Fiume: Casa veneziana di Giacomo Zammattio

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Post e foto di Enrico de Cristofaro

Casa veneziana di Giacomo Zammattio, architetto triestino attivo a Fiume nel periodo dal 1880 (quando fu chiamato da De Ciotta) al 1900, quando rientrò a Trieste. Le sue opere ripercorrono gran parte della storia architettonica italiana: Barocco, Classico, Palladiano, Rinascimentale.

La Cappella dell’Arcivescovado

Cappella Arcivescovile

 
A Trieste esiste un gioiello architettonico che pochi conoscono. Si tratta della Cappella Arcivescovile dell’architetto di origini slovene Ivan Vurnik formatosi a Vienna (dove ha conosciuto la moglie Helene Kottler, validissima pittrice) negli anni della Secession austriaca e che rientrato a Trieste riceve l’incarico dall’Arcivescovo (Enzo Lorenzetti)
 
 
l’album facebook dedicato: https://www.facebook.com/media/set/?set=oa.1114719698551619&type=1 
 

Visibile anche qua ( foto di Enzo Lorenzetti e Elisabetta Marcovich )

Trieste – Entrate al Punto Franco

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Trieste - Entrate al Punto Franco, su progetto dell'arch. G. Zaninovich (1910-1914). 
Già Collezione Giorgio Giorgetti

Trieste : Ponte della Fabra – nuovo Palazzo Georgiadis

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Ponte della Fabra (piazza Goldoni) - nuovo Palazzo Georgiadis, realizzato dall'ingegner Pagliaro nel 1928.
Foto Giancarla Scubini

San Giovanni Decollato, altare laterale destro

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Trieste - San Giovanni Decollato, altare laterale destro, progettato e realizzato dallo scalpellino Antonio Trobec nel 1873. Sopra l'altare la pala della Beata Vergine del Rosario, realizzata dal pittore Giovanni Luigi Rose assieme al figlio Antonio

La chiesa venne costruita a partire dall’anno 1856 su progetto dell’architetto Giuseppe Sforzi  e fu consacrata dal vescovo Bartolomeo Legat il 27 giugno 1858. Nel 1859 fu istituita a vicariato parrocchiale; nel 1864 venne elevata a parrocchia.

Resasi la vecchia chiesetta dei SS. Giovanni e Pelagio insufficiente alla popolazione di S. Giovanni, nel 1852 venne sottoposta al Magistrato civico la richiesta di ampliare la stessa o in alternativa di costruirne una nuova. L’allora Podestà di Trieste, Muzio de Tommasini, era favorevole alla costruzione di nuove chiese a Trieste (diede parere favorevole anche alla costruzione di quella di S. Giacomo e di Roiano). L’8 febbraio si optò per la realizzazione di un nuovo edificio a spese del Comune e la concessione del terreno. Il 29 giugno 1856 vennero iniziati i lavori di costruzione.

Dedicata a San Giovanni Decollato (cioè al Battista), porta l’iscrizione latina sulla lunetta del portale:

TEMPLUM / IOANNI / DECOLLATO / VARDULENSIUM / PATRONO / SACRUM TERGESTINORUM / PIETATE / EXCITATUM BARTHOLOMAEUS / EPPUS / TERGESTIN / IUSTINOP /  DEDICAVIT / ATQUE / CONSECRAVIT / DIE / XXVII / IUNII / MDCCCLVIII.

L’edificio è stato progettato dall’architetto Sforzi e si presenta a pianta a croce latina ad unica navata, con due bracci laterali e con abside pentagonale. Il campanile è a base quadrata addossato all’estremo lato dell’abside. L’altare maggiore, disegnato dallo Sforzi nel 1857, è costituito da una mensa con tabernacolo, decorata a motivi geometrici con marmi policromi; i due altari laterali sono stati progettati ed eseguiti dallo scalpellino Antonio Trobec nel 1873. Sopra l’altare maggiore si trova la pala raffigurante S. Giovanni in attesa del martirio, opera del pittore viennese Edoardo Heinrich, siglato e datato 1858; ai lati dell’altare due statue devozionali in stucco policromo (del 1902), ritenute i Santi Cirillo e Metodio, realizzate da Fr. Ks. Tončić.

Lungo le pareti troviamo quattordici stazioni della Via Crucis (1858) dipinte dal pittore Giovanni Luigi Rose (che nel 1856 aveva già eseguito la Via Crucis per S. Giacomo); sui due altari laterali le pale della Beata Vergine del Rosario e di San Giuseppe, attribuite sempre al Rose, con l’aiuto del figlio Antonio.

Sulla parete destra, presso l’entrata, si trova il quadro dell’Assunta, produzione barocca ispirata alla celebre pala del Tiziano, donata da un privato; sulla parete di fronte è collocata la pala con la Madonna fra i santi Giovanni e Pelagio, dipinta dal Rose nel 1853 (firmata e datata), eseguita per l’antica chiesetta dei SS. Giovanni e Pelagio e in seguito trasferita nella nuova parrocchiale.

L’organo originale, proveniva da S. Giusto ed era stato costruito nel 1780 da Francesco Dazzi o Dacci. Diviso a metà (l’altra metà finì nel 1862 nella chiesa di Roiano), venne collocato nella chiesa di san Giovanni nel 1860. Venne sostituito nel 1953 da uno realizzato da Elli Zanin di Codroipo.

Nel 1932 sono stati effettuati dei lavori di restauro e di decorazione esterna con il concorso della Soprintendenza.

(g.c.)

Trieste – San Giovanni Decollato, altare laterale destro

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Trieste - San Giovanni Decollato, altare laterale destro, progettato e realizzato dallo scalpellino Antonio Trobec nel 1873. Sopra l'altare la pala della Beata Vergine del Rosario, realizzata dal pittore Giovanni Luigi Rose assieme al figlio

La chiesa venne costruita a partire dall’anno 1856 su progetto dell’architetto Giuseppe Sforzi  e venne consacrata dal vescovo Bartolomeo Legat il 27 giugno 1858. Nel 1859 fu istituita a vicariato parrocchiale; nel 1864 venne elevata a parrocchia.

Resasi la vecchia chiesetta dei SS. Giovanni e Pelagio insufficiente alla popolazione di S. Giovanni, nel 1852 venne sottoposta al Magistrato civico la richiesta di ampliare la stessa o in alternativa di costruirne una nuova. L’allora Podestà di Trieste, Muzio de Tommasini, era favorevole alla costruzione di nuove chiese a Trieste (diede parere favorevole anche alla costruzione di quella di S. Giacomo e di Roiano). L’8 febbraio si optò per la realizzazione di un nuovo edificio a spese del Comune e la concessione del terreno. Il 29 giugno 1856 vennero iniziati i lavori di costruzione.

Dedicata a San Giovanni Decollato (cioè al Battista), porta l’iscrizione latina sulla lunetta del portale:

TEMPLUM / IOANNI / DECOLLATO / VARDULENSIUM / PATRONO / SACRUM TERGESTINORUM / PIETATE / EXCITATUM BARTHOLOMAEUS / EPPUS / TERGESTIN / IUSTINOP /  DEDICAVIT / ATQUE / CONSECRAVIT / DIE / XXVII / IUNII / MDCCCLVIII.

L’edificio è stato progettato dall’architetto Sforzi e si presenta a pianta a croce latina ad unica navata, con due bracci laterali e con abside pentagonale. Il campanile è a base quadrata addossato all’estremo lato dell’abside. L’altare maggiore, disegnato dallo Sforzi nel 1857, è costituito da una mensa con tabernacolo, decorata a motivi geometrici con marmi policromi; i due altari laterali sono stati progettati ed eseguiti dallo scalpellino Antonio Trobec nel 1873. Sopra l’altare maggiore si trova la pala raffigurante S. Giovanni in attesa del martirio, opera del pittore viennese Edoardo Heinrich, siglato e datato 1858; ai lati dell’altare due statue devozionali in stucco policromo (del 1902), ritenute i Santi Cirillo e Metodio, realizzate da Fr. Ks. Tončić.

Lungo le pareti troviamo quattordici stazioni della Via Crucis (1858) dipinte dal pittore Giovanni Luigi Rose (che nel 1856 aveva già eseguito la Via Crucis per S. Giacomo); sui due altari laterali le pale della Beata Vergine del Rosario e di San Giuseppe, attribuite sempre al Rose, con l’aiuto del figlio Antonio.

Sulla parete destra, presso l’entrata, si trova il quadro dell’Assunta, produzione barocca ispirata alla celebre pala del Tiziano, donata da un privato; sulla parete di fronte è collocata la pala con la Madonna fra i santi Giovanni e Pelagio, dipinta dal Rose nel 1853 (firmata e datata), eseguita per l’antica chiesetta dei SS. Giovanni e Pelagio e in seguito trasferita nella nuova parrocchiale.

L’organo originale, proveniva da S. Giusto ed era stato costruito nel 1780 da Francesco Dazzi o Dacci. Diviso a metà (l’altra metà finì nel 1862 nella chiesa di Roiano), venne collocato nella chiesa di san Giovanni nel 1860. Venne sostituito nel 1953 da uno realizzato da Elli Zanin di Codroipo.

Nel 1932 sono stati effettuati dei lavori di restauro e di decorazione esterna con il concorso della Soprintendenza.

(g.c.)

Castello di San Giusto : Michez e Jachez

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Castello di San Giusto, Michez e Jachez

Un ponte levatoio consente l’accesso ad un piccolo cortile dove si viene accolti da due statue di zinco fuso raffiguranti due paggi, due automi che si trovavano sulla torre del nuovo palazzo municipale di Trieste, progetto dell’architetto Bruni. Gli automi, disposti ai lati di una campana, sopra l’orologio comunale, grazie a braccia articolate regolate da un meccanismo ad orologeria, sollevavano un martello che batteva le ore. Ideati dal Bruni, gli automi vennero realizzati nel giugno 1875 dallo scultore Fausto Asteo (1840 – 1901) presso le  fonderie  dei  fratelli de Poli di Ceneda e collocati sulla torre nei giorni 5 e 7 gennaio 1876. Entrarono in funzione il 14 gennaio alle ore 12. I triestini li soprannominarono Michez e Jachez (o Mikez e Jakez) (Michele e Giacomo), due famosi giudici della città. A seguito dei danni arrecati dagli agenti atmosferici e dalle sollecitazioni del meccanismo, vennero sostituiti il 3 novembre 1972, assieme alla campana, da copie realizzate in bronzo dalla fonderia Brustolin e dalla fonderia Cavadini, entrambe di Verona. (g.c.)

Trieste, 1936: il Cinema “Impero”, in via Battisti n. 33

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All'angolo con la via Gatteri, progettato dall'arch. Umberto Nordio, fu aperto il 12 dicembre 1930. La sala era servita da sei uscite e poteva contenere 500 persone. Chiuse i battenti nel maggio 1978; oggi al suo posto c'è un negozio di giocattoli. Collezione Dino Cafagna

Trieste: Largo Barriera Vecchia, Casa Bizantina

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Largo Barriera Vecchia, Casa Bizantina. Collezione Sergio Sergas

 

A vedere abiti e segnaletica deve trattarsi degli ultimi anni di vita dell’elegante edificio (demolito nel 1934) commissionato da Nicolò Sardotsch e costruito dall’architetto Raffaele Vicentini nel 1875, noto con il nome di “Casa Bizantina”. Si vede l’insegna del “Bar Imperia”, non ci sono più i tavolini all’aperto come nel precedente “Caffè Bizantino”, gestito da Matteo Covacich. Il locale che aveva una numerosa ed eterogenea clientela e nel 1909 era già dotato di telefono. A destra dell’edificio via dell’Arcata, sparita con le demolizioni.
(Margherita Tauceri)

Palazzo RAS in piazza della Repubblica : la fontana dei leoni

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Palazzo RAS: la fontana del Mercurio e i leoni, atrio. Foto di Elisabetta Marcovich

Il palazzo della RAS, costruito negli anni 1910-14 da Arduino e Ruggero  Berlam  ispirato ai palazzi rinascimentali italiani del secolo XVI, ed ora chiuso,  presentava ricche decorazioni interne. Nell’atrio, la fontana di Mercurio e dei leoni di Giovanni Marin (E.M.)

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Trieste: Piazza Guglielmo Oberdan. Palazzo Vianello.

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Trieste: Piazza Guglielmo Oberdan. Palazzo Vianello.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Piazza Guglielmo Oberdan.
Palazzo Vianello realizzato nel 1904 dall’architetto Ruggero Berlam con il figlio Arduino su commissione di Leopoldo Vianello, un ricco commerciante proprietario di una casa di spedizioni, presidente di una banca triestina e grande benefattore.
Le statue sul balcone e sull’attico sono dello scultore Giovanni Marin, mentre i due medaglioni raffiguranti Leonardo e Michelangelo sull’ingresso di via XXX Ottobre 19 sono opera del pittore Pietro Lucano.
La statua femminile posta su Via Carducci rappresenta Anfitrite, una delle Nereidi, sposa di Nettuno e madre di Tritone.
Il palazzo, uno dei primi edifici realizzati a Trieste in cemento armato, fu sede del Salone Edison e poi Cinema Odeon.

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Trieste: Piazza Guglielmo Oberdan.
Palazzo Vianello realizzato nel 1904 dall’architetto Ruggero Berlam con il figlio Arduino su commissione di Leopoldo Vianello, un ricco commerciante proprietario di una casa di spedizioni, presidente di una banca triestina e grande benefattore.
Le statue sul balcone e sull’attico sono dello scultore Giovanni Marin, mentre i due medaglioni raffiguranti Leonardo e Michelangelo sull’ingresso di via XXX Ottobre 19 sono opera del pittore Pietro Lucano.
La statua femminile posta su Via Carducci rappresenta Anfitrite, una delle Nereidi, sposa di Nettuno e madre di Tritone.
Il palazzo, uno dei primi edifici realizzati a Trieste in cemento armato, fu sede del Salone Edison e poi Cinema Odeon.

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Foto Paolo Carbonaio
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Palazzo Vianello realizzato nel 1904 dall’architetto Ruggero Berlam con il figlio Arduino su commissione di Leopoldo Vianello, un ricco commerciante proprietario di una casa di spedizioni, presidente di una banca triestina e grande benefattore.
Le statue sul balcone e sull’attico sono dello scultore Giovanni Marin, mentre i due medaglioni raffiguranti Leonardo e Michelangelo sull’ingresso di via XXX Ottobre 19 sono opera del pittore Pietro Lucano.
La statua femminile posta su Via Carducci rappresenta Anfitrite, una delle Nereidi, sposa di Nettuno e madre di Tritone.
Il palazzo, uno dei primi edifici realizzati a Trieste in cemento armato, fu sede del Salone Edison e poi Cinema Odeon.

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Palazzo Vianello realizzato nel 1904 dall’architetto Ruggero Berlam con il figlio Arduino su commissione di Leopoldo Vianello, un ricco commerciante proprietario di una casa di spedizioni, presidente di una banca triestina e grande benefattore.
Le statue sul balcone e sull’attico sono dello scultore Giovanni Marin, mentre i due medaglioni raffiguranti Leonardo e Michelangelo sull’ingresso di via XXX Ottobre 19 sono opera del pittore Pietro Lucano.
La statua femminile posta su Via Carducci rappresenta Anfitrite, una delle Nereidi, sposa di Nettuno e madre di Tritone.
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Palazzo Vianello realizzato nel 1904 dall’architetto Ruggero Berlam con il figlio Arduino su commissione di Leopoldo Vianello, un ricco commerciante proprietario di una casa di spedizioni, presidente di una banca triestina e grande benefattore.
Le statue sul balcone e sull’attico sono dello scultore Giovanni Marin, mentre i due medaglioni raffiguranti Leonardo e Michelangelo sull’ingresso di via XXX Ottobre 19 sono opera del pittore Pietro Lucano.
La statua femminile posta su Via Carducci rappresenta Anfitrite, una delle Nereidi, sposa di Nettuno e madre di Tritone.
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Palazzo Vianello realizzato nel 1904 dall’architetto Ruggero Berlam con il figlio Arduino su commissione di Leopoldo Vianello, un ricco commerciante proprietario di una casa di spedizioni, presidente di una banca triestina e grande benefattore.
Le statue sul balcone e sull’attico sono dello scultore Giovanni Marin, mentre i due medaglioni raffiguranti Leonardo e Michelangelo sull’ingresso di via XXX Ottobre 19 sono opera del pittore Pietro Lucano.
La statua femminile posta su Via Carducci rappresenta Anfitrite, una delle Nereidi, sposa di Nettuno e madre di Tritone.
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Trieste: Piazza Guglielmo Oberdan.
Palazzo Vianello realizzato nel 1904 dall’architetto Ruggero Berlam con il figlio Arduino su commissione di Leopoldo Vianello, un ricco commerciante proprietario di una casa di spedizioni, presidente di una banca triestina e grande benefattore.
Le statue sul balcone e sull’attico sono dello scultore Giovanni Marin, mentre i due medaglioni raffiguranti Leonardo e Michelangelo sull’ingresso di via XXX Ottobre 19 sono opera del pittore Pietro Lucano.
La statua femminile posta su Via Carducci rappresenta Anfitrite, una delle Nereidi, sposa di Nettuno e madre di Tritone.
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Palazzo Vianello realizzato nel 1904 dall’architetto Ruggero Berlam con il figlio Arduino su commissione di Leopoldo Vianello, un ricco commerciante proprietario di una casa di spedizioni, presidente di una banca triestina e grande benefattore.
Le statue sul balcone e sull’attico sono dello scultore Giovanni Marin, mentre i due medaglioni raffiguranti Leonardo e Michelangelo sull’ingresso di via XXX Ottobre 19 sono opera del pittore Pietro Lucano.
La statua femminile posta su Via Carducci rappresenta Anfitrite, una delle Nereidi, sposa di Nettuno e madre di Tritone.
Il palazzo, uno dei primi edifici realizzati a Trieste in cemento armato, fu sede del Salone Edison e poi Cinema Odeon.

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Trieste: Piazza Guglielmo Oberdan. Palazzo Vianello.
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Trieste: Piazza Guglielmo Oberdan.
Palazzo Vianello realizzato nel 1904 dall’architetto Ruggero Berlam con il figlio Arduino su commissione di Leopoldo Vianello, un ricco commerciante proprietario di una casa di spedizioni, presidente di una banca triestina e grande benefattore.
Le statue sul balcone e sull’attico sono dello scultore Giovanni Marin, mentre i due medaglioni raffiguranti Leonardo e Michelangelo sull’ingresso di via XXX Ottobre 19 sono opera del pittore Pietro Lucano.
La statua femminile posta su Via Carducci rappresenta Anfitrite, una delle Nereidi, sposa di Nettuno e madre di Tritone.
Il palazzo, uno dei primi edifici realizzati a Trieste in cemento armato, fu sede del Salone Edison e poi Cinema Odeon.

Trieste – Piazza Vittorio Veneto, Palazzo della Provincia

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Trieste, piazza Vittorio Veneto, Palazzo della Provincia.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Piazza Vittorio Veneto.
Palazzo della Provincia costruito nel 1896 su progetto dell’ingegnere Claudio Cambiagio.
Il palazzo venne commissionato da Giorgio Galatti, ricco commerciante di origine greca che contribuì alla costruzione dell’ospedale psichiatrico a San Giovanni. Alla sua morte, avvenuta nel 1902, GIorgio Galatti decise di lasciare al Comune anche questo palazzo, che passò alla Provincia di Trieste nel 1924.
Attulmente l’edificio ospita gli uffici della Provincia e la collezione d’arte costituita da 12 pezzi donata dal figlio del pittore Edgardo Gambo.
L’edificio è costituito da tre livelli fuori terra più una soffitta. Accesso su Piazza Vittorio Veneto, Via Roma e Via Geppa. Le facciate si presentano simili e nessuna si impone come principale.
Il basamento ha un rivestimento a bugnato, realizzato con blocchi di pietra d’Aurisina lavorata a martellina, su cui si aprono delle aperture rettangolari. I piani superiori, trattati ad intonaco giallo, sono scanditi da una serie continua di due piani di finestre. Il primo piano presenta fori finestra incorniciati da conci di pietra disposti a raggiera, mentre le finestre del secondo piano sono arricchite da timpani triangolari.
Ai lati delle facciate spiccano degli avancorpi aggettanti su cui emergono al primo e secondo piano dei balconi sostenuti da coppie di mensoloni. Al secondo piano i balconi sono arricchiti da candelabri in ferro battuto decorati da motivi vegetali. A coronamento dell’edificio si trova una cornice a dentelli. (Tratto da: biblioteche.comune.trieste)

Trieste – Piazza Vittorio Veneto, Palazzo della Provincia

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Trieste, piazza Vittorio Veneto, Palazzo della Provincia.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Piazza Vittorio Veneto.
Palazzo della Provincia costruito nel 1896 su progetto dell’ingegnere Claudio Cambiagio.
Il palazzo venne commissionato da Giorgio Galatti, ricco commerciante di origine greca che contribuì alla costruzione dell’ospedale psichiatrico a San Giovanni. Alla sua morte, avvenuta nel 1902, GIorgio Galatti decise di lasciare al Comune anche questo palazzo, che passò alla Provincia di Trieste nel 1924.
Attulmente l’edificio ospita gli uffici della Provincia e la collezione d’arte costituita da 12 pezzi donata dal figlio del pittore Edgardo Gambo.
L’edificio è costituito da tre livelli fuori terra più una soffitta. Accesso su Piazza Vittorio Veneto, Via Roma e Via Geppa. Le facciate si presentano simili e nessuna si impone come principale.
Il basamento ha un rivestimento a bugnato, realizzato con blocchi di pietra d’Aurisina lavorata a martellina, su cui si aprono delle aperture rettangolari. I piani superiori, trattati ad intonaco giallo, sono scanditi da una serie continua di due piani di finestre. Il primo piano presenta fori finestra incorniciati da conci di pietra disposti a raggiera, mentre le finestre del secondo piano sono arricchite da timpani triangolari.
Ai lati delle facciate spiccano degli avancorpi aggettanti su cui emergono al primo e secondo piano dei balconi sostenuti da coppie di mensoloni. Al secondo piano i balconi sono arricchiti da candelabri in ferro battuto decorati da motivi vegetali. A coronamento dell’edificio si trova una cornice a dentelli. (Tratto da: biblioteche.comune.trieste)

rieste – Piazza Vittorio Veneto, palazzo della Provincia

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Trieste, piazza Vittorio Veneto, Palazzo della Provincia.
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Trieste: Piazza Vittorio Veneto.
Palazzo della Provincia costruito nel 1896 su progetto dell’ingegnere Claudio Cambiagio.
Il palazzo venne commissionato da Giorgio Galatti, ricco commerciante di origine greca che contribuì alla costruzione dell’ospedale psichiatrico a San Giovanni. Alla sua morte, avvenuta nel 1902, GIorgio Galatti decise di lasciare al Comune anche questo palazzo, che passò alla Provincia di Trieste nel 1924.
Attulmente l’edificio ospita gli uffici della Provincia e la collezione d’arte costituita da 12 pezzi donata dal figlio del pittore Edgardo Gambo.
L’edificio è costituito da tre livelli fuori terra più una soffitta. Accesso su Piazza Vittorio Veneto, Via Roma e Via Geppa. Le facciate si presentano simili e nessuna si impone come principale.
Il basamento ha un rivestimento a bugnato, realizzato con blocchi di pietra d’Aurisina lavorata a martellina, su cui si aprono delle aperture rettangolari. I piani superiori, trattati ad intonaco giallo, sono scanditi da una serie continua di due piani di finestre. Il primo piano presenta fori finestra incorniciati da conci di pietra disposti a raggiera, mentre le finestre del secondo piano sono arricchite da timpani triangolari.
Ai lati delle facciate spiccano degli avancorpi aggettanti su cui emergono al primo e secondo piano dei balconi sostenuti da coppie di mensoloni. Al secondo piano i balconi sono arricchiti da candelabri in ferro battuto decorati da motivi vegetali. A coronamento dell’edificio si trova una cornice a dentelli. (Tratto da: biblioteche.comune.trieste)

Trieste – Piazza Vittorio Veneto

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Trieste, Piazza Vittorio Veneto
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Piazza Vittorio Veneto.
Palazzo delle Ferrovie, costruito tra il 1894 e 1895 su progetto dell’architetto Raimondo Sagors per l’Istituto Pensioni Impiegati del Lloyd Austriaco. Nel 1913 passò all’Imperiale Regio Erario per l’amministrazione delle Ferrovie austriache e, dopo la Prima Guerra Mondiale, ospitò la sede delle Ferrovie dello Stato italiano.
Il palazzo fu sede dei consolati di Argentina, Norvegia e Portogallo, di società armatrici come Adria, Veneta, Florio e Rubattino ospitò inoltre le case di spedizioni American Express di New York, la Schenker e la Boemia, associazioni dopolavoristiche, il comando della Milizia Ferroviaria e un Pronto Soccorso della Croce Rossa Italiana, attività commerciali tra cui il negozio di Ignazio de Brull, mentre nella parte posteriore dell’edificio in epoca fascista c’era il Teatro del Dopolavoro Ferroviario, trasformato nel 1949 nel Cinema Vittorio Veneto. Attualmente ci sono gli uffici delle Ferrovie dello Stato.
In stile rinascimentale, il palazzo di cinque piani ha l’accesso principale in Piazza Vittorio Veneto. La facciata principale ha un rivestimento a bugnato per i primi due piani, mentre i tre piani superiori sono trattati ad intonaco. Il piano terra presenta una serie di aperture ad arco a tutto sesto, mentre le finestre del piano nobile sono arricchite da un timpano triangolare. La facciata presenta una parte centrale con colonne che poggiano su piedistalli alternati a balaustre in pietra. Sulle finestre dell’ultimo piano ci sono dei motivi vegetali e nastri con mensoloni decorati da teste a sostegno della balaustra. Sulla sommità dell’edificio c’è una targa con inciso in numeri romani l’anno della costruzione e inaugurazione: 1895.

Trieste – Piazza Maria Teresa (Piazza della Repubblica)

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Piazza Maria Teresa (Piazza della Repubblica)
(Google Maps)
“Via Nuova” – “Via Mazzini”
La prima denominazione fu “Contrada Lunga” in quanto aveva una lunghezza maggiore di ogni altra strada dei dintorni, poi “Contrada Nuova” e “Via Nuova“, perché a quel tempo finiva in “piazza Nuova” (piazza della Repubblica), in quanto sia il tratto di via che conduceva in piazza Goldoni che le via laterali erano occupati da orti e campagne. Per breve tempo, durante il primo conflitto mondiale, ebbe il nome dell’imperatrice Maria Teresa, dal 28.3.1919 Via Giuseppe Mazzini.
“Piazza della Repubblica”
Questa piazza ebbe un numero notevole di nomi:
– Piazza San Nicolò – dal nome della chiesetta di San Nicolò dei Marinai menzionata già nel 1338;
– 1780 piazza Gadolla o Gadola, in riferimento al palazzo settecentesco che esisteva al posto dell’attuale palazzo della Banca Commerciale Italiana;
– dal 1870 Piazza Nuova o Nova perché era attraversata e rappresentava uno slargo della Via Nuova (via Mazzini)
Piazza XXX Ottobre e piazza Mazzini, questi nomi si trovano soprattutto sulle cartoline, nei testi consultati non ho trovato alcun riferimento;
– dal 1954 Piazza della Repubblica, dopo il ricongiungimento di Trieste all’Italia.Nella piazza si trovava il mercato di frutta, che avrebbe dovuto essere trasferito in Ponterosso già nel 1859, in realtà rimase fino al 1871, continuarono invece la loro attività i venditori di cambricchi (tele tessute a Cambrai in Fiandra). Per diversi anni si tenne la fiera di San Nicolò, che poi fu trasferita in via san Caterina.
Sulla piazza si apriva una libreria intestata al friulano Chiopris, che i triestini pronunciavano Ciopris.

Palazzo Duma
Dove oggi sorge la sede della Banca Commerciale Italiana si trovava il palazzo Duma Il settecentesco edificio, dopo la morte in povertà del Gadolla, cambiò tante volte i proprietari: nel 1808 Gerolamo Bonaparte, ex re di Westfalia, nel 1818 la sorella Elisa Baciocchi Bonaparte, nel 1826 il commerciante Carlo Cristiano Schwahhofer. Rimaneggiato nel 1828 dall’architetto Antonio Buttazzoni, che modificò l’ingresso con quattro colonne doriche a sostegno di un balcone al primo piano. Nel 1847 venne acquistato dal greco Demetrio Duma ed infine fu demolito nel 1904, quando era sede della Società Operaia Triestina.


Palazzo Creditanstalt
Dopo una complessa vicenda che comprende l’individuazione del sito e un fitto carteggio, iniziato verso la fine del 1907, fra lo Stabilimento austriaco di credito per il commercio e l’industria di Trieste e il Magistrato Civico, relativo ai permessi ed i costi dell’area sulla quale costruire la nuova sede, inizia la costruzione del palazzo su disegno di Enrico Nordio. In agosto del 1908 viene rilasciata l’abitabilità, vengono installati gli ascensori elettrici e nel 1909 il monumentale palazzo del Creditanstalt è concluso. Dopo il primo conflitto mondiale divenne sede della Banca Commerciale Triestina, e nel 1932 della Banca Commerciale Italiana che assorbì la Banca Commerciale Triestina.


Palazzo della Riunione Adriatica di Sicurtà (R.A.S.)             Già nel 1909 la grande compagnia assicurativa vide la necessità di una nuova sede in ragione delle accresciute esigenze. Tale edificio avrebbe dovuto ospitare gli uffici della compagnia, delle abitazioni civili e delle zone destinate a negozi.

Individuata l’area vennero acquistate e demolite le case: Bardeau, Prandi, Sartorio e Treves. Venne bandito un concorso al quale furono invitati illustri architetti, i lavori vennero selezionati da una prestigiosa giuria che scelse i progetti di Arduino e Ruggero Berlam, degli architetti Ignác Alpar di Budapest e Giacomo Zamattio, non riuscendo a concludere gli accordi con questi ultimi, l’incarico venne affidato ai Berlam.
L’imponente edificio venne costruito dal 1911 al 1914, in stile eclettico, nella struttura predomina il gusto rinascimentale. La facciata in pietra d’Istria è decorata con importanti sculture, le figure che contornano l’arco dell’ingresso sono scolpite da Giovanni Mayer, sulle colonne binate ai lati del balcone sono poste le sculture di Gianni Marin.
Dopo la galleria d’ingresso protetta, da una preziosa cancellata, si passa al sontuoso atrio, dove ha sede la fontana opera del Marin, con il gruppo scultoreo realizzato con marmi policromi raffigurante Mercurio assieme a tre leoni.
L’inaugurazione del palazzo è ricordata in una lapide all’ingresso.
In data 3 dicembre 1913 nel palazzo è stato aperto con l’ingresso in via Sant’Antonio la sala cinematografica “Ideal”.

(Margherita Tauceri)

Testi consultati:
Antonio Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna;
Silvio Rutteri, Trieste storia ed arte tra vie e piazze;
F. Zubini, Borgo Teresiano;
Trieste 1872-1917, Guida all’Architettura a cura di Federica Rovello.

P.S.: All’angolo con via Dante Alighieri è situato uno dei più importanti esempi di Liberty triestino: il palazzo Terni-Smolars, ultimato nel 1907 ad opera di Romeo Depaoli.

Via Mazzini, Piazza della Repubblica – Palazzo della R.A.S.

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Via Mazzini, Piazza della Repubblica - Ingresso del Palazzo della R.A.S.
(Google Maps)
“Via Nuova” – “Via Mazzini”
La prima denominazione fu “Contrada Lunga” in quanto aveva una lunghezza maggiore di ogni altra strada dei dintorni, poi “Contrada Nuova” e “Via Nuova“, perché a quel tempo finiva in “piazza Nuova” (piazza della Repubblica), in quanto sia il tratto di via che conduceva in piazza Goldoni che le via laterali erano occupati da orti e campagne. Per breve tempo, durante il primo conflitto mondiale, ebbe il nome dell’imperatrice Maria Teresa, dal 28.3.1919 Via Giuseppe Mazzini.
“Piazza della Repubblica”
Questa piazza ebbe un numero notevole di nomi:
– Piazza San Nicolò – dal nome della chiesetta di San Nicolò dei Marinai menzionata già nel 1338;
– 1780 piazza Gadolla o Gadola, in riferimento al palazzo settecentesco che esisteva al posto dell’attuale palazzo della Banca Commerciale Italiana;
– dal 1870 Piazza Nuova o Nova perché era attraversata e rappresentava uno slargo della Via Nuova (via Mazzini)
Piazza XXX Ottobre e piazza Mazzini, questi nomi si trovano soprattutto sulle cartoline, nei testi consultati non ho trovato alcun riferimento;
– dal 1954 Piazza della Repubblica, dopo il ricongiungimento di Trieste all’Italia.Nella piazza si trovava il mercato di frutta, che avrebbe dovuto essere trasferito in Ponterosso già nel 1859, in realtà rimase fino al 1871, continuarono invece la loro attività i venditori di cambricchi (tele tessute a Cambrai in Fiandra). Per diversi anni si tenne la fiera di San Nicolò, che poi fu trasferita in via san Caterina.
Sulla piazza si apriva una libreria intestata al friulano Chiopris, che i triestini pronunciavano Ciopris.

Palazzo Duma
Dove oggi sorge la sede della Banca Commerciale Italiana si trovava il palazzo Duma Il settecentesco edificio, dopo la morte in povertà del Gadolla, cambiò tante volte i proprietari: nel 1808 Gerolamo Bonaparte, ex re di Westfalia, nel 1818 la sorella Elisa Baciocchi Bonaparte, nel 1826 il commerciante Carlo Cristiano Schwahhofer. Rimaneggiato nel 1828 dall’architetto Antonio Buttazzoni, che modificò l’ingresso con quattro colonne doriche a sostegno di un balcone al primo piano. Nel 1847 venne acquistato dal greco Demetrio Duma ed infine fu demolito nel 1904, quando era sede della Società Operaia Triestina.


Palazzo Creditanstalt
Dopo una complessa vicenda che comprende l’individuazione del sito e un fitto carteggio, iniziato verso la fine del 1907, fra lo Stabilimento austriaco di credito per il commercio e l’industria di Trieste e il Magistrato Civico, relativo ai permessi ed i costi dell’area sulla quale costruire la nuova sede, inizia la costruzione del palazzo su disegno di Enrico Nordio. In agosto del 1908 viene rilasciata l’abitabilità, vengono installati gli ascensori elettrici e nel 1909 il monumentale palazzo del Creditanstalt è concluso. Dopo il primo conflitto mondiale divenne sede della Banca Commerciale Triestina, e nel 1932 della Banca Commerciale Italiana che assorbì la Banca Commerciale Triestina.


Palazzo della Riunione Adriatica di Sicurtà (R.A.S.)             Già nel 1909 la grande compagnia assicurativa vide la necessità di una nuova sede in ragione delle accresciute esigenze. Tale edificio avrebbe dovuto ospitare gli uffici della compagnia, delle abitazioni civili e delle zone destinate a negozi.

Individuata l’area vennero acquistate e demolite le case: Bardeau, Prandi, Sartorio e Treves. Venne bandito un concorso al quale furono invitati illustri architetti, i lavori vennero selezionati da una prestigiosa giuria che scelse i progetti di Arduino e Ruggero Berlam, degli architetti Ignác Alpar di Budapest e Giacomo Zamattio, non riuscendo a concludere gli accordi con questi ultimi, l’incarico venne affidato ai Berlam.
L’imponente edificio venne costruito dal 1911 al 1914, in stile eclettico, nella struttura predomina il gusto rinascimentale. La facciata in pietra d’Istria è decorata con importanti sculture, le figure che contornano l’arco dell’ingresso sono scolpite da Giovanni Mayer, sulle colonne binate ai lati del balcone sono poste le sculture di Gianni Marin.
Dopo la galleria d’ingresso protetta, da una preziosa cancellata, si passa al sontuoso atrio, dove ha sede la fontana opera del Marin, con il gruppo scultoreo realizzato con marmi policromi raffigurante Mercurio assieme a tre leoni.
L’inaugurazione del palazzo è ricordata in una lapide all’ingresso.
In data 3 dicembre 1913 nel palazzo è stato aperto con l’ingresso in via Sant’Antonio la sala cinematografica “Ideal”.

(Margherita Tauceri)

Testi consultati:
Antonio Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna;
Silvio Rutteri, Trieste storia ed arte tra vie e piazze;
F. Zubini, Borgo Teresiano;
Trieste 1872-1917, Guida all’Architettura a cura di Federica Rovello.

P.S.: All’angolo con via Dante Alighieri è situato uno dei più importanti esempi di Liberty triestino: il palazzo Terni-Smolars, ultimato nel 1907 ad opera di Romeo Depaoli.

Piazza Nuova (Piazza della Repubblica)

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“Via Nuova” – “Via Mazzini”
La prima denominazione fu “Contrada Lunga” in quanto aveva una lunghezza maggiore di ogni altra strada dei dintorni, poi “Contrada Nuova” e “Via Nuova“, perché a quel tempo finiva in “piazza Nuova” (piazza della Repubblica), in quanto sia il tratto di via che conduceva in piazza Goldoni che le via laterali erano occupati da orti e campagne. Per breve tempo, durante il primo conflitto mondiale, ebbe il nome dell’imperatrice Maria Teresa, dal 28.3.1919 Via Giuseppe Mazzini.
“Piazza della Repubblica”
Questa piazza ebbe un numero notevole di nomi:
– Piazza San Nicolò – dal nome della chiesetta di San Nicolò dei Marinai menzionata già nel 1338;
– 1780 piazza Gadolla o Gadola, in riferimento al palazzo settecentesco che esisteva al posto dell’attuale palazzo della Banca Commerciale Italiana;
– dal 1870 Piazza Nuova o Nova perché era attraversata e rappresentava uno slargo della Via Nuova (via Mazzini)
Piazza XXX Ottobre e piazza Mazzini, questi nomi si trovano soprattutto sulle cartoline, nei testi consultati non ho trovato alcun riferimento;
– dal 1954 Piazza della Repubblica, dopo il ricongiungimento di Trieste all’Italia.Nella piazza si trovava il mercato di frutta, che avrebbe dovuto essere trasferito in Ponterosso già nel 1859, in realtà rimase fino al 1871, continuarono invece la loro attività i venditori di cambricchi (tele tessute a Cambrai in Fiandra). Per diversi anni si tenne la fiera di San Nicolò, che poi fu trasferita in via san Caterina.
Sulla piazza si apriva una libreria intestata al friulano Chiopris, che i triestini pronunciavano Ciopris.

Palazzo Duma
Dove oggi sorge la sede della Banca Commerciale Italiana si trovava il palazzo Duma Il settecentesco edificio, dopo la morte in povertà del Gadolla, cambiò tante volte i proprietari: nel 1808 Gerolamo Bonaparte, ex re di Westfalia, nel 1818 la sorella Elisa Baciocchi Bonaparte, nel 1826 il commerciante Carlo Cristiano Schwahhofer. Rimaneggiato nel 1828 dall’architetto Antonio Buttazzoni, che modificò l’ingresso con quattro colonne doriche a sostegno di un balcone al primo piano. Nel 1847 venne acquistato dal greco Demetrio Duma ed infine fu demolito nel 1904, quando era sede della Società Operaia Triestina.


Palazzo Creditanstalt
Dopo una complessa vicenda che comprende l’individuazione del sito e un fitto carteggio, iniziato verso la fine del 1907, fra lo Stabilimento austriaco di credito per il commercio e l’industria di Trieste e il Magistrato Civico, relativo ai permessi ed i costi dell’area sulla quale costruire la nuova sede, inizia la costruzione del palazzo su disegno di Enrico Nordio. In agosto del 1908 viene rilasciata l’abitabilità, vengono installati gli ascensori elettrici e nel 1909 il monumentale palazzo del Creditanstalt è concluso. Dopo il primo conflitto mondiale divenne sede della Banca Commerciale Triestina, e nel 1932 della Banca Commerciale Italiana che assorbì la Banca Commerciale Triestina.


Palazzo della Riunione Adriatica di Sicurtà (R.A.S.)             Già nel 1909 la grande compagnia assicurativa vide la necessità di una nuova sede in ragione delle accresciute esigenze. Tale edificio avrebbe dovuto ospitare gli uffici della compagnia, delle abitazioni civili e delle zone destinate a negozi.

Individuata l’area vennero acquistate e demolite le case: Bardeau, Prandi, Sartorio e Treves. Venne bandito un concorso al quale furono invitati illustri architetti, i lavori vennero selezionati da una prestigiosa giuria che scelse i progetti di Arduino e Ruggero Berlam, degli architetti Ignác Alpar di Budapest e Giacomo Zamattio, non riuscendo a concludere gli accordi con questi ultimi, l’incarico venne affidato ai Berlam.
L’imponente edificio venne costruito dal 1911 al 1914, in stile eclettico, nella struttura predomina il gusto rinascimentale. La facciata in pietra d’Istria è decorata con importanti sculture, le figure che contornano l’arco dell’ingresso sono scolpite da Giovanni Mayer, sulle colonne binate ai lati del balcone sono poste le sculture di Gianni Marin.
Dopo la galleria d’ingresso protetta, da una preziosa cancellata, si passa al sontuoso atrio, dove ha sede la fontana opera del Marin, con il gruppo scultoreo realizzato con marmi policromi raffigurante Mercurio assieme a tre leoni.
L’inaugurazione del palazzo è ricordata in una lapide all’ingresso.
In data 3 dicembre 1913 nel palazzo è stato aperto con l’ingresso in via Sant’Antonio la sala cinematografica “Ideal”.

(Margherita Tauceri)

Testi consultati:
Antonio Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna;
Silvio Rutteri, Trieste storia ed arte tra vie e piazze;
F. Zubini, Borgo Teresiano;
Trieste 1872-1917, Guida all’Architettura a cura di Federica Rovello.

P.S.: All’angolo con via Dante Alighieri è situato uno dei più importanti esempi di Liberty triestino: il palazzo Terni-Smolars, ultimato nel 1907 ad opera di Romeo Depaoli.

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“Via Nuova” – “Via Mazzini”
La prima denominazione fu “Contrada Lunga” in quanto aveva una lunghezza maggiore di ogni altra strada dei dintorni, poi “Contrada Nuova” e “Via Nuova“, perché a quel tempo finiva in “piazza Nuova” (piazza della Repubblica), in quanto sia il tratto di via che conduceva in piazza Goldoni che le via laterali erano occupati da orti e campagne. Per breve tempo, durante il primo conflitto mondiale, ebbe il nome dell’imperatrice Maria Teresa, dal 28.3.1919 Via Giuseppe Mazzini.
“Piazza della Repubblica”
Questa piazza ebbe un numero notevole di nomi:
– Piazza San Nicolò – dal nome della chiesetta di San Nicolò dei Marinai menzionata già nel 1338;
– 1780 piazza Gadolla o Gadola, in riferimento al palazzo settecentesco che esisteva al posto dell’attuale palazzo della Banca Commerciale Italiana;
– dal 1870 Piazza Nuova o Nova perché era attraversata e rappresentava uno slargo della Via Nuova (via Mazzini)
Piazza XXX Ottobre e piazza Mazzini, questi nomi si trovano soprattutto sulle cartoline, nei testi consultati non ho trovato alcun riferimento;
– dal 1954 Piazza della Repubblica, dopo il ricongiungimento di Trieste all’Italia.Nella piazza si trovava il mercato di frutta, che avrebbe dovuto essere trasferito in Ponterosso già nel 1859, in realtà rimase fino al 1871, continuarono invece la loro attività i venditori di cambricchi (tele tessute a Cambrai in Fiandra). Per diversi anni si tenne la fiera di San Nicolò, che poi fu trasferita in via san Caterina.
Sulla piazza si apriva una libreria intestata al friulano Chiopris, che i triestini pronunciavano Ciopris.

Palazzo Duma
Dove oggi sorge la sede della Banca Commerciale Italiana si trovava il palazzo Duma Il settecentesco edificio, dopo la morte in povertà del Gadolla, cambiò tante volte i proprietari: nel 1808 Gerolamo Bonaparte, ex re di Westfalia, nel 1818 la sorella Elisa Baciocchi Bonaparte, nel 1826 il commerciante Carlo Cristiano Schwahhofer. Rimaneggiato nel 1828 dall’architetto Antonio Buttazzoni, che modificò l’ingresso con quattro colonne doriche a sostegno di un balcone al primo piano. Nel 1847 venne acquistato dal greco Demetrio Duma ed infine fu demolito nel 1904, quando era sede della Società Operaia Triestina.


Palazzo Creditanstalt
Dopo una complessa vicenda che comprende l’individuazione del sito e un fitto carteggio, iniziato verso la fine del 1907, fra lo Stabilimento austriaco di credito per il commercio e l’industria di Trieste e il Magistrato Civico, relativo ai permessi ed i costi dell’area sulla quale costruire la nuova sede, inizia la costruzione del palazzo su disegno di Enrico Nordio. In agosto del 1908 viene rilasciata l’abitabilità, vengono installati gli ascensori elettrici e nel 1909 il monumentale palazzo del Creditanstalt è concluso. Dopo il primo conflitto mondiale divenne sede della Banca Commerciale Triestina, e nel 1932 della Banca Commerciale Italiana che assorbì la Banca Commerciale Triestina.


Palazzo della Riunione Adriatica di Sicurtà (R.A.S.)             Già nel 1909 la grande compagnia assicurativa vide la necessità di una nuova sede in ragione delle accresciute esigenze. Tale edificio avrebbe dovuto ospitare gli uffici della compagnia, delle abitazioni civili e delle zone destinate a negozi.

Individuata l’area vennero acquistate e demolite le case: Bardeau, Prandi, Sartorio e Treves. Venne bandito un concorso al quale furono invitati illustri architetti, i lavori vennero selezionati da una prestigiosa giuria che scelse i progetti di Arduino e Ruggero Berlam, degli architetti Ignác Alpar di Budapest e Giacomo Zamattio, non riuscendo a concludere gli accordi con questi ultimi, l’incarico venne affidato ai Berlam.
L’imponente edificio venne costruito dal 1911 al 1914, in stile eclettico, nella struttura predomina il gusto rinascimentale. La facciata in pietra d’Istria è decorata con importanti sculture, le figure che contornano l’arco dell’ingresso sono scolpite da Giovanni Mayer, sulle colonne binate ai lati del balcone sono poste le sculture di Gianni Marin.
Dopo la galleria d’ingresso protetta, da una preziosa cancellata, si passa al sontuoso atrio, dove ha sede la fontana opera del Marin, con il gruppo scultoreo realizzato con marmi policromi raffigurante Mercurio assieme a tre leoni.
L’inaugurazione del palazzo è ricordata in una lapide all’ingresso.
In data 3 dicembre 1913 nel palazzo è stato aperto con l’ingresso in via Sant’Antonio la sala cinematografica “Ideal”.

(Margherita Tauceri)

Testi consultati:
Antonio Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna;
Silvio Rutteri, Trieste storia ed arte tra vie e piazze;
F. Zubini, Borgo Teresiano;
Trieste 1872-1917, Guida all’Architettura a cura di Federica Rovello.

P.S.: All’angolo con via Dante Alighieri è situato uno dei più importanti esempi di Liberty triestino: il palazzo Terni-Smolars, ultimato nel 1907 ad opera di Romeo Depaoli.

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Via Mazzini – Piazza della Repubblica

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Piazza della Repubblica
(Google Maps)
“Via Nuova” – “Via Mazzini”
La prima denominazione fu “Contrada Lunga” in quanto aveva una lunghezza maggiore di ogni altra strada dei dintorni, poi “Contrada Nuova” e “Via Nuova“, perché a quel tempo finiva in “piazza Nuova” (piazza della Repubblica), in quanto sia il tratto di via che conduceva in piazza Goldoni che le via laterali erano occupati da orti e campagne. Per breve tempo, durante il primo conflitto mondiale, ebbe il nome dell’imperatrice Maria Teresa, dal 28.3.1919 Via Giuseppe Mazzini.
“Piazza della Repubblica”
Questa piazza ebbe un numero notevole di nomi:
– Piazza San Nicolò – dal nome della chiesetta di San Nicolò dei Marinai menzionata già nel 1338;
– 1780 piazza Gadolla o Gadola, in riferimento al palazzo settecentesco che esisteva al posto dell’attuale palazzo della Banca Commerciale Italiana;
– dal 1870 Piazza Nuova o Nova perché era attraversata e rappresentava uno slargo della Via Nuova (via Mazzini)
Piazza XXX Ottobre e piazza Mazzini, questi nomi si trovano soprattutto sulle cartoline, nei testi consultati non ho trovato alcun riferimento;
– dal 1954 Piazza della Repubblica, dopo il ricongiungimento di Trieste all’Italia.Nella piazza si trovava il mercato di frutta, che avrebbe dovuto essere trasferito in Ponterosso già nel 1859, in realtà rimase fino al 1871, continuarono invece la loro attività i venditori di cambricchi (tele tessute a Cambrai in Fiandra). Per diversi anni si tenne la fiera di San Nicolò, che poi fu trasferita in via san Caterina.
Sulla piazza si apriva una libreria intestata al friulano Chiopris, che i triestini pronunciavano Ciopris.

Palazzo Duma
Dove oggi sorge la sede della Banca Commerciale Italiana si trovava il palazzo Duma Il settecentesco edificio, dopo la morte in povertà del Gadolla, cambiò tante volte i proprietari: nel 1808 Gerolamo Bonaparte, ex re di Westfalia, nel 1818 la sorella Elisa Baciocchi Bonaparte, nel 1826 il commerciante Carlo Cristiano Schwahhofer. Rimaneggiato nel 1828 dall’architetto Antonio Buttazzoni, che modificò l’ingresso con quattro colonne doriche a sostegno di un balcone al primo piano. Nel 1847 venne acquistato dal greco Demetrio Duma ed infine fu demolito nel 1904, quando era sede della Società Operaia Triestina.


Palazzo Creditanstalt
Dopo una complessa vicenda che comprende l’individuazione del sito e un fitto carteggio, iniziato verso la fine del 1907, fra lo Stabilimento austriaco di credito per il commercio e l’industria di Trieste e il Magistrato Civico, relativo ai permessi ed i costi dell’area sulla quale costruire la nuova sede, inizia la costruzione del palazzo su disegno di Enrico Nordio. In agosto del 1908 viene rilasciata l’abitabilità, vengono installati gli ascensori elettrici e nel 1909 il monumentale palazzo del Creditanstalt è concluso. Dopo il primo conflitto mondiale divenne sede della Banca Commerciale Triestina, e nel 1932 della Banca Commerciale Italiana che assorbì la Banca Commerciale Triestina.


Palazzo della Riunione Adriatica di Sicurtà (R.A.S.)             Già nel 1909 la grande compagnia assicurativa vide la necessità di una nuova sede in ragione delle accresciute esigenze. Tale edificio avrebbe dovuto ospitare gli uffici della compagnia, delle abitazioni civili e delle zone destinate a negozi.

Individuata l’area vennero acquistate e demolite le case: Bardeau, Prandi, Sartorio e Treves. Venne bandito un concorso al quale furono invitati illustri architetti, i lavori vennero selezionati da una prestigiosa giuria che scelse i progetti di Arduino e Ruggero Berlam, degli architetti Ignác Alpar di Budapest e Giacomo Zamattio, non riuscendo a concludere gli accordi con questi ultimi, l’incarico venne affidato ai Berlam.
L’imponente edificio venne costruito dal 1911 al 1914, in stile eclettico, nella struttura predomina il gusto rinascimentale. La facciata in pietra d’Istria è decorata con importanti sculture, le figure che contornano l’arco dell’ingresso sono scolpite da Giovanni Mayer, sulle colonne binate ai lati del balcone sono poste le sculture di Gianni Marin.
Dopo la galleria d’ingresso protetta, da una preziosa cancellata, si passa al sontuoso atrio, dove ha sede la fontana opera del Marin, con il gruppo scultoreo realizzato con marmi policromi raffigurante Mercurio assieme a tre leoni.
L’inaugurazione del palazzo è ricordata in una lapide all’ingresso.
In data 3 dicembre 1913 nel palazzo è stato aperto con l’ingresso in via Sant’Antonio la sala cinematografica “Ideal”.

(Margherita Tauceri)

 

Testi consultati:
Antonio Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna;
Silvio Rutteri, Trieste storia ed arte tra vie e piazze;
F. Zubini, Borgo Teresiano;
Trieste 1872-1917, Guida all’Architettura a cura di Federica Rovello.

P.S.: All’angolo con via Dante Alighieri è situato uno dei più importanti esempi di Liberty triestino: il palazzo Terni-Smolars, ultimato nel 1907 ad opera di Romeo Depaoli.

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Trieste – Società Triestina Austria

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 Trieste - Società Triestina Austria - Edificio in via dell'Università n° 4 (ex via Santi Martiri), angolo via Belpoggio. Attualmente ospita il "Circolo Ufficiali italiani"

 Agli inizi del Novecento, la “Lega Patriottica” austriaca aveva intrapreso una campagna di propaganda in tutto l’Impero, al fine di promuovere ideologie ed eroi.
La “Società Triestina Austria” era stata voluta con l’obiettivo di promuovere sentimenti austriaci, a cui si associava il “Sindacato dei lavoratori cattolici” (rivale della politica repubblicana mazziniana), e varie associazioni politiche e culturali filo tedesche.
Tra i sostenitori della Società vi erano italiani, slavi, tedeschi, greci ed ebrei, i maggiori rappresentanti della vecchia élite cosmopolita.
Il progetto dell’edificio venne affidato all’architetto e ingegnere civile Giorgio Zaninovich (Jurij Zaninović), nato a Spalato il 27 aprile 1876 da una famiglia originaria di Lesina. Il padre, Antonio Zaninovich, nel 1874 era stato uno dei marinai della spedizione polare di Julius Payer, Eduard Orel e Carl Weyprecht.
Giorgio Zaninovich, si forma all’Accademia di Vienna sotto la guida di Otto Wagner, dal 1899 al 1902, anno in cui concluse i suoi studi. Nel 1901 aveva già progettato per la città di Zara un salone di rappresentanza con caffè e ristorante, con un’entrata ad arco circolare in stile tipico della Secessione viennese. La costruzione dell’edificio triestino presentò notevoli difficoltà tecniche dovute all’accentuata pendenza sul lato di via Belpoggio. Dai disegni originali (conservati Presso l’Ufficio Tecnico del Comune) e dalla documentazione fotografica anteriore alle modifiche, è possibile ravvisare la somiglianza con il Portale d’ingresso ideato da Joseph Maria Olbrich nel 1901 a Darmstadt per l’edificio del Principe Ernst Ludwig. La realizzazione originale, in via dell’Università, prevedeva l’entrata circolare con un protiro aggettante sorretto da pilastri a guisa di pronao di tempietto, chiuso alla base da transenne decorate con motivi stellati. Nella foto d’epoca, si può notare una polifora ad archi acuti continui, successivamente accorciata con l’eliminazione delle finte finestre.

In qualità di architetto Giorgio Zaninovich realizzerà numerosi edifici Jugendstil a Ljubljana, Vienna, Ragusa, Zara e Varsavia; suoi anche alcuni progetti portuali (entrata monumentale del Porto Vecchio), casa Valdoni in via Commerciale. Fu presidente dell’ordine degli architetti e ingegneri a Trieste nel 1913. Durante la Grande Guerra Zaninovich era tenente dell’Aviazione austro-ungarica; dopo Caporetto venne incaricato dall’Austria della ricostruzione di Gorizia e Gradisca. Alla fine del conflitto, con l’annessione di Trieste all’Italia, si trasferì in Argentina.
Quando gli venne commissionato l’edificio della “Società Triestina Austria” era agli inizi della sua carriera di architetto.

A metà giugno 1907 il principe Federico Carlo II di Hohenlohe-Waldenburg-Schillingsfürst inaugura ufficialmente il Club, che disponeva di giardino, campo da tennis, sala da ballo, biblioteca, sala giochi, e altre strutture di ristoro. Presidente il cav. Luigi de Tommasini.
Sulle attività della Società non si sa molto; anche le fonti discordano sulle date: certo è che nel giugno 1907 l’edificio era completato e pronto per l’uso.
La fonte più autorevole è rappresentata dall’archivio dell’Imperial Regia Luogotenenza, la massima autorità politico-amministrativa del Litorale Austriaco nella fase successiva al 1850, che comprende, oltre alle due serie più consistenti degli Atti generali e degli Atti presidiali e a varie serie minori facenti capo a uffici o commissioni dalle competenze particolari, una serie di Atti presidiali riservati, corrispondente agli affari di speciale rilevanza politica, che venivano trattati in prima persona dal luogotenente.
La documentazione, giunta all’Archivio di Stato negli anni Venti dall’Austria, dove era stata ricoverata durante la guerra mondiale, presenta notevoli lacune: pochissimo si conserva per la fase precedente il 1858; anche per il periodo successivo intere annate risultano mancanti e tra queste il 1908, 1909, anni in cui la Società Triestina Austria avrebbe dovuto essere particolarmente attiva.
Nei Registri:
“Società Triestina Austria”: costruzione della sede 1905, protocollo N° 7/II;
“Società Triestina Austria”: sovvenzione 1910, protocollo N°24.
Durante il periodo bellico 1914-1918 i locali dellaSocietà vennero utilizzati dalla Croce Rossa Austriaca per il ricovero dei feriti. (g.c.)

Trieste – Società Triestina Austria

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Agli inizi del Novecento, la “Lega Patriottica” austriaca aveva intrapreso una campagna di propaganda in tutto l’Impero, al fine di promuovere ideologie ed eroi.
La “Società Triestina Austria” era stata voluta con l’obiettivo di promuovere sentimenti austriaci, a cui si associava il “Sindacato dei lavoratori cattolici” (rivale della politica repubblicana mazziniana), e varie associazioni politiche e culturali filo tedesche.
Tra i sostenitori della Società vi erano italiani, slavi, tedeschi, greci ed ebrei, i maggiori rappresentanti della vecchia élite cosmopolita.
Il progetto dell’edificio venne affidato all’architetto e ingegnere civile Giorgio Zaninovich (Jurij Zaninović), nato a Spalato il 27 aprile 1876 da una famiglia originaria di Lesina. Il padre, Antonio Zaninovich, nel 1874 era stato uno dei marinai della spedizione polare di Julius Payer, Eduard Orel e Carl Weyprecht.

Giorgio Zaninovich, si forma all’Accademia di Vienna sotto la guida di Otto Wagner, dal 1899 al 1902, anno in cui concluse i suoi studi. Nel 1901 aveva già progettato per la città di Zara un salone di rappresentanza con caffè e ristorante, con un’entrata ad arco circolare in stile tipico della Secessione viennese. La costruzione dell’edificio triestino presentò notevoli difficoltà tecniche dovute all’accentuata pendenza sul lato di via Belpoggio. Dai disegni originali (conservati Presso l’Ufficio Tecnico del Comune) e dalla documentazione fotografica anteriore alle modifiche, è possibile ravvisare la somiglianza con il Portale d’ingresso ideato da Joseph Maria Olbrich nel 1901 a Darmstadt per l’edificio del Principe Ernst Ludwig. La realizzazione originale, in via dell’Università, prevedeva l’entrata circolare con un protiro aggettante sorretto da pilastri a guisa di pronao di tempietto, chiuso alla base da transenne decorate con motivi stellati. Nella foto d’epoca, si può notare una polifora ad archi acuti continui, successivamente accorciata con l’eliminazione delle finte finestre.

In qualità di architetto Giorgio Zaninovich realizzerà numerosi edifici Jugendstil a Ljubljana, Vienna, Ragusa, Zara e Varsavia; suoi anche alcuni progetti portuali (entrata monumentale del Porto Vecchio), casa Valdoni in via Commerciale. Fu presidente dell’ordine degli architetti e ingegneri a Trieste nel 1913. Durante la Grande Guerra Zaninovich era tenente dell’Aviazione austro-ungarica; dopo Caporetto venne incaricato dall’Austria della ricostruzione di Gorizia e Gradisca. Alla fine del conflitto, con l’annessione di Trieste all’Italia, si trasferì in Argentina.
Quando gli venne commissionato l’edificio della “Società Triestina Austria” era agli inizi della sua carriera di architetto.

A metà giugno 1907 il principe Federico Carlo II di Hohenlohe-Waldenburg-Schillingsfürst inaugura ufficialmente il Club, che disponeva di giardino, campo da tennis, sala da ballo, biblioteca, sala giochi, e altre strutture di ristoro. Presidente il cav. Luigi de Tommasini.
Sulle attività della Società non si sa molto; anche le fonti discordano sulle date: certo è che nel giugno 1907 l’edificio era completato e pronto per l’uso.
La fonte più autorevole è rappresentata dall’archivio dell’Imperial Regia Luogotenenza, la massima autorità politico-amministrativa del Litorale Austriaco nella fase successiva al 1850, che comprende, oltre alle due serie più consistenti degli Atti generali e degli Atti presidiali e a varie serie minori facenti capo a uffici o commissioni dalle competenze particolari, una serie di Atti presidiali riservati, corrispondente agli affari di speciale rilevanza politica, che venivano trattati in prima persona dal luogotenente.
La documentazione, giunta all’Archivio di Stato negli anni Venti dall’Austria, dove era stata ricoverata durante la guerra mondiale, presenta notevoli lacune: pochissimo si conserva per la fase precedente il 1858; anche per il periodo successivo intere annate risultano mancanti e tra queste il 1908, 1909, anni in cui la Società Triestina Austria avrebbe dovuto essere particolarmente attiva.
Nei Registri:
“Società Triestina Austria”: costruzione della sede 1905, protocollo N° 7/II;
“Società Triestina Austria”: sovvenzione 1910, protocollo N°24.
Durante il periodo bellico 1914-1918 i locali dellaSocietà vennero utilizzati dalla Croce Rossa Austriaca per il ricovero dei feriti. (g.c.)

Trieste – Società Triestina Austria

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 Trieste - Società Triestina Austria - Edificio in via dell'Università n° 4 (ex via Santi Martiri), angolo via Belpoggio. Attualmente ospita il "Circolo Ufficiali italiani"

 Agli inizi del Novecento, la “Lega Patriottica” austriaca aveva intrapreso una campagna di propaganda in tutto l’Impero, al fine di promuovere ideologie ed eroi.
La “Società Triestina Austria” era stata voluta con l’obiettivo di promuovere sentimenti austriaci, a cui si associava il “Sindacato dei lavoratori cattolici” (rivale della politica repubblicana mazziniana), e varie associazioni politiche e culturali filo tedesche.
Tra i sostenitori della Società vi erano italiani, slavi, tedeschi, greci ed ebrei, i maggiori rappresentanti della vecchia élite cosmopolita.
Il progetto dell’edificio venne affidato all’architetto e ingegnere civile Giorgio Zaninovich (Jurij Zaninović), nato a Spalato il 27 aprile 1876 da una famiglia originaria di Lesina. Il padre, Antonio Zaninovich, nel 1874 era stato uno dei marinai della spedizione polare di Julius Payer, Eduard Orel e Carl Weyprecht.

Giorgio Zaninovich, si forma all’Accademia di Vienna sotto la guida di Otto Wagner, dal 1899 al 1902, anno in cui concluse i suoi studi. Nel 1901 aveva già progettato per la città di Zara un salone di rappresentanza con caffè e ristorante, con un’entrata ad arco circolare in stile tipico della Secessione viennese. La costruzione dell’edificio triestino presentò notevoli difficoltà tecniche dovute all’accentuata pendenza sul lato di via Belpoggio. Dai disegni originali (conservati Presso l’Ufficio Tecnico del Comune) e dalla documentazione fotografica anteriore alle modifiche, è possibile ravvisare la somiglianza con il Portale d’ingresso ideato da Joseph Maria Olbrich nel 1901 a Darmstadt per l’edificio del Principe Ernst Ludwig. La realizzazione originale, in via dell’Università, prevedeva l’entrata circolare con un protiro aggettante sorretto da pilastri a guisa di pronao di tempietto, chiuso alla base da transenne decorate con motivi stellati. Nella foto d’epoca, si può notare una polifora ad archi acuti continui, successivamente accorciata con l’eliminazione delle finte finestre.

In qualità di architetto Giorgio Zaninovich realizzerà numerosi edifici Jugendstil a Ljubljana, Vienna, Ragusa, Zara e Varsavia; suoi anche alcuni progetti portuali (entrata monumentale del Porto Vecchio), casa Valdoni in via Commerciale. Fu presidente dell’ordine degli architetti e ingegneri a Trieste nel 1913. Durante la Grande Guerra Zaninovich era tenente dell’Aviazione austro-ungarica; dopo Caporetto venne incaricato dall’Austria della ricostruzione di Gorizia e Gradisca. Alla fine del conflitto, con l’annessione di Trieste all’Italia, si trasferì in Argentina.
Quando gli venne commissionato l’edificio della “Società Triestina Austria” era agli inizi della sua carriera di architetto.

A metà giugno 1907 il principe Federico Carlo II di Hohenlohe-Waldenburg-Schillingsfürst inaugura ufficialmente il Club, che disponeva di giardino, campo da tennis, sala da ballo, biblioteca, sala giochi, e altre strutture di ristoro. Presidente il cav. Luigi de Tommasini.
Sulle attività della Società non si sa molto; anche le fonti discordano sulle date: certo è che nel giugno 1907 l’edificio era completato e pronto per l’uso.
La fonte più autorevole è rappresentata dall’archivio dell’Imperial Regia Luogotenenza, la massima autorità politico-amministrativa del Litorale Austriaco nella fase successiva al 1850, che comprende, oltre alle due serie più consistenti degli Atti generali e degli Atti presidiali e a varie serie minori facenti capo a uffici o commissioni dalle competenze particolari, una serie di Atti presidiali riservati, corrispondente agli affari di speciale rilevanza politica, che venivano trattati in prima persona dal luogotenente.
La documentazione, giunta all’Archivio di Stato negli anni Venti dall’Austria, dove era stata ricoverata durante la guerra mondiale, presenta notevoli lacune: pochissimo si conserva per la fase precedente il 1858; anche per il periodo successivo intere annate risultano mancanti e tra queste il 1908, 1909, anni in cui la Società Triestina Austria avrebbe dovuto essere particolarmente attiva.
Nei Registri:
“Società Triestina Austria”: costruzione della sede 1905, protocollo N° 7/II;
“Società Triestina Austria”: sovvenzione 1910, protocollo N°24.
Durante il periodo bellico 1914-1918 i locali dellaSocietà vennero utilizzati dalla Croce Rossa Austriaca per il ricovero dei feriti. (g.c.)

Palazzo Aedes. Il Primo Grattacielo a Trieste

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Trieste Palazzo Aedes. Via Rossini e Riva Tre Novembre.
Arch. Arduino Berlam.
Stile: Art Deco New Yorkese. Foto Roger Seganti

Palazzo Aedes, comunemente chiamato grattacielo Rosso, è un palazzo novecentesco di Trieste, fu costruito fra il 1926 e il 1928 a fianco di palazzo Gopcevich da un progetto dell’architetto Arduino Berlam. L’edifico trae ispirazione dai nuovi grattacieli di New York in mattoni rossi, ed è noto come il primo vero grattacielo costruito a Trieste.

Palazzo Aedes. Particolare Decorazioni

Il progetto principale si basava su un’idea molto ambiziosa, la creazione di edificio in stile americano. L’ufficio tecnico comunale, però, rifiutò il progetto poiché lo riteneva di “eccezionale altezza, numero di piani, eccezionale in difetto l’area del cortile interno ed eccezionale la larghezza della facciata laterale su via Machiavelli”. La commissione chiese dunque di modificare i piani che divennero nove, cambiare la cima dell’edificio e portare l’altezza a 50 metri, rafforzando i pilastri al piano terra.

Palazzo Aedes. Lato Frontale

Fu espressamente richiesto che il bugnato al piano terra venisse lavorato in modo da accrescere l’impressione di robustezza affinché conferisse una sicurezza ai cittadini, non abituati a quel nuovo modello di palazzo.

Palazzo Aedes. Terrazze lato Canale Ponterosso

Così il palazzo venne inaugurato il 31 agosto 1928 e venne acquisito dalle Assicurazioni Generali nel 1932.

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Palazzo_Aedes

Trieste – Riva Carciotti, attuale Riva III Novembre

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Trieste, Riva Carciotti, dal 3 novembre 1918 «Riva III novembre»                


Trieste, riva Carciotti, dal 3 novembre 1918 «riva III novembre», a ricordo dello sbarco dei bersaglieri a Trieste, con l’annessione di Trieste all’Italia.
Sulla destra la chiesa della Comunità Greco-Orientale, dedicata alla S.S. Trinità e a San Nicolò; proseguendo il palazzo già sede dell’Hotel et de la Ville, restaurato nel 1932 sotto la direzione dall’architetto Pulitzer Finali, nel 1955 dall’architetto Rutter, e negli anni 1984-1985 riadattato a sede della Banca Popolare di Novara.
Spingendosi ancora verso piazza della Libertà, al civico 13, prima del Gran Canale, troviamo l’edificio neoclassico Carciotti, eretto dall’architetto Matteo Pertsch per il commerciante Demetrio Carciotti, nei primi anni dell’Ottocento.
Già sede degli uffici dell’Imperial Regio Governo Marittimo, poi della Capitaneria di Porto, ora posto in vendita, attende un nuovo destino.

Trieste – Casa Cassab tra Viale XX Settembre, Via Cesare Battisti e Largo Don Bonifacio

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Trieste - Casa Cassab tra Viale XX Settembre, Via Cesare Battisti e Largo Don Bonifacio.
Progetto Giovanni Pucalovich, Giovanni Widmer, Giovanni Zaninovich (1911-1912) - Foto Paolo Carbonaio

Trieste – Via Cassa di Risparmio – Edificio del 1894, architetto Enrico Nordio

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Trieste - Via Cassa di Risparmio (già Contrada del Canal Grande). Edificio del 1894, architetto Enrico Nordio - Foto Paolo Carbonaio
La Cassa di Risparmio di Trieste venne fondata nel 1842.
Fino al 1877 era conosciuta come Monte Civico Commerciale con sede nel Palazzo della Borsa.  Nel 1890 la Fondazione acquistò l’area dove sorgeva la casa Vlismà, sede della R.A.S. Casa Vlismà venne demolita per edificare una nuova sede, che fu progettata dall’architetto Enrico Nordio nel 1891. La costruzione fu affidata all’impresa di Giovanni Righetti. Il 29 aprile 1894 avvenne l’inaugurazione ufficiale della sede della Cassa di Risparmio. Il palazzo fu ristrutturato tra gli anni 1981 e 1987 dall’architetto Guido Visintin ed è stata la sua prima opera di carattere pubblico a Trieste.
Nel fregio con l’ape sull’entrata principale si legge: Lavora – Raccogli – Aumenta

Trieste – Via Valdirivo 16. Edificio del 1826, architetto Antonio Buttazzoni

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Trieste - Via Valdirivo 16. Edificio del 1826, architetto Antonio Buttazzoni - Foto Paolo Carbonaio
Edificio costruito nel 1826 su progetto dell’architetto Antonio Buttazzoni. L’area sulla quale venne realizzato l’edificio, via Valdirivo, nell’Ottocento si chiamava contrada Baudariù, toponimo derivante da un espressione dialettale che significa Valle del Rivo, perché un tempo lì scorreva un piccolo corso d’acqua.

Trieste – Via Tigor 11 – Casa del 1910 su progetto dell’architetto Nicolò Drioli

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Trieste - Via Tigor 11 - Casa del 1910 su progetto dell'architetto Nicolò Drioli. Foto Paolo Carbonaio

Trieste – Palazzo di Piazza Carlo Alberto, angolo via Vittorio Locchi

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Trieste - Palazzo di Piazza Carlo Alberto, angolo via Vittorio Locchi.
Progetto dell'architetto Ramiro Meng, 1928. Foto Paolo Carbonaio

Ex-Pescheria Centrale, ora Salone Degli Incanti

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Trieste - Riva Nazario Sauro, Salone degli Incanti - Foto Paolo Carbonaio
L’ex-Pescheria Centrale edificata nel 1913 dall’architetto Giorgio Polli. Per la sua forma che ricorda una chiesa i Triestini la chiamano ironicamente “Santa Maria del Guato”, tipico pesce locale.
Fu edificata nel 1913 dall’ architetto Giorgio Polli, che escogitò un tipo di costruzione funzionale ed esteticamente accettabile che si integrasse con lo stile neoclassico delle Rive.
Caratteristiche della costruzione sono i muri in mattoni con strutture in cemento armato e ampi finestroni.
Abbelliscono l’edificio, dando risalto alla sua funzione originaria, sculture a bassorilievo di prore di bragozzi da pesca, pesci e crostacei (si dice che le prore riprodotte sul basamento dell’edificio ricordano i bragozzi di Grado e di Chioggia che rifornivano di pesce la città. Le stelle a cinque punte sulle prore rappresentavano la Stella d’Italia ed erano una sfida all’autorità austriaca).
La torre a campanile conteneva, mascherandolo, il serbatoio dell’ acqua marina sopraelevato per servire i banchi di vendita. Sul lato a mare i pescherecci scaricavano il pescato; sul pronao si tenevano le aste del pesce, mentre dentro fungeva da mercato al dettaglio.
Oggi, cessata l’attività di pescheria, l’edificio è stato ristrutturato e ospita, con la denominazione Salone degli Incanti, il Centro Espositivo d’Arte Moderna e Contemporanea.
Sul lato della torre c’è l’Aquario che è stato inaugurato nel 1933.
L’acquario dispone di 25 vasche, che ricostruiscono diversi ambienti marini, nelle quali ospita specie prevalentemente adriatiche (celenterati, anellidi, molluschi, echinodermi e crostacei). Al piano terra sono presenti anche una grande vasca ottagonale che ospita squali e razze ed una che ospitava alcuni pinguini (Spheniscus demersus) provenienti dal Sudafrica. Un esemplare di pinguino, noto con il nome di Marco, è vissuto nell’acquario per ben 31 anni. Il primo piano è occupato dal vivarium dove sono ospitate numerose specie di anfibi, rettili e pesci d’acqua dolce. È presente anche un grande terrario dove è ricostruito uno stagno carsico nel quale si riproducono rospi comuni, rane verdi ed ululoni. È infine presente un piccolo terrario tattile dove i bambini possono accarezzare le salamandre ed i rospi. 

Trieste – Panorama con il Faro della Vittoria

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Trieste - Panorama con il Faro della Vittoria. Collezione privata

Il Faro della Vittoria nasce su progetto dell’architetto triestino Arduino Berlam (1880 – 1946), che si fa promotore dell’iniziativa già dal 1918, quando la Grande Guerra si è da poco conclusa. Per l‘edificazione del grande monumento, commemorativo i marinai caduti durante la guerra, e faro guida alla navigazione notturna nel Golfo di Trieste, venne scelta una posizione dominante a 60 metri sul livello del mare. Il Poggio di Gretta, un terreno roccioso che aveva già offerto le fondamenta a un’altra costruzione, l’ex forte austriaco Kressich, attivo dal 1854, che con i suoi cannoni proteggeva la spiaggia di Barcola.
La costruzione del Faro, iniziata nel gennaio 1923, vide il progetto originario del Berlam modificato dall’architetto Guido Cirilli, che ne dirigeva i lavori. L’opera venne completata il 24 maggio 1927, con un’inaugurazione solenne, presenziata dal Re Vittorio Emanuele III e dalla regina consorte, Elena di Montenegro. La possente struttura, costata 5.265.000 lire, del peso complessivo di 8.000 tonnellate, è rivestita esternamente di pietra – carsica di Gabria la parte inferiore e pietra istriana di Orsera nella parte superiore. La lanterna, collocata a 115 metri sopra il livello del mare, compie un giro intorno al proprio asse ogni 30 secondi e sprigionando una luminosità di 1.200.000 candele copre una portata di 30 miglia. Sopra la grande colonna cava, un capitello sostiene la “coffa”, riferimento agli alberi delle navi, in cui è inserita la gabbia di bronzo e cristalli della lanterna, coperta da una cupola di bronzo decorata a squame. Sopra la cupola svetta la grande statua in rame della Vittoria Alata, 7 quintali di peso, opera dello scultore triestino Giovanni Mayer (1863 – 1943), realizzata dal fabbro artigiano Giacomo Sebroth.
In basso si trova la figura del Marinaio Ignoto, 8,6 metri di pietra di Orsera, sempre su disegno di Giovanni Mayer, del maestro scalpellino Regolo Salandini. Sotto la statua è stata collocata l’ancora dell’Audace, la prima nave della Regia Marina Italiana, che il 3 novembre 1918 entrò nel porto di Trieste sbarcando il generale Carlo Petitti di Roreto, incaricato di proclamare l’annessione della città all’Italia. Dopo un viaggio a Zara il 7 novembre, per portare provviste alla popolazione civile, la nave tornò a Trieste il 10 novembre con a bordo il re Vittorio Emanuele III e i generali Armando Diaz e Pietro Badoglio. L’allora Molo San Carlo venne ribattezzato Molo Audace, mentre il lungomare contiguo assunse il nome di Riva 3 novembre.

Anche se convenzionalmente viene dichiarato che l’ancora collocata nel Faro è quella dell’Audace, probabilmente si tratta dell’ancora di un’altra nave, della R.N. Berenice. L’Audace, che alla proclamazione dell’armistizio, l’8 settembre 1943, venne Incorporata nella Kriegsmarine tedesca ed utilizzata in Adriatico in missioni di scorta, trasporto truppe e posa di mine, il 1º novembre 1944 venne affondata da unità navali inglesi al largo di Pago e il relitto venne individuato alla profondità di 80 metri soltanto nell’agosto del 1999, dai subacquei triestini Leonardo Laneve e Mario Arena.
Ai lati dell’ingresso del Faro sono posti due proiettili della corazzata Viribus Unitis, nave ammiraglia della Marina imperiale austriaca, che doveva il suo nome al motto dell’imperatore Francesco Giuseppe.
Una lastra in pietra posta alla base del Faro reca l’iscrizione: “ A.D. MCMXXVII « SPLENDI E RICORDA I CADVTI SVL MARE (MCMXV – MCMXVIII) ». (Giorgio Catania)

Trieste – Faro della Vittoria

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Trieste - Faro della Vittoria. Foto Paolo Carbonaio

 

Il Faro della Vittoria nasce su progetto dell’architetto triestino Arduino Berlam (1880 – 1946), che si fa promotore dell’iniziativa già dal 1918, quando la Grande Guerra si è da poco conclusa. Per l‘edificazione del grande monumento, commemorativo i marinai caduti durante la guerra, e faro guida alla navigazione notturna nel Golfo di Trieste, venne scelta una posizione dominante a 60 metri sul livello del mare. Il Poggio di Gretta, un terreno roccioso che aveva già offerto le fondamenta a un’altra costruzione, l’ex forte austriaco Kressich, attivo dal 1854, che con i suoi cannoni proteggeva la spiaggia di Barcola.
La costruzione del Faro, iniziata nel gennaio 1923, vide il progetto originario del Berlam modificato dall’architetto Guido Cirilli, che ne dirigeva i lavori. L’opera venne completata il 24 maggio 1927, con un’inaugurazione solenne, presenziata dal Re Vittorio Emanuele III e dalla regina consorte, Elena di Montenegro. La possente struttura, costata 5.265.000 lire, del peso complessivo di 8.000 tonnellate, è rivestita esternamente di pietra – carsica di Gabria la parte inferiore e pietra istriana di Orsera nella parte superiore. La lanterna, collocata a 115 metri sopra il livello del mare, compie un giro intorno al proprio asse ogni 30 secondi e sprigionando una luminosità di 1.200.000 candele copre una portata di 30 miglia. Sopra la grande colonna cava, un capitello sostiene la “coffa”, riferimento agli alberi delle navi, in cui è inserita la gabbia di bronzo e cristalli della lanterna, coperta da una cupola di bronzo decorata a squame. Sopra la cupola svetta la grande statua in rame della Vittoria Alata, 7 quintali di peso, opera dello scultore triestino Giovanni Mayer (1863 – 1943), realizzata dal fabbro artigiano Giacomo Sebroth.
In basso si trova la figura del Marinaio Ignoto, 8,6 metri di pietra di Orsera, sempre su disegno di Giovanni Mayer, del maestro scalpellino Regolo Salandini. Sotto la statua è stata collocata l’ancora dell’Audace, la prima nave della Regia Marina Italiana, che il 3 novembre 1918 entrò nel porto di Trieste sbarcando il generale Carlo Petitti di Roreto, incaricato di proclamare l’annessione della città all’Italia. Dopo un viaggio a Zara il 7 novembre, per portare provviste alla popolazione civile, la nave tornò a Trieste il 10 novembre con a bordo il re Vittorio Emanuele III e i generali Armando Diaz e Pietro Badoglio. L’allora Molo San Carlo venne ribattezzato Molo Audace, mentre il lungomare contiguo assunse il nome di Riva 3 novembre.

Anche se convenzionalmente viene dichiarato che l’ancora collocata nel Faro è quella dell’Audace, probabilmente si tratta dell’ancora di un’altra nave, della R.N. Berenice. L’Audace, che alla proclamazione dell’armistizio, l’8 settembre 1943, venne Incorporata nella Kriegsmarine tedesca ed utilizzata in Adriatico in missioni di scorta, trasporto truppe e posa di mine, il 1º novembre 1944 venne affondata da unità navali inglesi al largo di Pago e il relitto venne individuato alla profondità di 80 metri soltanto nell’agosto del 1999, dai subacquei triestini Leonardo Laneve e Mario Arena.
Ai lati dell’ingresso del Faro sono posti due proiettili della corazzata Viribus Unitis, nave ammiraglia della Marina imperiale austriaca, che doveva il suo nome al motto dell’imperatore Francesco Giuseppe.
Una lastra in pietra posta alla base del Faro reca l’iscrizione: “ A.D. MCMXXVII « SPLENDI E RICORDA I CADVTI SVL MARE (MCMXV – MCMXVIII) ». (Giorgio Catania)

Trieste – Faro della Vittoria

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Trieste - Faro della Vittoria. Foto E. Marcovich

Il Faro della Vittoria nasce su progetto dell’architetto triestino Arduino Berlam (1880 – 1946), che si fa promotore dell’iniziativa già dal 1918, quando la Grande Guerra si è da poco conclusa. Per l‘edificazione del grande monumento, commemorativo i marinai caduti durante la guerra, e faro guida alla navigazione notturna nel Golfo di Trieste, venne scelta una posizione dominante a 60 metri sul livello del mare. Il Poggio di Gretta, un terreno roccioso che aveva già offerto le fondamenta a un’altra costruzione, l’ex forte austriaco Kressich, attivo dal 1854, che con i suoi cannoni proteggeva la spiaggia di Barcola.
La costruzione del Faro, iniziata nel gennaio 1923, vide il progetto originario del Berlam modificato dall’architetto Guido Cirilli, che ne dirigeva i lavori. L’opera venne completata il 24 maggio 1927, con un’inaugurazione solenne, presenziata dal Re Vittorio Emanuele III e dalla regina consorte, Elena di Montenegro. La possente struttura, costata 5.265.000 lire, del peso complessivo di 8.000 tonnellate, è rivestita esternamente di pietra – carsica di Gabria la parte inferiore e pietra istriana di Orsera nella parte superiore. La lanterna, collocata a 115 metri sopra il livello del mare, compie un giro intorno al proprio asse ogni 30 secondi e sprigionando una luminosità di 1.200.000 candele copre una portata di 30 miglia. Sopra la grande colonna cava, un capitello sostiene la “coffa”, riferimento agli alberi delle navi, in cui è inserita la gabbia di bronzo e cristalli della lanterna, coperta da una cupola di bronzo decorata a squame. Sopra la cupola svetta la grande statua in rame della Vittoria Alata, 7 quintali di peso, opera dello scultore triestino Giovanni Mayer (1863 – 1943), realizzata dal fabbro artigiano Giacomo Sebroth.
In basso si trova la figura del Marinaio Ignoto, 8,6 metri di pietra di Orsera, sempre su disegno di Giovanni Mayer, del maestro scalpellino Regolo Salandini. Sotto la statua è stata collocata l’ancora dell’Audace, la prima nave della Regia Marina Italiana, che il 3 novembre 1918 entrò nel porto di Trieste sbarcando il generale Carlo Petitti di Roreto, incaricato di proclamare l’annessione della città all’Italia. Dopo un viaggio a Zara il 7 novembre, per portare provviste alla popolazione civile, la nave tornò a Trieste il 10 novembre con a bordo il re Vittorio Emanuele III e i generali Armando Diaz e Pietro Badoglio. L’allora Molo San Carlo venne ribattezzato Molo Audace, mentre il lungomare contiguo assunse il nome di Riva 3 novembre.

Anche se convenzionalmente viene dichiarato che l’ancora collocata nel Faro è quella dell’Audace, probabilmente si tratta dell’ancora di un’altra nave, della R.N. Berenice. L’Audace, che alla proclamazione dell’armistizio, l’8 settembre 1943, venne Incorporata nella Kriegsmarine tedesca ed utilizzata in Adriatico in missioni di scorta, trasporto truppe e posa di mine, il 1º novembre 1944 venne affondata da unità navali inglesi al largo di Pago e il relitto venne individuato alla profondità di 80 metri soltanto nell’agosto del 1999, dai subacquei triestini Leonardo Laneve e Mario Arena.
Ai lati dell’ingresso del Faro sono posti due proiettili della corazzata Viribus Unitis, nave ammiraglia della Marina imperiale austriaca, che doveva il suo nome al motto dell’imperatore Francesco Giuseppe.
Una lastra in pietra posta alla base del Faro reca l’iscrizione: “ A.D. MCMXXVII « SPLENDI E RICORDA I CADVTI SVL MARE (MCMXV – MCMXVIII) ». (Giorgio Catania)

Trieste – Il Faro della Vittoria

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Trieste - Il Faro della Vittoria

Il Faro della Vittoria nasce su progetto dell’architetto triestino Arduino Berlam (1880 – 1946), che si fa promotore dell’iniziativa già dal 1918, quando la Grande Guerra si è da poco conclusa. Per l‘edificazione del grande monumento, commemorativo i marinai caduti durante la guerra, e faro guida alla navigazione notturna nel Golfo di Trieste, venne scelta una posizione dominante a 60 metri sul livello del mare. Il Poggio di Gretta, un terreno roccioso che aveva già offerto le fondamenta a un’altra costruzione, l’ex forte austriaco Kressich, attivo dal 1854, che con i suoi cannoni proteggeva la spiaggia di Barcola.
La costruzione del Faro, iniziata nel gennaio 1923, vide il progetto originario del Berlam modificato dall’architetto Guido Cirilli, che ne dirigeva i lavori. L’opera venne completata il 24 maggio 1927, con un’inaugurazione solenne, presenziata dal Re Vittorio Emanuele III e dalla regina consorte, Elena di Montenegro. La possente struttura, costata 5.265.000 lire, del peso complessivo di 8.000 tonnellate, è rivestita esternamente di pietra – carsica di Gabria la parte inferiore e pietra istriana di Orsera nella parte superiore. La lanterna, collocata a 115 metri sopra il livello del mare, compie un giro intorno al proprio asse ogni 30 secondi e sprigionando una luminosità di 1.200.000 candele copre una portata di 30 miglia. Sopra la grande colonna cava, un capitello sostiene la “coffa”, riferimento agli alberi delle navi, in cui è inserita la gabbia di bronzo e cristalli della lanterna, coperta da una cupola di bronzo decorata a squame. Sopra la cupola svetta la grande statua in rame della Vittoria Alata, 7 quintali di peso, opera dello scultore triestino Giovanni Mayer (1863 – 1943), realizzata dal fabbro artigiano Giacomo Sebroth.
In basso si trova la figura del Marinaio Ignoto, 8,6 metri di pietra di Orsera, sempre su disegno di Giovanni Mayer, del maestro scalpellino Regolo Salandini. Sotto la statua è stata collocata l’ancora dell’Audace, la prima nave della Regia Marina Italiana, che il 3 novembre 1918 entrò nel porto di Trieste sbarcando il generale Carlo Petitti di Roreto, incaricato di proclamare l’annessione della città all’Italia. Dopo un viaggio a Zara il 7 novembre, per portare provviste alla popolazione civile, la nave tornò a Trieste il 10 novembre con a bordo il re Vittorio Emanuele III e i generali Armando Diaz e Pietro Badoglio. L’allora Molo San Carlo venne ribattezzato Molo Audace, mentre il lungomare contiguo assunse il nome di Riva 3 novembre.

Anche se convenzionalmente viene dichiarato che l’ancora collocata nel Faro è quella dell’Audace, probabilmente si tratta dell’ancora di un’altra nave, della R.N. Berenice. L’Audace, che alla proclamazione dell’armistizio, l’8 settembre 1943, venne Incorporata nella Kriegsmarine tedesca ed utilizzata in Adriatico in missioni di scorta, trasporto truppe e posa di mine, il 1º novembre 1944 venne affondata da unità navali inglesi al largo di Pago e il relitto venne individuato alla profondità di 80 metri soltanto nell’agosto del 1999, dai subacquei triestini Leonardo Laneve e Mario Arena.
Ai lati dell’ingresso del Faro sono posti due proiettili della corazzata Viribus Unitis, nave ammiraglia della Marina imperiale austriaca, che doveva il suo nome al motto dell’imperatore Francesco Giuseppe.
Una lastra in pietra posta alla base del Faro reca l’iscrizione: “ A.D. MCMXXVII « SPLENDI E RICORDA I CADVTI SVL MARE (MCMXV – MCMXVIII) ». (Giorgio Catania)

Trieste – Piazza Carlo Goldoni, Casa Piller

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Trieste - Piazza Carlo Goldoni, Casa Piller
Casa Piller, affacciata sulla piazza, venne realizzata su progetto del 1815 di Giovanni Righetti. Il palazzo venne commissionato dai possidenti Francesco Piller e Giacomo Weneditschitsch. L’apparato scultoreo che raffigura il trionfo delle fede cristiana sui riti pagani è attribuito allo scultore Antonio Bosa. La facciata principale venne rimaneggiata nel 1902, mentre in seguito, nel 1933, venne aggiunto il terzo piano. (Paolo Carbonaio)

Trieste : Casa Lazzarich – Piazza Sant’Antonio 4

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Trieste, Piazza Sant'Antonio 4 - Casa Lazzarich

Fatta edificare nel 1795 da Francesco Lazzarich per dare una sede all’Imperiale Regio Ufficio Montanistico e di Saggiatura dell’oro e dell’argento. Nel 1816 vi fu aperto il primo ufficio postale della città e nel 1873 fu restaurata e innalzata e l’anno seguente vi fu installato l’Ufficio Telegrafico e qualche anno dopo all’ultimo piano fu impiantata la centrale telefonica. Nel 1906 la casa fu ristrutturata nuovamente su progetto dall’architetto Giorgio Polli. (Paolo Carbonaio)

Trieste Liberty – Casa Valdoni (1907 – 1908), architetto Giorgio Zaninovich

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Trieste Liberty: Casa Valdoni 

Edificio al numero 25 di via Commerciale, casa di famiglia del chirurgo triestino Pietro Valdoni. L’immobile, in stile liberty, fu costruito tra il 1907 e il 1908 su progetto dell’architetto Giorgio Zaninovich, allievo di Otto Wagner e interprete della corrente secessionista viennese. La casa è nota anche come Casa del Fauno. (Paolo Carbonaio)

Trieste Liberty – Casa Junz Calabrese, 1902-1904 – Architetto Giovanni Maria Mosco

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Trieste Liberty
Casa Junz Calabrese (ex Mordo) del 1902-1904, via Carducci. Architetto Giovanni Maria Mosco (1861-1924)
(Foto Paolo Carbonaio)

Trieste Liberty – Casa Schott – Ingegnere S. Deutsch

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Trieste Liberty - Casa Schott
Casa Schott in Via Martiri della Libertà, Via Ruggero Manna e Cecilia de Rittmeyer: L’edificio, in stile Liberty, fu progettato nel 1906 dall’ingegnere S. Deutsch per Ulrica Schott e costruito tra il 1908 e il 1910. L’immobile, che ospitava l’abitazione della famiglia Schott e un laboratorio per i filati, fu più volte rimaneggiato tra il 1949 e il 1960. In particolare, negli anni Cinquanta, Edoardo Schott Desico fece ampliare la casa affidandosi all’ingegnere Antonio Guacci.
Casa Schott era la sede dell’attività industriale nel settore laniero di Edoardo Schott. Oltre ad industriale, Schott era stato anche un diplomatico e scrittore giornalista. Nella sua casa conservava il suo ricco archivio storico e industriale, relativo principalmente agli anni Venti, in cui svolse un’intensa attività politica e diplomatica. Alla sua morte lasciò i suoi documenti, per testamento, al Museo del Risorgimento. Edoardo Schott lavorò anche come giornalista, facendo il corrispondente di guerra del Popolo d’Italia e del Lavoro. In casa Schott visse e lavorò per molti anni anche il pittore Carlo Sbisà, genero di Edoardo Schott. Nel maggio 1985 Edoardo Schott Desico vendette la palazzina alla Società Edile Lombarda, che intendeva demolirla per la costruzione di un nuovo edificio.
Nei primi mesi del 1987 ebbero inizio i lavori di demolizione dello stabile, bloccati nel mese di marzo dal decreto di vincolo della Soprintendenza. Seguirono due ricorsi al TAR del Friuli Venezia Giulia da parte della società proprietaria dell’immobile, ma in entrambi i casi venne sancita la validità del vincolo. Nel luglio del 1988 la Soprintendenza di Trieste approvò un progetto per la ristrutturazione dell’edificio che prevedeva il mantenimento dei caratteri stilistici originari per le facciata esterne, mentre gli interni vennero completamente modificati. L’anno successivo si iniziarono i lavori di recupero di casa Schott, che attualmente comprende un magazzino, locali d’affari e abitazioni. Nel decreto di vincolo della Soprintendenza si evidenzia come l’edificio si contraddistingue per la preziosità delle modanature e decorazioni di stile Liberty e per la qualità del disegno architettonico. Ciò particolarmente riguarda i disegni delle finestre e dei marcapiani, l’uso del bugnato e le balaustre delle terrazze. Tutti elementi che risultano perfettamente equilibrati e in sintonia con il gusto architettonico dell’epoca.
(Tratto da: Biblioteche Comune Trieste).(Foto Paolo Carbonaio)

Trieste Liberty – Casa Picciola (1911-1912)

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Trieste Liberty – Casa Picciola.
Casa Picciola tra Via Commerciale, Piazza Alberto e Kathleen Casali e Via di Scorcola (Arch. Mario Picciola – 1911-1912).
(Paolo Carbonaio)

Trieste Liberty – Casa Bussi (1904-1905) – architetti L. Miani e M. Bussi.

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Trieste Liberty – Casa Bussi
Casa Bussi – Piazza Cornelia Romana 1 e Via dei Crociferi 5.
Casa del 1094 – 1905 degli architetti L. Miani e M. Bussi.
(Paolo Carbonaio)