Trieste: via dei Baseggio

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BASEGGIO (via dei)

Roiano-Gretta-Barcola. Da via del Cisternone a via Palmanova. C.A.P. 34136.
Il 13 febbraio 1903 con delibera della Delegazione Municipale venne dato a questa strada il nome di una delle famiglie patrizie delle XIII casade.
La famiglia dei Baseggio (Baséo, Basejo) fece parte della confraternita dei Nobili dal 1246; proprietaria di terreni nel circondario della città, e specialmente nella zona di S. Anna, disponeva di propria tomba nella chiesa della B.V. del Soccorso vulgo di S. Antonio Vecchio. Una delle torri scoperte della cinta muraria medioevale di Trieste era detta «dei Basegi». Il vicedomino Giovanni de Baseggio annotò nel 1551 che «Basiliam primam ponunt generosa propago Urbis a Basilio genito de stirpe Quirina consonant moros Urbis stricti Tures». La famiglia si estinse con Liberale Baseio (1671-1749). Lungo la via dei Baseggio sorsero a cavallo del nostro secolo abitazioni destinate al ceto popolare, specialmente operai, come il gruppo di quattro casette dell’arch. F. Ferluga (1898, fondo tav. 694) e altre case per operai costruite nel 1900-1901.

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

Un sentito ringraziamento al Prof. Antonio Trampus, per aver acconsentito all'utilizzo dei suoi testi.

Trieste: via Salvatore Barzilai

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BARZILAI Salvatore (via)

Chiadino-Rozzol. Ottava laterale destra di via C. de Marchesetti. C.A.P. 34142.
Con Del. Cons. d.d. 9.7.1962 n. 369 venne dato nome alla nuova strada disimpegnante piazzale E. Popovich-D’Angeli. Salvatore Barzilai nacque a Trieste nel 1860; trasferitosi giovanissimo dalla città natale dopo essere stato processato e condannato a un anno di reclusione dal governo austriaco, fu collaboratore a Bologna de L’eco del Popolo, giornale redatto dai fuoriusciti triestini Giacomo Venezian e Giuseppe Picciola e dal trentino Albino Zenatti. Laureatosi in giurisprudenza nel 1882, Barzilai si dedicò all’avvocatura. Fu collaboratore da Roma del giornale triestino L’Indipendente e della Tribuna di Roma per la politica estera.
Eletto deputato nel 1890, si adoperò in favore dei territori di lingua italiana soggetti all’Austria; convinto repubblicano, si allontanò da quel partito nel 1911 e quattro anni dopo, nel 1915, venne nominato ministro per le terre liberate, essendo presidente del consiglio A. Salandra; nel 1919 fu delegato italiano alla Conferenza della pace. Per molti anni presidente dell’Associazione della Stampa, venne nominato senatore nel 1920. Morì a Roma nel 1939.
Dei legami sempre intensi con la città natale è interessante esempio una lettera datata Roma 1937 di Barzilai a Silvio Benco (Trieste, Archivio Diplomatico, segn. R.P. MS. MISC. 58/X161-80): «Illustre amico ma non ancora accademico d’Italia in quel Palazzo della Farnesina ove è pure entrato quell’ottimo Marinetti che io feci assolvere a Milano per un suo libro, alquanto si diceva, pornografico dal titolo Mafarka il futurista. Non ancora accademico ma, nella nostra città — ove qualche volta la realtà sembra meno radiosa del sogno — alta espressione del pensiero italiano che si manifesta nelle forme più degne ed elette. Onde ricevere da lui manifestazioni come quella recata oggi dal Piccolo, perché viene da lui e dal natio loco, è il maggiore compenso che potevo aspettarmi per la mia qualunque recente fatica. Anche perché Silvio Benco ha l’abitudine di leggere i libri dei quali crede di scrivere, mentre altri pure con molta benevolenza preferiscono scorrerli, riproducendone brani, inghirlandati di aggettivi laudatori. Purtroppo Ella deve anche ricordare tra le luci del libro l’ombra dei 77 anni (non ancora compiuti) del suo estensore; ma senza iattanza devo riconoscere che me ne accorgo solo per le implacabili notazioni dell’ufficio di stato civile mentre mi pare che il loro lungo decorso sia servito a schiarire molto le idee liberandole da molte scorie, anzichè a mortificarle. Io ricordo l’avvocato Benco suo padre che era intimo amico del mio nel comune rifugio della Minerva, e, pur di lontano, mi pare vi sia tra i nati da loro un vincolo spirituale, che non si spezza. E prima di chiudere il corso della esistenza io spero di assistere ad una giustizia resa a chi nel campo delle lettere, ha il primissimo posto nella città dei nostri sogni giovanili, a cui spetterebbe considerazione pari ai sagrifici fatti per acquistarla». Opere principali di S. Barzilai: Vita Internazionale (Quattrini, Firenze 1911); Vita parlamentare. Discorsi eprofili politici (Tip. Ed. Naz., Roma 1912), Contro la Triplice Alleanza (Ravà, Milano 1915), Luci e ombre del passato. Memorie di vita politica (Treves, Milano 1937), Nel mondo della giustizia. Memorie di vita forense (Treves, Milano 1939).

Bibliografia.: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 198

Un sentito ringraziamento al Prof. Antonio Trampus, per aver acconsentito all'utilizzo dei suoi testi.

Trieste: Strada pr Basovizza

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BASOVIZZA (strada per)

San Giovanni. Da via A. Valerio alla Strada Statale 14. C.A.P. numeri pari da 2 a 78 e dispari da 1 a 31: 34128; rimanenti: 34149.

Denominazione ottocentesca per la strada, aperta dopo la costruzione della strada commerciale nuova (oggi strada nuova per Opicina, 1830), che conduce all’abitato di Basovizza, frazione di Trieste. Il nome di Basovizza, attestato almeno dal 1297, deriva dallo sloveno dialettale bez (gen. bezà) con allargamento -ov e suffisso diminutivo -ica, «piccolo sambuco», toponimo derivante dalla presenza nella zona di questo tipo di flora. Il nome della località fu oggetto di discussione nella commissione speciale per lo studio dei nomi italiani delle frazioni di Trieste (1940); in quella sede vennero formulate diverse proposte per la sostituzione del toponimo con i nomi: «Sambucheto, Sambucheta» o «Bovolenta» o «Basovinia» (proposta Scocchi), «Basovinia» o «Villa Sambuco» o «Villapero» (proposta Rutteri), «Sambuco» o «Bovolenta» o «Bassavilla» (proposta Sticotti) Bovolenta (proposta Cesari). Prevalse comunque l’opinione del presidente di quella Commissione, che non ritenne necessario il cambiamento dell’antico nome.
La grande cava all’inizio della strada iniziò l’attività estrattiva della pietra calcarea nei primi anni del secolo; divenuta proprietà della ditta ing. Francesco Faccanoni sr. (iscritta alla Camera di Commercio 24.4.1925), venne data in affitto nel 1971 alla S.I.C.A.T. s.p.a. che l’acquistò poi nel 1974. Il lavoro di estrazione, sospeso nel 1977 per lo studio della situazione geologica, è ripreso nel 1985.Dalla presenza delle cave di pietra calcarea derivò il toponimo, diffuso nei primi decenni di questo secolo, «Alle Cave», frazione della località di Guardiella.

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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Trieste: via Belpoggio

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BELPOGGIO, via

San Vito-Città Vecchia. Da riva Grumula a via Franca. C.A.P. 34123.
Il toponimo ottocentesco, suggerito dall’amenità della zona, era apposto nel 1884 a un tratto di questa strada, da riva Grumula a salita al Promontorio (Generini). Tra il 1903 ed il 1905 assunse il nome di via Belpoggio solo il tratto da riva Grumula alla via Santi Martiri, più tardi fino alla curva a gomito nei pressi del parco di villa Necker; al secondo tratto venne riservato il nome di via Remota, esteso dall’omonima androna, mutato poi con delibera Giun. Mun. d.d. 19.3.1919 con quello del medico Moisè Luzzatto.
Con Del. Pod. n. 863 d.d. 6.7.1940 le vie Belpoggio e Luzzatto assunsero il nome di Italo Balbo (Guartesana presso Ferrara 1896 – Tobruk 1940), uomo politico, interventista nel 1915, fondatore e direttore a Udine de «L’Alpino», gerarca fascista; ministro dell’aereonautica (1929-1933), divenne governatore della Libia nel 1933 e vi morì nel 1940 con l’abbattimento per errore dell’aereo sul quale viaggiava. Con Del. Comm. Prefett. n. 648 d.d. 4.9.1943 vennero ripristinate le precedenti denominazioni, per il primo e per il secondo tratto, di via Belpoggio e di via M. Luzzatto; con delibera n. 407 d.d. 6.7.1946 l’intitolazione di via Belpoggio venne estesa a tutta la strada. Al n. civ. 1, angolo riva Grumula, si trova casa Stabile (arch. M. Fabiani, 1906) con lo scudo d’angolo recante le iniziali «E.S.S. 1906»; al n. civ. 21, nell’edificio ottocentesco in stile gotico quadrato, è la sezione staccata del Genio Militare cui segue, al n. civ. 27, una casa liberty del 1911-12 (ing. A. Bruna).

Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

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