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Trieste : I primi stabilimenti balneari - Il secondo Bagno Militare.
Foto collezione Dino Cafagna
A Trieste la “tociada” avveniva ancora prima della nascita degli stabilimenti balneari, già all’inizio dell’800 i ragazzini di città vecchia e marinari usavano tuffarsi nelle acque del porto oppure nel Canal Grande tra una barca e l’altra rischiando di essere investiti da un veliero che trasportava le merci, nonostante esistessero norme precise che vietavano la balneazione al di fuori delle zone consentite e severe ammende in caso di trasgressione.
Il modo di dire “andiamo al bagno” sembra abbia origine proprio dal fatto che un tempo i triestini quando si recavano al mare andavano ai bagni galleggianti, comodi e lussuosi, il primo stabilimento balneare cittadino fu il “SOGLIO di NETTUNO”, aperto il 24 maggio 1823 di fronte alla “Sanità”; era ancorato davanti a piazza Giuseppina (oggi piazza Venezia) ed era raggiungibile in barca o attraverso una passerella. Il proprietario e l’inventore del bagno fu il commerciante Domenico d’Angeli. Si potevano trovare vasche per fare bagni caldi e di acqua dolce, c’era una caffetteria, una sala per fumatori. Perfino delle vasche acquario con flora e fauna del golfo. Il bagno fu visitato dall’Imperatore Francesco I, il 13 giugno 1832.
Verso il 1830 nello spazio di mare antistante Piazza Grande (oggi Piazza Unità) venne inaugurato il “Bagno Galleggiante BOSCAGLIA”, dal nome del primo proprietario. Si trattava di un bagno con struttura in legno, ancorato in mare aperto, che poteva essere smontato alla fine della stagione balneare per essere rimontato l’anno successivo, ma spesso veniva semplicemente ancorato in Sacchetta d’inverno. Era raggiungibile grazie ad un apposito vaporetto. Il “Boscaglia” dopo qualche anno dalla sua inaugurazione, cambiò proprietario e divenne il “Bagno Buchler” dal nome del nuovo proprietario, che nel 1898 lo ristrutturò completamente modernizzandolo. Nel 1891 venne chiamato “Galleggiante Nazionale”.
Purtroppo il bagno andò completamente distrutto assieme agli altri bagni galleggianti, nella notte tra il 13 ed il 14 giugno del 1911 per un violentissimo fortunale che danneggiò gravemente in molti punti anche le rive, affondando barche e velieri e causando alcuni morti
Il costruttore Edoardo Strudthoff volle iniziare i lavori dello Stabilimento Tecnico Triestino aperto nel 1857, con la costruzione dello “STABILIMENTO BALNEARE MARIA”, il varo avvenne il 15 maggio 1858 nel cantiere di San Rocco, la costruzione fu rimorchiata nella rada di Trieste e immediatamente messa in funzione. Il disegno a tempera dell’avvenimento è conservato al Museo Scaramangà di via Filzi. La struttura in ferro fusa da Ferrari e Chiozza, su progetto era dell’ing. Lorenzo Furian era larga circa 50 metri per 27, poggiava su una serie di tubi di ferro che formavano dei cassoni che ne permettevano il galleggiamento, tutt’intorno erano sistemate le cabine di legno. L’insieme era forte e resistente alle intemperie, ma allo stesso tempo molto elegante e arredato con lusso, c’erano due zone divise, una riservata agli uomini e una alle donne, aveva un ampio terrazzo, una sala e un caffè, i bagnanti avevano a disposizione il personale d’istruzione per il nuoto e la ginnastica. Dopo l’apertura della ferrovia, arrivarono forestieri soprattutto dalla Germania, Stiria e Carinzia, per approfittare dei benefici dei bagni di mare. Nel periodo invernale veniva rimorchiato in una zona riparata della Sacchetta. Resistette per molti anni, risulta ancora attivo nel 1911 anche se già corroso dalla salsedine.
L’amore per il mare, ma anche l’impossibilità di pagare il prezzo dell’ingresso degli stabilimenti balneari, portò molte persone sugli scogli posti alla parte esterna del molo teresiano, queste rocce venivano chiamate popolarmente “cape”(termine dialettale) per la somiglianza con le gale che ornavano le gonne. All’estremità del molo verso la fine dell’Ottocento venne aperto un bagno popolare, con ingresso gratuito, mentre alla radice dello stesso molo nel 1890 venne inaugurato il “BAGNO FONTANA” che veniva frequentato da un pubblico elegante “patron” dell’iniziativa fu Carlo Ottavio Fontana che diede il nome allo stabilimento balneare a pagamento. Ebbe subito molto successo fu provvisto di un ristorante e dal 1896 venne collegato con il centro della città da una linea tranviaria a cavalli. Fu demolito a seguito dei lavori di interramento intrapresi per la realizzazione della Stazione della Ferrovia Transalpina.
Margherita Tauceri