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BASOVIZZA, via di
Altipiano Est (Villa Opicina). Da via Nazionale alla frazione di Basovizza. C.A.P. 34016.
La strada che collega la frazione di Villa Opicina con l’abitato di Basovizza, costruita su progetto di C. Dini nel 1780-1781, reca dall’8.11.1929 il nome di via di Basovizza (Del. Pod. n. 63/51-V-31/52-29).
L’antico villaggio di Basovizza, noto fin dal XIII e XIV secolo, si sviluppò all’incrocio di importanti strutture viarie esistenti fin dall’epoca romana, la strada del Carso e la strada del Monte Spaccato. Basovizza ebbe fin dal XIV secolo una cappella dedicata a Santa Maria Maddalena, consacrata dal vescovo fra Pace da Vedano e amministrata da una confraternita. La chiesetta, sottoposta fino al 1785 alla parrocchia di Grozzana come filiale, venne ristrutturata nel 1660; abbattuta nel 1857 perché troppo angusta, venne ricostruita più ampia e consacrata il 27.7.1862. Cappellania dal 1785 e curazia dal 1864, venne eretta parrocchia indipendente nel 1892. All’interno fu collocato, oltre al marmoreo altare maggiore, l’altare ligneo dedicato a San Rocco proveniente dalla demolita chiesa omonima già esistente nell’odierna piazza Unità d’Italia (la campana era stata donata, invece, alla chiesa di Grozzana).
Al n. civ. 2 di via Basovizza è la sede (1967) della Cassa Rurale ed Artigiana di Opicina, fondata nel 1908; al n. civ. 5, in edificio inaugurato nell’anno 1957, si trova la Scuola Media Statale «Muzio de Tommasini», mentre al n. civ. 7 è la Scuola Media Statale di lingua slovena «Srecko Kosovel».
Al n. civ. 60 il complesso che ospita oggi la scuola elementare di Banne e la succursale della Scuola media statale M. de Tommasini venne inaugurato nel 1933 quale sede della Colonia feriale di Banne. Costruito mediante pubblica sottoscrizione a ricordo delle nozze dei principi Umberto di Piemonte e Maria Josè del Belgio, l’edificio venne progettato dall’arch. L. Braidotti e decorato da fregi scultorei di A. Canciani.
Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.
Un sentito ringraziamento al Prof. Antonio Trampus, per aver acconsentito all'utilizzo dei suoi testi.