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Interno della chiesa di Santa Maria Maggiore
La chiesa di Santa Maria Maggiore, chiamata popolarmente “dei Gesuiti” per ricordarne l‘origine, si trova nella città vecchia di Trieste, in via del Collegio — visibile e facilmente raggiungibile dall’ampia gradinata che parte da via del Teatro Romano. Tra le maggiori chiese di Trieste, il santuario rappresenta il più importante edificio del periodo barocco triestino.
La sua costruzione si deve ai padri gesuiti Giuseppe Mezler (tedesco boemo) e Gregorio Salateo (goriziano), che giunti a Trieste nel 1619, si adoperarono per stabilirvi l’Ordine della Compagnia di Gesù. Venne loro concesso l’uso della chiesa di S. Silvestro e l’esenzione del dazio. Grazie al sostegno del governo imperiale e di generose oblazioni, nel 1620 si prese in considerazione l’apertura di un Collegio scolastico, rivolto alla formazione della gioventù.
Un antico documento perduto, risalente al 1624, avrebbe fatto riferimento ad una donazione di 53.000 fiorini da parte del principe Giovanni Uldarico da Eggenberg, duca di Crumlau, destinata alla costruzione del Collegio e di un nuovo luogo di culto da erigersi sui terreni adiacenti la chiesa di S. Silvestro. Trieste allora contava poche migliaia di abitanti, ma essendo la città in rapida espansione si ritenne opportuna la costruzione di una chiesa dedicata alla Vergine Maria, costruzione che iniziò simbolicamente con la posa della prima pietra, solennemente posta dal vescovo Rinaldo Scarlicchio il 10 ottobre 1627. Dai pochi documenti esistenti non è stato possibile risalire con certezza agli autori della progettazione: viene citato quale prafectus fabricae (soprintendente, capocantiere), il gesuita modenese Giacomo Briani (1589-1649), ma non sappiamo se furono suoi anche i progetti.
Nonostante i lavori di costruzione si fossero protratti per decenni, quando venne consacrata dal vescovo Giacomo Ferdinando Gorizutti, l’11 ottobre 1682, la chiesa era ancora incompleta: la cupola e il tetto erano di legno, alcuni altari provvisori — mancavano la facciata e le decorazioni scultoree. Il mese successivo la consacrazione, precisamente il 20 novembre, un incendio causato da un torchio d’olio nel vicino Collegio dei Gesuiti, ne distrusse la cupola e parte del tetto. La Cupola verrà ricostruita soltanto nel 1817, e completamente diversa rispetto al progetto originario — sui pennacchi degli archi, il pittore Giuseppe Bernardino Bison vi dipingerà a tempera la raffigurazione dei quattro Evangelisti. Prima dello sventramento della Cittavecchia e la costruzione nel 1956 della nuova scalinata di accesso, la chiesa si trovava all’interno di un nucleo urbano densamente abitato. Sgombrata dalle case che le stavano di fronte, avrebbe mostrato la sua imponente facciata.
La facciata
Costruita dopo il 1690, seppur senza certezze, la facciata viene attribuita al padre gesuita Andrea Pozzo (1642-1709), pittore e architetto, a cui è ascrivibile anche il progetto del duomo di Lubiana. Sopra la porta centrale spicca un fregio con le lettere MRA (Maria Regina degli Angeli), contornata da due fasci di paraste triplici: sopra la porta, nella grata a mezzaluna in ferro battuto, si vede un piccolo martello gesuitico.
La facciata è tripartita da gruppi di lesene sormontate da capitelli di ordine ionico che sostengono un pesante cornicione che segna la linea di ripartizione orizzontale. Gli spazi compresi fra pilastri isolati e l’alto zoccolo, concedono ampio respiro alla vista dell’osservatore. Nella parte alta, si trovano pilastrini affiancati da finestrelle di forma circolare. Corona la facciata un timpano rientrante nella parte superiore. Sebbene il sagrato risulti di dimensioni contenute, ben si armonizza con la facciata.
L’interno della Chiesa
L’interno della chiesa, che presenta una pianta a croce latina, è diviso in tre navate da due file di pilastri binari d’ordine composito a sostegno delle volte a botte. La dilatazione del vano centrale e la compressione del transetto, con il minor sviluppo delle navate laterali, tipico dell’architettura gesuitica, danno l’idea di chiesa a navata unica. Una strategia liturgica, dove la convergenza dei fedeli in preghiera verso l’altare maggiore segue il modello della basilica di S. Pietro, già in uso nelle basiliche paleocristiane. La cupola ottagonale emisferica, posta all’incrocio della navata centrale e del transetto, come già accennato, venne realizzata nel 1816-1817 da Giovanni Righetti, modificandone il progetto iniziale.
Navata sinistra
Sotto il muraglione del Collegio gesuitico, all’ingresso del palazzo dell’INAIL, in via del Teatro Romano, dal 1957 è stata collocata per volere del vescovo Antonio Santin, la statua miracolosa della Madonna dei Fiori, all’origine della festa del 21 novembre. All’interno della Cappella ci sono anche due quadri del triestino Dino Predonzani, a memoria del ritrovamento del busto e della prima processione del 1849.
Altare dedicato a San Francesco Saverio
Nel transetto destro è collocato l’altare di San Francesco Saverio. Fatto erigere nel 1665-1670 per volere dalla contessa Beatrice Dornberg in ricordo del marito Nicolò Petazzi, si presenta con una struttura simile a quella dell’altare di Sant’Ignazio di Loyola: con doppie colonne sormontate da un frontone. Sulla mensa si trova un’urna reliquario in legno dorato (dell’Ottocento), contenente le spoglie del beato francescano Monaldo da Capodistria, morto nel 1278, proveniente dalla chiesa di Sant’Anna di Capodistria. Davanti all’altare vi è una cripta per la sepoltura dei defunti coperta da una grande lastra di marmo nero. Sopra l’altare è collocata la pala raffigurante la Gloria di San Francesco Saverio, attribuita ad un allievo di Luca Giordano (1632-1705) o a pittore di scuola veneta di fine Seicento.
Ai lati dell’altare sono collocate, su marmo nero, due memorie lapidarie con iscrizioni a ricordo dei donatori.
Altare della Madonna delle Grazie
L’altare dedicato alla Madonna delle Grazie venne eretto nel 1853 su disegno di Giuseppe Sforzi, dono del barone Pasquale Revoltella, in memoria della madre Domenica. Realizzato in marmo grigio a riquadrature in marmo rosso, presenta una nicchia semicircolare al cui centro è posta la statua della Beata Vergine col Bambino, opera dello scultore pordenonese Pietro Bearzi.
Altare dei Santi Martiri triestini
L’altare, costruito fra il 1697 e il 1719, donato dalla nobile famiglia triestina degli Argento, presenta l’antipendio con specchiature a bassorilievi, colonne che reggono un frontone spezzato con statue di Angeli, e le statue di Sant’Antonio e San Giuseppe col Bambino, di area veneta. La pala d’altare con Gloria dei santi Martiri raffigura i santi Giusto, Sergio, Servolo, Lazzaro, Apollinare, Eufemia, Tecla e Giustina.
La Via Crucis
Alle pareti delle navate le XIV tappe della Via Crucis, dipinte dal triestino Carlo Wostry (1865-1943).
I Sotterranei
Sotto la Chiesa di Santa Maria Maggiore si trovano dei misteriosi sotterranei che fin dal 1883, quando “Il Piccolo” del 16 dicembre gli dedicò un articolo, furono oggetto di grande interesse. Antonio Tribel ne scrisse nel 1885 e “Il Piccolo” li ripropose in vari articoli nel 1927 e nel 1930. I sotterranei sono attualmente visitabili in tutta sicurezza grazie alle esplorazioni effettuate, dal 1983 al 1997, dalla Sezione di Speleologia Urbana della SAS. Sono stati suddivisi in: la Cripta del Petazzi; la Torre del Silenzio; il Pozzo delle Anime; la Galleria del Gatto; la Camera di drenaggio del Collegio dei Gesuiti.
L’Organo
Sopra l’entrata principale, nel coro, nel 1808 venne installato l’organo del veneziano Gaetano Callido, con interventi successivi di Pietro Antonio Bassi. Ulteriori migliorie vennero apportate all’organo dal parroco don Giuseppe Millanich. Nel 1918 le canne di stagno dell’organo furono requisite dalle autorità militari rendendolo inservibile: venne ricostruito nel 1926 dalla ditta Zanin di Udine.
(g.c.)
BIBLIOGRAFIA :
KANDLER, Per innalzamento di altare e statua in onore della Beata Vergine Madre delle Grazie nella chiesa di Santa Maria Maggiore. Trieste 1853;
E. GENERINI, Trieste antica e moderna. Trieste 1884;
A. MORASSI, G.B. Bison e il suo soggiorno a Trieste, in «Archeografo Triestino», ser. III, XVI (1930-31);
M. WALCHER CASOTTI, S. Maria Maggiore di Trieste. Trieste 1956;
G. CUSCITO, Le Chiese di Trieste. Trieste, 1992.
SITOGRAFIA:
http://www.santuariosantamariamaggiore.it/