Trieste – Piazza della Libertà

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Piazza della Libertà (Google Maps)

LIBERTÀ (piazza della): Città Nuova-Barriera Nuova. Dinanzi alla stazione ferroviaria centrale, all’inizio di viale Miramare. C.A.P. numero 1: 34135; dal numero 2 al numero 7: 34132; dal numero 8 a fine: 34135.
Già piazza della Stazione, divenne «piazza della Libertà» con Delibera della Giunta Municipale d.d. 28.3.1919 numero IX-31/5-19.
È una della principali piazze della città, importante perché offre la prima impressione di Trieste al viaggiatore che vi giunge per la strada Costiera o per ferrovia. Al numero civico 1 si trova casa Catolla, pregevole edificio costruito nel 1898 (prog. 5.4.1897) dall’ing. Giusto Catolla, con ingresso su corso Cavour; al numero civico 2 è l’imponente palazzo Panfilli, la cui costruzione, terminata nel 1881, venne effettuata dagli ingegneri Giov. Berlam, Giov. Righetti e Giov. Scalmanini su progetto (d.d. 26.8.1878) degli architetti viennesi Anton Gross e Wilhelm Jelinek; reca il numero civico 3 casa Brunner, costruita nel 1873 su progetto (17.5.1871) dell’ing. Giuseppe Naglos; al numero civico 4 si trova invece palazzo Miller, costruito nel 1878 dall’impr. Giov. Batt. Dreina su progetto dell’architetto G. Bruni per la ditta Miller & Comp. (prog. 28.8.1876); al numero civico 5 è palazzo Kalister (proprietà Parisi dal 1911), in stile neogreco, costruito nel 1881 su progetto (2.9.1879) dell’architetto Giov. Scalmanini, con la collaborazione dell’architetto Luigi Zabeo per la parte decorativa. Reca invece il numero civico 6 un’altra casa Catolla (poi, dal 1894, proprietà Parisi), eretta nel 1883 su progetto (15.8.1882) dell’architetto Francesco Catolla. Notevole è al numero civico 7 palazzo Economo, in stile neogreco, costruito nel 1887 su progetto (16.12.1884) dell’architetto Giov. Scalmanini con la collaborazione per la parte decorativa dell’architetto L. Zabeo; oggi accoglie la Galleria di Arte Antica e la Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici, Archeologici, Artistici e Storici del Friuli-Venezia Giulia (B.A.A.A.A.S.). Segue, al numero civico 8, la stazione ferroviaria centrale, inaugurata il 19 giugno 1878 (prog. architetto Flattich), che sostituì il primitivo edificio risalente al 1856 ubicato altrove. Più moderno è invece l’edificio destinato a Stazione comunale delle autolinee (1935, architetto U. Nordio), mentre al 1951 risale la costruzione riservata a Mensa comunale (numero civico 12) (inaugur. 19.12.1951, prog. dell’Ufficio Tecnico Comunale). Nel giardino di fronte alla stazione venne inaugurato il 25 marzo 1889 il monumento commemorativo del quinto centenario della dedizione di Trieste all’Austria (1382-1882); di buona fattura, era costituito da un basamento sul quale poggiava un gruppo marmoreo raffigurante ruderi romani e sovrastato da un obelisco, mentre Trieste era allegoricamente rappresentata da una bronzea figura femminile che sorgeva da quelle rovine. L’intero monumento era poi cinto da una bassa cancellata in bronzo recante, ai quattro angoli, quattro interessanti fanali pure di bronzo. Il progetto del monumento fu steso dallo scultore dalmata Ivan Rendic, la statua venne fusa a Vienna dallo scultore Poeninger. Sul basamento era incisa l’epigrafe dettata da don Pietro Tomasin: «PRAEVIDENS MAIORUM CONSILIUM TERGESTINAM PRAECLARAM URBEM / PRID. KAL. OCTOBRIS MCCCLXXXII LEOPOLDO III PIO AUSTRIAE DUCI / SPONTE OBTULIT / ET NEPOTES EMPORII INCOLAE / SEDENTE FRANCISCO JOSEPHO / AUG. IMPERATORE ET REGE APOSTOLICO / HOC FIDELITATIS AVITAE MONUMENTUM / AERE CONLATO / EREXERE A.D. MDCCCLXXXIX / QUOD BONUM FAUSTUMQUE SIT / » .
Un disco marmoreo decorato di tredici stemmi ricordava le antiche tredici casate triestine. Il monumento venne demolito nel 1936: la statua bronzea venne fusa (con eccezione della testa che finì nella collezione de Henriquez), l’obelisco fu abbandonato nei depositi comunali, le pietre del basamento furono adoperate per la costruzione dell’edicola contenente l’immagine sacra della Madonna in piazzale Monte Re a Opicina, la cancellata venne destinata a decorazione del Museo del Risorgimento di villa Basevi, i quattro fanali vennero posti alle imboccature del nuovo ponte «rosso» sul Canal Grande (oggi ne rimangono superstiti solo due), il disco con gli stemmi delle tredici casate è stato posto nel castello di San Giusto. Nell’altro giardinetto, quello già prospiciente il Silos e oggi in gran parte scomparso con la costruzione della Stazione comunale delle autolinee, venne collocato nel 1912 il monumento commemorativo dell’imperatrice Elisabetta, moglie di Francesco Giuseppe I (scultore Ferdinando Seifert), smontato dopo il primo conflitto mondiale e oggi in attesa di nuova destinazione.

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

Un sentito ringraziamento va al Prof. Antonio Trampus, per aver acconsentito all'utilizzo dei suoi testi.
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