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La basilica romanica di San Silvestro (m. 16,60 x 13) è ubicata in Città Vecchia, tra l’androna dei Grigioni e la piazzetta S. Silvestro, alla destra della chiesa barocca di S. Maria Maggiore. Sul lato sinistro della chiesa, a Nord-Est, si trova l’ingresso principale, protetto da un piccolo protiro romanico in pietra bianca a due colonne, su cui si imposta, a pianta rettangolare, il bel campanile – in origine una torre medievale delle mura cittadine (a soli tre lati), riadattata e abbellita da eleganti bifore, da alcuni listelli e da una cornice in pietra bianca. Il campanile termina con una cella campanaria traforata su ogni lato da una bifora, in cui è collocata una campana del 1785. La facciata a Nord-Ovest, quella che guarda sulla via del Teatro Romano, è caratterizzata da un rosone con raggiera ad archi a tutto sesto – la porta d’ingresso risale a un intervento successivo la costruzione dell’edificio, probabilmente realizzata per far fronte a necessità pratiche, con l’aumentata frequentazione da parte dei fedeli.
La chiesa presenta all’interno tre navate divise da due file di tre colonne con capitelli cubici; la parte centrale è più elevata rispetto alle navate laterali, tutte presentano un antico soffitto a capriate. Sopra il presbiterio rialzato, il soffitto si sviluppa con volta a crociera, sulla quale al centro è raffigurato un agnello.
Sulle pareti interne, nella parte alta, sono visibili dei frammenti di affreschi risalenti al 1300, con scene di vita dell’imperatore Costantino e, una probabile Annunciazione.
Dietro all’altare è collocato un crocefisso in ferro battuto del 1700; sul pavimento davanti all’altare si trova la tomba della famiglia Calò, del 1585.
Una lapide, murata nel 1672 sulla parete postica della chiesa, ricorda i nomi delle sorelle cristiane Eufemia e Tecla, che qui avrebbero avuto abitazione, martirizzate e decapitate nel 256 dal pretore Quistilione, capo della guarnigione di Tergeste, al tempo dell’imperatore Publio Licinio Valeriano:
Tergestum. / S(anctarum) Euphemiae et Theclae, / nobil(ium) virg(inum) et m(artyrum) Tergestin(arum), / domicilium, / primum templum et cathedrale, / Immaculatae Virg(inis) oratorium / restauratum / MDCLXXII.
La basilica fu presumibilmente edificata nella seconda metà del XII secolo per volere di Bernardo (1149-1187), vescovo di Trieste dal 1149 al 1187, e intitolata già allora a papa S. Silvestro.
Viene citata ufficialmente nel 1328 in un’ordinanza comunale dove si delibera la celebrazione quotidiana di due messe “ad comodum et consolationem populi Tergesti“.
Sembrerebbe che la consacrazione sia avvenuta il 17 maggio 1332, officiata dal vescovo Fra Pace da Vedano. Nel 1613 la chiesa venne destinata alla confraternita del Rosario. Nel periodo che anticipò e durante la costruzione della chiesa di S. Maria Maggiore, per decreto dell’imperatore Ferdinando II (dal dicembre 1628), la basilica venne concessa ai padri Gesuiti, che fondarono la Confraternita della Beata Vergine Maria Immacolata. San Silvestro fungerà da sede della confraternita fino al 1698. Soppressa la Confraternita dell’Immacolata Concezione, in seguito alle riforme giuseppine del 1784, regnando Giuseppe II, l’edificio fu posto all’asta e acquistato nel 1786 dalla Comunità Evangelica Elvetica, che dal 1° gennaio 1782 aveva ottenuto il riconoscimento ufficiale. Dedicata a Cristo Salvatore, fu riaperta al culto il 22 ottobre dello stesso anno e da allora venne anche chiamata chiesa dei Grigioni.
Nel corso dei secoli la basilica ha subito vari rimaneggiamenti. Il canonico Matteo Camnich menziona un primo restauro già nel 1332. L’intervento più importante risale però al 1927, quando, sotto la direzione dell’architetto Ferdinando Forlati, vennero effettuati scavi i quali avrebbero confermato l’origine di sacello romanico. Fu decisa l’eliminazione di tutte le strutture che si erano accumulate nel corso dei secoli, soprattutto quelle barocche, riportando per quanto possibile, la basilica alle sue linee primigenie.
Nel 1963, a seguito dei lavori di costruzione della grande scalinata che da via del Teatro Romano conduce alla chiesa di Santa Maria Maggiore, la basilica di S. Silvestro subì dei grossi dissesti strutturali. Nel 1967, si procedette al consolidamento delle fondazioni, alla rimessa a bolla del colonnato interno e alla finitura delle opere murarie. Ulteriori lavori di restauro e manutenzione sono stati eseguiti nel 1990.
Nel 1927 la Comunità elvetica stipulò una convenzione con la Chiesa valdese. Da allora nella chiesa si celebra il culto delle due comunità, rimanendo distinte solo dal punto di vista amministrativo. (g.c.)
BIBLIOGRAFIA:
F. Forlati, Trieste. La chiesa di S. Silvestro, «Bollettino d’arte del Ministero della Pubblica Istruzione», s. I, n. IX, Roma 1929;
A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna. Trieste, 1989;
G. Cuscito, Le Chiese di Trieste. Trieste, 1992;
F. Zubini, Cittavecchia. Trieste 2006