TRIESTE – Serata alla birreria Dreher, anni ’70

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Serata alla birreria Dreher. Anni ’70

Foto: Ferruccio Crovatto
Post di Livio Crovatto

Ferruccio Crovatto nasce a Trieste il 14 marzo 1920, da genitori provenienti dalla Dalmazia. Dopo il diploma in ragioneria presso l’istituto tecnico “G. R. Carli” si iscrive alla Facoltà di Economia e Commercio, ma ben presto deve interrompere gli studi in quanto chiamato sotto le armi in occasione della Campagna di Grecia. Quivi rimase fino all’armistizio dell’8 settembre 1943, dopo il quale alterne vicissitudini lo portarono prima in un campo di prigionia tedesco, in Germana, poi in uno inglese in India. Ritornato in Italia alla fine del conflitto, vinse un concorso per entrare in banca, al Credito Italiano. In seguito a ciò andò a lavorare per un paio d’anni a Reggio Emilia, città in cui trovò degli amici che gli trasmisero la passione per la fotografia. Rientrò poi a Trieste, ove fu impiegato nella storica filiale di Piazza della Borsa per più di trent’anni, fino al pensionamento avvenuto nel 1984. Venne a mancare pochi anni dopo, il 20 giugno 1989, in seguito ai traumi riportati in un incidente stradale, avvenuto in Istria tre mesi prima, nel corso di quella che sarebbe stata la sua ultima gita fotografica.

Le prime foto. Fra quelle conservate, risalgono al 1951/52 – non sempre annotava luoghi e date delle riprese – e già nel 1958 era membro della FIAP, ossia la federazione internazionale degli artisti fotografici, mentre gia da alcuni anni si era associato al Circolo Fotografico Triestino, di cui sarebbe diventato negli anni a venire uno dei membri più rappresentativi. Nel contempo cominciò a pubblicare foto su giornali e riviste specializzate, affermandosi anche in vari concorsi, in Italia e all’estero.

Al periodo tra la metà degli anni ’50 e quella dei ’70 risalgono le sue serie fotografiche più note e caratterizzanti: i bimbi ciechi dell’istituto Rittmeyer, i musicisti jazz al castello di San Giusto, gli artisti circensi, i vetrai di Murano, le merlettaie e i pescatori di Burano e molte altre ancora.

I soggetti più ricorrenti nelle sue opere sono da una parte gli anziani, dall’altra i bambini spesso interrelati e colti con semplicità nei momenti di riflessione e di svago. E poi i lavoratori, specie artigiani e pescatori, impegnati nelle loro occupazioni, visti con occhio partecipe ma alieno da ogni sentimentalismo di maniera.

Gli ambienti suoi privilegiati sono sempre stati quelli rurali e agresti del Carso e dell’Istria, nonché il paesaggio della laguna di Grado-Marano e quella di Venezia (Burano e Pellestrina in primis), della quale, in particolare, seppe cogliere con maestria le magiche suggestioni.

I sentimenti che predominano sono quelli degli affetti e dei rapporti familiari, le malinconie e le gioie delle piccole cose e delle situazioni comuni, mollo spesso l’umorismo e il surrealismo insito in certe scene della vita quotidiana.

(Testo di Livio Crovatto)

Trieste – Eleganti signore passeggiano nella parte finale dell’Acquedotto, attuale viale XX Settembre – Inizi Novecento

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Eleganti signore passeggiano nella parte finale dell'Acquedotto, attuale viale XX Settembre, in fondo la fabbrica Dreher.
Foto collezione Antonio Paladini

Ingresso della Fabbrica Dreher di via Giulia

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Ingresso della Fabbrica Dreher di via Giulia
Foto collezione Sergio Sergas
Elio de Morpurgo, Revoltella e azionisti importanti come la Banca Rotschild, Michele Sartorio e altri, acquistarono un vasto terreno, che sarà poi della Fabbrica Dreher , precedente occupato da una conceria che sicuramente lì aveva trovato posto ideale per l’abbondanza di acqua. Nel 1865 costituirono la “Prima Società per la fabbricazione di birra a Trieste”.
Il progetto della fabbrica fu affidato all’architetto G. Berlam, i lavori furono conclusi in 230 giorni e la fabbrica fu inaugurata il 15 gennaio 1866, nonostante la profusione di mezzi e le mille persone che vi lavoravano la produzione non decollò, anzi subì parecchie perdite.
Il barone de Morpurgo tentò invano di salvare il tutto, ma si vide costretto a vendere l’attività ad Anton Dreher, proveniente da una famiglia di birrai boemi, che avevano iniziato già dal ‘600, in seguito avevano aperto varie fabbriche in Austria, ottenendo grandi successi commerciali e riconoscimenti per la qualità e per le innovazioni introdotte nel processo produttivo. A. Dreher fece eseguire numerosi lavori, nella fabbrica di via Giulia, vennero ammodernate le cantine di raffreddamento, la sala cottura e le fosse del ghiaccio, che proveniva dal lago Zirknitz, vicino a Postumia. Ma l’innovazione più importante fu una Kaeltemaschine, una macchina del freddo. Di grande suggestione erano i locali che ospitavano la Birreria, caratterizzati da ampie volte sorrette da imponenti colonne. L’aspetto della Birreria era volutamente rustico.
La scritta apposta all’ingresso: il carpe diem, stimolava gli avventori al consumo della bionda bevanda e al divertimento. Non si poteva ordinare meno di mezzo litro di birra anche se era in voga l’usanza tedesca di trangugiare un intero litro dal classico boccale a forma di stivale, lo stiefel.
Vicino alla fabbrica A. Dreher acquistò, quale sua abitazione, una casa con corte denominata “Schlep”. Dopo il 1903 prese la gestione il figlio Theodor Dreher
Nel 1913 venne creata una nuova società, la Vereinigte Brauereien (Birrerie Riunite), con presidente Anton Dreher e vice presidenti Viktor Mautner von Markhof e Georg Meichl, che divennero i nuovi proprietari della fabbrica di Trieste. Lo scoppio della Grande guerra paralizzò le industrie e causò una profonda crisi. Nel 1929 la fabbrica passò alla famiglia dei Luciani, già proprietari della birra Pedavena, e grazie a loro la birra Dreher diventò la più venduta, esportata e conosciuta birra italiana. A fine anni ’60 iniziò il declino della fabbrica, che venne chiusa nel 1976. (M. Tauceri)

Dreher – Maestri birrai

 


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Nel 1760, Franz Anton Dreher, di origini boeme, la cui famiglia si occupava della produzione di birra fin dal XVII secolo, decise di recarsi in Austria in cerca di fortuna. Nel 1773 apre a Vienna una sua fabbrica di birra, ottenendo un ottimo successo commerciale, tanto che nel 1806 venne nominato “decano dei mastri birrai di Vienna”.
Nel 1841, il figlio Anton introdurrà la “Märtzen”, successivamente chiamata “Lagerbier”, di colore rossiccio, la prima birra al mondo a bassa fermentazione, più dissetante e digeribile.
Nel 1858, la Dreher lager vinse la medaglia d’oro per l’eccellenza alla fiera della birra di Vienna e, il 26 novembre 1861, l’imperatore visitò il birrificio, premiandolo con la croce dei cavalieri dell’ordine di Francesco Giuseppe.
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Dopo la morte del padre nel 1863, Anton Dreher iniziò l’esportazione in Olanda e in seguito in Germania. Nel 1865 aprì una fabbrica a Trieste e poi altre fabbriche in Boemia ed in Ungheria, all’epoca tutte parti di una stessa nazione: l’Impero Austro-Ungarico. La medaglia d’oro ricevuta in occasione dell’Esposizione Universale di Parigi del 1867 diede una forte spinta all’espansione del prodotto.
Nel 1869, il terzo Anton della dinastia, decise di acquistare a Trieste la prima fabbrica per la birra, riattivata poi l’anno successivo. Poiché nell’inverno del 1871 non ci fu ghiaccio, Anton Dreher costruì una macchina di refrigerazione per la produzione della birra. Dreher fu inoltre il primo a portare in una fabbrica austriaca l’utilizzo del vapore come forza motrice nella parte automatica della catena di produzione.
Dopo la morte dei Dreher, lo stabilimento austriaco fu trasformato in un consorzio, che passò ai Mautner-Markhof, già soci Dreher.
Nel 1945, il birrificio principale venne distrutto durante la seconda guerra mondiale e per la prima volta dopo un secolo non venne più prodotta birra. Vent’anni dopo, Dreher si unì al Birrificio Austriaco e al birrificio Steirer per creare l’Unione Austriaca dei birrifici.
L’azienda in Italia.
Nel 1870 nasce la fabbrica Dreher di Trieste, costruita ad opera del nipote di Franz Anton. Trieste, all’epoca, aveva lo status di città libera e porto franco all’interno dell’impero Austro-ungarico ed era una realtà economico finanziaria seconda solo a Vienna. Con l’annessione di Trieste all’Italia, a seguito degli eventi bellici della prima guerra mondiale che portarono alla firma del Trattato di Rapallo del novembre 1920, la birra Dreher di Trieste si fece conoscere anche dal consumatore italiano.
Negli anni sessanta del XX secolo, con lo scopo di decentrare la produzione al sud, venne realizzato un birrificio in Puglia, a Massafra, provincia di Taranto.
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Taverna della Birreria Dreher
Dal 1974, la produzione e la commercializzazione della birra Dreher in Italia viene gestita dalla Heineken Italia S.p.A., con sede amministrativa a Milano.
Nel 2013 Dreher lancia in Italia una birra di tipo Radler, ossia una bevanda a base di birra e succo di agrumi (limone o pompelmo), a bassa gradazione alcolica (Grado Alcolico: 2 % VOL.).
Dreher è stata sponsor nelle edizioni 2013 e 2014 di Battiti Live, la manifestazione musicale organizzata ogni estate in alcune piazze del Sud Italia da Radionorba istituendo il premio “Limone d’oro”, consegnato al cantante ospite della serata per i testi romantici delle sue canzoni.
Nel giugno del 2015 Dreher cambia il modello di bottiglia ed etichetta e lancia una nuova campagna pubblicitaria, ideata dall’agenzia Armando Testa.
Le caratteristiche
Birra Dreher è una birra Lager, quindi birra a bassa fermentazione, con una gradazione alcolica di 4.7%. Ha un colore giallo paglierino con riflessi dorati, una schiuma fine, compatta e aderente. Gli aromi sono delicati e riconducibili al cereale, con un gusto moderatamente luppolato con leggere note di miele.
(Fonti: Wikipedia e altre)