La primitiva cappella di Sant’Andrea

La chiesetta di Sant’Andrea
La denominazione di passeggio Sant’Andrea che un tempo era esteso all’attuale via Romolo Gessi, deriva da un’antica chiesetta dedicata a questo Santo, della quale le prime testimonianze risalgono al 1115 e in diversi documenti redatti successivamente viene citata tale chiesa circondata da un terreno che nel 1224 sarà piantato a viti e olivi, il sito viene chiamato riviera Sant’Andrea, la chiesetta sarà distrutta nel 1338. I terreni passarono alla nobile famiglia dei Francol, i quali sui ruderi antichi ricostruirono una chiesa che verrà consacrata nel 1643, nell’altare vennero poste le reliquie dei santi martiri Lazzaro, Servolo e Cristoforo. Era tradizione popolare dei fedeli triestini seguire la messa che veniva officiata il martedì dopo Pasqua.
Venne soppressa nel 1784 per l’editto di Giuseppe II, la campana e gli arredi furono donati alla chiesa di S. Maria Maggiore. L’edificio venne venduto all’asta e nel 1808 risulta già adibito ad osteria, rinomata per le eccellenti ostriche e l’ottimo vino proveniente dall’Istria, era chiamata “Osteria alla Rotonda” perché sita vicino alla rotonda” usata per il giro delle carrozze (alla fine della attuale via Romolo Gessi). Sul lato sinistro della chiesa era stata addossata un’altra costruzione ad uso cantina. Passò diversi proprietari, infine venne usata come deposito di attrezzi rurali, fino che il 23 novembre 1920 quando l’edificio fu acquistato dallo “Stabilimento tecnico triestino” e demolito l’anno successivo per far posto alla torre di raffreddamento dell’acqua della Fabbrica Macchine. ( Margherita Tauceri)


In questa foto si può osservare la piccola abside semicircolare con le due finestrelle strombate che costituivano il presbiterio dell’ex chiesetta di Sant’Andrea.
Misurava m 6.32 di larghezza e m 11.85 di profondità. Durante la demolizione si rilevò l’esistenza di un piccolo campanile a vela. (M.T.)

le foto della demolizione sono di Pietro Opiglia del 1921 Musei Civici ( EM)
Pietro Opiglia per i Musei Civici

Nella foto si nota che le finestre ora sono a livello della strada, a causa dell’innalzamento della stessa. ( M.T.)

Bibliografia
“San Vito” A. Seri S. Degli Ivanissevich
“La Fabbrica Macchine di Sant’Andrea” A. Seri

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La ceramica triestina del Settecento

Nel 1773 Giacomo Balletti ottenne l’esclusiva per 10 anni per la produzione e vendita nel Litorale austriaco di ceramiche e maioliche, con una fabbrica in zona Lazzaretto vecchio. Le sue ceramiche non portano marchio di fabbrica. Dopo 3 anni la fabbrica venne rilevata da Pietro Lorenzi, esperto di ceramiche venete, che marchiò la propria produzione con le proprie iniziali. allo scadere dei 10 anni aprirono altre fabbriche di Sinibaldi, Santini e Filippuzzi. le ceramiche, ispirate anche alle contemporanee di Wedgwood, erano generalmente color crema più utilitarie che decorative, e vennero prodotte fino all’occupazione francese dei primi dell’ottocento. Poi nessuna riaprì. Molti oggetti sono conservati ed esposti nella galleria delle ceramiche del Museo Sartorio, visibili quando essa è aperta al pubblico (testo e foto EM)

Altre sono presenti nelle sale degli appartamenti del museo Sartorio( pezzi meno pregiati) e altre al museo Scaramangà, privato.

Frammenti di queste ceramiche sono comparse negli scavi recenti di Crosada, sono state esposte per breve tempo e poi son tornate nei depositi dei musei civici

Bibliografia Favetta, Bianca Maria LA CERAMICA TRIESTINA – I ediz., Giacometti 1966

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Foto della vecchia Trieste molto conosciute

Anni fa il quotidiano locale il Piccolo regalò ai suoi lettori delle riproduzioni di fotografie della vecchia Trieste. Sono molto diffuse e riportate, le abbiamo raccolte in un Album che si può  anche vedere su facebook nel gruppo Trieste di ieri e di oggi https://www.facebook.com/media/set/?set=oa.1048583658498557&type=3

Sono riportate le didascalie presenti nell’immagine, a volte generiche e in qualche caso imprecise

 

Distilleria Stock S.p.A – Lionello Stock

 

Lionello Stock (Spalato, 1866 – Trieste, 1948)

 

Stock S.p.A. per la Produzione ed Imbottigliamento di Brandy, Grappa e Liquori

Casa fondata il 26 dicembre 1884 a Barcola in via del Bovedo (dove oggi si trova la Carrozzeria Tlustos) dal dalmata di Spalato Lionello Stock che per la sua iniziativa ebbe in prestito dal padre 2.000 fiorini: aveva appena 18 anni. Aveva visto, un giorno, passeggiando lungo le rive a Trieste, dei battelli caricare fusti di vino; chiese quale era la destinazione del carico e così venne a sapere che il vino era destinato a La Rochelle, porto della Charente. La peronospera gli dissero, aveva distrutto i vigneti francesi della zona dove veniva prodotto il Cognac. E Lionello pensò allora, se i nostri vini servivano a fare il Cognac francese, potevano essere distillati anche da noi. E così si mise in società con l’amico veronese Carlo Camis (“Distilleria a vapore Camis & Stock”) per la produzione di acquavite di vino o cognac (con gli accordi del trattato di pace del 1947 fu riservata alla Francia la denominazione di cognac per il distillato che in Italia prese il nome di brandy). Al cognac prodotto a Trieste venne dato l’appellativo di “Cognac Medicinal”, il massimo riconoscimento che un distillato di vino poteva vantare secondo il “Codex Alimentarius Austriacus” in materia di genuinità e di proprietà di lavorazione. All’inizio dell’attività Lionello Stock, per poter pagare gli operai, fu costretto a dare in pegno il suo orologio d’oro con catena regalatogli dal padre, ma ben presto la sua azienda cominciò a prosperare. L’etichetta gialla e la caratteristica grafia del marchio Stock in pochi anni divennero famosi. Nel 1906 Carlo Camis si ritira a Lionello Stock continua la diffusione del suo cognac in tutti i territori dell’Impero Austro-Ungarico: una delle sorelle di Stock sposò Bernardo Kreilsheim che divenne socio importante ed attivo. Il figlio di Bernardo, Alberto, mutato il suo cognome in Casali, continuò l’attività paterna. Dopo la prima Guerra Mondiale, con il sorgere di pesanti barriere doganali negli stati indipendenti nati dallo smembramento dell’Impero Austro-Ungarico, vengono aperti stabilimenti in Austria a Linz, in Cecoslovacchia a Pilzen, Polonia, Ungheria e Jugolavia; nel 1928 la Stock si è trasferita a Roiano in via Montorsino 2 su un terreno che dal 1912 era occupato dal Deposito Legnami Detoni & Co. (di Michele Detoni e Accerboni Carlo). Lo Stabilimento di Roiano fu costruito su un progetto unitario presentato dall’impresa Buttoraz e Ziffer: alcuni corpi furono successivamente completati nel 1934 dall’impresa Goebel e Romito. Nell’atrio della sede di Roiano si trova un busto bronzeo del Fondatore Lionello Stock, opera dello scultore triestino Franco Asco (il cognome è Atschko, 1903-1980, autore della statua dorata della Madonna di piazza Garibaldi). Al classico “Stock Medicinal” seguirono il prestigioso “Stock 84”, il “Royalstock”, liquori secchi, dolci, la grappa “Julia”, i Vermouth Dry, Bianco e Rosso e gli aperitivi. Così Roiano è diventata sinonimo di Stock: lo Stabilimento di Roiano lavorava per il mercato interno ed europeo e quello del Punto Franco Vecchio per i mercati extra europei. Nella seconda guerra mondiale lo stabilimento per l’esportazione del Punto Franco fu completamente distrutto e a guerra finita la Stock perse i suoi stabilimenti situati nei paesi dell’Est europeo. Nel 1948 Lionello Stock morì senza lasciare figli: in data 22 giugno 1971 la strada davanti alla Sede della Stock, già tratto della via Montorsino, fu intitolata al nome del fondatore. La presidenza, dopo la sua scomparsa, fu assunta dal Cav. del Lavoro Alberto Kreislheim-Casali, che scomparve, anche lui senza figli, nel 1972. Restò il viennese Carlo Wagner che aveva sposato la sorella di Alberto Casali, ed i nipoti di Lionello Stock, Mario Morpurgo e Gianni Mann. Milioni di litri di brandy invecchiavano nelle cantine Stock di Roiano: per anni, sotto il controllo della Finanza, prima in piccoli fusti francesi di Limousine e poi in tini di rovere della Slavonia, la limpida acquavite di vino maturava lentamente affinandosi. Con il “coupage” si otteneva una miscela di varie partite in modo da avere una qualità sempre costante ed infine l’iniziale asprezza dell’acquavite assumeva con il tempo il delicato colore ambrato e l’inconfondibile aroma del brandy Stock. Nel 1974 la Società trasferì l’attività dello Stabilimento di Roiano, stoccaggio del vino, imbottigliamento e magazzinaggio, nel suo nuovo complesso situato sul canale navigabile della Zona Industriale di Zaule, mentre a Roiano sono rimasti solo gli uffici e l’amministrazione. Nel 1993, dopo tre anni di battaglie legali, la Stock è riuscita a rientrare in possesso del suo ex stabilimento Likerka di Pilzen Boskov in Boemia che era stato nazionalizzato nel dopoguerra dal governo comunista cecoslovacco: detto stabilimento, che utilizzava il marchio Stock, ha una produzione di una decina di milioni di bottiglie di brandy e fernet che viene destinata ai mercati dei paesi dell’Est. La Stock aveva 606 dipendenti nel 1984 e nel 1994 soltanto 320 con la previsione di eliminare, ancora 80 elementi. E già si intravede nel futuro della Stock un accordo finanziario con qualche grande multinazionale del settore. Nel maggio del 1995 la Stock Italia venne acquisita dalla Eckes A.G., società leader in Germania nella produzione e distribuzione di alcolici e succhi di frutta, e successivamente nel 2007 diventa proprietà del fondo americano “Oaktree Capital Management”.

Nel 1988 è iniziata la storia lunga e tortuosa dell’operazione denominata “Stocktown”, ossia del progetto per il recupero dell’area Stock abbandonata dalla Società a Roiano. Il progetto Stocktown è stato perfezionato dagli architetti Rossella Gerbini, Luciano Lazzari e Paolo Zelco e prevede di recuperare, quali esempi di archeologia industriale, i vecchi uffici di gusto tipicamente anglosassone in mattoni rossi ed anche i capannoni vetrati che risalgono ai primi anni del secolo. Nel marzo 1993 la Giunta Comunale. ha approvato per l’area Stock il cambio di destinazione da zona industriale a zona commerciale-residenziale ed è stato chiuso in tal modo un capitolo di storia della vecchia Roiano. Il 29 luglio 1993 il Sindaco Giulio Staffieri ed i rappresentanti della Stock hanno siglato il primo atto ufficiale che sanciva la creazione di una cittadella del futuro improntata alle nuove esigenze urbanistiche e abitative di uno dei rioni più popolari ed abitati della città, attanagliato da problemi seri legati al traffico e alla mancanza di spazi verdi. Il progetto prevedeva, all’interno delle strutture esistenti, la creazione di servizi, negozi, ristorante, bar, un supermercato, una banca, il Centro Civico, ambulatori, una biblioteca, una piazza pedonale e quasi 700 parcheggi: il tutto per una spesa di almeno 40 miliardi di lire. Era questa una svolta profonda nell’assetto urbanistico e storico del rione che ha però manifestato una ferma opposizione al progetto per ragioni ambientali, anche con la creazione del Comitato “Viviroiano”: a tale comitato hanno aderito tremila roianesi, al fine di migliorare la qualità della vita in quello che ormai sta diventando un catino di cemento soffocato dal traffico. Nel mese di agosto, l’intesa, che il Sindaco Staffieri (nel frattempo dimessosi) aveva siglato in luglio, avrebbe dovuto essere ratificata dal Commissario Prefettizio. A pochi giorni dal termine previsto per la ratifica, la Camera di Commercio, l’Associazione degli Industriali e il Collegio dei Costruttori Edili si erano schierati a favore del progetto di recupero dell’area Stock proponendo al Comitato Viviroiano e alla Consulta Circoscrizionale un confronto sulla qualità della vita nel quartiere e un più ampio piano di riassetto globale comprendente anche, in via dei Gelsomini l’area della Kuchler e parte della zona dismessa dell’ENEL, la caserma, il ricreatorio con seimila metri quadrati di verde, il parcheggio in costruzione dell’ex Casa del Ferroviere con 400 posti macchina, il giardino davanti all’Incis in viale Miramare e il polmone verde in vicolo delle Rose. In data 28 agosto però la Giunta Regionale ha bloccato il progetto Stocktown, poiché secondo l’Assessore alla Pianificazione non poteva esserci “nessun scavalcamento della volontà dei cittadini, per un progetto in cui non prevale l’interesse pubblico bensì quello privato”. In data 5 e 6 settembre i progettisti di Stocktown e i titolari dell’azienda proprietaria delle costruzioni interessate hanno invitato i  roianesi e i cittadini di Trieste a visitare lo stabilimento dismesso. Nell’interno è stata allestita una mostra con i vari progetti elaborati nei cinque anni trascorsi dall’inizio dell’iter burocratico innescato dal progetto e una completa riproduzione degli innumerevoli estratti stampa comparsi nei giornali e nelle pubblicazioni periodiche in merito alle polemiche, alle riunioni, alle proteste, alle assemblee, fino alla manifestazione tenutasi in piazza Unità il 5 agosto. Più di mille persone hanno partecipato alle visite guidate del 5- 6/9 nel corso delle quali i progettisti hanno illustrato in ogni particolare tutti i dettagli del progetto. Il 6 settembre si è tenuto un dibattito alla presenza di oltre 300 persone, abitanti di Roiano di ogni età, progettisti, industriali, costruttori, ambientalisti, operatori economici, negozianti del quartiere, membri della Consulta Circoscrizionale, amministratori, alunni delle scuole e loro maestre, tecnici, esperti e sindacalisti. Era la prima volta a Trieste che un incontro del genere ha avuto luogo con gran soddisfazione dei partecipanti che, nei due giorni di visite e conferenze, hanno avuto modo di rendersi contro dell’importanza del progetto e dell’impegno dei progettisti al fine di recuperare l’area della Stock nel modo migliore.

Fonte: F. Zubini, Roiano. Trieste 1994


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Stock S.p.A

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Cartellone pubblicitario della Camis & Stock

Stock S.p.A. per la Produzione ed Imbottigliamento di Brandy, Grappa e Liquori

Casa fondata il 26 dicembre 1884 a Barcola in via del Bovedo (dove oggi si trova la Carrozzeria Tlustos) dal dalmata di Spalato Lionello Stock che per la sua iniziativa ebbe in prestito dal padre 2.000 fiorini: aveva appena 18 anni. Aveva visto, un giorno, passeggiando lungo le rive a Trieste, dei battelli caricare fusti di vino; chiese quale era la destinazione del carico e così venne a sapere che il vino era destinato a La Rochelle, porto della Charente. La peronospera gli dissero, aveva distrutto i vigneti francesi della zona dove veniva prodotto il Cognac. E Lionello pensò allora, se i nostri vini servivano a fare il Cognac francese, potevano essere distillati anche da noi. E così si mise in società con l’amico veronese Carlo Camis (“Distilleria a vapore Camis & Stock”) per la produzione di acquavite di vino o cognac (con gli accordi del trattato di pace del 1947 fu riservata alla Francia la denominazione di cognac per il distillato che in Italia prese il nome di brandy). Al cognac prodotto a Trieste venne dato l’appellativo di “Cognac Medicinal”, il massimo riconoscimento che un distillato di vino poteva vantare secondo il “Codex Alimentarius Austriacus” in materia di genuinità e di proprietà di lavorazione. All’inizio dell’attività Lionello Stock, per poter pagare gli operai, fu costretto a dare in pegno il suo orologio d’oro con catena regalatogli dal padre, ma ben presto la sua azienda cominciò a prosperare. L’etichetta gialla e la caratteristica grafia del marchio Stock in pochi anni divennero famosi. Nel 1906 Carlo Camis si ritira a Lionello Stock continua la diffusione del suo cognac in tutti i territori dell’Impero Austro-Ungarico: una delle sorelle di Stock sposò Bernardo Kreilsheim che divenne socio importante ed attivo. Il figlio di Bernardo, Alberto, mutato il suo cognome in Casali, continuò l’attività paterna. Dopo la prima Guerra Mondiale, con il sorgere di pesanti barriere doganali negli stati indipendenti nati dallo smembramento dell’Impero Austro-Ungarico, vengono aperti stabilimenti in Austria a Linz, in Cecoslovacchia a Pilzen, Polonia, Ungheria e Jugolavia; nel 1928 la Stock si è trasferita a Roiano in via Montorsino 2 su un terreno che dal 1912 era occupato dal Deposito Legnami Detoni & Co. (di Michele Detoni e Accerboni Carlo). Lo Stabilimento di Roiano fu costruito su un progetto unitario presentato dall’impresa Buttoraz e Ziffer: alcuni corpi furono successivamente completati nel 1934 dall’impresa Goebel e Romito. Nell’atrio della sede di Roiano si trova un busto bronzeo del Fondatore Lionello Stock, opera dello scultore triestino Franco Asco (il cognome è Atschko, 1903-1980, autore della statua dorata della Madonna di piazza Garibaldi). Al classico “Stock Medicinal” seguirono il prestigioso “Stock 84”, il “Royalstock”, liquori secchi, dolci, la grappa “Julia”, i Vermouth Dry, Bianco e Rosso e gli aperitivi. Così Roiano è diventata sinonimo di Stock: lo Stabilimento di Roiano lavorava per il mercato interno ed europeo e quello del Punto Franco Vecchio per i mercati extra europei. Nella seconda guerra mondiale lo stabilimento per l’esportazione del Punto Franco fu completamente distrutto e a guerra finita la Stock perse i suoi stabilimenti situati nei paesi dell’Est europeo. Nel 1948 Lionello Stock morì senza lasciare figli: in data 22 giugno 1971 la strada davanti alla Sede della Stock, già tratto della via Montorsino, fu intitolata al nome del fondatore. La presidenza, dopo la sua scomparsa, fu assunta dal Cav. del Lavoro Alberto Kreislheim-Casali, che scomparve, anche lui senza figli, nel 1972. Restò il viennese Carlo Wagner che aveva sposato la sorella di Alberto Casali, ed i nipoti di Lionello Stock, Mario Morpurgo e Gianni Mann. Milioni di litri di brandy invecchiavano nelle cantine Stock di Roiano: per anni, sotto il controllo della Finanza, prima in piccoli fusti francesi di Limousine e poi in tini di rovere della Slavonia, la limpida acquavite di vino maturava lentamente affinandosi. Con il “coupage” si otteneva una miscela di varie partite in modo da avere una qualità sempre costante ed infine l’iniziale asprezza dell’acquavite assumeva con il tempo il delicato colore ambrato e l’inconfondibile aroma del brandy Stock. Nel 1974 la Società trasferì l’attività dello Stabilimento di Roiano, stoccaggio del vino, imbottigliamento e magazzinaggio, nel suo nuovo complesso situato sul canale navigabile della Zona Industriale di Zaule, mentre a Roiano sono rimasti solo gli uffici e l’amministrazione. Nel 1993, dopo tre anni di battaglie legali, la Stock è riuscita a rientrare in possesso del suo ex stabilimento Likerka di Pilzen Boskov in Boemia che era stato nazionalizzato nel dopoguerra dal governo comunista cecoslovacco: detto stabilimento, che utilizzava il marchio Stock, ha una produzione di una decina di milioni di bottiglie di brandy e fernet che viene destinata ai mercati dei paesi dell’Est. La Stock aveva 606 dipendenti nel 1984 e nel 1994 soltanto 320 con la previsione di eliminare, ancora 80 elementi. E già si intravede nel futuro della Stock un accordo finanziario con qualche grande multinazionale del settore. Nel maggio del 1995 la Stock Italia venne acquisita dalla Eckes A.G., società leader in Germania nella produzione e distribuzione di alcolici e succhi di frutta, e successivamente nel 2007 diventa proprietà del fondo americano “Oaktree Capital Management”.

Nel 1988 è iniziata la storia lunga e tortuosa dell’operazione denominata “Stocktown”, ossia del progetto per il recupero dell’area Stock abbandonata dalla Società a Roiano. Il progetto Stocktown è stato perfezionato dagli architetti Rossella Gerbini, Luciano Lazzari e Paolo Zelco e prevede di recuperare, quali esempi di archeologia industriale, i vecchi uffici di gusto tipicamente anglosassone in mattoni rossi ed anche i capannoni vetrati che risalgono ai primi anni del secolo. Nel marzo 1993 la Giunta Comunale. ha approvato per l’area Stock il cambio di destinazione da zona industriale a zona commerciale-residenziale ed è stato chiuso in tal modo un capitolo di storia della vecchia Roiano. Il 29 luglio 1993 il Sindaco Giulio Staffieri ed i rappresentanti della Stock hanno siglato il primo atto ufficiale che sanciva la creazione di una cittadella del futuro improntata alle nuove esigenze urbanistiche e abitative di uno dei rioni più popolari ed abitati della città, attanagliato da problemi seri legati al traffico e alla mancanza di spazi verdi. Il progetto prevedeva, all’interno delle strutture esistenti, la creazione di servizi, negozi, ristorante, bar, un supermercato, una banca, il Centro Civico, ambulatori, una biblioteca, una piazza pedonale e quasi 700 parcheggi: il tutto per una spesa di almeno 40 miliardi di lire. Era questa una svolta profonda nell’assetto urbanistico e storico del rione che ha però manifestato una ferma opposizione al progetto per ragioni ambientali, anche con la creazione del Comitato “Viviroiano”: a tale comitato hanno aderito tremila roianesi, al fine di migliorare la qualità della vita in quello che ormai sta diventando un catino di cemento soffocato dal traffico. Nel mese di agosto, l’intesa, che il Sindaco Staffieri (nel frattempo dimessosi) aveva siglato in luglio, avrebbe dovuto essere ratificata dal Commissario Prefettizio. A pochi giorni dal termine previsto per la ratifica, la Camera di Commercio, l’Associazione degli Industriali e il Collegio dei Costruttori Edili si erano schierati a favore del progetto di recupero dell’area Stock proponendo al Comitato Viviroiano e alla Consulta Circoscrizionale un confronto sulla qualità della vita nel quartiere e un più ampio piano di riassetto globale comprendente anche, in via dei Gelsomini l’area della Kuchler e parte della zona dismessa dell’ENEL, la caserma, il ricreatorio con seimila metri quadrati di verde, il parcheggio in costruzione dell’ex Casa del Ferroviere con 400 posti macchina, il giardino davanti all’Incis in viale Miramare e il polmone verde in vicolo delle Rose. In data 28 agosto però la Giunta Regionale ha bloccato il progetto Stocktown, poiché secondo l’Assessore alla Pianificazione non poteva esserci “nessun scavalcamento della volontà dei cittadini, per un progetto in cui non prevale l’interesse pubblico bensì quello privato”. In data 5 e 6 settembre i progettisti di Stocktown e i titolari dell’azienda proprietaria delle costruzioni interessate hanno invitato i  roianesi e i cittadini di Trieste a visitare lo stabilimento dismesso. Nell’interno è stata allestita una mostra con i vari progetti elaborati nei cinque anni trascorsi dall’inizio dell’iter burocratico innescato dal progetto e una completa riproduzione degli innumerevoli estratti stampa comparsi nei giornali e nelle pubblicazioni periodiche in merito alle polemiche, alle riunioni, alle proteste, alle assemblee, fino alla manifestazione tenutasi in piazza Unità il 5 agosto. Più di mille persone hanno partecipato alle visite guidate del 5- 6/9 nel corso delle quali i progettisti hanno illustrato in ogni particolare tutti i dettagli del progetto. Il 6 settembre si è tenuto un dibattito alla presenza di oltre 300 persone, abitanti di Roiano di ogni età, progettisti, industriali, costruttori, ambientalisti, operatori economici, negozianti del quartiere, membri della Consulta Circoscrizionale, amministratori, alunni delle scuole e loro maestre, tecnici, esperti e sindacalisti. Era la prima volta a Trieste che un incontro del genere ha avuto luogo con gran soddisfazione dei partecipanti che, nei due giorni di visite e conferenze, hanno avuto modo di rendersi contro dell’importanza del progetto e dell’impegno dei progettisti al fine di recuperare l’area della Stock nel modo migliore.

Fonte: F. Zubini, Roiano. Trieste 1994

Stock S.p.A. per la Produzione ed Imbottigliamento di Brandy, Grappa e Liquori

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Vecchio stabilimento produttivo Camis & Stock a Barcola

Stock S.p.A. per la Produzione ed Imbottigliamento di Brandy, Grappa e Liquori

Casa fondata il 26 dicembre 1884 a Barcola in via del Bovedo (dove oggi si trova la Carrozzeria Tlustos) dal dalmata di Spalato Lionello Stock che per la sua iniziativa ebbe in prestito dal padre 2.000 fiorini: aveva appena 18 anni. Aveva visto, un giorno, passeggiando lungo le rive a Trieste, dei battelli caricare fusti di vino; chiese quale era la destinazione del carico e così venne a sapere che il vino era destinato a La Rochelle, porto della Charente. La peronospera gli dissero, aveva distrutto i vigneti francesi della zona dove veniva prodotto il Cognac. E Lionello pensò allora, se i nostri vini servivano a fare il Cognac francese, potevano essere distillati anche da noi. E così si mise in società con l’amico veronese Carlo Camis (“Distilleria a vapore Camis & Stock”) per la produzione di acquavite di vino o cognac (con gli accordi del trattato di pace del 1947 fu riservata alla Francia la denominazione di cognac per il distillato che in Italia prese il nome di brandy). Al cognac prodotto a Trieste venne dato l’appellativo di “Cognac Medicinal”, il massimo riconoscimento che un distillato di vino poteva vantare secondo il “Codex Alimentarius Austriacus” in materia di genuinità e di proprietà di lavorazione. All’inizio dell’attività Lionello Stock, per poter pagare gli operai, fu costretto a dare in pegno il suo orologio d’oro con catena regalatogli dal padre, ma ben presto la sua azienda cominciò a prosperare. L’etichetta gialla e la caratteristica grafia del marchio Stock in pochi anni divennero famosi. Nel 1906 Carlo Camis si ritira a Lionello Stock continua la diffusione del suo cognac in tutti i territori dell’Impero Austro-Ungarico: una delle sorelle di Stock sposò Bernardo Kreilsheim che divenne socio importante ed attivo. Il figlio di Bernardo, Alberto, mutato il suo cognome in Casali, continuò l’attività paterna. Dopo la prima Guerra Mondiale, con il sorgere di pesanti barriere doganali negli stati indipendenti nati dallo smembramento dell’Impero Austro-Ungarico, vengono aperti stabilimenti in Austria a Linz, in Cecoslovacchia a Pilzen, Polonia, Ungheria e Jugolavia; nel 1928 la Stock si è trasferita a Roiano in via Montorsino 2 su un terreno che dal 1912 era occupato dal Deposito Legnami Detoni & Co. (di Michele Detoni e Accerboni Carlo). Lo Stabilimento di Roiano fu costruito su un progetto unitario presentato dall’impresa Buttoraz e Ziffer: alcuni corpi furono successivamente completati nel 1934 dall’impresa Goebel e Romito. Nell’atrio della sede di Roiano si trova un busto bronzeo del Fondatore Lionello Stock, opera dello scultore triestino Franco Asco (il cognome è Atschko, 1903-1980, autore della statua dorata della Madonna di piazza Garibaldi). Al classico “Stock Medicinal” seguirono il prestigioso “Stock 84”, il “Royalstock”, liquori secchi, dolci, la grappa “Julia”, i Vermouth Dry, Bianco e Rosso e gli aperitivi. Così Roiano è diventata sinonimo di Stock: lo Stabilimento di Roiano lavorava per il mercato interno ed europeo e quello del Punto Franco Vecchio per i mercati extra europei. Nella seconda guerra mondiale lo stabilimento per l’esportazione del Punto Franco fu completamente distrutto e a guerra finita la Stock perse i suoi stabilimenti situati nei paesi dell’Est europeo. Nel 1948 Lionello Stock morì senza lasciare figli: in data 22 giugno 1971 la strada davanti alla Sede della Stock, già tratto della via Montorsino, fu intitolata al nome del fondatore. La presidenza, dopo la sua scomparsa, fu assunta dal Cav. del Lavoro Alberto Kreislheim-Casali, che scomparve, anche lui senza figli, nel 1972. Restò il viennese Carlo Wagner che aveva sposato la sorella di Alberto Casali, ed i nipoti di Lionello Stock, Mario Morpurgo e Gianni Mann. Milioni di litri di brandy invecchiavano nelle cantine Stock di Roiano: per anni, sotto il controllo della Finanza, prima in piccoli fusti francesi di Limousine e poi in tini di rovere della Slavonia, la limpida acquavite di vino maturava lentamente affinandosi. Con il “coupage” si otteneva una miscela di varie partite in modo da avere una qualità sempre costante ed infine l’iniziale asprezza dell’acquavite assumeva con il tempo il delicato colore ambrato e l’inconfondibile aroma del brandy Stock. Nel 1974 la Società trasferì l’attività dello Stabilimento di Roiano, stoccaggio del vino, imbottigliamento e magazzinaggio, nel suo nuovo complesso situato sul canale navigabile della Zona Industriale di Zaule, mentre a Roiano sono rimasti solo gli uffici e l’amministrazione. Nel 1993, dopo tre anni di battaglie legali, la Stock è riuscita a rientrare in possesso del suo ex stabilimento Likerka di Pilzen Boskov in Boemia che era stato nazionalizzato nel dopoguerra dal governo comunista cecoslovacco: detto stabilimento, che utilizzava il marchio Stock, ha una produzione di una decina di milioni di bottiglie di brandy e fernet che viene destinata ai mercati dei paesi dell’Est. La Stock aveva 606 dipendenti nel 1984 e nel 1994 soltanto 320 con la previsione di eliminare, ancora 80 elementi. E già si intravede nel futuro della Stock un accordo finanziario con qualche grande multinazionale del settore. Nel maggio del 1995 la Stock Italia venne acquisita dalla Eckes A.G., società leader in Germania nella produzione e distribuzione di alcolici e succhi di frutta, e successivamente nel 2007 diventa proprietà del fondo americano “Oaktree Capital Management”.

Nel 1988 è iniziata la storia lunga e tortuosa dell’operazione denominata “Stocktown”, ossia del progetto per il recupero dell’area Stock abbandonata dalla Società a Roiano. Il progetto Stocktown è stato perfezionato dagli architetti Rossella Gerbini, Luciano Lazzari e Paolo Zelco e prevede di recuperare, quali esempi di archeologia industriale, i vecchi uffici di gusto tipicamente anglosassone in mattoni rossi ed anche i capannoni vetrati che risalgono ai primi anni del secolo. Nel marzo 1993 la Giunta Comunale. ha approvato per l’area Stock il cambio di destinazione da zona industriale a zona commerciale-residenziale ed è stato chiuso in tal modo un capitolo di storia della vecchia Roiano. Il 29 luglio 1993 il Sindaco Giulio Staffieri ed i rappresentanti della Stock hanno siglato il primo atto ufficiale che sanciva la creazione di una cittadella del futuro improntata alle nuove esigenze urbanistiche e abitative di uno dei rioni più popolari ed abitati della città, attanagliato da problemi seri legati al traffico e alla mancanza di spazi verdi. Il progetto prevedeva, all’interno delle strutture esistenti, la creazione di servizi, negozi, ristorante, bar, un supermercato, una banca, il Centro Civico, ambulatori, una biblioteca, una piazza pedonale e quasi 700 parcheggi: il tutto per una spesa di almeno 40 miliardi di lire. Era questa una svolta profonda nell’assetto urbanistico e storico del rione che ha però manifestato una ferma opposizione al progetto per ragioni ambientali, anche con la creazione del Comitato “Viviroiano”: a tale comitato hanno aderito tremila roianesi, al fine di migliorare la qualità della vita in quello che ormai sta diventando un catino di cemento soffocato dal traffico. Nel mese di agosto, l’intesa, che il Sindaco Staffieri (nel frattempo dimessosi) aveva siglato in luglio, avrebbe dovuto essere ratificata dal Commissario Prefettizio. A pochi giorni dal termine previsto per la ratifica, la Camera di Commercio, l’Associazione degli Industriali e il Collegio dei Costruttori Edili si erano schierati a favore del progetto di recupero dell’area Stock proponendo al Comitato Viviroiano e alla Consulta Circoscrizionale un confronto sulla qualità della vita nel quartiere e un più ampio piano di riassetto globale comprendente anche, in via dei Gelsomini l’area della Kuchler e parte della zona dismessa dell’ENEL, la caserma, il ricreatorio con seimila metri quadrati di verde, il parcheggio in costruzione dell’ex Casa del Ferroviere con 400 posti macchina, il giardino davanti all’Incis in viale Miramare e il polmone verde in vicolo delle Rose. In data 28 agosto però la Giunta Regionale ha bloccato il progetto Stocktown, poiché secondo l’Assessore alla Pianificazione non poteva esserci “nessun scavalcamento della volontà dei cittadini, per un progetto in cui non prevale l’interesse pubblico bensì quello privato”. In data 5 e 6 settembre i progettisti di Stocktown e i titolari dell’azienda proprietaria delle costruzioni interessate hanno invitato i  roianesi e i cittadini di Trieste a visitare lo stabilimento dismesso. Nell’interno è stata allestita una mostra con i vari progetti elaborati nei cinque anni trascorsi dall’inizio dell’iter burocratico innescato dal progetto e una completa riproduzione degli innumerevoli estratti stampa comparsi nei giornali e nelle pubblicazioni periodiche in merito alle polemiche, alle riunioni, alle proteste, alle assemblee, fino alla manifestazione tenutasi in piazza Unità il 5 agosto. Più di mille persone hanno partecipato alle visite guidate del 5- 6/9 nel corso delle quali i progettisti hanno illustrato in ogni particolare tutti i dettagli del progetto. Il 6 settembre si è tenuto un dibattito alla presenza di oltre 300 persone, abitanti di Roiano di ogni età, progettisti, industriali, costruttori, ambientalisti, operatori economici, negozianti del quartiere, membri della Consulta Circoscrizionale, amministratori, alunni delle scuole e loro maestre, tecnici, esperti e sindacalisti. Era la prima volta a Trieste che un incontro del genere ha avuto luogo con gran soddisfazione dei partecipanti che, nei due giorni di visite e conferenze, hanno avuto modo di rendersi contro dell’importanza del progetto e dell’impegno dei progettisti al fine di recuperare l’area della Stock nel modo migliore.

Fonte: F. Zubini, Roiano. Trieste 1994

Officine Meccaniche Luigi Schromek – Roiano, Via dei Moreri 20


Officine Meccaniche di Luigi Schromek – Roiano, Via dei Moreri 20, agli inizi del Novecento. (Foto Coll. Nora Schromek, Trieste)

Le officine meccaniche e fonderie Schromek iniziarono la loro attività nel 1900 in via Belvedere (oggi via Udine) e si trasferirono in via Moreri nel 1910. Tra i vari lavori di carpenteria, costruivano cisterne destinate alle colonie italiane in Africa. Nelle cinque foto che risalgono agli inizi del secolo si può vedere il fondatore Luigi Schromek al tavolo di disegno, gli operai in officina tra i torni e le cappe di aspirazione dei forni e il calesse della famiglia. Le Officine Schromek sono state smantellate nel 1973.

Fonte: F. Zubini, Roiano. Trieste 1994

 

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Roiano : Küchler & Co. S.a.r.l.

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Küchler & Co. S.a.r.l.

Importazione ed esportazione di droghe coloniali ed erboristerie. Macinazioni e tagliatura. Via di Valmartinaga 3

Casa fondata nel 1836, liquidata in data 31 marzo 1983. I prodotti finiti della Küchler portavano la marca “AURORA”. Nel catalogo edito nel 1936, in occasione del centenario della società, troviamo i prodotti che seguono, tutti accompagnati da certificato di analisi rilasciato dal Laboratorio Chimico Merceologico del Consiglio Provinciale dell’Economia Corporativa di Trieste:

– Droghe e concie per carni insaccate – Pisto spezia tipo Napoli – Spezia veronese – Garofani – Pimento – Cannelle Ceylon e Goa – Pepe bianco e nero “Pepal” – Aroma di salsiccia “Salsic” – Condimento per cucina “Salsita” – Lievito vanigliato “Alba” – Zucchero vanigliato – Vanillina – Insetticidi liquidi e in polvere al piretro

Fonte: F. Zubini, Roiano. Trieste 1994

Fabbrica Tappi Nairz Korkenfabrik

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Nairz Lodovico – Fabbrica Tappi, anche “L. Nairz Korkenfabrik” (di Lodovico Nairz, Emilio Wieland e Frieda Albrecht). Detta fabbrica aveva sede in via Torricelli dal 1898 e nell’adiacente via Galilei fino al 1907: nel 1910 si trasferì a Roiano in Gretta, frazione Serbatoio, anche via Valmartinago. Dal 1921 al 1929 altra sede e ragione sociale: “Sugherificio Triestino L. Nairz”, via Apiari 29 e 30. Presumibilmente in questo periodo viene rilevata dalla famiglia Colombin. Interessante la cartolina, con le foto del fabbricato di via Valmartinaga 451 (esterno e interno), scritta in tedesco dalla Frieda Albrecht ad una sua amica dando come suo indirizzo: “Korkenfabrik L. Nairz, Rojano”: aveva la sua abitazione in fabbrica.

Fonte: F. Zubini, Roiano. Trieste 1994

Roiano – Fabbrica Tappi Nairz Lodovico

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Nairz Lodovico – Fabbrica Tappi, anche “L. Nairz Korkenfabrik” (di Lodovico Nairz, Emilio Wieland e Frieda Albrecht). Detta fabbrica aveva sede in via Torricelli dal 1898 e nell’adiacente via Galilei fino al 1907: nel 1910 si trasferì a Roiano in Gretta, frazione Serbatoio, anche via Valmartinago. Dal 1921 al 1929 altra sede e ragione sociale: “Sugherificio Triestino L. Nairz”, via Apiari 29 e 30. Presumibilmente in questo periodo viene rilevata dalla famiglia Colombin. Interessante la cartolina, con le foto del fabbricato di via Valmartinaga 451 (esterno e interno), scritta in tedesco dalla Frieda Albrecht ad una sua amica dando come suo indirizzo: “Korkenfabrik L. Nairz, Rojano”: aveva la sua abitazione in fabbrica.

Fonte: F. Zubini, Roiano. Trieste 1994

Roiano – Fabbrica serrande Fischer

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Fischer – Fabbrica di Serrande Avvolgibili

Sorta in Via dei Moreri 22 nel 1914 come “Chioderia Meccanica Adriatica”, ad opera degli ingg. Lodovico e Rodolfo Fischer e del dott. Massimiliano Justel. Diventata nel 1941 Stabilimento DILFI, si trasferì nel 1951 in via Pietraferrata.

Fonte: F. Zubini, Roiano, Trieste 1994

Roiano : Dorotea Antonio – Falegnameria Meccanica

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Dorotea Antonio – Falegnameria Meccanica

Si tratta del primo laboratorio da tornitore in legno a forza motrice, fondata nel 1888. Originariamente si trovava in via Giuseppe Gatteri 30, dal 1929 al 1960 in Via degli Apiari 16. Successivamente diventato: Dorotea Giovanni, fabbrica assicelle per pavimenti.

Fonte: F. Zubini, Roiano, Trieste 1994

Baker – Distilleria e Produzione di Miscele di Rum

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BAKER – Distilleria e Produzione di Miscele di Rum.

Casa fondata nel 1898 a Barcola, dai cittadini britannici Arthur e Arnold Baker assieme al cugino George. Produceva miscele di diverse qualità di rum della Jamaica e del Centro America che venivano vendute alle cambuse delle navi inglesi che facevano scalo Trieste. Il “Baker Australian Rum”, il “Battle Axe Jamaica Rum”, il “Baker’s Original English Punch”, il “Baker’s Cognac Fine Champagne” e il “Harvey’s Scotch Whisky” erano conosciuti nelle migliori Konditoreien dell’Impero Austro-Ungarico e della Cecoslovacchia. Durante la Grande Guerra Arthur Baker si rifugiò in Inghilterra e tornò a Trieste nel 1918. Nel 1934 la ragione sociale divenne A.A. Baker & Company. Nel 1936 entrò nella società a 22 anni Marcello Modiano, che nel 1955 ne divenne presidente. Nel 1948 lo stabilimento si era trasferito a Roiano in via dei Giacinti 14, dove operò fino al 1968, anno in cui l’azienda e il complesso immobiliare divennero proprietà dell’impresa Antonini e Fragiacomo. Nel 1970 Guido Antonini costruì un nuovo stabilimento in Zona Industriale ed altro in Punto Franco Vecchio per l’esportazione: la società si è infine trasferita nel 1983 a Gorizia cambiando di proprietà. Sull’area della Baker a Roiano si installò al n. 32 di via Giacinti lo stabilimento per l’imbottigliamento della Coca Cola “SIBET-Società Imbottigliamento Bevande Trieste”, successivamente demolito e trasferito nel 1965 a Prosecco: al suo posto sono poi stati costruiti dalla Antonini e Fragiacomo i palazzoni condominiali tra via dei Giacinti, via del Dittamo e via dei Gelsomini.

Fonte: F. Zubini, Roiano, Trieste 1994

Trieste – Spugnificio Rosenfeld

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Rosenfeld – Spugnificio

Importazione, esportazione e lavorazione di Spugne di Mare e Pelli Scamosciate. Casa fondata nel 1896: fino al 1930 aveva sede in via Rismondo. Successivamente si trasferì a Roiano in Via degli Apiari 14. Gravemente danneggiata da un incendio negli anni ’90 la fabbrica venne trasferita a Muggia, in Strada per i Laghetti 5.

Fonti: F. Zubini, Roiano, Trieste 1994

Spugnificio Rosenfeld

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Post di Roger Seganti

Lo Spugnificio Rosenfeld fondato a Trieste nel 1896 da Davide Rosenfeld è il più vecchio spugnificio d’Europa ancora in attività ed è gestito dalla quarta generazione della famiglia Rosenfeld.
Questa vecchia azienda triestina di origini mitteleuropee è specializzata nella lavorazione delle spugne di mare che vengono acquistate gregge dai pescatori in vari luoghi di pesca sia del Mediterraneo che nell’Oceano Atlantico.
Le spugne gregge che arrivano allo stabilimento dai luoghi di pesca, vengono ancora oggi lavorate in modo artigianale con metodi tradizionali.

Trieste Spugnificio Rosenfeld

Trieste Spugnificio Rosenfeld
Immagine 1 di 13

 

Viene effettuato un primo lavaggio e depurazione per togliere le impurità calcaree ed organiche. Le spugne vengono poi tagliate e forbiciate a mano creando pezzature di dimensione e forma idonee ad essere utilizzate come accessorio da bagno per l’igiene e la cura della persona e in parte minore per il settore industriale (colorifici, ceramisti, calzaturieri).

Tutte le spugne vengono poi processate seguendo un trattamento di antica tradizione per conferire loro un colore più tenue: color nocciola oppure giallo chiaro.

Foto d’Epoca Archivio CCIAA Trieste

Spugnificio Rosenfeld Archivio CCIAA Trieste

Spugnificio Rosenfeld Archivio CCIAA Trieste
Immagine 1 di 6

 

Fonti: Testo e foto d’epoca database/archivio CCIAA Trieste.

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Vedi anche l’album Facebook sulle “Industrie Triestine”

Album Facebook Industrie Triestine

Lo Spugnificio Rosenfeld di Trieste

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Post di Roger Seganti

(Trieste Biennale Internazionale Donna BID)

Lo Spugnificio Rosenfeld fondato a Trieste nel 1896 da Davide Rosenfeld è il più vecchio spugnificio d’Europa ancora in attività ed è gestito dalla quarta generazione della famiglia Rosenfeld.
Questa vecchia azienda triestina di origini mitteleuropee è specializzata nella lavorazione delle spugne di mare che vengono acquistate gregge dai pescatori in vari luoghi di pesca sia del Mediterraneo che nell’Oceano Atlantico.
Le spugne gregge che arrivano allo stabilimento dai luoghi di pesca, vengono ancora oggi lavorate in modo artigianale con metodi tradizionali.

Viene effettuato un primo lavaggio e depurazione per togliere le impurità calcaree ed organiche. Le spugne vengono poi tagliate e forbiciate a mano creando pezzature di dimensione e forma idonee ad essere utilizzate come accessorio da bagno per l’igiene e la cura della persona e in parte minore per il settore industriale (colorifici, ceramisti, calzaturieri).

Tutte le spugne vengono poi processate seguendo un trattamento di antica tradizione per conferire loro un colore più tenue: color nocciola oppure giallo chiaro.

Fonti: Testo e foto d’epoca database/archivio CCIAA Trieste.

Spugnificio Rosenfeld fondato a Trieste nel 1896

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Post di Roger Seganti

(Trieste Biennale Internazionale Donna BID)

Lo Spugnificio Rosenfeld fondato a Trieste nel 1896 da Davide Rosenfeld è il più vecchio spugnificio d’Europa ancora in attività ed è gestito dalla quarta generazione della famiglia Rosenfeld.
Questa vecchia azienda triestina di origini mitteleuropee è specializzata nella lavorazione delle spugne di mare che vengono acquistate gregge dai pescatori in vari luoghi di pesca sia del Mediterraneo che nell’Oceano Atlantico.
Le spugne gregge che arrivano allo stabilimento dai luoghi di pesca, vengono ancora oggi lavorate in modo artigianale con metodi tradizionali.

Viene effettuato un primo lavaggio e depurazione per togliere le impurità calcaree ed organiche. Le spugne vengono poi tagliate e forbiciate a mano creando pezzature di dimensione e forma idonee ad essere utilizzate come accessorio da bagno per l’igiene e la cura della persona e in parte minore per il settore industriale (colorifici, ceramisti, calzaturieri).

Tutte le spugne vengono poi processate seguendo un trattamento di antica tradizione per conferire loro un colore più tenue: color nocciola oppure giallo chiaro.

Fonti: Testo e foto d’epoca database/archivio CCIAA Trieste.

Spugnificio Rosenfeld: Davide Rosenfeld e famiglia

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Post di Roger Seganti

 

(Trieste Biennale Internazionale Donna BID)

Lo Spugnificio Rosenfeld fondato a Trieste nel 1896 da Davide Rosenfeld è il più vecchio spugnificio d’Europa ancora in attività ed è gestito dalla quarta generazione della famiglia Rosenfeld.
Questa vecchia azienda triestina di origini mitteleuropee è specializzata nella lavorazione delle spugne di mare che vengono acquistate gregge dai pescatori in vari luoghi di pesca sia del Mediterraneo che nell’Oceano Atlantico.
Le spugne gregge che arrivano allo stabilimento dai luoghi di pesca, vengono ancora oggi lavorate in modo artigianale con metodi tradizionali.

Viene effettuato un primo lavaggio e depurazione per togliere le impurità calcaree ed organiche. Le spugne vengono poi tagliate e forbiciate a mano creando pezzature di dimensione e forma idonee ad essere utilizzate come accessorio da bagno per l’igiene e la cura della persona e in parte minore per il settore industriale (colorifici, ceramisti, calzaturieri).

Tutte le spugne vengono poi processate seguendo un trattamento di antica tradizione per conferire loro un colore più tenue: color nocciola oppure giallo chiaro.

Fonti: Testo e foto d’epoca database/archivio CCIAA Trieste.

Trieste – “Spugnificio Rosenfeld”

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Post di Roger Seganti

 

(Trieste Biennale Internazionale Donna BID)

Lo Spugnificio Rosenfeld fondato a Trieste nel 1896 da Davide Rosenfeld è il più vecchio spugnificio d’Europa ancora in attività ed è gestito dalla quarta generazione della famiglia Rosenfeld.
Questa vecchia azienda triestina di origini mitteleuropee è specializzata nella lavorazione delle spugne di mare che vengono acquistate gregge dai pescatori in vari luoghi di pesca sia del Mediterraneo che nell’Oceano Atlantico.
Le spugne gregge che arrivano allo stabilimento dai luoghi di pesca, vengono ancora oggi lavorate in modo artigianale con metodi tradizionali.

Viene effettuato un primo lavaggio e depurazione per togliere le impurità calcaree ed organiche. Le spugne vengono poi tagliate e forbiciate a mano creando pezzature di dimensione e forma idonee ad essere utilizzate come accessorio da bagno per l’igiene e la cura della persona e in parte minore per il settore industriale (colorifici, ceramisti, calzaturieri).

Tutte le spugne vengono poi processate seguendo un trattamento di antica tradizione per conferire loro un colore più tenue: color nocciola oppure giallo chiaro.

Fonti: Testo database/archivio CCIAA Trieste.

Modiano – Industria cartotecnica

L’industria cartotecnica venne fondata nel 1873 da Saul Davide Modiano, nato a Salonicco nel 1840 e morto a Trieste nel 1922. Lo stabilimento aveva sede in via dei Leo dove inizialmente venivano fabbricate carte da sigarette. Nel 1884 venne installato un reparto litografico per la fabbricazione di carte da parati e carte da gioco. Verso il 1890 la Modiano intraprese una campagna pubblicitaria avvalendosi dell’opera di Giuseppe Sigon (1864-1922), incisore e grafico, il quale diede vita al cartellonismo nella nostra città. Nel 1898 la sua produzione consisteva in “libretti per zigarette”, carte da gioco, carta colorata, registri commerciali e buste da lettere. Nei primi del ‘900 vennero aperti altri stabilimenti a Romans d’Isonzo, Fiume e Budapest. L’attività dello stabilimento continuò con il figlio comm. Ettore Modiano (Trieste, 1880 – Bologna, 1956).
Nel 1915 la Modiano rilevò la fabbrica di carte da gioco di Ariodante Mengotti, a metà degli anni ’60 la fabbrica per sigarette A. Salto, nel 1966 il marchio della Cambissa & C. e nel 1968 il marchio Armanino.

Successivamente il figlio Pollione Sigon (1895-1971) continuò alla Modiano l’attività del padre fino al 1969 realizzando oltre 1200 bozzetti. Tutte le principali imprese triestine si affidarono alla Modiano per le loro campagne pubblicitarie.

Foto tratte da: lokalpatrioti – Rijeka. – Il Risorgimento Economico della Venezia Giulia.

(Post di Margherita Tauceri)


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Trieste : Stabilimento Zibell (fabbrica di candele e paraffine), viale Miramare 91

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Trieste : Stabilimento Zibell (fabbrica di candele e paraffine), viale Miramare 91.
Foto M. Circovich, collezione Claudio Gustin

Stabilimento Zibell (dal 1932 l’indirizzo era via Miramare 22 e via Boveto 21).
Il terreno sul quale è stata costruita la fabbrica “Raffinerie di Ozokerite S.A.- Anciens Etablissements Zibell”, inizialmente di proprietà di E. Ritter, nel 1885 era stato comperato da C. Pollack, nel 1890 passò alla Banca Union, filiale di Trieste e nel 1900 fu acquistato dalla ditta Jean Zibell & Co. di Vienna, nel 1921 passò alla società Etablissements Zibell di Parigi.
Nello stabilimento veniva trattata l’ozocherite minerale, cera fossile importata dai giacimenti delle montagne boeme.
Nel 1968 i proprietari si rivolsero alla Total S.I.p.A di Milano con l’intento di sviluppare la produzione delle paraffine derivate dal petrolio prodotte dalla raffineria Aquila, l’affare non ebbe un seguito commerciale e la fabbrica chiuse. L’anno seguente la proprietà passò a Giorgio Tlustos che possedeva la carrozzeria nel terreno adiacente. (Margherita Tauceri)

Trieste: Campo Marzio – Fabbrica pilatura riso

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Trieste: Campo Marzio Fabbrica pilatura riso

 

Zona attuale ex filiale Fiat. Opifici per il trattamento del risone che proveniva dalle Indie Inglesi. Poi per il troppo ed intenso lavoro la società decise di costruire nel 1913 la Pilatura di San Sabba.

Roiano : Il Deposito Legnami Detoni & Co

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 Roiano - A sinistra il Deposito Legnami Detoni & Co. 
Foto collezione Claudio Gustin.

A sinistra il Deposito Legnami Detoni & Co. (di Michele Detoni e Accerboni Carlo), dove nel 1928 da via del Bovedo a Barcola, verrà trasferito lo stabilimento per la produzione e l’imbottigliamento di liquori Stock. A destra la Caserma costruita nel 1868, al centro della foto, la casa e le serre, del fioricoltore Bandel. (Margherita Tauceri)

Trieste: Broletto 1948, costruzione del nuovo gasometro

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Broletto, 1948. Collezione Dino Cafagna

Tutta l’area è interessata alla ricostruzione dopo i bombardamenti del febbraio del 1945.
Si inizia la costruzione del nuovo gasometro.
A sinistra il vecchio manufatto in pietra da 8.000 m3 del 1895 e al centro quello dal 20.000 m3 del 1901, che esiste ancora, la cui la destinazione è ancora da decidere.
A destra la via Carbonara, con alla fine il ponte ferroviario.
A sinistra le ultime case di via San Marco e i Campi Elisi.
In alto al centro probabilmente la costruzione del Seminario.

Muggia – Cooperative Operaie di Trieste Istria e Friuli

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Muggia - Cooperative Operaie di Trieste Istria e Friuli. Foto F. Penco
Il 17 novembre 1909 la ragione sociale assunse il nome definitivo di ” Cooperative Operaie di Trieste Istria e Friuli, per cui la foto è successiva a questa data. Per il luogo, mi era stato suggerito Muggia e precisamente via Roma.
L’edificio sembra appena costruito, in primo piano un piccolo ippocastano piantato da poco, all’esterno è indicato l’orario di apertura della macelleria che è dalle 6 alle 12. Nell’immagine traspare la povertà dei tempi nel bambino scalzo con i pantaloni laceri. (M. Tauceri)
Collezione Sergio Sergas

Trieste – La prima Usina Comunale del Gas

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La prima Usina Comunale del Gas
La prima Usina Comunale del Gas viene acquistata nel 1864 dal Comune che assume il servizio da una Società francese attiva dal 1846; la costruzione viene realizzata nel 1864 dall’ingegnere Kühnel su di un fondo di circa 20.000 metri quadri, ampliato di altri 25.000 metri quadri nel 1877. L’aumento di domanda di gas induce l’amministrazione comunale a programmare la costruzione in località Broletto di un primo gasometro a tenuta idraulica della capacità di 8.000 metri cubi. Con l’espansione della città sul finire del secolo di decide l’apertura di una nuova e più grande struttura; nella medesima località nel 1901 viene edificato un altro gasometro sempre a tenuta idraulica ma con una maggiore capacità.

(Iure Barac)

Ingresso della Fabbrica Dreher di via Giulia

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Ingresso della Fabbrica Dreher di via Giulia
Foto collezione Sergio Sergas
Elio de Morpurgo, Revoltella e azionisti importanti come la Banca Rotschild, Michele Sartorio e altri, acquistarono un vasto terreno, che sarà poi della Fabbrica Dreher , precedente occupato da una conceria che sicuramente lì aveva trovato posto ideale per l’abbondanza di acqua. Nel 1865 costituirono la “Prima Società per la fabbricazione di birra a Trieste”.
Il progetto della fabbrica fu affidato all’architetto G. Berlam, i lavori furono conclusi in 230 giorni e la fabbrica fu inaugurata il 15 gennaio 1866, nonostante la profusione di mezzi e le mille persone che vi lavoravano la produzione non decollò, anzi subì parecchie perdite.
Il barone de Morpurgo tentò invano di salvare il tutto, ma si vide costretto a vendere l’attività ad Anton Dreher, proveniente da una famiglia di birrai boemi, che avevano iniziato già dal ‘600, in seguito avevano aperto varie fabbriche in Austria, ottenendo grandi successi commerciali e riconoscimenti per la qualità e per le innovazioni introdotte nel processo produttivo. A. Dreher fece eseguire numerosi lavori, nella fabbrica di via Giulia, vennero ammodernate le cantine di raffreddamento, la sala cottura e le fosse del ghiaccio, che proveniva dal lago Zirknitz, vicino a Postumia. Ma l’innovazione più importante fu una Kaeltemaschine, una macchina del freddo. Di grande suggestione erano i locali che ospitavano la Birreria, caratterizzati da ampie volte sorrette da imponenti colonne. L’aspetto della Birreria era volutamente rustico.
La scritta apposta all’ingresso: il carpe diem, stimolava gli avventori al consumo della bionda bevanda e al divertimento. Non si poteva ordinare meno di mezzo litro di birra anche se era in voga l’usanza tedesca di trangugiare un intero litro dal classico boccale a forma di stivale, lo stiefel.
Vicino alla fabbrica A. Dreher acquistò, quale sua abitazione, una casa con corte denominata “Schlep”. Dopo il 1903 prese la gestione il figlio Theodor Dreher
Nel 1913 venne creata una nuova società, la Vereinigte Brauereien (Birrerie Riunite), con presidente Anton Dreher e vice presidenti Viktor Mautner von Markhof e Georg Meichl, che divennero i nuovi proprietari della fabbrica di Trieste. Lo scoppio della Grande guerra paralizzò le industrie e causò una profonda crisi. Nel 1929 la fabbrica passò alla famiglia dei Luciani, già proprietari della birra Pedavena, e grazie a loro la birra Dreher diventò la più venduta, esportata e conosciuta birra italiana. A fine anni ’60 iniziò il declino della fabbrica, che venne chiusa nel 1976. (M. Tauceri)

Androna Campo Marzio

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Il complesso urbano di Androna Campo Marzio costituisce la prima area industriale di Trieste. Qui infatti, era ubicato l’originario stabilimento meccanico dell’Arsenale Marittimo del Lloyd Austriaco. La Società di Navigazione del Lloyd Austriaco fu fondata nel 1836 quale sezione marittima dell’omonima compagnia di assicurazione navale, e in breve ne divenne l’attività principale. Ben presto si profilò la necessità per il Lloyd di impiantare a Trieste un proprio Arsenale completo di officine e fonderia. In questo contesto si inserisce la figura dell’imprenditore britannico Iver Borland.
Borland, giunto a Trieste nel 1815, investì ingenti capitali tra il 1835 e il 1838 per l’acquisto di terreni siti nel comune censuario di Chiarbola inferiore. Divenuto titolare della proprietà, egli propose al Lloyd la costruzione a proprie spese dell’arsenale Marittimo, che poi avrebbe ceduto in locazione decennale alla Società di Navigazione. Nel 1838 Borland raggiunse l’accordo con il Lloyd e ottenne dall’Ispezione Edile Civile il permesso per la fabbricazione di magazzini destinati a deposito, officina e fonderia. Il gruppo più antico dei magazzini, costruiti sul lato sinistro dell’Androna, furono realizzati a partire dal 1838 e portati a termine entro pochi anni, in quanto presenti già nelle mappe del 1842.
Il fallimento di Iver Borland, con la messa all’asta di tutti i suoi possedimenti tra il 1844 e il 1846, e la guerra del 1848-1849, che indusse gli Austriaci a concentrare a Trieste tutta l’attività relativa alla Marina Militare, decretarono il progressivo spostamento dell’attività siderurgiche da Campo Marzio verso aree della città più suscettibili di espansione. Conseguentemente gli edifici costruiti sul lato destro dell’Androna, realizzati tra il 1852 e il 1854, furono progettati, non più per ospitare attività siderurgiche ma per attività di servizio, come evidenziato anche dalla diversa strutturazione rispetto ai fabbricati del lato opposto.
I fabbricati ubicati sul lato sinistro dell’Androna Campo Marzio, e corrispondenti agli attuali numeri civici 4, 6, 8 e 12 sono legati dall’adozione di un medesimo linguaggio architettonico: muratura perimetrale a grossi blocchi di arenaria e piano terra scandito internamente da pilastri a croce supportanti archi incrociati. La suddivisone dello spazio interno, con grandi arcate a croce, permetteva di ottenere spazi estesi da destinarsi a magazzini e attività produttive. Gli edifici, che non raggiungono altezze superiori ai 15 metri, corrispondenti a un pianoterra e due piani superiori, sono contigui sui due lati, con copertura a falda e manto in coppi. L’edificio identificabile con il civico 4-6 è nobilitato da un portale ad arco d’ispirazione classica con pilastri supportanti la trabeazione decorata con triglifi. Gli edifici costruiti sul lato destro dell’Androna, corrispondenti agli attuali numeri civici 1 e 11, sono caratterizzati da mura perimetrali a blocchi lapidei e strutture interne metalliche con piastrini in ghisa a sezione circolare. Anche le strutture orizzontali, realizzate con travi in legno nei magazzini del lato opposto, qui sono in metallo. La copertura è realizzata a capriate in legno e le forometrie di facciata sono circolari, rettangolari e arcuate. La facciata dell’edificio n. 11 si conclude con un timpano, in origine ornato con un bassorilievo. (da: biblioteche Comune Trieste). (Foto Paolo Carbonaio)