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Carlo de Marchesetti
Nel 1903, l’archeologo e paleontologo Carlo Marchesetti (Trieste, 1850 – 1926), il quale nel 1883 aveva già fatto uno studio sul castelliere di Cattinara, pubblicava una monografia sui castellieri della Venezia Giulia, classificandone un considerevole numero.
Il Marchesetti, per oltre quarant’anni, fu direttore del Civico Museo di Storia naturale di Trieste, e dal 1903 venne anche nominato direttore dell’Orto botanico che annesso successivamente al Museo di storia naturale, raggiunse un grande prestigio scientifico.
“In un’epoca in cui mancava del tutto la conoscenza dei metalli e l’uomo era costretto a plasmare in argilla gli utensili d’uso domestico, non è da stupirsi dell’enorme quantità di stoviglie rispettivamente dei cocci che ne risultarono, onde riboccano le nostre caverne ed i nostri castellieri. E sono appunto i cocci spesse volte gli unici avanzi che ci rivelano l’esistenza dell’uomo preistorico su qualche vetta denudata dei nostri monti od in qualche antro umido e di difficile accesso.” (Carlo de Marchesetti – Atti del 1890).
Marchesetti fu uno studioso eclettico, dedito a molte discipline naturalistiche: eccelse nella botanica, antropologia, geologia, paleontologia e paletnologia. Fu autore di validissime pubblicazioni scientifiche. Nato a Trieste il 17 gennaio 1850, Carlo dimostrò un precoce interesse per gli studi botanici e naturalistici che approfondì dall’età di diciotto anni sotto la guida di Muzio de Tommasini, già botanico di fama europea. Col Tommasini collaborò alla classificazione della flora di Trieste, dell’Istria e della Dalmazia, ma anche delle Alpi Giulie. Nel 1868 Marchesetti divenne membro della Società agraria di Trieste, e l’anno successivo s’iscrisse alla facoltà di medicina dell’Università di Vienna, dove inoltre frequentò i corsi di zoologia, botanica, mineralogia, chimica e fisica, allora tenuti dal Reuss, Fenzl e Brühl. Conseguita la laurea nel 1874, fece ritorno a Trieste, dove ottenne l’abilitazione professionale in medicina. Fu in quel periodo che decise di approfondire l’interesse per le scienze naturali e abbandonò la carriera medica. Il 1875 lo vide prima a Roma, e successivamente in alcune regioni italiane, dove si dedicò allo studio della vegetazione locale, pubblicando alcune sue scoperte in Botanische Wanderungen in Italien, (1875), e sul primo numero del Bollettino della Società Adriatica di scienze naturali di Trieste, sempre del 1875. L’anno successivo si imbarcò assieme allo scrittore inglese R.F. Burton, per alcuni studi da effettuarsi sull’isola di Pelagosa. Il 20 ottobre di quell’anno ricevette la nomina a direttore del Museo Civico di storia naturale di Trieste. Per sua volontà venne ripresa la pubblicazione degli Atti del Museo civico di antichità di Trieste, nelle quali venivano rendicontate le attività svolte, come gli scavi, i ritrovamenti e le nuove collezioni, che davano corpo alle varie sezioni. Molto del suo impegno di quel primo periodo venne rivolto allo studio della botanica. Nel 1881 venne incaricato di studiare la situazione di pesca lungo il Litorale austriaco da cui nacque La pesca lungo le coste orientali dell’Adria, Trieste 1882. Agli studi botanici, andava sempre più sviluppando le indagini di archeologia preistorica e protostorica. Nel 1889 divenne membro della Società botanica italiana e nel 1890 pubblicò La flora di Parenzo, in cui venivano descritte più di 1000 specie. Del 1896 è Flora di Trieste e de’ suoi dintorni, edita in occasione del cinquantenario di fondazione del Museo Civico di storia naturale. I suoi studi sulle grotte del Carso, i Castellieri e le necropoli, attraverso indagini di superficie e scavi, vennero incrementati dal 1883, quando riuscì a scoprire a Cattinara, sul colle della Chiusa, un abitato che dall’Età del bronzo finale – si protrasse fino all’epoca romana, di cui fece una relazione “Il castelliere di Cattinara“, nel Bollettino della Società Adriatica di scienze naturali, Trieste, 1883. Durante gli scavi a Santa Lucia di Tolmino venne scoperta una delle più grandi necropoli dell’Età del ferro, che impegnarono il Marchesetti per quasi vent’anni, portando alla luce circa 4000 tombe. Sua l’esplorazione delle necropoli di Caporetto (1886-1904), di San Pietro al Natisone (1889), di Brežec, di Redipuglia (1901) di Ponikve (1903-04), di San Canziano (1908-09), per citarne alcune. A questi studi affiancò quelli sui Castellieri, eseguendo ricognizioni di superficie e scavi, che produssero in un ventennio di instancabile lavoro, quasi totalmente documentato, il volume I castellieri preistorici di Trieste e della regione Giulia (Atti del Museo civico di storia naturale di Trieste, nuova serie Vol. IV, 1903). Al Marchesetti si deve anche il primo riconoscimento della presenza dell’uomo sul Carso fin dal Paleolitico, grazie alle indagini condotte nelle grotte di Gabrovizza (grotta dell’Orso), Samatorza (Azzurra), San Canziano, San Daniele, Povir e Pocala. Nel 1903 venne nominato direttore del Civico Orto botanico, carica che mantenne fino al 1921, quando per raggiunti limiti d’età gli vennero conferiti i titoli onorari di Direttore del Museo di storia naturale e Prefetto del Civico Orto botanico. Nel 1924 pubblicò la sua ultima opera Isole del Quarnero: ricerche paletnologiche. Si spegnerà a Trieste il 1° aprile 1926.
Le sue principali pubblicazioni:
La pesca lungo le coste orientali dell’Adria. Trieste, 1882;
La necropoli di Vermo presso Pisino dell’Istria. Trieste, 1884;
Ricerche preistoriche nelle caverne di S. Canziano presso Trieste. Trieste, 1889;
La caverna di Gabrovizza presso Trieste, in Atti del Museo civico di Storia naturale, Trieste, 1890;
La flora di Parenzo. Trieste, 1890;
Scavi nella necropoli di S. Lucia presso Tolmino (1885-1892). Trieste, 1893;
Catalogo delle pubblicazioni intorno alla flora del litorale austriaco. Trieste, 1895;
Flora di Trieste e de’ suoi dintorni, Museo Civico di Storia Naturale. Trieste, 1896;
I castellieri preistorici di Trieste e della regione Giulia, in Atti del Museo civico di Storia naturale, Trieste 1903;
Appunti sulla flora egiziana, Museo Civico di Storia naturale. Trieste, 1903;
Preistoria in Egitto, in Bollettino della Società adriatica di scienze naturali, 1912;
Flora dell’isola di Cherso, in «Archivio botanico», 1930;
Aggiunte alla bibliografia botanica della Venezia Giulia, in Atti del Museo civico di storia naturale di Trieste, 1931.
(g.c.)
Per chi volesse saperne di più, suggerisco questa mia ricerca, ancora in progresso: