Trieste – Piazza Sant’Antonio Nuovo

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Piazza Sant'Antonio Nuovo (Google Maps)

 

Piazza Sant’Antonio Nuovo: Città Nuova-Barriera Nuova. Di fronte alla chiesa di S. Antonio Taumaturgo. C.A.P. da numero 1 a numero 3: 34132; da numero 4 a fine: 34122.
Il piazzale antistante la chiesa di S. Antonio Taumaturgo (architetto Pietro Nobile, 1828-1849), sempre così chiamato dalla tradizione popolare, venne ufficializzato con denominazione propria di «piazza S. Antonio» con delibera della Giunta Municipale il 28 marzo 1919 (numero IX-3115-19). A quell’epoca il piazzale copriva un’area pari a circa la metà di quella attuale, estendendosi il Canal Grande fino all’altezza dell’attuale Caffè Stella Polare. La parte terminale del canale venne interrata nel 1934, essendo riempita con i detriti provenienti dalle demolizioni di Cittavecchia. L’ampia piazza così risultante, abbellita dalla fontana ancora esistente, ebbe nuova denominazione di «piazza Umberto I» con Delibera del Podestà d.d. 16.2.1935 numero 233 (Umberto I Re d’Italia, Torino 1844 – Monza 1900). Con Delibera del Podestà d.d. 10.6.1944 numero 498 venne soppressa questa intitolazione che venne sostituita con quella di «piazza S. Antonio Nuovo». In questo modo si rendeva ufficiale una denominazione fino allora popolare della chiesa di S. Antonio Taumaturgo; era infatti detta di S. Antonio Nuovo non tanto per contrapporla alla precedente chiesa con tale intitolazione eretta sullo stesso sedime nel 1769, come alcuni storici hanno ritenuto, quanto piuttosto in contrapposizione alla chiesa della B.V. del Soccorso vulgo S. Antonio Vecchio di piazza Lipsia (poi Hortis). Infatti già nel 1827 l’architetto Pietro Nobile parlava della chiesa di S. Antonio «nuovissimo » che stava per sorgere.
La chiesa, che ha risentito delle incurie del tempo, è stata sottoposta a ripetuti interventi di restauro, specie degli interni (restauro dell’affresco di S. Santi sul catino dell’abside, 1985) e della cupola (1987). È stata ufficialmente intavolata a favore del Comune di Trieste su richiesta del Consiglio Comunale d.d. 30.6.1987. Il nuovo altare marmoreo è opera dell’architetto A. Guacci (consacrato 13.6.1988) mentre la nuova statua di San Sergio che è andata a sostituire sull’attico quella distrutta nel 1976 è stata eseguita su disegno dell’architetto L. Pavan.
Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.

 

Un sentito ringraziamento va al Prof. Antonio Trampus, per aver acconsentito all'utilizzo dei suoi testi.

Riva Grumola e Via Ottaviano Augusto

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Bellissima (e rara) fotografia che ritrae l’area di Sant'Andrea, nel 1908. Post Dino Cafagna

Riva Grumula o Grumola o Grumulla.
Nome ottocentesco di etimo incerto con varie indicazioni da parte degli studiosi:
Ireneo della Croce (1698) – grande mula per la vicinanza dei pascoli.
Pietro Kandler (1862) – groma o gruma dal latino, misura campestre.
Ettore Generini (1884) – grumulus, monticello.
Giovanni Lettich (1979) – grumus, gruma, piccola altura.
Alfieri Seri – Sergio Degli Ivanissevich (1980) – idronimo, indicante un basso fondale con un naturale accumulo di detriti.

Riva Grumola


Inizialmente andava da piazza Giuseppina (p.zza Venezia), poi da riva T. Gulli a via Economo.
La morfologia del terreno era molto diversa da oggi, la sponda era più arretrata il mare arrivava fino alle vie Lazzaretto Vecchio, Economo e lambiva l’inizio della via Hermet.
La riva non aveva argini e formava un arco molto ampio, quasi alla fine si trovava una piccola sacca, che successivamente sarà protetta da due moli, chiamata appunto Sacchetta. 
(Margherita Tauceri)