fernet che viene destinata ai mercati dei paesi dell’Est. La Stock aveva 606 dipendenti nel 1984 e nel 1994 soltanto 320 con la previsione di eliminare, ancora 80 elementi. E già si intravede nel futuro della Stock un accordo finanziario con qualche grande multinazionale del settore. Nel maggio del 1995 la Stock Italia venne acquisita dalla Eckes A.G., società leader in Germania nella produzione e distribuzione di alcolici e succhi di frutta, e successivamente nel 2007 diventa proprietà del fondo americano “Oaktree Capital Management”.
Nel 1988 è iniziata la storia lunga e tortuosa dell’operazione denominata “Stocktown”, ossia del progetto per il recupero dell’area Stock abbandonata dalla Società a Roiano. Il progetto Stocktown è stato perfezionato dagli architetti Rossella Gerbini, Luciano Lazzari e Paolo Zelco e prevede di recuperare, quali esempi di archeologia industriale, i vecchi uffici di gusto tipicamente anglosassone in mattoni rossi ed anche i capannoni vetrati che risalgono ai primi anni del secolo. Nel marzo 1993 la Giunta Comunale. ha approvato per l’area Stock il cambio di destinazione da zona industriale a zona commerciale-residenziale ed è stato chiuso in tal modo un capitolo di storia della vecchia Roiano. Il 29 luglio 1993 il Sindaco Giulio Staffieri ed i rappresentanti della Stock hanno siglato il primo atto ufficiale che sanciva la creazione di una cittadella del futuro improntata alle nuove esigenze urbanistiche e abitative di uno dei rioni più popolari ed abitati della città, attanagliato da problemi seri legati al traffico e alla mancanza di spazi verdi. Il progetto prevedeva, all’interno delle strutture esistenti, la creazione di servizi, negozi, ristorante, bar, un supermercato, una banca, il Centro Civico, ambulatori, una biblioteca, una piazza pedonale e quasi 700 parcheggi: il tutto per una spesa di almeno 40 miliardi di lire. Era questa una svolta profonda nell’assetto urbanistico e storico del rione che ha però manifestato una ferma opposizione al progetto per ragioni ambientali, anche con la creazione del Comitato “Viviroiano”: a tale comitato hanno aderito tremila roianesi, al fine di migliorare la qualità della vita in quello che ormai sta diventando un catino di cemento soffocato dal traffico. Nel mese di agosto, l’intesa, che il Sindaco Staffieri (nel frattempo dimessosi) aveva siglato in luglio, avrebbe dovuto essere ratificata dal Commissario Prefettizio. A pochi giorni dal termine previsto per la ratifica, la Camera di Commercio, l’Associazione degli Industriali e il Collegio dei Costruttori Edili si erano schierati a favore del progetto di recupero dell’area Stock proponendo al Comitato Viviroiano e alla Consulta Circoscrizionale un confronto sulla qualità della vita nel quartiere e un più ampio piano di riassetto globale comprendente anche, in via dei Gelsomini l’area della Kuchler e parte della zona dismessa dell’ENEL, la caserma, il ricreatorio con seimila metri quadrati di verde, il parcheggio in costruzione dell’ex Casa del Ferroviere con 400 posti macchina, il giardino davanti all’Incis in viale Miramare e il polmone verde in vicolo delle Rose. In data 28 agosto però la Giunta Regionale ha bloccato il progetto Stocktown, poiché secondo l’Assessore alla Pianificazione non poteva esserci “nessun scavalcamento della volontà dei cittadini, per un progetto in cui non prevale l’interesse pubblico bensì quello privato”. In data 5 e 6 settembre i progettisti di Stocktown e i titolari dell’azienda proprietaria delle costruzioni interessate hanno invitato i roianesi e i cittadini di Trieste a visitare lo stabilimento dismesso. Nell’interno è stata allestita una mostra con i vari progetti elaborati nei cinque anni trascorsi dall’inizio dell’iter burocratico innescato dal progetto e una completa riproduzione degli innumerevoli estratti stampa comparsi nei giornali e nelle pubblicazioni periodiche in merito alle polemiche, alle riunioni, alle proteste, alle assemblee, fino alla manifestazione tenutasi in piazza Unità il 5 agosto. Più di mille persone hanno partecipato alle visite guidate del 5- 6/9 nel corso delle quali i progettisti hanno illustrato in ogni particolare tutti i dettagli del progetto. Il 6 settembre si è tenuto un dibattito alla presenza di oltre 300 persone, abitanti di Roiano di ogni età, progettisti, industriali, costruttori, ambientalisti, operatori economici, negozianti del quartiere, membri della Consulta Circoscrizionale, amministratori, alunni delle scuole e loro maestre, tecnici, esperti e sindacalisti. Era la prima volta a Trieste che un incontro del genere ha avuto luogo con gran soddisfazione dei partecipanti che, nei due giorni di visite e conferenze, hanno avuto modo di rendersi contro dell’importanza del progetto e dell’impegno dei progettisti al fine di recuperare l’area della Stock nel modo migliore.
Fonte: F. Zubini, Roiano. Trieste 1994
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