Il Costruttivismo a Trieste
Trieste, Padiglione del Giardino Pubblico, progetto architettonico.
Le correnti d’avanguardia del fauvismo e cubismo francese, e del futurismo italiano, ispirarono in Russia un rinnovamento con tre movimenti d’avanguardia: il Raggismo, il Suprematismo e il Costruttivismo, in un progressivo affermarsi dell’astrattismo. Fino al 1905 l’arte e la letteratura russa erano rimaste fedeli al realismo dell’Ottocento. I primi artisti di avanguardia russa scelsero di chiamarsi cubo-futuristi, rifiutando ogni forma di rappresentazione dell’esperienza sensibile, cercando di eliminare il riferimento non soltanto agli oggetti, ma anche ai vari tipi di condizionamento contenutistico (religioso, politico, sociale). Molti artisti, traendo spunto anche dalle opere del connazionale Vladimir Tatlin (rilievi astratti di composizione polimaterica: cartone, gesso, legno, metallo, ecc.), utilizzarono materiali nuovi, insoliti, come l’acciaio e il vetro, mai considerati in precedenza nelle opere d’arte. Queste forme astratte e geometrizzanti venivano progettate per essere riproducibili applicando la meccanica industriale al fine di una distribuzione di massa. Rodchenko e Lissitsky in particolare, con il linguaggio suprematista, sfrutteranno la potenzialità industriale per comunicare con tutti i livelli della società.
Il Costruttivismo (in russo konstruktivizm), fondato da Vladimir Tatlin (1885-1953) e da Aleksandr Michajlovič Rodčenko, si sarebbe tradotto in un programma politico in cui tutte le arti venivano indirizzate verso scopi sociali e spiccatamente nella pianificazione urbanistica.
In seguito alla Rivoluzione del ’17, artisti, poeti e scrittori finirono con l’organizzarsi in vari gruppi di tendenza, forti, nei primi anni, dell’appoggio del governo sovietico che si dimostrava solidale nei confronti dell’avanguardia. L’allora commissario all’Istruzione, Lunaciarskji, nutriva un forte interesse per l’arte moderna e si prodigò per incoraggiarla e diffonderla, così le opere degli innovatori, fino al 1927, apparvero in tutte le maggiori esposizioni ufficiali, in patria come all’estero.
Tatlin e i suoi seguaci, dal canto loro, incitavano gli artisti a dedicarsi a un’attività direttamente utile alla società: pubblicità, architettura, produzione industriale (industrial design).
Non tutti concordarono però con l’impostazione tatliniana. Il rifiuto delle “strutture inutili,” la negazione dell’arte come pura attività estetica, non piaceva al gruppo di costruttivisti al quale afferivano i fratelli Gabo e Pevsner. In quei tempi molto si discuteva sul futuro dell’arte, da parte di pittori, letterati, critici e filosofi, durante incontri fissati presso l’Istituto d’Arte e mestieri di Mosca, dove alcuni di questi insegnavano. In quei tempi, in Russia, ci si poneva soprattutto il problema della diffusione delle idee socialiste attraverso l’arte, e vennero realizzati rapidamente grandi monumenti in materiale provvisorio per rappresentare gli artefici e i filosofi del movimento operaio, da collocare in paesi e città.
Dopo la morte di Lenin (1924), la linea culturale ufficiale nelle arti si indirizzò in una ripresa del realismo ottocentesco, il libero dibattito slittò sempre più sul politico e la critica estetica finì cоl dover fare i conti con la fedeltà nei confronti della Rivoluzione. Infine, il potere sovietico negò ogni autonomia di ricerca, riducendo l’arte ad uno strumento di propaganda politica che porterà al “Realismo Socialista” – un costruttivismo utilitaristico in cui l’oggetto, quale che fosse, era sempre il risultato di un progetto finalizzato a un prodotto utilizzabile nella vita quotidiana, secondo concetti funzionali.
In Italia e Jugoslavia il movimento Costruttivista venne introdotto e capeggiato da August Cernigoj, il quale era entrato in contatto con esso durante i suoi soggiorni di studio all’Accademia di Monaco e al Bauhaus di Weimar.
Il suo maestro, Moholy Nagy, sarà per lui il tramite diretto con il Costruttivismo russo, oltre che lo stimolo ad organizzare, nel 1925, al Padiglione Jakopic di Lubiana, una mostra didattica sullo sviluppo storico delle varie tendenze artistiche fino alle teorie costruttiviste.
A Trieste, ancora nel ’25, Cernigoj fondò in sodalizio con Emilio Dolfi e Giorgio Carmelich la “Scuola di Attività Moderna”, e il “Gruppo Costruttivista Triestino”, a cui aderirono Edvard Stepancic, Ivan Poliak, Zorko Lah, Ivan Vlah e Thea Cernigoj.
Il Gruppo, nel 1927, all’interno della I Esposizione del Sindacato di Belle Arti, presentò la “Sala Costruttivista”, al Padiglione del Giardino Pubblico di Trieste.
(g.c.)