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Nel 1750-51 con sovrana risoluzione l’imperatrice Maria Teresa concesse alla “nazione greca” di praticare il proprio culto in una chiesa per il loro rito. La parola Nazione greca allora aveva significato esclusivamente religioso ed indicava i fedeli della confessione cristiana ortodossa. La chiesa che venne costruita fu la prima chiesa di san Spiridione, ora sostituita da una successiva. Nel 1781 le due comunità linguistiche greca e serba, per divergenza sulla lingua d’uso nei riti, si divisero, ed i Greci iniziarono a ritrovarsi in casa Andrulachi, uno dei membri della Comunità. Grazie all’editto di tolleranza di Giuseppe II ottennero di potersi costruire una nuova chiesa, inaugurata nel 1787: chiesa provvisoria, che appena nel 1818 venne conclusa in forme neoclassiche ad opera dell’architetto Matteo Pertsch.
La nuova chiesa, dedicata alla Trinità e a san Nicolò, è ad una navata, con banchi laterali sopraelevati e una per coro e gineceo. Grandiosa l’iconostasi di fondo con le tre porte che si aprono verso il bema (altare) o presbiterio, utilizzato dal sacerdote durante i riti.
I grandi lampadari d’argento sono di provenienza russa, metà Ottocento, gli affreschi in parte di autore sconosciuto, in parte della scuola di Trigonis, pittore greco stabilitosi a Trieste nella prima metà dell’Ottocento. Presenti due pale di Cesare Dell’Acqua, Gesù fra i bambini e San Giovanni Battista.
L’arredamento liturgico comprende diverse icone, alcune esposte in chiesa, altre nell’annesso museo della comunità, un Epitafios, rappresentazione del S. Sepolcro, di bottega triestina della fine del Settecento, due “exapteryga” dischi d’argento con i Cherubini a 6 ali.
Le principali funzioni a cui partecipano spesso anche membri di altre Comunità religiose triestine sono Pasqua e Natale, l’Epifania con il memoriale del Battesimo di Cristo e la benedizione delle acque, il solenne Vespro della Vigilia di san Nicolò, la processione dell’Epitafios il venerdì santo e la festa nazionale greca. (Elisabetta Marcovich)