“Veduta di Trieste”, dal quadro di Benedetto Carpaccio, 1540. Cattedrale di S. Giusto

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"Veduta di Trieste", dal quadro di Benedetto Carpaccio, 1540. Cattedrale di S. Giusto.

Le porte venivano custodite da cittadini armati. I militi, che di notte stavano a guardia delle torri e delle mura, ad ogni tocco della campana di Caboro rispondevano con la grida che erano desti ed attenti. Più tardi, verso il 1365, s’ introdusse una innovazione, cioè la scolta che stava sul campanile di S. Giusto doveva, quattro volte prima della mezzanotte e quattro volte dopo, chiamare per nome, e a tutta voce, gli uomini posti in fazione sugli spaldi, denunziando alla ronda coloro che non avevano risposto. Si voleva che la città fidandosi nelle sentinelle potesse dormire secura. Le mura accompagnate da fosso, si tenevano monde dalle edere o dalle piante che potevano danneggiarle o facilitare la scalata. Cinque erano le porte e torri principali con castelletto, piombatoie e ponte levatoio: Triborgo, Donota, Tor Grande, S. Michele e Cavana; secondarie: Portizza, Saline, Pusterla e S. Lorenzo. Le principali avevano una piccola postierla, che veniva aperta un’ ora al giorno, di prima mattina, per l’ asporto delle immondizie).
(Giuseppe Caprin “Il Trecento a Trieste”. Trieste 1897)

Alexander Kircher (Trieste, 1867 – Berlino, 1939). Pittore e illustratore di marine e paesaggi

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 "Veduta di Trieste", datato (18)'97, olio su tela, cm. 45 x 60. Già Stadion Casa d'Aste

 

Alexander Kircher (Trieste, 1867 – Berlino, 1939). Pittore e illustratore di marine e paesaggi.
Nato a Trieste nel 1867, Kircher ha studiato pittura all’Accademia di Berlino (1888), sotto la guida diHans Gude e Hermann Eschke, dedicandosi fin dall’inizio ai soggetti di marina. E’ stato uno dei pittori ufficiali delle navi della Marina da guerra austro-ungarica e un eccellente pittore di vedute, a firma Alex. Kircher. Alla fine della guerra ha lasciato Trieste e si è trasferito a Dresda, continuando a dipingere navi della Marina da guerra tedesca. La Città di Rovigno gli ha dedicato una sala Museo dove sono esposte 12 sue opere.

Alberto Rieger (Trieste, 1834 – Vienna, 1905), Veduta di Trieste, 1850 ca.


Alberto Rieger, Veduta di Trieste, 1850

Alberto Rieger (Trieste, 1834 - Vienna, 1905), Veduta di Trieste, 1850 ca.

Rieger nasce a Trieste nel 1834. Formatosi presso lo studio del padre Giuseppe, entra all’Accademia di Belle Arti di Venezia su sostegno economico del barone Pasquale Revoltella. Risiede a Trieste sino al 1870 dove tiene bottega, come buona parte dei pittori austriaci residenti nella città di Trieste, in quegli anni.
Si dedicò prevalentemente alle vedute cittadine e di paesaggio, anche a volo d’uccello, non prive di qualche fantasioso inserimento, sapendo ben cogliere gli angoli più suggestivi del territorio. Le sue opere verranno sovente riprodotte in edizioni litografiche di grande tiratura.

Glauco Cambon (Trieste 1875 – Biella 1930). Pittore

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Glauco Cambon (Trieste 1875 – Biella 1930) Cartolina della serie "La collana della regina" 1916 ca. Edizioni d'Arte Bestetti e Tumminelli, Milano.

Glauco Cambon (Trieste 1875 – Biella 1930). Veduta di Trieste.
Cartolina della serie "La collana della regina" 1916 ca.
Edizioni d'Arte Bestetti e Tumminelli, Milano.

Album dedicato all’artista

Giovan Battista Glauco Cambon nasce a Trieste, il 13 agosto 1875, da Elisa Tagliapietra, dedita alla poesia, e da Luigi, avvocato e dirigente del partito Liberal-Nazionale, autore del romanzo storico “Marco Ranfo” e fondatore, nel 1894, assieme al genero Costantino Doria, della loggia massonica “Alpi Giulie” e dell’omonima rivista. Nella villa di famiglia, sul colle di San Luigi, i coniugi Cambon ogni mercoledì sera aprivano le porte all’intellettualità triestina; un’iniziativa che divenne un punto di riferimento per poeti e letterati triestini, ma anche per illustri personaggi di passaggio, quali Edmondo De Amicis, Giuseppe Giacosa e Giosuè Carducci.

Glauco cresce quindi in un ambiente pregno di intensa attività artistica e culturale. Nel 1891, dopo aver interrotto gli studi nella città natia, lascia Trieste per iscriversi all’Accademia di Monaco di Baviera e contemporaneamente frequenterà la scuola privata di Knirr. In questo ambiente, meta di molti artisti triestini, Cambon assorbe il simbolismo classicheggiante di Böcklin e la pittura secessionista di Franz von Stuck. La sua prima opera documentata, “Il portatore di cero”, risale al 1889; nel 1893 espone a Trieste, presso Schollian, negozio d’arte in Via del Ponterosso, il “Ritratto di Attilio Hortis”. L’anno successivo riceve una menzione d’onore all’ Accademia di Monaco, con il dipinto “Il cieco e la musica”. Nel 1894 è ancora a Trieste con un ritratto e una figura allegorica, quest’ultima premiata a Monaco in un’esposizione dell’anno seguente. Nel 1896, terminato il pensionato romano vinto con il concorso Rittmeyer, rientra a Trieste, e nel 1897 partecipa alla Seconda Esposizione Internazionale di Venezia con due ritratti a pastello. Sempre nel 1897 è anche presente all’ Esposizione di Belle Arti al Circolo Artistico di Trieste. Dal 1901 soggiorna a Roma, dove partecipa alle esposizioni Amatori e Cultori di Belle Arti del 1902 e 1903. Nel 1906 espone a Milano e partecipa alla mostra d’apertura della Permanente di Trieste. Dal 1907 al 1908 espone a Venezia, Vicenza, Torino, Pisino e Parigi. Nel 1910 è presente a Monaco di Baviera, alla IX Esposizione Internazionale di Venezia, all’ Esposizione di Arezzo, alla Provinciale Istriana di Capodistria e all’ Esposizione di caricature alla Permanente di Trieste.
Nel 1911 è all’Esposizione Internazionale di Roma. Partecipa anche al concorso per i dipinti decorativi della Cassa di Risparmio di Trieste. Ancora a Venezia nel 1912 alla X Esposizione Internazionale e a Napoli all’Esposizione d’Arte Giovanile.
Il 1913 lo vede in Dalmazia. A Zara, presso la biblioteca Paravia, allestisce una personale. Espone al Palazzo di Vetro di Monaco di Baviera, quindi alla “Collettiva” Bevilacqua, alla Masa di Venezia e alla II Esposizione Nazionale di Belle Arti di Napoli.
Nel 1915 presenzia all’ Esposizione Internazionale di San Francisco (USA) e alla Mostra di Guerra alla Permanente di Milano, dove si trasferisce dopo la chiamata alle armi del suo contingente nelle file dell’esercito austroungarico.
Nel 1917 si reca in Toscana, ospite del conte Spannocchi nei castelli di Lucignano e Modanella; espone alla IV Mostra Internazionale della “Secessione” a Roma.
Dopo la Liberazione di Trieste, nel 1919, tiene una personale presso l’Albergo Savoia; partecipa inoltre alla Nazionale di Belle Arti a Torino e alla III Mostra della Federazione Artistica Lombarda a Milano. Da questo momento sarà presenza assidua alle Esposizioni di Venezia e Milano. Nel 1923 sposa la pittrice milanese Gilda Pansiotti, allieva di Ambrogio Alciati. Nel 1924 è alla prima Esposizione Biennale del Circolo Artistico di Trieste. Entra in rapporti di amicizia con Italo Svevo. Nel 1927, assieme ai pittori Barison, Bergagna, Croatto, Flumiani, Grimani, Lucano, Orell, Sambo, Zangrando, De Carolis, Beppe Ciardi e Nomellini, partecipa alla decorazione della motonave “Vulcania”.
Nel 1929 è ricoverato in clinica a Regoledo (Como), dove continua la sua produzione artistica.
Nel 1930 si reca a Biella per allestire una mostra personale. Vi muore il 7 marzo.