Trieste: Corso Italia 12. Palazzo Ananian.

Per iscrivervi al Gruppo cliccate sull’immagine sottostante:

Gruppo Facebook Trieste di ieri e di oggi




Nessun testo alternativo automatico disponibile.
Trieste: Corso Italia 12. Palazzo Ananian.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Corso Italia 12. Palazzo Ananian.
Palazzo Ananian (poi Treves). Fatto erigere da Gregorio Ananian Medico di famiglia armeno-cattolica, che aiutò i bisognosi e nel testamento previde una Fondazione oggi attiva in suo nome. Una lapide lo ricorda sull’edificio che fu progettato dall’architetto Polli tra il 1905 e il 1909. Gregorio Ananian, medico e ostetrico nato a Costantinopoli nel 1780 da una famiglia armeno-cattolica benestante, studia medicina a Padova e lavora a Parigi. Rientrato in patria è medico di corte presso il sultano Selim III e in particolare è attivo nell’harem gransignorile per le sue competenze di ostetrico. Trasferitosi a Trieste nel 1814, non esercita la professione ma si distingue per la generosità dei suoi interventi a favore dei più bisognosi.

Trieste: Corso Italia 12. Palazzo Ananian.

Per iscrivervi al Gruppo cliccate sull’immagine sottostante:

Gruppo Facebook Trieste di ieri e di oggi




L'immagine può contenere: spazio all'aperto
Trieste: Corso Italia 12. Palazzo Ananian.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Corso Italia 12. Palazzo Ananian.
Palazzo Ananian (poi Treves). Fatto erigere da Gregorio Ananian Medico di famiglia armeno-cattolica, che aiutò i bisognosi e nel testamento previde una Fondazione oggi attiva in suo nome. Una lapide lo ricorda sull’edificio che fu progettato dall’architetto Polli tra il 1905 e il 1909. Gregorio Ananian, medico e ostetrico nato a Costantinopoli nel 1780 da una famiglia armeno-cattolica benestante, studia medicina a Padova e lavora a Parigi. Rientrato in patria è medico di corte presso il sultano Selim III e in particolare è attivo nell’harem gransignorile per le sue competenze di ostetrico. Trasferitosi a Trieste nel 1814, non esercita la professione ma si distingue per la generosità dei suoi interventi a favore dei più bisognosi.

Trieste: Corso Italia 12. Palazzo Ananian.

Per iscrivervi al Gruppo cliccate sull’immagine sottostante:

Gruppo Facebook Trieste di ieri e di oggi




L'immagine può contenere: 2 persone, pianta e spazio all'aperto
Trieste: Corso Italia 12. Palazzo Ananian.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Corso Italia 12. Palazzo Ananian.
Palazzo Ananian (poi Treves). Fatto erigere da Gregorio Ananian Medico di famiglia armeno-cattolica, che aiutò i bisognosi e nel testamento previde una Fondazione oggi attiva in suo nome. Una lapide lo ricorda sull’edificio che fu progettato dall’architetto Polli tra il 1905 e il 1909. Gregorio Ananian, medico e ostetrico nato a Costantinopoli nel 1780 da una famiglia armeno-cattolica benestante, studia medicina a Padova e lavora a Parigi. Rientrato in patria è medico di corte presso il sultano Selim III e in particolare è attivo nell’harem gransignorile per le sue competenze di ostetrico. Trasferitosi a Trieste nel 1814, non esercita la professione ma si distingue per la generosità dei suoi interventi a favore dei più bisognosi.

Trieste: Corso Italia 12. Palazzo Ananian.

Per iscrivervi al Gruppo cliccate sull’immagine sottostante:

Gruppo Facebook Trieste di ieri e di oggi




L'immagine può contenere: casa e spazio all'aperto
Trieste: Corso Italia 12. Palazzo Ananian.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Corso Italia 12. Palazzo Ananian.
Palazzo Ananian (poi Treves). Fatto erigere da Gregorio Ananian Medico di famiglia armeno-cattolica, che aiutò i bisognosi e nel testamento previde una Fondazione oggi attiva in suo nome. Una lapide lo ricorda sull’edificio che fu progettato dall’architetto Polli tra il 1905 e il 1909. Gregorio Ananian, medico e ostetrico nato a Costantinopoli nel 1780 da una famiglia armeno-cattolica benestante, studia medicina a Padova e lavora a Parigi. Rientrato in patria è medico di corte presso il sultano Selim III e in particolare è attivo nell’harem gransignorile per le sue competenze di ostetrico. Trasferitosi a Trieste nel 1814, non esercita la professione ma si distingue per la generosità dei suoi interventi a favore dei più bisognosi.

Trieste: Corso Italia 12. Palazzo Ananian.

Per iscrivervi al Gruppo cliccate sull’immagine sottostante:

Gruppo Facebook Trieste di ieri e di oggi




L'immagine può contenere: cielo e spazio all'aperto
Trieste: Corso Italia 12. Palazzo Ananian.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Corso Italia 12. Palazzo Ananian.
Palazzo Ananian (poi Treves). Fatto erigere da Gregorio Ananian Medico di famiglia armeno-cattolica, che aiutò i bisognosi e nel testamento previde una Fondazione oggi attiva in suo nome. Una lapide lo ricorda sull’edificio che fu progettato dall’architetto Polli tra il 1905 e il 1909. Gregorio Ananian, medico e ostetrico nato a Costantinopoli nel 1780 da una famiglia armeno-cattolica benestante, studia medicina a Padova e lavora a Parigi. Rientrato in patria è medico di corte presso il sultano Selim III e in particolare è attivo nell’harem gransignorile per le sue competenze di ostetrico. Trasferitosi a Trieste nel 1814, non esercita la professione ma si distingue per la generosità dei suoi interventi a favore dei più bisognosi.

Trieste: Corso Italia 4. Casa Steiner.

Per iscrivervi al Gruppo cliccate sull’immagine sottostante:

Gruppo Facebook Trieste di ieri e di oggi




L'immagine può contenere: spazio all'aperto
Trieste: Corso Italia 4. Casa Steiner
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Corso Italia 4. Casa Steiner.
L’edificio è stato progettato nel 1824 dall’architetto Matteo Pertsch. L’aspetto attuale del palazzo rispecchia quasi fedelmente l’idea originaria dell’autore; rispetto al disegno firmato da Pertsch sono state modificate le lesene, in origine lisce, i temi rappresentati nei pannelli a rilievo e il gruppo scultoreo a coronamento della facciata che non è stato eseguito nella realizzazione. L’attribuzione del pannelli decorativi della facciata risulta ancora aperta; la vicenda è legata ad una disputa tra Matteo Pertsch e lo scultore Antonio Bosa che in origine aveva ricevuto l’incarico di eseguire i pannelli, realizzati invece con ogni probabilità dallo scultore Luigi Zandomeneghi (Colognola ai Colli, 1778 – Venezia, 1850). Il nome del palazzo deriva dal negozio di vestiti di Ignazio Steiner che qui si trovava agli inizi del Novecento. Alcuni studiosi tra cui il Rutteri hanno proposto la denominazione Czeicke, in ricordo del primo proprietario del palazzo. Nel 1824 sono state sopraelevate parzialmente le soffitte su progetto di Giovanni Scalmanini.

Trieste: Corso Italia 4. Casa Steiner.

Per iscrivervi al Gruppo cliccate sull’immagine sottostante:

Gruppo Facebook Trieste di ieri e di oggi




L'immagine può contenere: casa e spazio all'aperto
Trieste: Corso Italia 4. Casa Steiner
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Corso Italia 4. Casa Steiner.
L’edificio è stato progettato nel 1824 dall’architetto Matteo Pertsch. L’aspetto attuale del palazzo rispecchia quasi fedelmente l’idea originaria dell’autore; rispetto al disegno firmato da Pertsch sono state modificate le lesene, in origine lisce, i temi rappresentati nei pannelli a rilievo e il gruppo scultoreo a coronamento della facciata che non è stato eseguito nella realizzazione. L’attribuzione del pannelli decorativi della facciata risulta ancora aperta; la vicenda è legata ad una disputa tra Matteo Pertsch e lo scultore Antonio Bosa che in origine aveva ricevuto l’incarico di eseguire i pannelli, realizzati invece con ogni probabilità dallo scultore Luigi Zandomeneghi (Colognola ai Colli, 1778 – Venezia, 1850). Il nome del palazzo deriva dal negozio di vestiti di Ignazio Steiner che qui si trovava agli inizi del Novecento. Alcuni studiosi tra cui il Rutteri hanno proposto la denominazione Czeicke, in ricordo del primo proprietario del palazzo. Nel 1824 sono state sopraelevate parzialmente le soffitte su progetto di Giovanni Scalmanini.

Trieste: Corso Italia 4. Casa Steiner.

Per iscrivervi al Gruppo cliccate sull’immagine sottostante:

Gruppo Facebook Trieste di ieri e di oggi




L'immagine può contenere: spazio all'aperto
Trieste: Corso Italia 4. Casa Steiner
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Corso Italia 4. Casa Steiner.
L’edificio è stato progettato nel 1824 dall’architetto Matteo Pertsch. L’aspetto attuale del palazzo rispecchia quasi fedelmente l’idea originaria dell’autore; rispetto al disegno firmato da Pertsch sono state modificate le lesene, in origine lisce, i temi rappresentati nei pannelli a rilievo e il gruppo scultoreo a coronamento della facciata che non è stato eseguito nella realizzazione. L’attribuzione del pannelli decorativi della facciata risulta ancora aperta; la vicenda è legata ad una disputa tra Matteo Pertsch e lo scultore Antonio Bosa che in origine aveva ricevuto l’incarico di eseguire i pannelli, realizzati invece con ogni probabilità dallo scultore Luigi Zandomeneghi (Colognola ai Colli, 1778 – Venezia, 1850). Il nome del palazzo deriva dal negozio di vestiti di Ignazio Steiner che qui si trovava agli inizi del Novecento. Alcuni studiosi tra cui il Rutteri hanno proposto la denominazione Czeicke, in ricordo del primo proprietario del palazzo. Nel 1824 sono state sopraelevate parzialmente le soffitte su progetto di Giovanni Scalmanini.

Trieste: Via San Nicolò 2. Palazzo Castagna.

Per iscrivervi al Gruppo cliccate sull’immagine sottostante:

Gruppo Facebook Trieste di ieri e di oggi




Nessun testo alternativo automatico disponibile.
Trieste: Via San Nicolò 2. Palazzo Castagna.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Via San Nicolò 2. Palazzo Castagna.
Costruito nel 1780 per volere di Demetrio Carciotti. Nel 1798 passò in proprietà alla ditta Caracolò e Zazarango; Giorgio Zazarango, governatore della Comunità degli Elleni nel 1801, venne ritratto nel panduro in chiave di volta del portale d’ingresso con un copricapo di tipo francese, a testimoniare le sue preferenze politiche nel periodo delle guere napoleoniche. Nel 1855 l’edificio venne modificato con l’aggiunta di un piano, su progetto dell’architetto Giuseppe Baldini. Nel 1910 sono state apportate delle modifiche al pianoterra. L’edificio, poi chiamato Tripcovich, ha ospitato dal 1839 al 1907 la sede della Polizia. Attualmente la struttura è destinata ad uso residenziale. (da: biblioteche.comune.trieste.it)

Trieste: Via San Nicolò 2. Palazzo Castagna.

Per iscrivervi al Gruppo cliccate sull’immagine sottostante:

Gruppo Facebook Trieste di ieri e di oggi




L'immagine può contenere: spazio all'aperto
Trieste: Via San Nicolò 2. Palazzo Castagna.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Via San Nicolò 2. Palazzo Castagna.
Costruito nel 1780 per volere di Demetrio Carciotti. Nel 1798 passò in proprietà alla ditta Caracolò e Zazarango; Giorgio Zazarango, governatore della Comunità degli Elleni nel 1801, venne ritratto nel panduro in chiave di volta del portale d’ingresso con un copricapo di tipo francese, a testimoniare le sue preferenze politiche nel periodo delle guere napoleoniche. Nel 1855 l’edificio venne modificato con l’aggiunta di un piano, su progetto dell’architetto Giuseppe Baldini. Nel 1910 sono state apportate delle modifiche al pianoterra. L’edificio, poi chiamato Tripcovich, ha ospitato dal 1839 al 1907 la sede della Polizia. Attualmente la struttura è destinata ad uso residenziale. (da: biblioteche.comune.trieste.it)

Trieste: Via San Nicolò 2. Palazzo Castagna.

Per iscrivervi al Gruppo cliccate sull’immagine sottostante:

Gruppo Facebook Trieste di ieri e di oggi




L'immagine può contenere: 1 persona, spazio all'aperto
Trieste: Via San Nicolò 2. Palazzo Castagna.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Via San Nicolò 2. Palazzo Castagna.
Costruito nel 1780 per volere di Demetrio Carciotti. Nel 1798 passò in proprietà alla ditta Caracolò e Zazarango; Giorgio Zazarango, governatore della Comunità degli Elleni nel 1801, venne ritratto nel panduro in chiave di volta del portale d’ingresso con un copricapo di tipo francese, a testimoniare le sue preferenze politiche nel periodo delle guere napoleoniche. Nel 1855 l’edificio venne modificato con l’aggiunta di un piano, su progetto dell’architetto Giuseppe Baldini. Nel 1910 sono state apportate delle modifiche al pianoterra. L’edificio, poi chiamato Tripcovich, ha ospitato dal 1839 al 1907 la sede della Polizia. Attualmente la struttura è destinata ad uso residenziale. (da: biblioteche.comune.trieste.it)

Trieste: Via San Nicolò 2. Palazzo Castagna.

Per iscrivervi al Gruppo cliccate sull’immagine sottostante:

Gruppo Facebook Trieste di ieri e di oggi




L'immagine può contenere: casa, cielo e spazio all'aperto
Trieste: Via San Nicolò 2. Palazzo Castagna.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Via San Nicolò 2. Palazzo Castagna.
Costruito nel 1780 per volere di Demetrio Carciotti. Nel 1798 passò in proprietà alla ditta Caracolò e Zazarango; Giorgio Zazarango, governatore della Comunità degli Elleni nel 1801, venne ritratto nel panduro in chiave di volta del portale d’ingresso con un copricapo di tipo francese, a testimoniare le sue preferenze politiche nel periodo delle guere napoleoniche. Nel 1855 l’edificio venne modificato con l’aggiunta di un piano, su progetto dell’architetto Giuseppe Baldini. Nel 1910 sono state apportate delle modifiche al pianoterra. L’edificio, poi chiamato Tripcovich, ha ospitato dal 1839 al 1907 la sede della Polizia. Attualmente la struttura è destinata ad uso residenziale. (da: biblioteche.comune.trieste.it)

Trieste: Via delle Zudecche 1

Per iscrivervi al Gruppo cliccate sull’immagine sottostante:

Gruppo Facebook Trieste di ieri e di oggi




L'immagine può contenere: cielo e spazio all'aperto
Trieste: Via delle Zudecche 1.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Via delle Zudecche 1.
Il nome della via deriva da un vocabolo che anticamente designava le concerie e Kandler ricorda che nel 1775 c’era una conceria di un certo Luzzatto nei paraggi. Il palazzo sul lato destro della via è opera dell’impresa Ghira e Polacco (1924) ed è sempre stato sede di uffici professionali, politici ed associazioni, in particolare lo studio dell’architetto Umberto Nordio, la sede dell’Unione Stenografica Triestina (fondata nel 1869 da Enrico Noe e Guido Du Ban), quella del partito Repubblicano con la società Sportiva Edera, assieme all’Associazione Mazziniana e all’Associazione delle Comunità istriane.

Trieste: Via delle Zudecche 1

Per iscrivervi al Gruppo cliccate sull’immagine sottostante:

Gruppo Facebook Trieste di ieri e di oggi




L'immagine può contenere: casa e spazio all'aperto
Trieste: Via delle Zudecche 1.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Via delle Zudecche 1.
Il nome della via deriva da un vocabolo che anticamente designava le concerie e Kandler ricorda che nel 1775 c’era una conceria di un certo Luzzatto nei paraggi. Il palazzo sul lato destro della via è opera dell’impresa Ghira e Polacco (1924) ed è sempre stato sede di uffici professionali, politici ed associazioni, in particolare lo studio dell’architetto Umberto Nordio, la sede dell’Unione Stenografica Triestina (fondata nel 1869 da Enrico Noe e Guido Du Ban), quella del partito Repubblicano con la società Sportiva Edera, assieme all’Associazione Mazziniana e all’Associazione delle Comunità istriane.

Trieste: Via delle Zudecche 1.

Per iscrivervi al Gruppo cliccate sull’immagine sottostante:

Gruppo Facebook Trieste di ieri e di oggi




L'immagine può contenere: cielo, casa e spazio all'aperto
Trieste: Via delle Zudecche 1.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Via delle Zudecche 1.
Il nome della via deriva da un vocabolo che anticamente designava le concerie e Kandler ricorda che nel 1775 c’era una conceria di un certo Luzzatto nei paraggi. Il palazzo sul lato destro della via è opera dell’impresa Ghira e Polacco (1924) ed è sempre stato sede di uffici professionali, politici ed associazioni, in particolare lo studio dell’architetto Umberto Nordio, la sede dell’Unione Stenografica Triestina (fondata nel 1869 da Enrico Noe e Guido Du Ban), quella del partito Repubblicano con la società Sportiva Edera, assieme all’Associazione Mazziniana e all’Associazione delle Comunità istriane.

Trieste: Largo Barriera Vecchia 11

Per iscrivervi al Gruppo cliccate sull’immagine sottostante:

Gruppo Facebook Trieste di ieri e di oggi




L'immagine può contenere: cielo, albero e spazio all'aperto
Trieste: Largo Barriera Vecchia 11.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Largo Barriera Vecchia 11.
L’immobile è collocato in Largo Barriera Vecchia, nato con il nome di Piazza Impero, spazio urbano di forma trapezoidale formatosi con le demolizioni degli anni Trenta. Il nome di Barriera Vecchia risale alla seconda metà del Settecento quando viene creata una nuova barriera, da qui il termine “nuova”, in Via Commerciale. L’antica Barriera rimane attiva come “ufficio per l’esazione delle gabelle e pedaggi” (Generini, 1968, p. 103), fino al 1849, anno in cui viene traslocata in Via dell’Istria.
L’edificio in esame viene costruito sul sito occupato tra Settecento e Ottocento dal cimitero della comunità Greco-Illirica. L’immobile viene completato nel 1828, in base al progetto datato 20 maggio 1827 dell’architetto Giovanni Nepomuceno Semetz.
L’idea originaria prevede una soluzione per tre edifici con unico prospetto su Largo Barriera Vecchia in modo da creare un’unica facciata tripartita. La formula originaria si ritrova nelle strutture laterali, mentre quella centrale risulta palesemente alterata. In fase di esecuzione infatti, la fascia marcapiano dell’edificio in esame viene innalzata lievemente, mentre il balcone dell’immobile segnato al civico numero 13 viene sostituito con un parapetto in ferro battuto. Il complesso di edifici passa di proprietà a Giorgio Preschern a cui viene ceduto dal Semetz, in seguito a problemi finanziari causati dalla crisi economica del 1931.
Il palazzo viene interessato da intereventi di modifica dalla fine dell’Ottocento, fino alle variazioni apportate al pianoterra per usi commerciali degli anni Ottanta del Novecento.
Attualmente il palazzo ospita attività commerciali al pianoterra, e unità abitative ai livelli superiori.
Descrizione morfo – tipologica: L’immobile, a pianta rettangolare, è costituito da cinque piani fuori terra, compreso il sottotetto. Affaccio principale su Largo Barriera Vecchia, secondario su Via Pondares.
Il prospetto principale presenta un pianoterra articolato da fori con funzione commerciale ai lati del portale d’ingresso a d arco a tutto sesto. Nel secondo livello fuori terra, caratterizzato da un rivestimento a bugnato liscio, si aprono cinque finestre rettangolari. Al terzo piano è collocata una finta loggia caratterizzata da un balcone balaustrato aggettante su cui si apre una porta finestra; la balconata a colonnine di pietra bianca viene ripetuta anche al di sotto delle finestre laterali. Quattro lesene scanalate di ordine gigante con capitello ornato da rosette determina il movimento della superficie muraria del terzo e quarto piano, trattata ad intonaco di colore verde chiaro. I fori finestra del prospetto principale presentano cimasa lineare in pietra; le tre aperture centrali in corrispondenza della loggia sono arricchite da una lunetta con arco a tutto centro e mensola in chiave di volta. Il mezzanino presenta una serie di cinque finestre di ridotte dimensioni. A coronamento dell’edificio corre cornice a dentelli. (da: biblioteche.comune.trieste.it/

Trieste: Via Torino 34. Casa Mauroner.

Per iscrivervi al Gruppo cliccate sull’immagine sottostante:

Gruppo Facebook Trieste di ieri e di oggi




L'immagine può contenere: 1 persona, spazio all'aperto
Trieste: Via Torino 34. Casa Mauroner.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Via Torino 34. Casa Mauroner.
L’edificio venne fatto costruire nel 1821 da Leopoldo Mauroner, comandante della milizia territoriale e proprietario del teatro Mauroner. Il progetto è dell’architetto Matteo Pertsch. La sopra elevazione del mezzanino e le modifiche alle decorazioni della facciata si devono all’intervento di Antonio Somazzi nel 1876. Al 1923 risale un’ulteriore sopra elevazione parziale. Tra il 1986 e il 1987 l’immobile è stato interessato da lavori di restauro alla facciata principale e alla copertura. Nel 1823 Leopardo Mauroner affittò il palazzo al vescovo di Trieste Antonio Leonardis, che vi stabilì temporaneamente la sede vescovile e vi morì nel 1830. Nel 1854 l’immobile venne acquistato dal negoziante Alessandro Covacevich, capo della comunità greco-ortodossa; in seguito lo ereditò il figlio Giovanni che ne fu proprietario fino al 1911. Nel 1918 divenne la sede della società di esportazione di cemento Portland-Trieste. Infine, il palazzo divenne proprietà della famiglia Stock.

Trieste: Via Torino 34. Casa Mauroner.

Per iscrivervi al Gruppo cliccate sull’immagine sottostante:

Gruppo Facebook Trieste di ieri e di oggi




L'immagine può contenere: 1 persona, pianta e spazio all'aperto
Trieste: Via Torino 34. Casa Mauroner.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Via Torino 34. Casa Mauroner.
L’edificio venne fatto costruire nel 1821 da Leopoldo Mauroner, comandante della milizia territoriale e proprietario del teatro Mauroner. Il progetto è dell’architetto Matteo Pertsch. La sopra elevazione del mezzanino e le modifiche alle decorazioni della facciata si devono all’intervento di Antonio Somazzi nel 1876. Al 1923 risale un’ulteriore sopra elevazione parziale. Tra il 1986 e il 1987 l’immobile è stato interessato da lavori di restauro alla facciata principale e alla copertura. Nel 1823 Leopardo Mauroner affittò il palazzo al vescovo di Trieste Antonio Leonardis, che vi stabilì temporaneamente la sede vescovile e vi morì nel 1830. Nel 1854 l’immobile venne acquistato dal negoziante Alessandro Covacevich, capo della comunità greco-ortodossa; in seguito lo ereditò il figlio Giovanni che ne fu proprietario fino al 1911. Nel 1918 divenne la sede della società di esportazione di cemento Portland-Trieste. Infine, il palazzo divenne proprietà della famiglia Stock.

Trieste: Via Torino 34. Casa Mauroner.

Per iscrivervi al Gruppo cliccate sull’immagine sottostante:

Gruppo Facebook Trieste di ieri e di oggi




L'immagine può contenere: casa e spazio all'aperto
Trieste: Via Torino 34. Casa Mauroner.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Via Torino 34. Casa Mauroner.
L’edificio venne fatto costruire nel 1821 da Leopoldo Mauroner, comandante della milizia territoriale e proprietario del teatro Mauroner. Il progetto è dell’architetto Matteo Pertsch. La sopra elevazione del mezzanino e le modifiche alle decorazioni della facciata si devono all’intervento di Antonio Somazzi nel 1876. Al 1923 risale un’ulteriore sopra elevazione parziale. Tra il 1986 e il 1987 l’immobile è stato interessato da lavori di restauro alla facciata principale e alla copertura. Nel 1823 Leopardo Mauroner affittò il palazzo al vescovo di Trieste Antonio Leonardis, che vi stabilì temporaneamente la sede vescovile e vi morì nel 1830. Nel 1854 l’immobile venne acquistato dal negoziante Alessandro Covacevich, capo della comunità greco-ortodossa; in seguito lo ereditò il figlio Giovanni che ne fu proprietario fino al 1911. Nel 1918 divenne la sede della società di esportazione di cemento Portland-Trieste. Infine, il palazzo divenne proprietà della famiglia Stock.

Trieste: Via Giuseppe Mazzini 3.

Per iscrivervi al Gruppo cliccate sull’immagine sottostante:

Gruppo Facebook Trieste di ieri e di oggi




L'immagine può contenere: cielo, albero, casa e spazio all'aperto
Trieste: Via Giuseppe Mazzini 3.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Via Giuseppe Mazzini 3.
Edificio sito nel Borgo Teresiano costruito alla fine del XVIII secolo. Di proprietà della Comunità Greco Orientale di Trieste, ospitava nel 1793 lo “Spitale dei greci”, un ospedale dove trovavano ricovero i malati e i poveri, successivamente trasferito in Piazza Goldoni, dove nel 1798 ebbe inizio la costruzione del nuovo ospedale dei greci. Nel 1829 l’immobile era la sede della scuola femminile della Comunità Greca e nel 1915 ospitava un asilo privato della Comunità. Nel 1902 venne modificata la scala interna su progetto di Domenico Monti. Nel 2000 fu sottoposto ad un intervento di restauro. Attualmente ospita un albergo con ristorante. (da: biblioteche.comune.trieste.it)

Trieste: Via Giuseppe Mazzini 3.

Per iscrivervi al Gruppo cliccate sull’immagine sottostante:

Gruppo Facebook Trieste di ieri e di oggi




L'immagine può contenere: cielo, nuvola e spazio all'aperto
Trieste: Via Giuseppe Mazzini 3.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Via Giuseppe Mazzini 3.
Edificio sito nel Borgo Teresiano costruito alla fine del XVIII secolo. Di proprietà della Comunità Greco Orientale di Trieste, ospitava nel 1793 lo “Spitale dei greci”, un ospedale dove trovavano ricovero i malati e i poveri, successivamente trasferito in Piazza Goldoni, dove nel 1798 ebbe inizio la costruzione del nuovo ospedale dei greci. Nel 1829 l’immobile era la sede della scuola femminile della Comunità Greca e nel 1915 ospitava un asilo privato della Comunità. Nel 1902 venne modificata la scala interna su progetto di Domenico Monti. Nel 2000 fu sottoposto ad un intervento di restauro. Attualmente ospita un albergo con ristorante. (da: biblioteche.comune.trieste.it)

Trieste: Via Giuseppe Mazzini 6.

Per iscrivervi al Gruppo cliccate sull’immagine sottostante:

Gruppo Facebook Trieste di ieri e di oggi




Nessun testo alternativo automatico disponibile.
Trieste: Via Giuseppe Mazzini 6.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Via Giuseppe Mazzini 6.
L’edificio in Via Giuseppe Mazzini n. 6, di cui non è noto l’autore, è stato costruito attorno al 1820-1830 per il negoziante genovese Agostino Samengo. Nel 1852 l’immobile fu sopraelevato su progetto dell’architetto Pietro Palese, mentre al 1931 risalgono le modifiche alla facciata del pianterreno. Negli anni Ottanta l’immobile è stato ristrutturato, dopo l’acquisizione da parte della Cassa di Risparmio di Trieste. Nella casa fu ospitato varie volte il violinista Nicolò Paganini. L’edificio è stato la prima sede della Lega Nazionale, come attestato dalla targa commemorativa posta accanto all’ingresso dello stabile nel 1991, anno del centenario della fondazione. (da: biblioteche.comune.trieste.it)

Trieste: Via Giuseppe Mazzini 6.

Per iscrivervi al Gruppo cliccate sull’immagine sottostante:

Gruppo Facebook Trieste di ieri e di oggi




L'immagine può contenere: pianta e spazio all'aperto
Trieste: Via Giuseppe Mazzini 6.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Via Giuseppe Mazzini 6.
L’edificio in Via Giuseppe Mazzini n. 6, di cui non è noto l’autore, è stato costruito attorno al 1820-1830 per il negoziante genovese Agostino Samengo. Nel 1852 l’immobile fu sopraelevato su progetto dell’architetto Pietro Palese, mentre al 1931 risalgono le modifiche alla facciata del pianterreno. Negli anni Ottanta l’immobile è stato ristrutturato, dopo l’acquisizione da parte della Cassa di Risparmio di Trieste. Nella casa fu ospitato varie volte il violinista Nicolò Paganini. L’edificio è stato la prima sede della Lega Nazionale, come attestato dalla targa commemorativa posta accanto all’ingresso dello stabile nel 1991, anno del centenario della fondazione. (da: biblioteche.comune.trieste.it)

Trieste: Via Giuseppe Mazzini 6.

Per iscrivervi al Gruppo cliccate sull’immagine sottostante:

Gruppo Facebook Trieste di ieri e di oggi




L'immagine può contenere: 1 persona, con sorriso, spazio all'aperto
Trieste: Via Giuseppe Mazzini 6.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Via Giuseppe Mazzini 6.
L’edificio in Via Giuseppe Mazzini n. 6, di cui non è noto l’autore, è stato costruito attorno al 1820-1830 per il negoziante genovese Agostino Samengo. Nel 1852 l’immobile fu sopraelevato su progetto dell’architetto Pietro Palese, mentre al 1931 risalgono le modifiche alla facciata del pianterreno. Negli anni Ottanta l’immobile è stato ristrutturato, dopo l’acquisizione da parte della Cassa di Risparmio di Trieste. Nella casa fu ospitato varie volte il violinista Nicolò Paganini. L’edificio è stato la prima sede della Lega Nazionale, come attestato dalla targa commemorativa posta accanto all’ingresso dello stabile nel 1991, anno del centenario della fondazione. (da: biblioteche.comune.trieste.it)

Trieste: Via Giuseppe Mazzini 6.

Per iscrivervi al Gruppo cliccate sull’immagine sottostante:

Gruppo Facebook Trieste di ieri e di oggi




L'immagine può contenere: cielo e spazio all'aperto
Trieste: Via Giuseppe Mazzini 6.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Via Giuseppe Mazzini 6.
L’edificio in Via Giuseppe Mazzini n. 6, di cui non è noto l’autore, è stato costruito attorno al 1820-1830 per il negoziante genovese Agostino Samengo. Nel 1852 l’immobile fu sopraelevato su progetto dell’architetto Pietro Palese, mentre al 1931 risalgono le modifiche alla facciata del pianterreno. Negli anni Ottanta l’immobile è stato ristrutturato, dopo l’acquisizione da parte della Cassa di Risparmio di Trieste. Nella casa fu ospitato varie volte il violinista Nicolò Paganini. L’edificio è stato la prima sede della Lega Nazionale, come attestato dalla targa commemorativa posta accanto all’ingresso dello stabile nel 1991, anno del centenario della fondazione. (da: biblioteche.comune.trieste.it)

Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.

Per iscrivervi al Gruppo cliccate sull’immagine sottostante:

Gruppo Facebook Trieste di ieri e di oggi




Nessun testo alternativo automatico disponibile.
Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.
La basilica di San Silvestro, in stile romanico, fu costruita presumibilmente nella seconda metà del XII secolo per volere del vescovo Bernardo (1149-1187) in onore di papa Silvestro. Tuttavia la tradizione popolare, supportata da una lapide commemorativa del 1672 murata sulla parete postica dell’edificio, afferma che la chiesa sia sorta nel 313 d.C. sull’area precedentemente occupata dall’abitazione delle martiri cristiane Tecla ed Eufemia, dove i primi cristiani triestini si sarebbero riuniti per assemblee clandestine. Nel 256 d.C., ai tempi delle persecuzioni cristiane, in quella antichissima casa nel corso dell’anno 256 d.C. vennero orrendamente torturate e decapitate le figlie di Epifania, vedova del senatore Demetrio: la dodicenne Tecla e la quattordicenne Eufemia. La loro storia fu scritta da Ginevra Bonomo, l’Abbadessa Eufrasia, conservata nell’Archivio Diplomatico.
Nel 1233 pare che il popolo fosse convocato nella basilica per accogliere gli ambasciatori veneziani. Nel XIV secolo la basilica fu la cattedrale di Trieste. Dalle memorie del canonico Matteo Camnich risulta che fu restaurata già nel 1332. La basilica fu più volte rimaneggiata, con l’apporto di elementi stilistici posteriori, ma il restauro a cui fu sottoposta nel 1927, sotto la direzione dell’architetto Ferdinando Forlati, la alleggerì da tutte le strutture barocche che si erano accumulate nel corso dei secoli, riportandola così alle sue linee romaniche originali.
Durante i lavori, furono scoperte e riportate alla luce due finestre a lato del campanile, risalenti a un periodo posteriore alla costruzione della basilica. Furono anche trovate tracce di affreschi che rappresentano l’imperatore Costantino che viene colpito dalla lebbra.
Nel 1785, sotto l’imperatore Giuseppe II, la chiesa fu posta a pubblico incanto e acquistata nel 1786 dalla comunità Evangelica Elvetica, che la ridusse al proprio rito e la dedicò a Cristo Salvatore.
Nel 1963, a seguito dei lavori di costruzione della scalinata di accesso da via del Teatro Romano, l’intera struttura basilicale ha subito grossi dissesti statici. Di conseguenza, la Soprintendenza ha promosso un restauro integrale ultimato nel 1967, che ha comportato il rifacimento delle fondazioni, la rimessa a piombo del colonnato interno e ha interessato anche le opere murarie di finitura. Ulteriori lavori di restauro e di manutenzione straordinaria sono stati eseguiti nel 1990.
La chiesa presenta una planimetria a forma di parallelogramma irregolare. Le facciate suggeriscono la strutturazione interna a tre navate, con una parte centrale più elevata e due laterali con i tetti a spiovente. La facciata principale, a Nord-Ovest, è caratterizzata da un rosone con raggiera ad archi a tutto sesto e da una porta d’ingresso aperta successivamente.
Sul lato Nord-Est si trova l’ingresso principale della chiesa, costituito da un protiro romanico in pietra bianca con due colonne su cui si imposta il campanile a pianta rettangolare. Il campanile, decorato da alcuni listelli e da una cornice in pietra bianca, termina con una cella campanaria traforata su ogni lato da una bifora.
Sul lato sinistro si trova l’ingresso principale della chiesa, con un portico romanico su cui si erge il campanile. Secondo la tradizione la torre campanaria era una torre medievale di difesa nelle mura cittadine, ricostruita con delle eleganti bifore. Al suo interno c’è una campana del 1785.
Sulla facciata anteriore: Il rosone romanico del XII secolo e la finestrella a transenna
Un protiro bianco che sostiene il campanile
La bifora sul campanile fu ricostruita nel restauro avvenuto nel 1927-1928, utilizzando un capitello a gruccia
Sopra i pilastri del protiro che sostengono il campanile si vedono due protomi umani che sono elementi decorativi di origine ellenistica utilizzati nella architettura romanica e poi anche nel periodo carolingio.
L’interno della basilica è diviso in tre navate da due file di tre colonne con capitelli cubici. Il soffitto delle navate è a capriate, mentre il soffitto sopra il presbiterio rialzato è costituito da una volta a crociera, con un agnello raffigurato al centro della volta. (da: biblioteche.comune.trieste.it) – Dalla assimetria della chiesa dove il muro perimetrale che riguarda il campanile è ben più spesso del muro opposto, si può dedurre che questa parte è stata costruita addossata all’antica cinta muraria romana. Lo stesso campanile potrebbe avere origine da una torre di guardia.
All’interno della chiesa sono visibili sulle pareti dei frammenti di affreschi risalenti al 1300, con una scena relativa alla vita dell’imperatore Costantino dove è rappresentato con la lebbra, San Paolo Apostolo e una probabile Annunciazione.
Dietro all’altare è collocato un crocefisso in ferro battuto del 1700 e sul pavimento davanti all’altare si trova la tomba della famiglia Calò del 1585.
La basilica di San Silvestro è ritenuta il luogo di culto più antico di Trieste.

Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.

Per iscrivervi al Gruppo cliccate sull’immagine sottostante:

Gruppo Facebook Trieste di ieri e di oggi




Nessun testo alternativo automatico disponibile.
Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.
La basilica di San Silvestro, in stile romanico, fu costruita presumibilmente nella seconda metà del XII secolo per volere del vescovo Bernardo (1149-1187) in onore di papa Silvestro. Tuttavia la tradizione popolare, supportata da una lapide commemorativa del 1672 murata sulla parete postica dell’edificio, afferma che la chiesa sia sorta nel 313 d.C. sull’area precedentemente occupata dall’abitazione delle martiri cristiane Tecla ed Eufemia, dove i primi cristiani triestini si sarebbero riuniti per assemblee clandestine. Nel 256 d.C., ai tempi delle persecuzioni cristiane, in quella antichissima casa nel corso dell’anno 256 d.C. vennero orrendamente torturate e decapitate le figlie di Epifania, vedova del senatore Demetrio: la dodicenne Tecla e la quattordicenne Eufemia. La loro storia fu scritta da Ginevra Bonomo, l’Abbadessa Eufrasia, conservata nell’Archivio Diplomatico.
Nel 1233 pare che il popolo fosse convocato nella basilica per accogliere gli ambasciatori veneziani. Nel XIV secolo la basilica fu la cattedrale di Trieste. Dalle memorie del canonico Matteo Camnich risulta che fu restaurata già nel 1332. La basilica fu più volte rimaneggiata, con l’apporto di elementi stilistici posteriori, ma il restauro a cui fu sottoposta nel 1927, sotto la direzione dell’architetto Ferdinando Forlati, la alleggerì da tutte le strutture barocche che si erano accumulate nel corso dei secoli, riportandola così alle sue linee romaniche originali.
Durante i lavori, furono scoperte e riportate alla luce due finestre a lato del campanile, risalenti a un periodo posteriore alla costruzione della basilica. Furono anche trovate tracce di affreschi che rappresentano l’imperatore Costantino che viene colpito dalla lebbra.
Nel 1785, sotto l’imperatore Giuseppe II, la chiesa fu posta a pubblico incanto e acquistata nel 1786 dalla comunità Evangelica Elvetica, che la ridusse al proprio rito e la dedicò a Cristo Salvatore.
Nel 1963, a seguito dei lavori di costruzione della scalinata di accesso da via del Teatro Romano, l’intera struttura basilicale ha subito grossi dissesti statici. Di conseguenza, la Soprintendenza ha promosso un restauro integrale ultimato nel 1967, che ha comportato il rifacimento delle fondazioni, la rimessa a piombo del colonnato interno e ha interessato anche le opere murarie di finitura. Ulteriori lavori di restauro e di manutenzione straordinaria sono stati eseguiti nel 1990.
La chiesa presenta una planimetria a forma di parallelogramma irregolare. Le facciate suggeriscono la strutturazione interna a tre navate, con una parte centrale più elevata e due laterali con i tetti a spiovente. La facciata principale, a Nord-Ovest, è caratterizzata da un rosone con raggiera ad archi a tutto sesto e da una porta d’ingresso aperta successivamente.
Sul lato Nord-Est si trova l’ingresso principale della chiesa, costituito da un protiro romanico in pietra bianca con due colonne su cui si imposta il campanile a pianta rettangolare. Il campanile, decorato da alcuni listelli e da una cornice in pietra bianca, termina con una cella campanaria traforata su ogni lato da una bifora.
Sul lato sinistro si trova l’ingresso principale della chiesa, con un portico romanico su cui si erge il campanile. Secondo la tradizione la torre campanaria era una torre medievale di difesa nelle mura cittadine, ricostruita con delle eleganti bifore. Al suo interno c’è una campana del 1785.
Sulla facciata anteriore: Il rosone romanico del XII secolo e la finestrella a transenna
Un protiro bianco che sostiene il campanile
La bifora sul campanile fu ricostruita nel restauro avvenuto nel 1927-1928, utilizzando un capitello a gruccia
Sopra i pilastri del protiro che sostengono il campanile si vedono due protomi umani che sono elementi decorativi di origine ellenistica utilizzati nella architettura romanica e poi anche nel periodo carolingio.
L’interno della basilica è diviso in tre navate da due file di tre colonne con capitelli cubici. Il soffitto delle navate è a capriate, mentre il soffitto sopra il presbiterio rialzato è costituito da una volta a crociera, con un agnello raffigurato al centro della volta. (da: biblioteche.comune.trieste.it) – Dalla assimetria della chiesa dove il muro perimetrale che riguarda il campanile è ben più spesso del muro opposto, si può dedurre che questa parte è stata costruita addossata all’antica cinta muraria romana. Lo stesso campanile potrebbe avere origine da una torre di guardia.
All’interno della chiesa sono visibili sulle pareti dei frammenti di affreschi risalenti al 1300, con una scena relativa alla vita dell’imperatore Costantino dove è rappresentato con la lebbra, San Paolo Apostolo e una probabile Annunciazione.
Dietro all’altare è collocato un crocefisso in ferro battuto del 1700 e sul pavimento davanti all’altare si trova la tomba della famiglia Calò del 1585.
La basilica di San Silvestro è ritenuta il luogo di culto più antico di Trieste.

Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.

Per iscrivervi al Gruppo cliccate sull’immagine sottostante:

Gruppo Facebook Trieste di ieri e di oggi




L'immagine può contenere: tabella e spazio al chiuso
Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.
La basilica di San Silvestro, in stile romanico, fu costruita presumibilmente nella seconda metà del XII secolo per volere del vescovo Bernardo (1149-1187) in onore di papa Silvestro. Tuttavia la tradizione popolare, supportata da una lapide commemorativa del 1672 murata sulla parete postica dell’edificio, afferma che la chiesa sia sorta nel 313 d.C. sull’area precedentemente occupata dall’abitazione delle martiri cristiane Tecla ed Eufemia, dove i primi cristiani triestini si sarebbero riuniti per assemblee clandestine. Nel 256 d.C., ai tempi delle persecuzioni cristiane, in quella antichissima casa nel corso dell’anno 256 d.C. vennero orrendamente torturate e decapitate le figlie di Epifania, vedova del senatore Demetrio: la dodicenne Tecla e la quattordicenne Eufemia. La loro storia fu scritta da Ginevra Bonomo, l’Abbadessa Eufrasia, conservata nell’Archivio Diplomatico.
Nel 1233 pare che il popolo fosse convocato nella basilica per accogliere gli ambasciatori veneziani. Nel XIV secolo la basilica fu la cattedrale di Trieste. Dalle memorie del canonico Matteo Camnich risulta che fu restaurata già nel 1332. La basilica fu più volte rimaneggiata, con l’apporto di elementi stilistici posteriori, ma il restauro a cui fu sottoposta nel 1927, sotto la direzione dell’architetto Ferdinando Forlati, la alleggerì da tutte le strutture barocche che si erano accumulate nel corso dei secoli, riportandola così alle sue linee romaniche originali.
Durante i lavori, furono scoperte e riportate alla luce due finestre a lato del campanile, risalenti a un periodo posteriore alla costruzione della basilica. Furono anche trovate tracce di affreschi che rappresentano l’imperatore Costantino che viene colpito dalla lebbra.
Nel 1785, sotto l’imperatore Giuseppe II, la chiesa fu posta a pubblico incanto e acquistata nel 1786 dalla comunità Evangelica Elvetica, che la ridusse al proprio rito e la dedicò a Cristo Salvatore.
Nel 1963, a seguito dei lavori di costruzione della scalinata di accesso da via del Teatro Romano, l’intera struttura basilicale ha subito grossi dissesti statici. Di conseguenza, la Soprintendenza ha promosso un restauro integrale ultimato nel 1967, che ha comportato il rifacimento delle fondazioni, la rimessa a piombo del colonnato interno e ha interessato anche le opere murarie di finitura. Ulteriori lavori di restauro e di manutenzione straordinaria sono stati eseguiti nel 1990.
La chiesa presenta una planimetria a forma di parallelogramma irregolare. Le facciate suggeriscono la strutturazione interna a tre navate, con una parte centrale più elevata e due laterali con i tetti a spiovente. La facciata principale, a Nord-Ovest, è caratterizzata da un rosone con raggiera ad archi a tutto sesto e da una porta d’ingresso aperta successivamente.
Sul lato Nord-Est si trova l’ingresso principale della chiesa, costituito da un protiro romanico in pietra bianca con due colonne su cui si imposta il campanile a pianta rettangolare. Il campanile, decorato da alcuni listelli e da una cornice in pietra bianca, termina con una cella campanaria traforata su ogni lato da una bifora.
Sul lato sinistro si trova l’ingresso principale della chiesa, con un portico romanico su cui si erge il campanile. Secondo la tradizione la torre campanaria era una torre medievale di difesa nelle mura cittadine, ricostruita con delle eleganti bifore. Al suo interno c’è una campana del 1785.
Sulla facciata anteriore: Il rosone romanico del XII secolo e la finestrella a transenna
Un protiro bianco che sostiene il campanile
La bifora sul campanile fu ricostruita nel restauro avvenuto nel 1927-1928, utilizzando un capitello a gruccia
Sopra i pilastri del protiro che sostengono il campanile si vedono due protomi umani che sono elementi decorativi di origine ellenistica utilizzati nella architettura romanica e poi anche nel periodo carolingio.
L’interno della basilica è diviso in tre navate da due file di tre colonne con capitelli cubici. Il soffitto delle navate è a capriate, mentre il soffitto sopra il presbiterio rialzato è costituito da una volta a crociera, con un agnello raffigurato al centro della volta. (da: biblioteche.comune.trieste.it) – Dalla assimetria della chiesa dove il muro perimetrale che riguarda il campanile è ben più spesso del muro opposto, si può dedurre che questa parte è stata costruita addossata all’antica cinta muraria romana. Lo stesso campanile potrebbe avere origine da una torre di guardia.
All’interno della chiesa sono visibili sulle pareti dei frammenti di affreschi risalenti al 1300, con una scena relativa alla vita dell’imperatore Costantino dove è rappresentato con la lebbra, San Paolo Apostolo e una probabile Annunciazione.
Dietro all’altare è collocato un crocefisso in ferro battuto del 1700 e sul pavimento davanti all’altare si trova la tomba della famiglia Calò del 1585.
La basilica di San Silvestro è ritenuta il luogo di culto più antico di Trieste.

Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.

Per iscrivervi al Gruppo cliccate sull’immagine sottostante:

Gruppo Facebook Trieste di ieri e di oggi




L'immagine può contenere: spazio al chiuso
Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.
La basilica di San Silvestro, in stile romanico, fu costruita presumibilmente nella seconda metà del XII secolo per volere del vescovo Bernardo (1149-1187) in onore di papa Silvestro. Tuttavia la tradizione popolare, supportata da una lapide commemorativa del 1672 murata sulla parete postica dell’edificio, afferma che la chiesa sia sorta nel 313 d.C. sull’area precedentemente occupata dall’abitazione delle martiri cristiane Tecla ed Eufemia, dove i primi cristiani triestini si sarebbero riuniti per assemblee clandestine. Nel 256 d.C., ai tempi delle persecuzioni cristiane, in quella antichissima casa nel corso dell’anno 256 d.C. vennero orrendamente torturate e decapitate le figlie di Epifania, vedova del senatore Demetrio: la dodicenne Tecla e la quattordicenne Eufemia. La loro storia fu scritta da Ginevra Bonomo, l’Abbadessa Eufrasia, conservata nell’Archivio Diplomatico.
Nel 1233 pare che il popolo fosse convocato nella basilica per accogliere gli ambasciatori veneziani. Nel XIV secolo la basilica fu la cattedrale di Trieste. Dalle memorie del canonico Matteo Camnich risulta che fu restaurata già nel 1332. La basilica fu più volte rimaneggiata, con l’apporto di elementi stilistici posteriori, ma il restauro a cui fu sottoposta nel 1927, sotto la direzione dell’architetto Ferdinando Forlati, la alleggerì da tutte le strutture barocche che si erano accumulate nel corso dei secoli, riportandola così alle sue linee romaniche originali.
Durante i lavori, furono scoperte e riportate alla luce due finestre a lato del campanile, risalenti a un periodo posteriore alla costruzione della basilica. Furono anche trovate tracce di affreschi che rappresentano l’imperatore Costantino che viene colpito dalla lebbra.
Nel 1785, sotto l’imperatore Giuseppe II, la chiesa fu posta a pubblico incanto e acquistata nel 1786 dalla comunità Evangelica Elvetica, che la ridusse al proprio rito e la dedicò a Cristo Salvatore.
Nel 1963, a seguito dei lavori di costruzione della scalinata di accesso da via del Teatro Romano, l’intera struttura basilicale ha subito grossi dissesti statici. Di conseguenza, la Soprintendenza ha promosso un restauro integrale ultimato nel 1967, che ha comportato il rifacimento delle fondazioni, la rimessa a piombo del colonnato interno e ha interessato anche le opere murarie di finitura. Ulteriori lavori di restauro e di manutenzione straordinaria sono stati eseguiti nel 1990.
La chiesa presenta una planimetria a forma di parallelogramma irregolare. Le facciate suggeriscono la strutturazione interna a tre navate, con una parte centrale più elevata e due laterali con i tetti a spiovente. La facciata principale, a Nord-Ovest, è caratterizzata da un rosone con raggiera ad archi a tutto sesto e da una porta d’ingresso aperta successivamente.
Sul lato Nord-Est si trova l’ingresso principale della chiesa, costituito da un protiro romanico in pietra bianca con due colonne su cui si imposta il campanile a pianta rettangolare. Il campanile, decorato da alcuni listelli e da una cornice in pietra bianca, termina con una cella campanaria traforata su ogni lato da una bifora.
Sul lato sinistro si trova l’ingresso principale della chiesa, con un portico romanico su cui si erge il campanile. Secondo la tradizione la torre campanaria era una torre medievale di difesa nelle mura cittadine, ricostruita con delle eleganti bifore. Al suo interno c’è una campana del 1785.
Sulla facciata anteriore: Il rosone romanico del XII secolo e la finestrella a transenna
Un protiro bianco che sostiene il campanile
La bifora sul campanile fu ricostruita nel restauro avvenuto nel 1927-1928, utilizzando un capitello a gruccia
Sopra i pilastri del protiro che sostengono il campanile si vedono due protomi umani che sono elementi decorativi di origine ellenistica utilizzati nella architettura romanica e poi anche nel periodo carolingio.
L’interno della basilica è diviso in tre navate da due file di tre colonne con capitelli cubici. Il soffitto delle navate è a capriate, mentre il soffitto sopra il presbiterio rialzato è costituito da una volta a crociera, con un agnello raffigurato al centro della volta. (da: biblioteche.comune.trieste.it) – Dalla assimetria della chiesa dove il muro perimetrale che riguarda il campanile è ben più spesso del muro opposto, si può dedurre che questa parte è stata costruita addossata all’antica cinta muraria romana. Lo stesso campanile potrebbe avere origine da una torre di guardia.
All’interno della chiesa sono visibili sulle pareti dei frammenti di affreschi risalenti al 1300, con una scena relativa alla vita dell’imperatore Costantino dove è rappresentato con la lebbra, San Paolo Apostolo e una probabile Annunciazione.
Dietro all’altare è collocato un crocefisso in ferro battuto del 1700 e sul pavimento davanti all’altare si trova la tomba della famiglia Calò del 1585.
La basilica di San Silvestro è ritenuta il luogo di culto più antico di Trieste.

Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.

Per iscrivervi al Gruppo cliccate sull’immagine sottostante:

Gruppo Facebook Trieste di ieri e di oggi




Nessun testo alternativo automatico disponibile.
Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.
La basilica di San Silvestro, in stile romanico, fu costruita presumibilmente nella seconda metà del XII secolo per volere del vescovo Bernardo (1149-1187) in onore di papa Silvestro. Tuttavia la tradizione popolare, supportata da una lapide commemorativa del 1672 murata sulla parete postica dell’edificio, afferma che la chiesa sia sorta nel 313 d.C. sull’area precedentemente occupata dall’abitazione delle martiri cristiane Tecla ed Eufemia, dove i primi cristiani triestini si sarebbero riuniti per assemblee clandestine. Nel 256 d.C., ai tempi delle persecuzioni cristiane, in quella antichissima casa nel corso dell’anno 256 d.C. vennero orrendamente torturate e decapitate le figlie di Epifania, vedova del senatore Demetrio: la dodicenne Tecla e la quattordicenne Eufemia. La loro storia fu scritta da Ginevra Bonomo, l’Abbadessa Eufrasia, conservata nell’Archivio Diplomatico.
Nel 1233 pare che il popolo fosse convocato nella basilica per accogliere gli ambasciatori veneziani. Nel XIV secolo la basilica fu la cattedrale di Trieste. Dalle memorie del canonico Matteo Camnich risulta che fu restaurata già nel 1332. La basilica fu più volte rimaneggiata, con l’apporto di elementi stilistici posteriori, ma il restauro a cui fu sottoposta nel 1927, sotto la direzione dell’architetto Ferdinando Forlati, la alleggerì da tutte le strutture barocche che si erano accumulate nel corso dei secoli, riportandola così alle sue linee romaniche originali.
Durante i lavori, furono scoperte e riportate alla luce due finestre a lato del campanile, risalenti a un periodo posteriore alla costruzione della basilica. Furono anche trovate tracce di affreschi che rappresentano l’imperatore Costantino che viene colpito dalla lebbra.
Nel 1785, sotto l’imperatore Giuseppe II, la chiesa fu posta a pubblico incanto e acquistata nel 1786 dalla comunità Evangelica Elvetica, che la ridusse al proprio rito e la dedicò a Cristo Salvatore.
Nel 1963, a seguito dei lavori di costruzione della scalinata di accesso da via del Teatro Romano, l’intera struttura basilicale ha subito grossi dissesti statici. Di conseguenza, la Soprintendenza ha promosso un restauro integrale ultimato nel 1967, che ha comportato il rifacimento delle fondazioni, la rimessa a piombo del colonnato interno e ha interessato anche le opere murarie di finitura. Ulteriori lavori di restauro e di manutenzione straordinaria sono stati eseguiti nel 1990.
La chiesa presenta una planimetria a forma di parallelogramma irregolare. Le facciate suggeriscono la strutturazione interna a tre navate, con una parte centrale più elevata e due laterali con i tetti a spiovente. La facciata principale, a Nord-Ovest, è caratterizzata da un rosone con raggiera ad archi a tutto sesto e da una porta d’ingresso aperta successivamente.
Sul lato Nord-Est si trova l’ingresso principale della chiesa, costituito da un protiro romanico in pietra bianca con due colonne su cui si imposta il campanile a pianta rettangolare. Il campanile, decorato da alcuni listelli e da una cornice in pietra bianca, termina con una cella campanaria traforata su ogni lato da una bifora.
Sul lato sinistro si trova l’ingresso principale della chiesa, con un portico romanico su cui si erge il campanile. Secondo la tradizione la torre campanaria era una torre medievale di difesa nelle mura cittadine, ricostruita con delle eleganti bifore. Al suo interno c’è una campana del 1785.
Sulla facciata anteriore: Il rosone romanico del XII secolo e la finestrella a transenna
Un protiro bianco che sostiene il campanile
La bifora sul campanile fu ricostruita nel restauro avvenuto nel 1927-1928, utilizzando un capitello a gruccia
Sopra i pilastri del protiro che sostengono il campanile si vedono due protomi umani che sono elementi decorativi di origine ellenistica utilizzati nella architettura romanica e poi anche nel periodo carolingio.
L’interno della basilica è diviso in tre navate da due file di tre colonne con capitelli cubici. Il soffitto delle navate è a capriate, mentre il soffitto sopra il presbiterio rialzato è costituito da una volta a crociera, con un agnello raffigurato al centro della volta. (da: biblioteche.comune.trieste.it) – Dalla assimetria della chiesa dove il muro perimetrale che riguarda il campanile è ben più spesso del muro opposto, si può dedurre che questa parte è stata costruita addossata all’antica cinta muraria romana. Lo stesso campanile potrebbe avere origine da una torre di guardia.
All’interno della chiesa sono visibili sulle pareti dei frammenti di affreschi risalenti al 1300, con una scena relativa alla vita dell’imperatore Costantino dove è rappresentato con la lebbra, San Paolo Apostolo e una probabile Annunciazione.
Dietro all’altare è collocato un crocefisso in ferro battuto del 1700 e sul pavimento davanti all’altare si trova la tomba della famiglia Calò del 1585.
La basilica di San Silvestro è ritenuta il luogo di culto più antico di Trieste.

Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.

Per iscrivervi al Gruppo cliccate sull’immagine sottostante:

Gruppo Facebook Trieste di ieri e di oggi




L'immagine può contenere: spazio al chiuso
Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.
La basilica di San Silvestro, in stile romanico, fu costruita presumibilmente nella seconda metà del XII secolo per volere del vescovo Bernardo (1149-1187) in onore di papa Silvestro. Tuttavia la tradizione popolare, supportata da una lapide commemorativa del 1672 murata sulla parete postica dell’edificio, afferma che la chiesa sia sorta nel 313 d.C. sull’area precedentemente occupata dall’abitazione delle martiri cristiane Tecla ed Eufemia, dove i primi cristiani triestini si sarebbero riuniti per assemblee clandestine. Nel 256 d.C., ai tempi delle persecuzioni cristiane, in quella antichissima casa nel corso dell’anno 256 d.C. vennero orrendamente torturate e decapitate le figlie di Epifania, vedova del senatore Demetrio: la dodicenne Tecla e la quattordicenne Eufemia. La loro storia fu scritta da Ginevra Bonomo, l’Abbadessa Eufrasia, conservata nell’Archivio Diplomatico.
Nel 1233 pare che il popolo fosse convocato nella basilica per accogliere gli ambasciatori veneziani. Nel XIV secolo la basilica fu la cattedrale di Trieste. Dalle memorie del canonico Matteo Camnich risulta che fu restaurata già nel 1332. La basilica fu più volte rimaneggiata, con l’apporto di elementi stilistici posteriori, ma il restauro a cui fu sottoposta nel 1927, sotto la direzione dell’architetto Ferdinando Forlati, la alleggerì da tutte le strutture barocche che si erano accumulate nel corso dei secoli, riportandola così alle sue linee romaniche originali.
Durante i lavori, furono scoperte e riportate alla luce due finestre a lato del campanile, risalenti a un periodo posteriore alla costruzione della basilica. Furono anche trovate tracce di affreschi che rappresentano l’imperatore Costantino che viene colpito dalla lebbra.
Nel 1785, sotto l’imperatore Giuseppe II, la chiesa fu posta a pubblico incanto e acquistata nel 1786 dalla comunità Evangelica Elvetica, che la ridusse al proprio rito e la dedicò a Cristo Salvatore.
Nel 1963, a seguito dei lavori di costruzione della scalinata di accesso da via del Teatro Romano, l’intera struttura basilicale ha subito grossi dissesti statici. Di conseguenza, la Soprintendenza ha promosso un restauro integrale ultimato nel 1967, che ha comportato il rifacimento delle fondazioni, la rimessa a piombo del colonnato interno e ha interessato anche le opere murarie di finitura. Ulteriori lavori di restauro e di manutenzione straordinaria sono stati eseguiti nel 1990.
La chiesa presenta una planimetria a forma di parallelogramma irregolare. Le facciate suggeriscono la strutturazione interna a tre navate, con una parte centrale più elevata e due laterali con i tetti a spiovente. La facciata principale, a Nord-Ovest, è caratterizzata da un rosone con raggiera ad archi a tutto sesto e da una porta d’ingresso aperta successivamente.
Sul lato Nord-Est si trova l’ingresso principale della chiesa, costituito da un protiro romanico in pietra bianca con due colonne su cui si imposta il campanile a pianta rettangolare. Il campanile, decorato da alcuni listelli e da una cornice in pietra bianca, termina con una cella campanaria traforata su ogni lato da una bifora.
Sul lato sinistro si trova l’ingresso principale della chiesa, con un portico romanico su cui si erge il campanile. Secondo la tradizione la torre campanaria era una torre medievale di difesa nelle mura cittadine, ricostruita con delle eleganti bifore. Al suo interno c’è una campana del 1785.
Sulla facciata anteriore: Il rosone romanico del XII secolo e la finestrella a transenna
Un protiro bianco che sostiene il campanile
La bifora sul campanile fu ricostruita nel restauro avvenuto nel 1927-1928, utilizzando un capitello a gruccia
Sopra i pilastri del protiro che sostengono il campanile si vedono due protomi umani che sono elementi decorativi di origine ellenistica utilizzati nella architettura romanica e poi anche nel periodo carolingio.
L’interno della basilica è diviso in tre navate da due file di tre colonne con capitelli cubici. Il soffitto delle navate è a capriate, mentre il soffitto sopra il presbiterio rialzato è costituito da una volta a crociera, con un agnello raffigurato al centro della volta. (da: biblioteche.comune.trieste.it) – Dalla assimetria della chiesa dove il muro perimetrale che riguarda il campanile è ben più spesso del muro opposto, si può dedurre che questa parte è stata costruita addossata all’antica cinta muraria romana. Lo stesso campanile potrebbe avere origine da una torre di guardia.
All’interno della chiesa sono visibili sulle pareti dei frammenti di affreschi risalenti al 1300, con una scena relativa alla vita dell’imperatore Costantino dove è rappresentato con la lebbra, San Paolo Apostolo e una probabile Annunciazione.
Dietro all’altare è collocato un crocefisso in ferro battuto del 1700 e sul pavimento davanti all’altare si trova la tomba della famiglia Calò del 1585.
La basilica di San Silvestro è ritenuta il luogo di culto più antico di Trieste.

Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.

Per iscrivervi al Gruppo cliccate sull’immagine sottostante:

Gruppo Facebook Trieste di ieri e di oggi




Nessun testo alternativo automatico disponibile.
Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.
La basilica di San Silvestro, in stile romanico, fu costruita presumibilmente nella seconda metà del XII secolo per volere del vescovo Bernardo (1149-1187) in onore di papa Silvestro. Tuttavia la tradizione popolare, supportata da una lapide commemorativa del 1672 murata sulla parete postica dell’edificio, afferma che la chiesa sia sorta nel 313 d.C. sull’area precedentemente occupata dall’abitazione delle martiri cristiane Tecla ed Eufemia, dove i primi cristiani triestini si sarebbero riuniti per assemblee clandestine. Nel 256 d.C., ai tempi delle persecuzioni cristiane, in quella antichissima casa nel corso dell’anno 256 d.C. vennero orrendamente torturate e decapitate le figlie di Epifania, vedova del senatore Demetrio: la dodicenne Tecla e la quattordicenne Eufemia. La loro storia fu scritta da Ginevra Bonomo, l’Abbadessa Eufrasia, conservata nell’Archivio Diplomatico.
Nel 1233 pare che il popolo fosse convocato nella basilica per accogliere gli ambasciatori veneziani. Nel XIV secolo la basilica fu la cattedrale di Trieste. Dalle memorie del canonico Matteo Camnich risulta che fu restaurata già nel 1332. La basilica fu più volte rimaneggiata, con l’apporto di elementi stilistici posteriori, ma il restauro a cui fu sottoposta nel 1927, sotto la direzione dell’architetto Ferdinando Forlati, la alleggerì da tutte le strutture barocche che si erano accumulate nel corso dei secoli, riportandola così alle sue linee romaniche originali.
Durante i lavori, furono scoperte e riportate alla luce due finestre a lato del campanile, risalenti a un periodo posteriore alla costruzione della basilica. Furono anche trovate tracce di affreschi che rappresentano l’imperatore Costantino che viene colpito dalla lebbra.
Nel 1785, sotto l’imperatore Giuseppe II, la chiesa fu posta a pubblico incanto e acquistata nel 1786 dalla comunità Evangelica Elvetica, che la ridusse al proprio rito e la dedicò a Cristo Salvatore.
Nel 1963, a seguito dei lavori di costruzione della scalinata di accesso da via del Teatro Romano, l’intera struttura basilicale ha subito grossi dissesti statici. Di conseguenza, la Soprintendenza ha promosso un restauro integrale ultimato nel 1967, che ha comportato il rifacimento delle fondazioni, la rimessa a piombo del colonnato interno e ha interessato anche le opere murarie di finitura. Ulteriori lavori di restauro e di manutenzione straordinaria sono stati eseguiti nel 1990.
La chiesa presenta una planimetria a forma di parallelogramma irregolare. Le facciate suggeriscono la strutturazione interna a tre navate, con una parte centrale più elevata e due laterali con i tetti a spiovente. La facciata principale, a Nord-Ovest, è caratterizzata da un rosone con raggiera ad archi a tutto sesto e da una porta d’ingresso aperta successivamente.
Sul lato Nord-Est si trova l’ingresso principale della chiesa, costituito da un protiro romanico in pietra bianca con due colonne su cui si imposta il campanile a pianta rettangolare. Il campanile, decorato da alcuni listelli e da una cornice in pietra bianca, termina con una cella campanaria traforata su ogni lato da una bifora.
Sul lato sinistro si trova l’ingresso principale della chiesa, con un portico romanico su cui si erge il campanile. Secondo la tradizione la torre campanaria era una torre medievale di difesa nelle mura cittadine, ricostruita con delle eleganti bifore. Al suo interno c’è una campana del 1785.
Sulla facciata anteriore: Il rosone romanico del XII secolo e la finestrella a transenna
Un protiro bianco che sostiene il campanile
La bifora sul campanile fu ricostruita nel restauro avvenuto nel 1927-1928, utilizzando un capitello a gruccia
Sopra i pilastri del protiro che sostengono il campanile si vedono due protomi umani che sono elementi decorativi di origine ellenistica utilizzati nella architettura romanica e poi anche nel periodo carolingio.
L’interno della basilica è diviso in tre navate da due file di tre colonne con capitelli cubici. Il soffitto delle navate è a capriate, mentre il soffitto sopra il presbiterio rialzato è costituito da una volta a crociera, con un agnello raffigurato al centro della volta. (da: biblioteche.comune.trieste.it) – Dalla assimetria della chiesa dove il muro perimetrale che riguarda il campanile è ben più spesso del muro opposto, si può dedurre che questa parte è stata costruita addossata all’antica cinta muraria romana. Lo stesso campanile potrebbe avere origine da una torre di guardia.
All’interno della chiesa sono visibili sulle pareti dei frammenti di affreschi risalenti al 1300, con una scena relativa alla vita dell’imperatore Costantino dove è rappresentato con la lebbra, San Paolo Apostolo e una probabile Annunciazione.
Dietro all’altare è collocato un crocefisso in ferro battuto del 1700 e sul pavimento davanti all’altare si trova la tomba della famiglia Calò del 1585.
La basilica di San Silvestro è ritenuta il luogo di culto più antico di Trieste.

Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.

Per iscrivervi al Gruppo cliccate sull’immagine sottostante:

Gruppo Facebook Trieste di ieri e di oggi




L'immagine può contenere: tabella e spazio al chiuso
Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.
La basilica di San Silvestro, in stile romanico, fu costruita presumibilmente nella seconda metà del XII secolo per volere del vescovo Bernardo (1149-1187) in onore di papa Silvestro. Tuttavia la tradizione popolare, supportata da una lapide commemorativa del 1672 murata sulla parete postica dell’edificio, afferma che la chiesa sia sorta nel 313 d.C. sull’area precedentemente occupata dall’abitazione delle martiri cristiane Tecla ed Eufemia, dove i primi cristiani triestini si sarebbero riuniti per assemblee clandestine. Nel 256 d.C., ai tempi delle persecuzioni cristiane, in quella antichissima casa nel corso dell’anno 256 d.C. vennero orrendamente torturate e decapitate le figlie di Epifania, vedova del senatore Demetrio: la dodicenne Tecla e la quattordicenne Eufemia. La loro storia fu scritta da Ginevra Bonomo, l’Abbadessa Eufrasia, conservata nell’Archivio Diplomatico.
Nel 1233 pare che il popolo fosse convocato nella basilica per accogliere gli ambasciatori veneziani. Nel XIV secolo la basilica fu la cattedrale di Trieste. Dalle memorie del canonico Matteo Camnich risulta che fu restaurata già nel 1332. La basilica fu più volte rimaneggiata, con l’apporto di elementi stilistici posteriori, ma il restauro a cui fu sottoposta nel 1927, sotto la direzione dell’architetto Ferdinando Forlati, la alleggerì da tutte le strutture barocche che si erano accumulate nel corso dei secoli, riportandola così alle sue linee romaniche originali.
Durante i lavori, furono scoperte e riportate alla luce due finestre a lato del campanile, risalenti a un periodo posteriore alla costruzione della basilica. Furono anche trovate tracce di affreschi che rappresentano l’imperatore Costantino che viene colpito dalla lebbra.
Nel 1785, sotto l’imperatore Giuseppe II, la chiesa fu posta a pubblico incanto e acquistata nel 1786 dalla comunità Evangelica Elvetica, che la ridusse al proprio rito e la dedicò a Cristo Salvatore.
Nel 1963, a seguito dei lavori di costruzione della scalinata di accesso da via del Teatro Romano, l’intera struttura basilicale ha subito grossi dissesti statici. Di conseguenza, la Soprintendenza ha promosso un restauro integrale ultimato nel 1967, che ha comportato il rifacimento delle fondazioni, la rimessa a piombo del colonnato interno e ha interessato anche le opere murarie di finitura. Ulteriori lavori di restauro e di manutenzione straordinaria sono stati eseguiti nel 1990.
La chiesa presenta una planimetria a forma di parallelogramma irregolare. Le facciate suggeriscono la strutturazione interna a tre navate, con una parte centrale più elevata e due laterali con i tetti a spiovente. La facciata principale, a Nord-Ovest, è caratterizzata da un rosone con raggiera ad archi a tutto sesto e da una porta d’ingresso aperta successivamente.
Sul lato Nord-Est si trova l’ingresso principale della chiesa, costituito da un protiro romanico in pietra bianca con due colonne su cui si imposta il campanile a pianta rettangolare. Il campanile, decorato da alcuni listelli e da una cornice in pietra bianca, termina con una cella campanaria traforata su ogni lato da una bifora.
Sul lato sinistro si trova l’ingresso principale della chiesa, con un portico romanico su cui si erge il campanile. Secondo la tradizione la torre campanaria era una torre medievale di difesa nelle mura cittadine, ricostruita con delle eleganti bifore. Al suo interno c’è una campana del 1785.
Sulla facciata anteriore: Il rosone romanico del XII secolo e la finestrella a transenna
Un protiro bianco che sostiene il campanile
La bifora sul campanile fu ricostruita nel restauro avvenuto nel 1927-1928, utilizzando un capitello a gruccia
Sopra i pilastri del protiro che sostengono il campanile si vedono due protomi umani che sono elementi decorativi di origine ellenistica utilizzati nella architettura romanica e poi anche nel periodo carolingio.
L’interno della basilica è diviso in tre navate da due file di tre colonne con capitelli cubici. Il soffitto delle navate è a capriate, mentre il soffitto sopra il presbiterio rialzato è costituito da una volta a crociera, con un agnello raffigurato al centro della volta. (da: biblioteche.comune.trieste.it) – Dalla assimetria della chiesa dove il muro perimetrale che riguarda il campanile è ben più spesso del muro opposto, si può dedurre che questa parte è stata costruita addossata all’antica cinta muraria romana. Lo stesso campanile potrebbe avere origine da una torre di guardia.
All’interno della chiesa sono visibili sulle pareti dei frammenti di affreschi risalenti al 1300, con una scena relativa alla vita dell’imperatore Costantino dove è rappresentato con la lebbra, San Paolo Apostolo e una probabile Annunciazione.
Dietro all’altare è collocato un crocefisso in ferro battuto del 1700 e sul pavimento davanti all’altare si trova la tomba della famiglia Calò del 1585.
La basilica di San Silvestro è ritenuta il luogo di culto più antico di Trieste.

Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.

Per iscrivervi al Gruppo cliccate sull’immagine sottostante:

Gruppo Facebook Trieste di ieri e di oggi




L'immagine può contenere: pianta e spazio al chiuso
Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.
La basilica di San Silvestro, in stile romanico, fu costruita presumibilmente nella seconda metà del XII secolo per volere del vescovo Bernardo (1149-1187) in onore di papa Silvestro. Tuttavia la tradizione popolare, supportata da una lapide commemorativa del 1672 murata sulla parete postica dell’edificio, afferma che la chiesa sia sorta nel 313 d.C. sull’area precedentemente occupata dall’abitazione delle martiri cristiane Tecla ed Eufemia, dove i primi cristiani triestini si sarebbero riuniti per assemblee clandestine. Nel 256 d.C., ai tempi delle persecuzioni cristiane, in quella antichissima casa nel corso dell’anno 256 d.C. vennero orrendamente torturate e decapitate le figlie di Epifania, vedova del senatore Demetrio: la dodicenne Tecla e la quattordicenne Eufemia. La loro storia fu scritta da Ginevra Bonomo, l’Abbadessa Eufrasia, conservata nell’Archivio Diplomatico.
Nel 1233 pare che il popolo fosse convocato nella basilica per accogliere gli ambasciatori veneziani. Nel XIV secolo la basilica fu la cattedrale di Trieste. Dalle memorie del canonico Matteo Camnich risulta che fu restaurata già nel 1332. La basilica fu più volte rimaneggiata, con l’apporto di elementi stilistici posteriori, ma il restauro a cui fu sottoposta nel 1927, sotto la direzione dell’architetto Ferdinando Forlati, la alleggerì da tutte le strutture barocche che si erano accumulate nel corso dei secoli, riportandola così alle sue linee romaniche originali.
Durante i lavori, furono scoperte e riportate alla luce due finestre a lato del campanile, risalenti a un periodo posteriore alla costruzione della basilica. Furono anche trovate tracce di affreschi che rappresentano l’imperatore Costantino che viene colpito dalla lebbra.
Nel 1785, sotto l’imperatore Giuseppe II, la chiesa fu posta a pubblico incanto e acquistata nel 1786 dalla comunità Evangelica Elvetica, che la ridusse al proprio rito e la dedicò a Cristo Salvatore.
Nel 1963, a seguito dei lavori di costruzione della scalinata di accesso da via del Teatro Romano, l’intera struttura basilicale ha subito grossi dissesti statici. Di conseguenza, la Soprintendenza ha promosso un restauro integrale ultimato nel 1967, che ha comportato il rifacimento delle fondazioni, la rimessa a piombo del colonnato interno e ha interessato anche le opere murarie di finitura. Ulteriori lavori di restauro e di manutenzione straordinaria sono stati eseguiti nel 1990.
La chiesa presenta una planimetria a forma di parallelogramma irregolare. Le facciate suggeriscono la strutturazione interna a tre navate, con una parte centrale più elevata e due laterali con i tetti a spiovente. La facciata principale, a Nord-Ovest, è caratterizzata da un rosone con raggiera ad archi a tutto sesto e da una porta d’ingresso aperta successivamente.
Sul lato Nord-Est si trova l’ingresso principale della chiesa, costituito da un protiro romanico in pietra bianca con due colonne su cui si imposta il campanile a pianta rettangolare. Il campanile, decorato da alcuni listelli e da una cornice in pietra bianca, termina con una cella campanaria traforata su ogni lato da una bifora.
Sul lato sinistro si trova l’ingresso principale della chiesa, con un portico romanico su cui si erge il campanile. Secondo la tradizione la torre campanaria era una torre medievale di difesa nelle mura cittadine, ricostruita con delle eleganti bifore. Al suo interno c’è una campana del 1785.
Sulla facciata anteriore: Il rosone romanico del XII secolo e la finestrella a transenna
Un protiro bianco che sostiene il campanile
La bifora sul campanile fu ricostruita nel restauro avvenuto nel 1927-1928, utilizzando un capitello a gruccia
Sopra i pilastri del protiro che sostengono il campanile si vedono due protomi umani che sono elementi decorativi di origine ellenistica utilizzati nella architettura romanica e poi anche nel periodo carolingio.
L’interno della basilica è diviso in tre navate da due file di tre colonne con capitelli cubici. Il soffitto delle navate è a capriate, mentre il soffitto sopra il presbiterio rialzato è costituito da una volta a crociera, con un agnello raffigurato al centro della volta. (da: biblioteche.comune.trieste.it) – Dalla assimetria della chiesa dove il muro perimetrale che riguarda il campanile è ben più spesso del muro opposto, si può dedurre che questa parte è stata costruita addossata all’antica cinta muraria romana. Lo stesso campanile potrebbe avere origine da una torre di guardia.
All’interno della chiesa sono visibili sulle pareti dei frammenti di affreschi risalenti al 1300, con una scena relativa alla vita dell’imperatore Costantino dove è rappresentato con la lebbra, San Paolo Apostolo e una probabile Annunciazione.
Dietro all’altare è collocato un crocefisso in ferro battuto del 1700 e sul pavimento davanti all’altare si trova la tomba della famiglia Calò del 1585.
La basilica di San Silvestro è ritenuta il luogo di culto più antico di Trieste.

Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.

Per iscrivervi al Gruppo cliccate sull’immagine sottostante:

Gruppo Facebook Trieste di ieri e di oggi




L'immagine può contenere: spazio all'aperto
Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.
La basilica di San Silvestro, in stile romanico, fu costruita presumibilmente nella seconda metà del XII secolo per volere del vescovo Bernardo (1149-1187) in onore di papa Silvestro. Tuttavia la tradizione popolare, supportata da una lapide commemorativa del 1672 murata sulla parete postica dell’edificio, afferma che la chiesa sia sorta nel 313 d.C. sull’area precedentemente occupata dall’abitazione delle martiri cristiane Tecla ed Eufemia, dove i primi cristiani triestini si sarebbero riuniti per assemblee clandestine. Nel 256 d.C., ai tempi delle persecuzioni cristiane, in quella antichissima casa nel corso dell’anno 256 d.C. vennero orrendamente torturate e decapitate le figlie di Epifania, vedova del senatore Demetrio: la dodicenne Tecla e la quattordicenne Eufemia. La loro storia fu scritta da Ginevra Bonomo, l’Abbadessa Eufrasia, conservata nell’Archivio Diplomatico.
Nel 1233 pare che il popolo fosse convocato nella basilica per accogliere gli ambasciatori veneziani. Nel XIV secolo la basilica fu la cattedrale di Trieste. Dalle memorie del canonico Matteo Camnich risulta che fu restaurata già nel 1332. La basilica fu più volte rimaneggiata, con l’apporto di elementi stilistici posteriori, ma il restauro a cui fu sottoposta nel 1927, sotto la direzione dell’architetto Ferdinando Forlati, la alleggerì da tutte le strutture barocche che si erano accumulate nel corso dei secoli, riportandola così alle sue linee romaniche originali.
Durante i lavori, furono scoperte e riportate alla luce due finestre a lato del campanile, risalenti a un periodo posteriore alla costruzione della basilica. Furono anche trovate tracce di affreschi che rappresentano l’imperatore Costantino che viene colpito dalla lebbra.
Nel 1785, sotto l’imperatore Giuseppe II, la chiesa fu posta a pubblico incanto e acquistata nel 1786 dalla comunità Evangelica Elvetica, che la ridusse al proprio rito e la dedicò a Cristo Salvatore.
Nel 1963, a seguito dei lavori di costruzione della scalinata di accesso da via del Teatro Romano, l’intera struttura basilicale ha subito grossi dissesti statici. Di conseguenza, la Soprintendenza ha promosso un restauro integrale ultimato nel 1967, che ha comportato il rifacimento delle fondazioni, la rimessa a piombo del colonnato interno e ha interessato anche le opere murarie di finitura. Ulteriori lavori di restauro e di manutenzione straordinaria sono stati eseguiti nel 1990.
La chiesa presenta una planimetria a forma di parallelogramma irregolare. Le facciate suggeriscono la strutturazione interna a tre navate, con una parte centrale più elevata e due laterali con i tetti a spiovente. La facciata principale, a Nord-Ovest, è caratterizzata da un rosone con raggiera ad archi a tutto sesto e da una porta d’ingresso aperta successivamente.
Sul lato Nord-Est si trova l’ingresso principale della chiesa, costituito da un protiro romanico in pietra bianca con due colonne su cui si imposta il campanile a pianta rettangolare. Il campanile, decorato da alcuni listelli e da una cornice in pietra bianca, termina con una cella campanaria traforata su ogni lato da una bifora.
Sul lato sinistro si trova l’ingresso principale della chiesa, con un portico romanico su cui si erge il campanile. Secondo la tradizione la torre campanaria era una torre medievale di difesa nelle mura cittadine, ricostruita con delle eleganti bifore. Al suo interno c’è una campana del 1785.
Sulla facciata anteriore: Il rosone romanico del XII secolo e la finestrella a transenna
Un protiro bianco che sostiene il campanile
La bifora sul campanile fu ricostruita nel restauro avvenuto nel 1927-1928, utilizzando un capitello a gruccia
Sopra i pilastri del protiro che sostengono il campanile si vedono due protomi umani che sono elementi decorativi di origine ellenistica utilizzati nella architettura romanica e poi anche nel periodo carolingio.
L’interno della basilica è diviso in tre navate da due file di tre colonne con capitelli cubici. Il soffitto delle navate è a capriate, mentre il soffitto sopra il presbiterio rialzato è costituito da una volta a crociera, con un agnello raffigurato al centro della volta. (da: biblioteche.comune.trieste.it) – Dalla assimetria della chiesa dove il muro perimetrale che riguarda il campanile è ben più spesso del muro opposto, si può dedurre che questa parte è stata costruita addossata all’antica cinta muraria romana. Lo stesso campanile potrebbe avere origine da una torre di guardia.
All’interno della chiesa sono visibili sulle pareti dei frammenti di affreschi risalenti al 1300, con una scena relativa alla vita dell’imperatore Costantino dove è rappresentato con la lebbra, San Paolo Apostolo e una probabile Annunciazione.
Dietro all’altare è collocato un crocefisso in ferro battuto del 1700 e sul pavimento davanti all’altare si trova la tomba della famiglia Calò del 1585.
La basilica di San Silvestro è ritenuta il luogo di culto più antico di Trieste.

Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.

Per iscrivervi al Gruppo cliccate sull’immagine sottostante:

Gruppo Facebook Trieste di ieri e di oggi




L'immagine può contenere: spazio al chiuso
Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.
La basilica di San Silvestro, in stile romanico, fu costruita presumibilmente nella seconda metà del XII secolo per volere del vescovo Bernardo (1149-1187) in onore di papa Silvestro. Tuttavia la tradizione popolare, supportata da una lapide commemorativa del 1672 murata sulla parete postica dell’edificio, afferma che la chiesa sia sorta nel 313 d.C. sull’area precedentemente occupata dall’abitazione delle martiri cristiane Tecla ed Eufemia, dove i primi cristiani triestini si sarebbero riuniti per assemblee clandestine. Nel 256 d.C., ai tempi delle persecuzioni cristiane, in quella antichissima casa nel corso dell’anno 256 d.C. vennero orrendamente torturate e decapitate le figlie di Epifania, vedova del senatore Demetrio: la dodicenne Tecla e la quattordicenne Eufemia. La loro storia fu scritta da Ginevra Bonomo, l’Abbadessa Eufrasia, conservata nell’Archivio Diplomatico.
Nel 1233 pare che il popolo fosse convocato nella basilica per accogliere gli ambasciatori veneziani. Nel XIV secolo la basilica fu la cattedrale di Trieste. Dalle memorie del canonico Matteo Camnich risulta che fu restaurata già nel 1332. La basilica fu più volte rimaneggiata, con l’apporto di elementi stilistici posteriori, ma il restauro a cui fu sottoposta nel 1927, sotto la direzione dell’architetto Ferdinando Forlati, la alleggerì da tutte le strutture barocche che si erano accumulate nel corso dei secoli, riportandola così alle sue linee romaniche originali.
Durante i lavori, furono scoperte e riportate alla luce due finestre a lato del campanile, risalenti a un periodo posteriore alla costruzione della basilica. Furono anche trovate tracce di affreschi che rappresentano l’imperatore Costantino che viene colpito dalla lebbra.
Nel 1785, sotto l’imperatore Giuseppe II, la chiesa fu posta a pubblico incanto e acquistata nel 1786 dalla comunità Evangelica Elvetica, che la ridusse al proprio rito e la dedicò a Cristo Salvatore.
Nel 1963, a seguito dei lavori di costruzione della scalinata di accesso da via del Teatro Romano, l’intera struttura basilicale ha subito grossi dissesti statici. Di conseguenza, la Soprintendenza ha promosso un restauro integrale ultimato nel 1967, che ha comportato il rifacimento delle fondazioni, la rimessa a piombo del colonnato interno e ha interessato anche le opere murarie di finitura. Ulteriori lavori di restauro e di manutenzione straordinaria sono stati eseguiti nel 1990.
La chiesa presenta una planimetria a forma di parallelogramma irregolare. Le facciate suggeriscono la strutturazione interna a tre navate, con una parte centrale più elevata e due laterali con i tetti a spiovente. La facciata principale, a Nord-Ovest, è caratterizzata da un rosone con raggiera ad archi a tutto sesto e da una porta d’ingresso aperta successivamente.
Sul lato Nord-Est si trova l’ingresso principale della chiesa, costituito da un protiro romanico in pietra bianca con due colonne su cui si imposta il campanile a pianta rettangolare. Il campanile, decorato da alcuni listelli e da una cornice in pietra bianca, termina con una cella campanaria traforata su ogni lato da una bifora.
Sul lato sinistro si trova l’ingresso principale della chiesa, con un portico romanico su cui si erge il campanile. Secondo la tradizione la torre campanaria era una torre medievale di difesa nelle mura cittadine, ricostruita con delle eleganti bifore. Al suo interno c’è una campana del 1785.
Sulla facciata anteriore: Il rosone romanico del XII secolo e la finestrella a transenna
Un protiro bianco che sostiene il campanile
La bifora sul campanile fu ricostruita nel restauro avvenuto nel 1927-1928, utilizzando un capitello a gruccia
Sopra i pilastri del protiro che sostengono il campanile si vedono due protomi umani che sono elementi decorativi di origine ellenistica utilizzati nella architettura romanica e poi anche nel periodo carolingio.
L’interno della basilica è diviso in tre navate da due file di tre colonne con capitelli cubici. Il soffitto delle navate è a capriate, mentre il soffitto sopra il presbiterio rialzato è costituito da una volta a crociera, con un agnello raffigurato al centro della volta. (da: biblioteche.comune.trieste.it) – Dalla assimetria della chiesa dove il muro perimetrale che riguarda il campanile è ben più spesso del muro opposto, si può dedurre che questa parte è stata costruita addossata all’antica cinta muraria romana. Lo stesso campanile potrebbe avere origine da una torre di guardia.
All’interno della chiesa sono visibili sulle pareti dei frammenti di affreschi risalenti al 1300, con una scena relativa alla vita dell’imperatore Costantino dove è rappresentato con la lebbra, San Paolo Apostolo e una probabile Annunciazione.
Dietro all’altare è collocato un crocefisso in ferro battuto del 1700 e sul pavimento davanti all’altare si trova la tomba della famiglia Calò del 1585.
La basilica di San Silvestro è ritenuta il luogo di culto più antico di Trieste.

Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.

Per iscrivervi al Gruppo cliccate sull’immagine sottostante:

Gruppo Facebook Trieste di ieri e di oggi




L'immagine può contenere: pianta e spazio all'aperto
Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.
La basilica di San Silvestro, in stile romanico, fu costruita presumibilmente nella seconda metà del XII secolo per volere del vescovo Bernardo (1149-1187) in onore di papa Silvestro. Tuttavia la tradizione popolare, supportata da una lapide commemorativa del 1672 murata sulla parete postica dell’edificio, afferma che la chiesa sia sorta nel 313 d.C. sull’area precedentemente occupata dall’abitazione delle martiri cristiane Tecla ed Eufemia, dove i primi cristiani triestini si sarebbero riuniti per assemblee clandestine. Nel 256 d.C., ai tempi delle persecuzioni cristiane, in quella antichissima casa nel corso dell’anno 256 d.C. vennero orrendamente torturate e decapitate le figlie di Epifania, vedova del senatore Demetrio: la dodicenne Tecla e la quattordicenne Eufemia. La loro storia fu scritta da Ginevra Bonomo, l’Abbadessa Eufrasia, conservata nell’Archivio Diplomatico.
Nel 1233 pare che il popolo fosse convocato nella basilica per accogliere gli ambasciatori veneziani. Nel XIV secolo la basilica fu la cattedrale di Trieste. Dalle memorie del canonico Matteo Camnich risulta che fu restaurata già nel 1332. La basilica fu più volte rimaneggiata, con l’apporto di elementi stilistici posteriori, ma il restauro a cui fu sottoposta nel 1927, sotto la direzione dell’architetto Ferdinando Forlati, la alleggerì da tutte le strutture barocche che si erano accumulate nel corso dei secoli, riportandola così alle sue linee romaniche originali.
Durante i lavori, furono scoperte e riportate alla luce due finestre a lato del campanile, risalenti a un periodo posteriore alla costruzione della basilica. Furono anche trovate tracce di affreschi che rappresentano l’imperatore Costantino che viene colpito dalla lebbra.
Nel 1785, sotto l’imperatore Giuseppe II, la chiesa fu posta a pubblico incanto e acquistata nel 1786 dalla comunità Evangelica Elvetica, che la ridusse al proprio rito e la dedicò a Cristo Salvatore.
Nel 1963, a seguito dei lavori di costruzione della scalinata di accesso da via del Teatro Romano, l’intera struttura basilicale ha subito grossi dissesti statici. Di conseguenza, la Soprintendenza ha promosso un restauro integrale ultimato nel 1967, che ha comportato il rifacimento delle fondazioni, la rimessa a piombo del colonnato interno e ha interessato anche le opere murarie di finitura. Ulteriori lavori di restauro e di manutenzione straordinaria sono stati eseguiti nel 1990.
La chiesa presenta una planimetria a forma di parallelogramma irregolare. Le facciate suggeriscono la strutturazione interna a tre navate, con una parte centrale più elevata e due laterali con i tetti a spiovente. La facciata principale, a Nord-Ovest, è caratterizzata da un rosone con raggiera ad archi a tutto sesto e da una porta d’ingresso aperta successivamente.
Sul lato Nord-Est si trova l’ingresso principale della chiesa, costituito da un protiro romanico in pietra bianca con due colonne su cui si imposta il campanile a pianta rettangolare. Il campanile, decorato da alcuni listelli e da una cornice in pietra bianca, termina con una cella campanaria traforata su ogni lato da una bifora.
Sul lato sinistro si trova l’ingresso principale della chiesa, con un portico romanico su cui si erge il campanile. Secondo la tradizione la torre campanaria era una torre medievale di difesa nelle mura cittadine, ricostruita con delle eleganti bifore. Al suo interno c’è una campana del 1785.
Sulla facciata anteriore: Il rosone romanico del XII secolo e la finestrella a transenna
Un protiro bianco che sostiene il campanile
La bifora sul campanile fu ricostruita nel restauro avvenuto nel 1927-1928, utilizzando un capitello a gruccia
Sopra i pilastri del protiro che sostengono il campanile si vedono due protomi umani che sono elementi decorativi di origine ellenistica utilizzati nella architettura romanica e poi anche nel periodo carolingio.
L’interno della basilica è diviso in tre navate da due file di tre colonne con capitelli cubici. Il soffitto delle navate è a capriate, mentre il soffitto sopra il presbiterio rialzato è costituito da una volta a crociera, con un agnello raffigurato al centro della volta. (da: biblioteche.comune.trieste.it) – Dalla assimetria della chiesa dove il muro perimetrale che riguarda il campanile è ben più spesso del muro opposto, si può dedurre che questa parte è stata costruita addossata all’antica cinta muraria romana. Lo stesso campanile potrebbe avere origine da una torre di guardia.
All’interno della chiesa sono visibili sulle pareti dei frammenti di affreschi risalenti al 1300, con una scena relativa alla vita dell’imperatore Costantino dove è rappresentato con la lebbra, San Paolo Apostolo e una probabile Annunciazione.
Dietro all’altare è collocato un crocefisso in ferro battuto del 1700 e sul pavimento davanti all’altare si trova la tomba della famiglia Calò del 1585.
La basilica di San Silvestro è ritenuta il luogo di culto più antico di Trieste.

Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.

Per iscrivervi al Gruppo cliccate sull’immagine sottostante:

Gruppo Facebook Trieste di ieri e di oggi




L'immagine può contenere: pianta e spazio all'aperto
Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.
La basilica di San Silvestro, in stile romanico, fu costruita presumibilmente nella seconda metà del XII secolo per volere del vescovo Bernardo (1149-1187) in onore di papa Silvestro. Tuttavia la tradizione popolare, supportata da una lapide commemorativa del 1672 murata sulla parete postica dell’edificio, afferma che la chiesa sia sorta nel 313 d.C. sull’area precedentemente occupata dall’abitazione delle martiri cristiane Tecla ed Eufemia, dove i primi cristiani triestini si sarebbero riuniti per assemblee clandestine. Nel 256 d.C., ai tempi delle persecuzioni cristiane, in quella antichissima casa nel corso dell’anno 256 d.C. vennero orrendamente torturate e decapitate le figlie di Epifania, vedova del senatore Demetrio: la dodicenne Tecla e la quattordicenne Eufemia. La loro storia fu scritta da Ginevra Bonomo, l’Abbadessa Eufrasia, conservata nell’Archivio Diplomatico.
Nel 1233 pare che il popolo fosse convocato nella basilica per accogliere gli ambasciatori veneziani. Nel XIV secolo la basilica fu la cattedrale di Trieste. Dalle memorie del canonico Matteo Camnich risulta che fu restaurata già nel 1332. La basilica fu più volte rimaneggiata, con l’apporto di elementi stilistici posteriori, ma il restauro a cui fu sottoposta nel 1927, sotto la direzione dell’architetto Ferdinando Forlati, la alleggerì da tutte le strutture barocche che si erano accumulate nel corso dei secoli, riportandola così alle sue linee romaniche originali.
Durante i lavori, furono scoperte e riportate alla luce due finestre a lato del campanile, risalenti a un periodo posteriore alla costruzione della basilica. Furono anche trovate tracce di affreschi che rappresentano l’imperatore Costantino che viene colpito dalla lebbra.
Nel 1785, sotto l’imperatore Giuseppe II, la chiesa fu posta a pubblico incanto e acquistata nel 1786 dalla comunità Evangelica Elvetica, che la ridusse al proprio rito e la dedicò a Cristo Salvatore.
Nel 1963, a seguito dei lavori di costruzione della scalinata di accesso da via del Teatro Romano, l’intera struttura basilicale ha subito grossi dissesti statici. Di conseguenza, la Soprintendenza ha promosso un restauro integrale ultimato nel 1967, che ha comportato il rifacimento delle fondazioni, la rimessa a piombo del colonnato interno e ha interessato anche le opere murarie di finitura. Ulteriori lavori di restauro e di manutenzione straordinaria sono stati eseguiti nel 1990.
La chiesa presenta una planimetria a forma di parallelogramma irregolare. Le facciate suggeriscono la strutturazione interna a tre navate, con una parte centrale più elevata e due laterali con i tetti a spiovente. La facciata principale, a Nord-Ovest, è caratterizzata da un rosone con raggiera ad archi a tutto sesto e da una porta d’ingresso aperta successivamente.
Sul lato Nord-Est si trova l’ingresso principale della chiesa, costituito da un protiro romanico in pietra bianca con due colonne su cui si imposta il campanile a pianta rettangolare. Il campanile, decorato da alcuni listelli e da una cornice in pietra bianca, termina con una cella campanaria traforata su ogni lato da una bifora.
Sul lato sinistro si trova l’ingresso principale della chiesa, con un portico romanico su cui si erge il campanile. Secondo la tradizione la torre campanaria era una torre medievale di difesa nelle mura cittadine, ricostruita con delle eleganti bifore. Al suo interno c’è una campana del 1785.
Sulla facciata anteriore: Il rosone romanico del XII secolo e la finestrella a transenna
Un protiro bianco che sostiene il campanile
La bifora sul campanile fu ricostruita nel restauro avvenuto nel 1927-1928, utilizzando un capitello a gruccia
Sopra i pilastri del protiro che sostengono il campanile si vedono due protomi umani che sono elementi decorativi di origine ellenistica utilizzati nella architettura romanica e poi anche nel periodo carolingio.
L’interno della basilica è diviso in tre navate da due file di tre colonne con capitelli cubici. Il soffitto delle navate è a capriate, mentre il soffitto sopra il presbiterio rialzato è costituito da una volta a crociera, con un agnello raffigurato al centro della volta. (da: biblioteche.comune.trieste.it) – Dalla assimetria della chiesa dove il muro perimetrale che riguarda il campanile è ben più spesso del muro opposto, si può dedurre che questa parte è stata costruita addossata all’antica cinta muraria romana. Lo stesso campanile potrebbe avere origine da una torre di guardia.
All’interno della chiesa sono visibili sulle pareti dei frammenti di affreschi risalenti al 1300, con una scena relativa alla vita dell’imperatore Costantino dove è rappresentato con la lebbra, San Paolo Apostolo e una probabile Annunciazione.
Dietro all’altare è collocato un crocefisso in ferro battuto del 1700 e sul pavimento davanti all’altare si trova la tomba della famiglia Calò del 1585.
La basilica di San Silvestro è ritenuta il luogo di culto più antico di Trieste.

Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.

Per iscrivervi al Gruppo cliccate sull’immagine sottostante:

Gruppo Facebook Trieste di ieri e di oggi




L'immagine può contenere: pianta e spazio all'aperto
Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.
La basilica di San Silvestro, in stile romanico, fu costruita presumibilmente nella seconda metà del XII secolo per volere del vescovo Bernardo (1149-1187) in onore di papa Silvestro. Tuttavia la tradizione popolare, supportata da una lapide commemorativa del 1672 murata sulla parete postica dell’edificio, afferma che la chiesa sia sorta nel 313 d.C. sull’area precedentemente occupata dall’abitazione delle martiri cristiane Tecla ed Eufemia, dove i primi cristiani triestini si sarebbero riuniti per assemblee clandestine. Nel 256 d.C., ai tempi delle persecuzioni cristiane, in quella antichissima casa nel corso dell’anno 256 d.C. vennero orrendamente torturate e decapitate le figlie di Epifania, vedova del senatore Demetrio: la dodicenne Tecla e la quattordicenne Eufemia. La loro storia fu scritta da Ginevra Bonomo, l’Abbadessa Eufrasia, conservata nell’Archivio Diplomatico.
Nel 1233 pare che il popolo fosse convocato nella basilica per accogliere gli ambasciatori veneziani. Nel XIV secolo la basilica fu la cattedrale di Trieste. Dalle memorie del canonico Matteo Camnich risulta che fu restaurata già nel 1332. La basilica fu più volte rimaneggiata, con l’apporto di elementi stilistici posteriori, ma il restauro a cui fu sottoposta nel 1927, sotto la direzione dell’architetto Ferdinando Forlati, la alleggerì da tutte le strutture barocche che si erano accumulate nel corso dei secoli, riportandola così alle sue linee romaniche originali.
Durante i lavori, furono scoperte e riportate alla luce due finestre a lato del campanile, risalenti a un periodo posteriore alla costruzione della basilica. Furono anche trovate tracce di affreschi che rappresentano l’imperatore Costantino che viene colpito dalla lebbra.
Nel 1785, sotto l’imperatore Giuseppe II, la chiesa fu posta a pubblico incanto e acquistata nel 1786 dalla comunità Evangelica Elvetica, che la ridusse al proprio rito e la dedicò a Cristo Salvatore.
Nel 1963, a seguito dei lavori di costruzione della scalinata di accesso da via del Teatro Romano, l’intera struttura basilicale ha subito grossi dissesti statici. Di conseguenza, la Soprintendenza ha promosso un restauro integrale ultimato nel 1967, che ha comportato il rifacimento delle fondazioni, la rimessa a piombo del colonnato interno e ha interessato anche le opere murarie di finitura. Ulteriori lavori di restauro e di manutenzione straordinaria sono stati eseguiti nel 1990.
La chiesa presenta una planimetria a forma di parallelogramma irregolare. Le facciate suggeriscono la strutturazione interna a tre navate, con una parte centrale più elevata e due laterali con i tetti a spiovente. La facciata principale, a Nord-Ovest, è caratterizzata da un rosone con raggiera ad archi a tutto sesto e da una porta d’ingresso aperta successivamente.
Sul lato Nord-Est si trova l’ingresso principale della chiesa, costituito da un protiro romanico in pietra bianca con due colonne su cui si imposta il campanile a pianta rettangolare. Il campanile, decorato da alcuni listelli e da una cornice in pietra bianca, termina con una cella campanaria traforata su ogni lato da una bifora.
Sul lato sinistro si trova l’ingresso principale della chiesa, con un portico romanico su cui si erge il campanile. Secondo la tradizione la torre campanaria era una torre medievale di difesa nelle mura cittadine, ricostruita con delle eleganti bifore. Al suo interno c’è una campana del 1785.
Sulla facciata anteriore: Il rosone romanico del XII secolo e la finestrella a transenna
Un protiro bianco che sostiene il campanile
La bifora sul campanile fu ricostruita nel restauro avvenuto nel 1927-1928, utilizzando un capitello a gruccia
Sopra i pilastri del protiro che sostengono il campanile si vedono due protomi umani che sono elementi decorativi di origine ellenistica utilizzati nella architettura romanica e poi anche nel periodo carolingio.
L’interno della basilica è diviso in tre navate da due file di tre colonne con capitelli cubici. Il soffitto delle navate è a capriate, mentre il soffitto sopra il presbiterio rialzato è costituito da una volta a crociera, con un agnello raffigurato al centro della volta. (da: biblioteche.comune.trieste.it) – Dalla assimetria della chiesa dove il muro perimetrale che riguarda il campanile è ben più spesso del muro opposto, si può dedurre che questa parte è stata costruita addossata all’antica cinta muraria romana. Lo stesso campanile potrebbe avere origine da una torre di guardia.
All’interno della chiesa sono visibili sulle pareti dei frammenti di affreschi risalenti al 1300, con una scena relativa alla vita dell’imperatore Costantino dove è rappresentato con la lebbra, San Paolo Apostolo e una probabile Annunciazione.
Dietro all’altare è collocato un crocefisso in ferro battuto del 1700 e sul pavimento davanti all’altare si trova la tomba della famiglia Calò del 1585.
La basilica di San Silvestro è ritenuta il luogo di culto più antico di Trieste.

Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.

Per iscrivervi al Gruppo cliccate sull’immagine sottostante:

Gruppo Facebook Trieste di ieri e di oggi




L'immagine può contenere: spazio all'aperto
Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.
La basilica di San Silvestro, in stile romanico, fu costruita presumibilmente nella seconda metà del XII secolo per volere del vescovo Bernardo (1149-1187) in onore di papa Silvestro. Tuttavia la tradizione popolare, supportata da una lapide commemorativa del 1672 murata sulla parete postica dell’edificio, afferma che la chiesa sia sorta nel 313 d.C. sull’area precedentemente occupata dall’abitazione delle martiri cristiane Tecla ed Eufemia, dove i primi cristiani triestini si sarebbero riuniti per assemblee clandestine. Nel 256 d.C., ai tempi delle persecuzioni cristiane, in quella antichissima casa nel corso dell’anno 256 d.C. vennero orrendamente torturate e decapitate le figlie di Epifania, vedova del senatore Demetrio: la dodicenne Tecla e la quattordicenne Eufemia. La loro storia fu scritta da Ginevra Bonomo, l’Abbadessa Eufrasia, conservata nell’Archivio Diplomatico.
Nel 1233 pare che il popolo fosse convocato nella basilica per accogliere gli ambasciatori veneziani. Nel XIV secolo la basilica fu la cattedrale di Trieste. Dalle memorie del canonico Matteo Camnich risulta che fu restaurata già nel 1332. La basilica fu più volte rimaneggiata, con l’apporto di elementi stilistici posteriori, ma il restauro a cui fu sottoposta nel 1927, sotto la direzione dell’architetto Ferdinando Forlati, la alleggerì da tutte le strutture barocche che si erano accumulate nel corso dei secoli, riportandola così alle sue linee romaniche originali.
Durante i lavori, furono scoperte e riportate alla luce due finestre a lato del campanile, risalenti a un periodo posteriore alla costruzione della basilica. Furono anche trovate tracce di affreschi che rappresentano l’imperatore Costantino che viene colpito dalla lebbra.
Nel 1785, sotto l’imperatore Giuseppe II, la chiesa fu posta a pubblico incanto e acquistata nel 1786 dalla comunità Evangelica Elvetica, che la ridusse al proprio rito e la dedicò a Cristo Salvatore.
Nel 1963, a seguito dei lavori di costruzione della scalinata di accesso da via del Teatro Romano, l’intera struttura basilicale ha subito grossi dissesti statici. Di conseguenza, la Soprintendenza ha promosso un restauro integrale ultimato nel 1967, che ha comportato il rifacimento delle fondazioni, la rimessa a piombo del colonnato interno e ha interessato anche le opere murarie di finitura. Ulteriori lavori di restauro e di manutenzione straordinaria sono stati eseguiti nel 1990.
La chiesa presenta una planimetria a forma di parallelogramma irregolare. Le facciate suggeriscono la strutturazione interna a tre navate, con una parte centrale più elevata e due laterali con i tetti a spiovente. La facciata principale, a Nord-Ovest, è caratterizzata da un rosone con raggiera ad archi a tutto sesto e da una porta d’ingresso aperta successivamente.
Sul lato Nord-Est si trova l’ingresso principale della chiesa, costituito da un protiro romanico in pietra bianca con due colonne su cui si imposta il campanile a pianta rettangolare. Il campanile, decorato da alcuni listelli e da una cornice in pietra bianca, termina con una cella campanaria traforata su ogni lato da una bifora.
Sul lato sinistro si trova l’ingresso principale della chiesa, con un portico romanico su cui si erge il campanile. Secondo la tradizione la torre campanaria era una torre medievale di difesa nelle mura cittadine, ricostruita con delle eleganti bifore. Al suo interno c’è una campana del 1785.
Sulla facciata anteriore: Il rosone romanico del XII secolo e la finestrella a transenna
Un protiro bianco che sostiene il campanile
La bifora sul campanile fu ricostruita nel restauro avvenuto nel 1927-1928, utilizzando un capitello a gruccia
Sopra i pilastri del protiro che sostengono il campanile si vedono due protomi umani che sono elementi decorativi di origine ellenistica utilizzati nella architettura romanica e poi anche nel periodo carolingio.
L’interno della basilica è diviso in tre navate da due file di tre colonne con capitelli cubici. Il soffitto delle navate è a capriate, mentre il soffitto sopra il presbiterio rialzato è costituito da una volta a crociera, con un agnello raffigurato al centro della volta. (da: biblioteche.comune.trieste.it) – Dalla assimetria della chiesa dove il muro perimetrale che riguarda il campanile è ben più spesso del muro opposto, si può dedurre che questa parte è stata costruita addossata all’antica cinta muraria romana. Lo stesso campanile potrebbe avere origine da una torre di guardia.
All’interno della chiesa sono visibili sulle pareti dei frammenti di affreschi risalenti al 1300, con una scena relativa alla vita dell’imperatore Costantino dove è rappresentato con la lebbra, San Paolo Apostolo e una probabile Annunciazione.
Dietro all’altare è collocato un crocefisso in ferro battuto del 1700 e sul pavimento davanti all’altare si trova la tomba della famiglia Calò del 1585.
La basilica di San Silvestro è ritenuta il luogo di culto più antico di Trieste.

Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.

Per iscrivervi al Gruppo cliccate sull’immagine sottostante:

Gruppo Facebook Trieste di ieri e di oggi




Nessun testo alternativo automatico disponibile.
Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.
La basilica di San Silvestro, in stile romanico, fu costruita presumibilmente nella seconda metà del XII secolo per volere del vescovo Bernardo (1149-1187) in onore di papa Silvestro. Tuttavia la tradizione popolare, supportata da una lapide commemorativa del 1672 murata sulla parete postica dell’edificio, afferma che la chiesa sia sorta nel 313 d.C. sull’area precedentemente occupata dall’abitazione delle martiri cristiane Tecla ed Eufemia, dove i primi cristiani triestini si sarebbero riuniti per assemblee clandestine. Nel 256 d.C., ai tempi delle persecuzioni cristiane, in quella antichissima casa nel corso dell’anno 256 d.C. vennero orrendamente torturate e decapitate le figlie di Epifania, vedova del senatore Demetrio: la dodicenne Tecla e la quattordicenne Eufemia. La loro storia fu scritta da Ginevra Bonomo, l’Abbadessa Eufrasia, conservata nell’Archivio Diplomatico.
Nel 1233 pare che il popolo fosse convocato nella basilica per accogliere gli ambasciatori veneziani. Nel XIV secolo la basilica fu la cattedrale di Trieste. Dalle memorie del canonico Matteo Camnich risulta che fu restaurata già nel 1332. La basilica fu più volte rimaneggiata, con l’apporto di elementi stilistici posteriori, ma il restauro a cui fu sottoposta nel 1927, sotto la direzione dell’architetto Ferdinando Forlati, la alleggerì da tutte le strutture barocche che si erano accumulate nel corso dei secoli, riportandola così alle sue linee romaniche originali.
Durante i lavori, furono scoperte e riportate alla luce due finestre a lato del campanile, risalenti a un periodo posteriore alla costruzione della basilica. Furono anche trovate tracce di affreschi che rappresentano l’imperatore Costantino che viene colpito dalla lebbra.
Nel 1785, sotto l’imperatore Giuseppe II, la chiesa fu posta a pubblico incanto e acquistata nel 1786 dalla comunità Evangelica Elvetica, che la ridusse al proprio rito e la dedicò a Cristo Salvatore.
Nel 1963, a seguito dei lavori di costruzione della scalinata di accesso da via del Teatro Romano, l’intera struttura basilicale ha subito grossi dissesti statici. Di conseguenza, la Soprintendenza ha promosso un restauro integrale ultimato nel 1967, che ha comportato il rifacimento delle fondazioni, la rimessa a piombo del colonnato interno e ha interessato anche le opere murarie di finitura. Ulteriori lavori di restauro e di manutenzione straordinaria sono stati eseguiti nel 1990.
La chiesa presenta una planimetria a forma di parallelogramma irregolare. Le facciate suggeriscono la strutturazione interna a tre navate, con una parte centrale più elevata e due laterali con i tetti a spiovente. La facciata principale, a Nord-Ovest, è caratterizzata da un rosone con raggiera ad archi a tutto sesto e da una porta d’ingresso aperta successivamente.
Sul lato Nord-Est si trova l’ingresso principale della chiesa, costituito da un protiro romanico in pietra bianca con due colonne su cui si imposta il campanile a pianta rettangolare. Il campanile, decorato da alcuni listelli e da una cornice in pietra bianca, termina con una cella campanaria traforata su ogni lato da una bifora.
Sul lato sinistro si trova l’ingresso principale della chiesa, con un portico romanico su cui si erge il campanile. Secondo la tradizione la torre campanaria era una torre medievale di difesa nelle mura cittadine, ricostruita con delle eleganti bifore. Al suo interno c’è una campana del 1785.
Sulla facciata anteriore: Il rosone romanico del XII secolo e la finestrella a transenna
Un protiro bianco che sostiene il campanile
La bifora sul campanile fu ricostruita nel restauro avvenuto nel 1927-1928, utilizzando un capitello a gruccia
Sopra i pilastri del protiro che sostengono il campanile si vedono due protomi umani che sono elementi decorativi di origine ellenistica utilizzati nella architettura romanica e poi anche nel periodo carolingio.
L’interno della basilica è diviso in tre navate da due file di tre colonne con capitelli cubici. Il soffitto delle navate è a capriate, mentre il soffitto sopra il presbiterio rialzato è costituito da una volta a crociera, con un agnello raffigurato al centro della volta. (da: biblioteche.comune.trieste.it) – Dalla assimetria della chiesa dove il muro perimetrale che riguarda il campanile è ben più spesso del muro opposto, si può dedurre che questa parte è stata costruita addossata all’antica cinta muraria romana. Lo stesso campanile potrebbe avere origine da una torre di guardia.
All’interno della chiesa sono visibili sulle pareti dei frammenti di affreschi risalenti al 1300, con una scena relativa alla vita dell’imperatore Costantino dove è rappresentato con la lebbra, San Paolo Apostolo e una probabile Annunciazione.
Dietro all’altare è collocato un crocefisso in ferro battuto del 1700 e sul pavimento davanti all’altare si trova la tomba della famiglia Calò del 1585.
La basilica di San Silvestro è ritenuta il luogo di culto più antico di Trieste.

Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.

Per iscrivervi al Gruppo cliccate sull’immagine sottostante:

Gruppo Facebook Trieste di ieri e di oggi




L'immagine può contenere: spazio all'aperto
Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.
La basilica di San Silvestro, in stile romanico, fu costruita presumibilmente nella seconda metà del XII secolo per volere del vescovo Bernardo (1149-1187) in onore di papa Silvestro. Tuttavia la tradizione popolare, supportata da una lapide commemorativa del 1672 murata sulla parete postica dell’edificio, afferma che la chiesa sia sorta nel 313 d.C. sull’area precedentemente occupata dall’abitazione delle martiri cristiane Tecla ed Eufemia, dove i primi cristiani triestini si sarebbero riuniti per assemblee clandestine. Nel 256 d.C., ai tempi delle persecuzioni cristiane, in quella antichissima casa nel corso dell’anno 256 d.C. vennero orrendamente torturate e decapitate le figlie di Epifania, vedova del senatore Demetrio: la dodicenne Tecla e la quattordicenne Eufemia. La loro storia fu scritta da Ginevra Bonomo, l’Abbadessa Eufrasia, conservata nell’Archivio Diplomatico.
Nel 1233 pare che il popolo fosse convocato nella basilica per accogliere gli ambasciatori veneziani. Nel XIV secolo la basilica fu la cattedrale di Trieste. Dalle memorie del canonico Matteo Camnich risulta che fu restaurata già nel 1332. La basilica fu più volte rimaneggiata, con l’apporto di elementi stilistici posteriori, ma il restauro a cui fu sottoposta nel 1927, sotto la direzione dell’architetto Ferdinando Forlati, la alleggerì da tutte le strutture barocche che si erano accumulate nel corso dei secoli, riportandola così alle sue linee romaniche originali.
Durante i lavori, furono scoperte e riportate alla luce due finestre a lato del campanile, risalenti a un periodo posteriore alla costruzione della basilica. Furono anche trovate tracce di affreschi che rappresentano l’imperatore Costantino che viene colpito dalla lebbra.
Nel 1785, sotto l’imperatore Giuseppe II, la chiesa fu posta a pubblico incanto e acquistata nel 1786 dalla comunità Evangelica Elvetica, che la ridusse al proprio rito e la dedicò a Cristo Salvatore.
Nel 1963, a seguito dei lavori di costruzione della scalinata di accesso da via del Teatro Romano, l’intera struttura basilicale ha subito grossi dissesti statici. Di conseguenza, la Soprintendenza ha promosso un restauro integrale ultimato nel 1967, che ha comportato il rifacimento delle fondazioni, la rimessa a piombo del colonnato interno e ha interessato anche le opere murarie di finitura. Ulteriori lavori di restauro e di manutenzione straordinaria sono stati eseguiti nel 1990.
La chiesa presenta una planimetria a forma di parallelogramma irregolare. Le facciate suggeriscono la strutturazione interna a tre navate, con una parte centrale più elevata e due laterali con i tetti a spiovente. La facciata principale, a Nord-Ovest, è caratterizzata da un rosone con raggiera ad archi a tutto sesto e da una porta d’ingresso aperta successivamente.
Sul lato Nord-Est si trova l’ingresso principale della chiesa, costituito da un protiro romanico in pietra bianca con due colonne su cui si imposta il campanile a pianta rettangolare. Il campanile, decorato da alcuni listelli e da una cornice in pietra bianca, termina con una cella campanaria traforata su ogni lato da una bifora.
Sul lato sinistro si trova l’ingresso principale della chiesa, con un portico romanico su cui si erge il campanile. Secondo la tradizione la torre campanaria era una torre medievale di difesa nelle mura cittadine, ricostruita con delle eleganti bifore. Al suo interno c’è una campana del 1785.
Sulla facciata anteriore: Il rosone romanico del XII secolo e la finestrella a transenna
Un protiro bianco che sostiene il campanile
La bifora sul campanile fu ricostruita nel restauro avvenuto nel 1927-1928, utilizzando un capitello a gruccia
Sopra i pilastri del protiro che sostengono il campanile si vedono due protomi umani che sono elementi decorativi di origine ellenistica utilizzati nella architettura romanica e poi anche nel periodo carolingio.
L’interno della basilica è diviso in tre navate da due file di tre colonne con capitelli cubici. Il soffitto delle navate è a capriate, mentre il soffitto sopra il presbiterio rialzato è costituito da una volta a crociera, con un agnello raffigurato al centro della volta. (da: biblioteche.comune.trieste.it) – Dalla assimetria della chiesa dove il muro perimetrale che riguarda il campanile è ben più spesso del muro opposto, si può dedurre che questa parte è stata costruita addossata all’antica cinta muraria romana. Lo stesso campanile potrebbe avere origine da una torre di guardia.
All’interno della chiesa sono visibili sulle pareti dei frammenti di affreschi risalenti al 1300, con una scena relativa alla vita dell’imperatore Costantino dove è rappresentato con la lebbra, San Paolo Apostolo e una probabile Annunciazione.
Dietro all’altare è collocato un crocefisso in ferro battuto del 1700 e sul pavimento davanti all’altare si trova la tomba della famiglia Calò del 1585.
La basilica di San Silvestro è ritenuta il luogo di culto più antico di Trieste.

Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.

Per iscrivervi al Gruppo cliccate sull’immagine sottostante:

Gruppo Facebook Trieste di ieri e di oggi




L'immagine può contenere: cielo e spazio all'aperto
Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.
La basilica di San Silvestro, in stile romanico, fu costruita presumibilmente nella seconda metà del XII secolo per volere del vescovo Bernardo (1149-1187) in onore di papa Silvestro. Tuttavia la tradizione popolare, supportata da una lapide commemorativa del 1672 murata sulla parete postica dell’edificio, afferma che la chiesa sia sorta nel 313 d.C. sull’area precedentemente occupata dall’abitazione delle martiri cristiane Tecla ed Eufemia, dove i primi cristiani triestini si sarebbero riuniti per assemblee clandestine. Nel 256 d.C., ai tempi delle persecuzioni cristiane, in quella antichissima casa nel corso dell’anno 256 d.C. vennero orrendamente torturate e decapitate le figlie di Epifania, vedova del senatore Demetrio: la dodicenne Tecla e la quattordicenne Eufemia. La loro storia fu scritta da Ginevra Bonomo, l’Abbadessa Eufrasia, conservata nell’Archivio Diplomatico.
Nel 1233 pare che il popolo fosse convocato nella basilica per accogliere gli ambasciatori veneziani. Nel XIV secolo la basilica fu la cattedrale di Trieste. Dalle memorie del canonico Matteo Camnich risulta che fu restaurata già nel 1332. La basilica fu più volte rimaneggiata, con l’apporto di elementi stilistici posteriori, ma il restauro a cui fu sottoposta nel 1927, sotto la direzione dell’architetto Ferdinando Forlati, la alleggerì da tutte le strutture barocche che si erano accumulate nel corso dei secoli, riportandola così alle sue linee romaniche originali.
Durante i lavori, furono scoperte e riportate alla luce due finestre a lato del campanile, risalenti a un periodo posteriore alla costruzione della basilica. Furono anche trovate tracce di affreschi che rappresentano l’imperatore Costantino che viene colpito dalla lebbra.
Nel 1785, sotto l’imperatore Giuseppe II, la chiesa fu posta a pubblico incanto e acquistata nel 1786 dalla comunità Evangelica Elvetica, che la ridusse al proprio rito e la dedicò a Cristo Salvatore.
Nel 1963, a seguito dei lavori di costruzione della scalinata di accesso da via del Teatro Romano, l’intera struttura basilicale ha subito grossi dissesti statici. Di conseguenza, la Soprintendenza ha promosso un restauro integrale ultimato nel 1967, che ha comportato il rifacimento delle fondazioni, la rimessa a piombo del colonnato interno e ha interessato anche le opere murarie di finitura. Ulteriori lavori di restauro e di manutenzione straordinaria sono stati eseguiti nel 1990.
La chiesa presenta una planimetria a forma di parallelogramma irregolare. Le facciate suggeriscono la strutturazione interna a tre navate, con una parte centrale più elevata e due laterali con i tetti a spiovente. La facciata principale, a Nord-Ovest, è caratterizzata da un rosone con raggiera ad archi a tutto sesto e da una porta d’ingresso aperta successivamente.
Sul lato Nord-Est si trova l’ingresso principale della chiesa, costituito da un protiro romanico in pietra bianca con due colonne su cui si imposta il campanile a pianta rettangolare. Il campanile, decorato da alcuni listelli e da una cornice in pietra bianca, termina con una cella campanaria traforata su ogni lato da una bifora.
Sul lato sinistro si trova l’ingresso principale della chiesa, con un portico romanico su cui si erge il campanile. Secondo la tradizione la torre campanaria era una torre medievale di difesa nelle mura cittadine, ricostruita con delle eleganti bifore. Al suo interno c’è una campana del 1785.
Sulla facciata anteriore: Il rosone romanico del XII secolo e la finestrella a transenna
Un protiro bianco che sostiene il campanile
La bifora sul campanile fu ricostruita nel restauro avvenuto nel 1927-1928, utilizzando un capitello a gruccia
Sopra i pilastri del protiro che sostengono il campanile si vedono due protomi umani che sono elementi decorativi di origine ellenistica utilizzati nella architettura romanica e poi anche nel periodo carolingio.
L’interno della basilica è diviso in tre navate da due file di tre colonne con capitelli cubici. Il soffitto delle navate è a capriate, mentre il soffitto sopra il presbiterio rialzato è costituito da una volta a crociera, con un agnello raffigurato al centro della volta. (da: biblioteche.comune.trieste.it) – Dalla assimetria della chiesa dove il muro perimetrale che riguarda il campanile è ben più spesso del muro opposto, si può dedurre che questa parte è stata costruita addossata all’antica cinta muraria romana. Lo stesso campanile potrebbe avere origine da una torre di guardia.
All’interno della chiesa sono visibili sulle pareti dei frammenti di affreschi risalenti al 1300, con una scena relativa alla vita dell’imperatore Costantino dove è rappresentato con la lebbra, San Paolo Apostolo e una probabile Annunciazione.
Dietro all’altare è collocato un crocefisso in ferro battuto del 1700 e sul pavimento davanti all’altare si trova la tomba della famiglia Calò del 1585.
La basilica di San Silvestro è ritenuta il luogo di culto più antico di Trieste.

Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.

Per iscrivervi al Gruppo cliccate sull’immagine sottostante:

Gruppo Facebook Trieste di ieri e di oggi




L'immagine può contenere: pianta e spazio all'aperto
Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.
La basilica di San Silvestro, in stile romanico, fu costruita presumibilmente nella seconda metà del XII secolo per volere del vescovo Bernardo (1149-1187) in onore di papa Silvestro. Tuttavia la tradizione popolare, supportata da una lapide commemorativa del 1672 murata sulla parete postica dell’edificio, afferma che la chiesa sia sorta nel 313 d.C. sull’area precedentemente occupata dall’abitazione delle martiri cristiane Tecla ed Eufemia, dove i primi cristiani triestini si sarebbero riuniti per assemblee clandestine. Nel 256 d.C., ai tempi delle persecuzioni cristiane, in quella antichissima casa nel corso dell’anno 256 d.C. vennero orrendamente torturate e decapitate le figlie di Epifania, vedova del senatore Demetrio: la dodicenne Tecla e la quattordicenne Eufemia. La loro storia fu scritta da Ginevra Bonomo, l’Abbadessa Eufrasia, conservata nell’Archivio Diplomatico.
Nel 1233 pare che il popolo fosse convocato nella basilica per accogliere gli ambasciatori veneziani. Nel XIV secolo la basilica fu la cattedrale di Trieste. Dalle memorie del canonico Matteo Camnich risulta che fu restaurata già nel 1332. La basilica fu più volte rimaneggiata, con l’apporto di elementi stilistici posteriori, ma il restauro a cui fu sottoposta nel 1927, sotto la direzione dell’architetto Ferdinando Forlati, la alleggerì da tutte le strutture barocche che si erano accumulate nel corso dei secoli, riportandola così alle sue linee romaniche originali.
Durante i lavori, furono scoperte e riportate alla luce due finestre a lato del campanile, risalenti a un periodo posteriore alla costruzione della basilica. Furono anche trovate tracce di affreschi che rappresentano l’imperatore Costantino che viene colpito dalla lebbra.
Nel 1785, sotto l’imperatore Giuseppe II, la chiesa fu posta a pubblico incanto e acquistata nel 1786 dalla comunità Evangelica Elvetica, che la ridusse al proprio rito e la dedicò a Cristo Salvatore.
Nel 1963, a seguito dei lavori di costruzione della scalinata di accesso da via del Teatro Romano, l’intera struttura basilicale ha subito grossi dissesti statici. Di conseguenza, la Soprintendenza ha promosso un restauro integrale ultimato nel 1967, che ha comportato il rifacimento delle fondazioni, la rimessa a piombo del colonnato interno e ha interessato anche le opere murarie di finitura. Ulteriori lavori di restauro e di manutenzione straordinaria sono stati eseguiti nel 1990.
La chiesa presenta una planimetria a forma di parallelogramma irregolare. Le facciate suggeriscono la strutturazione interna a tre navate, con una parte centrale più elevata e due laterali con i tetti a spiovente. La facciata principale, a Nord-Ovest, è caratterizzata da un rosone con raggiera ad archi a tutto sesto e da una porta d’ingresso aperta successivamente.
Sul lato Nord-Est si trova l’ingresso principale della chiesa, costituito da un protiro romanico in pietra bianca con due colonne su cui si imposta il campanile a pianta rettangolare. Il campanile, decorato da alcuni listelli e da una cornice in pietra bianca, termina con una cella campanaria traforata su ogni lato da una bifora.
Sul lato sinistro si trova l’ingresso principale della chiesa, con un portico romanico su cui si erge il campanile. Secondo la tradizione la torre campanaria era una torre medievale di difesa nelle mura cittadine, ricostruita con delle eleganti bifore. Al suo interno c’è una campana del 1785.
Sulla facciata anteriore: Il rosone romanico del XII secolo e la finestrella a transenna
Un protiro bianco che sostiene il campanile
La bifora sul campanile fu ricostruita nel restauro avvenuto nel 1927-1928, utilizzando un capitello a gruccia
Sopra i pilastri del protiro che sostengono il campanile si vedono due protomi umani che sono elementi decorativi di origine ellenistica utilizzati nella architettura romanica e poi anche nel periodo carolingio.
L’interno della basilica è diviso in tre navate da due file di tre colonne con capitelli cubici. Il soffitto delle navate è a capriate, mentre il soffitto sopra il presbiterio rialzato è costituito da una volta a crociera, con un agnello raffigurato al centro della volta. (da: biblioteche.comune.trieste.it) – Dalla assimetria della chiesa dove il muro perimetrale che riguarda il campanile è ben più spesso del muro opposto, si può dedurre che questa parte è stata costruita addossata all’antica cinta muraria romana. Lo stesso campanile potrebbe avere origine da una torre di guardia.
All’interno della chiesa sono visibili sulle pareti dei frammenti di affreschi risalenti al 1300, con una scena relativa alla vita dell’imperatore Costantino dove è rappresentato con la lebbra, San Paolo Apostolo e una probabile Annunciazione.
Dietro all’altare è collocato un crocefisso in ferro battuto del 1700 e sul pavimento davanti all’altare si trova la tomba della famiglia Calò del 1585.
La basilica di San Silvestro è ritenuta il luogo di culto più antico di Trieste.

Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.

Per iscrivervi al Gruppo cliccate sull’immagine sottostante:

Gruppo Facebook Trieste di ieri e di oggi




L'immagine può contenere: spazio all'aperto
Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.
La basilica di San Silvestro, in stile romanico, fu costruita presumibilmente nella seconda metà del XII secolo per volere del vescovo Bernardo (1149-1187) in onore di papa Silvestro. Tuttavia la tradizione popolare, supportata da una lapide commemorativa del 1672 murata sulla parete postica dell’edificio, afferma che la chiesa sia sorta nel 313 d.C. sull’area precedentemente occupata dall’abitazione delle martiri cristiane Tecla ed Eufemia, dove i primi cristiani triestini si sarebbero riuniti per assemblee clandestine. Nel 256 d.C., ai tempi delle persecuzioni cristiane, in quella antichissima casa nel corso dell’anno 256 d.C. vennero orrendamente torturate e decapitate le figlie di Epifania, vedova del senatore Demetrio: la dodicenne Tecla e la quattordicenne Eufemia. La loro storia fu scritta da Ginevra Bonomo, l’Abbadessa Eufrasia, conservata nell’Archivio Diplomatico.
Nel 1233 pare che il popolo fosse convocato nella basilica per accogliere gli ambasciatori veneziani. Nel XIV secolo la basilica fu la cattedrale di Trieste. Dalle memorie del canonico Matteo Camnich risulta che fu restaurata già nel 1332. La basilica fu più volte rimaneggiata, con l’apporto di elementi stilistici posteriori, ma il restauro a cui fu sottoposta nel 1927, sotto la direzione dell’architetto Ferdinando Forlati, la alleggerì da tutte le strutture barocche che si erano accumulate nel corso dei secoli, riportandola così alle sue linee romaniche originali.
Durante i lavori, furono scoperte e riportate alla luce due finestre a lato del campanile, risalenti a un periodo posteriore alla costruzione della basilica. Furono anche trovate tracce di affreschi che rappresentano l’imperatore Costantino che viene colpito dalla lebbra.
Nel 1785, sotto l’imperatore Giuseppe II, la chiesa fu posta a pubblico incanto e acquistata nel 1786 dalla comunità Evangelica Elvetica, che la ridusse al proprio rito e la dedicò a Cristo Salvatore.
Nel 1963, a seguito dei lavori di costruzione della scalinata di accesso da via del Teatro Romano, l’intera struttura basilicale ha subito grossi dissesti statici. Di conseguenza, la Soprintendenza ha promosso un restauro integrale ultimato nel 1967, che ha comportato il rifacimento delle fondazioni, la rimessa a piombo del colonnato interno e ha interessato anche le opere murarie di finitura. Ulteriori lavori di restauro e di manutenzione straordinaria sono stati eseguiti nel 1990.
La chiesa presenta una planimetria a forma di parallelogramma irregolare. Le facciate suggeriscono la strutturazione interna a tre navate, con una parte centrale più elevata e due laterali con i tetti a spiovente. La facciata principale, a Nord-Ovest, è caratterizzata da un rosone con raggiera ad archi a tutto sesto e da una porta d’ingresso aperta successivamente.
Sul lato Nord-Est si trova l’ingresso principale della chiesa, costituito da un protiro romanico in pietra bianca con due colonne su cui si imposta il campanile a pianta rettangolare. Il campanile, decorato da alcuni listelli e da una cornice in pietra bianca, termina con una cella campanaria traforata su ogni lato da una bifora.
Sul lato sinistro si trova l’ingresso principale della chiesa, con un portico romanico su cui si erge il campanile. Secondo la tradizione la torre campanaria era una torre medievale di difesa nelle mura cittadine, ricostruita con delle eleganti bifore. Al suo interno c’è una campana del 1785.
Sulla facciata anteriore: Il rosone romanico del XII secolo e la finestrella a transenna
Un protiro bianco che sostiene il campanile
La bifora sul campanile fu ricostruita nel restauro avvenuto nel 1927-1928, utilizzando un capitello a gruccia
Sopra i pilastri del protiro che sostengono il campanile si vedono due protomi umani che sono elementi decorativi di origine ellenistica utilizzati nella architettura romanica e poi anche nel periodo carolingio.
L’interno della basilica è diviso in tre navate da due file di tre colonne con capitelli cubici. Il soffitto delle navate è a capriate, mentre il soffitto sopra il presbiterio rialzato è costituito da una volta a crociera, con un agnello raffigurato al centro della volta. (da: biblioteche.comune.trieste.it) – Dalla assimetria della chiesa dove il muro perimetrale che riguarda il campanile è ben più spesso del muro opposto, si può dedurre che questa parte è stata costruita addossata all’antica cinta muraria romana. Lo stesso campanile potrebbe avere origine da una torre di guardia.
All’interno della chiesa sono visibili sulle pareti dei frammenti di affreschi risalenti al 1300, con una scena relativa alla vita dell’imperatore Costantino dove è rappresentato con la lebbra, San Paolo Apostolo e una probabile Annunciazione.
Dietro all’altare è collocato un crocefisso in ferro battuto del 1700 e sul pavimento davanti all’altare si trova la tomba della famiglia Calò del 1585.
La basilica di San Silvestro è ritenuta il luogo di culto più antico di Trieste.

Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.

Per iscrivervi al Gruppo cliccate sull’immagine sottostante:

Gruppo Facebook Trieste di ieri e di oggi




L'immagine può contenere: cielo e spazio all'aperto
Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.
La basilica di San Silvestro, in stile romanico, fu costruita presumibilmente nella seconda metà del XII secolo per volere del vescovo Bernardo (1149-1187) in onore di papa Silvestro. Tuttavia la tradizione popolare, supportata da una lapide commemorativa del 1672 murata sulla parete postica dell’edificio, afferma che la chiesa sia sorta nel 313 d.C. sull’area precedentemente occupata dall’abitazione delle martiri cristiane Tecla ed Eufemia, dove i primi cristiani triestini si sarebbero riuniti per assemblee clandestine. Nel 256 d.C., ai tempi delle persecuzioni cristiane, in quella antichissima casa nel corso dell’anno 256 d.C. vennero orrendamente torturate e decapitate le figlie di Epifania, vedova del senatore Demetrio: la dodicenne Tecla e la quattordicenne Eufemia. La loro storia fu scritta da Ginevra Bonomo, l’Abbadessa Eufrasia, conservata nell’Archivio Diplomatico.
Nel 1233 pare che il popolo fosse convocato nella basilica per accogliere gli ambasciatori veneziani. Nel XIV secolo la basilica fu la cattedrale di Trieste. Dalle memorie del canonico Matteo Camnich risulta che fu restaurata già nel 1332. La basilica fu più volte rimaneggiata, con l’apporto di elementi stilistici posteriori, ma il restauro a cui fu sottoposta nel 1927, sotto la direzione dell’architetto Ferdinando Forlati, la alleggerì da tutte le strutture barocche che si erano accumulate nel corso dei secoli, riportandola così alle sue linee romaniche originali.
Durante i lavori, furono scoperte e riportate alla luce due finestre a lato del campanile, risalenti a un periodo posteriore alla costruzione della basilica. Furono anche trovate tracce di affreschi che rappresentano l’imperatore Costantino che viene colpito dalla lebbra.
Nel 1785, sotto l’imperatore Giuseppe II, la chiesa fu posta a pubblico incanto e acquistata nel 1786 dalla comunità Evangelica Elvetica, che la ridusse al proprio rito e la dedicò a Cristo Salvatore.
Nel 1963, a seguito dei lavori di costruzione della scalinata di accesso da via del Teatro Romano, l’intera struttura basilicale ha subito grossi dissesti statici. Di conseguenza, la Soprintendenza ha promosso un restauro integrale ultimato nel 1967, che ha comportato il rifacimento delle fondazioni, la rimessa a piombo del colonnato interno e ha interessato anche le opere murarie di finitura. Ulteriori lavori di restauro e di manutenzione straordinaria sono stati eseguiti nel 1990.
La chiesa presenta una planimetria a forma di parallelogramma irregolare. Le facciate suggeriscono la strutturazione interna a tre navate, con una parte centrale più elevata e due laterali con i tetti a spiovente. La facciata principale, a Nord-Ovest, è caratterizzata da un rosone con raggiera ad archi a tutto sesto e da una porta d’ingresso aperta successivamente.
Sul lato Nord-Est si trova l’ingresso principale della chiesa, costituito da un protiro romanico in pietra bianca con due colonne su cui si imposta il campanile a pianta rettangolare. Il campanile, decorato da alcuni listelli e da una cornice in pietra bianca, termina con una cella campanaria traforata su ogni lato da una bifora.
Sul lato sinistro si trova l’ingresso principale della chiesa, con un portico romanico su cui si erge il campanile. Secondo la tradizione la torre campanaria era una torre medievale di difesa nelle mura cittadine, ricostruita con delle eleganti bifore. Al suo interno c’è una campana del 1785.
Sulla facciata anteriore: Il rosone romanico del XII secolo e la finestrella a transenna
Un protiro bianco che sostiene il campanile
La bifora sul campanile fu ricostruita nel restauro avvenuto nel 1927-1928, utilizzando un capitello a gruccia
Sopra i pilastri del protiro che sostengono il campanile si vedono due protomi umani che sono elementi decorativi di origine ellenistica utilizzati nella architettura romanica e poi anche nel periodo carolingio.
L’interno della basilica è diviso in tre navate da due file di tre colonne con capitelli cubici. Il soffitto delle navate è a capriate, mentre il soffitto sopra il presbiterio rialzato è costituito da una volta a crociera, con un agnello raffigurato al centro della volta. (da: biblioteche.comune.trieste.it) – Dalla assimetria della chiesa dove il muro perimetrale che riguarda il campanile è ben più spesso del muro opposto, si può dedurre che questa parte è stata costruita addossata all’antica cinta muraria romana. Lo stesso campanile potrebbe avere origine da una torre di guardia.
All’interno della chiesa sono visibili sulle pareti dei frammenti di affreschi risalenti al 1300, con una scena relativa alla vita dell’imperatore Costantino dove è rappresentato con la lebbra, San Paolo Apostolo e una probabile Annunciazione.
Dietro all’altare è collocato un crocefisso in ferro battuto del 1700 e sul pavimento davanti all’altare si trova la tomba della famiglia Calò del 1585.
La basilica di San Silvestro è ritenuta il luogo di culto più antico di Trieste.

Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.

Per iscrivervi al Gruppo cliccate sull’immagine sottostante:

Gruppo Facebook Trieste di ieri e di oggi




L'immagine può contenere: cielo, albero e spazio all'aperto
Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.
La basilica di San Silvestro, in stile romanico, fu costruita presumibilmente nella seconda metà del XII secolo per volere del vescovo Bernardo (1149-1187) in onore di papa Silvestro. Tuttavia la tradizione popolare, supportata da una lapide commemorativa del 1672 murata sulla parete postica dell’edificio, afferma che la chiesa sia sorta nel 313 d.C. sull’area precedentemente occupata dall’abitazione delle martiri cristiane Tecla ed Eufemia, dove i primi cristiani triestini si sarebbero riuniti per assemblee clandestine. Nel 256 d.C., ai tempi delle persecuzioni cristiane, in quella antichissima casa nel corso dell’anno 256 d.C. vennero orrendamente torturate e decapitate le figlie di Epifania, vedova del senatore Demetrio: la dodicenne Tecla e la quattordicenne Eufemia. La loro storia fu scritta da Ginevra Bonomo, l’Abbadessa Eufrasia, conservata nell’Archivio Diplomatico.
Nel 1233 pare che il popolo fosse convocato nella basilica per accogliere gli ambasciatori veneziani. Nel XIV secolo la basilica fu la cattedrale di Trieste. Dalle memorie del canonico Matteo Camnich risulta che fu restaurata già nel 1332. La basilica fu più volte rimaneggiata, con l’apporto di elementi stilistici posteriori, ma il restauro a cui fu sottoposta nel 1927, sotto la direzione dell’architetto Ferdinando Forlati, la alleggerì da tutte le strutture barocche che si erano accumulate nel corso dei secoli, riportandola così alle sue linee romaniche originali.
Durante i lavori, furono scoperte e riportate alla luce due finestre a lato del campanile, risalenti a un periodo posteriore alla costruzione della basilica. Furono anche trovate tracce di affreschi che rappresentano l’imperatore Costantino che viene colpito dalla lebbra.
Nel 1785, sotto l’imperatore Giuseppe II, la chiesa fu posta a pubblico incanto e acquistata nel 1786 dalla comunità Evangelica Elvetica, che la ridusse al proprio rito e la dedicò a Cristo Salvatore.
Nel 1963, a seguito dei lavori di costruzione della scalinata di accesso da via del Teatro Romano, l’intera struttura basilicale ha subito grossi dissesti statici. Di conseguenza, la Soprintendenza ha promosso un restauro integrale ultimato nel 1967, che ha comportato il rifacimento delle fondazioni, la rimessa a piombo del colonnato interno e ha interessato anche le opere murarie di finitura. Ulteriori lavori di restauro e di manutenzione straordinaria sono stati eseguiti nel 1990.
La chiesa presenta una planimetria a forma di parallelogramma irregolare. Le facciate suggeriscono la strutturazione interna a tre navate, con una parte centrale più elevata e due laterali con i tetti a spiovente. La facciata principale, a Nord-Ovest, è caratterizzata da un rosone con raggiera ad archi a tutto sesto e da una porta d’ingresso aperta successivamente.
Sul lato Nord-Est si trova l’ingresso principale della chiesa, costituito da un protiro romanico in pietra bianca con due colonne su cui si imposta il campanile a pianta rettangolare. Il campanile, decorato da alcuni listelli e da una cornice in pietra bianca, termina con una cella campanaria traforata su ogni lato da una bifora.
Sul lato sinistro si trova l’ingresso principale della chiesa, con un portico romanico su cui si erge il campanile. Secondo la tradizione la torre campanaria era una torre medievale di difesa nelle mura cittadine, ricostruita con delle eleganti bifore. Al suo interno c’è una campana del 1785.
Sulla facciata anteriore: Il rosone romanico del XII secolo e la finestrella a transenna
Un protiro bianco che sostiene il campanile
La bifora sul campanile fu ricostruita nel restauro avvenuto nel 1927-1928, utilizzando un capitello a gruccia
Sopra i pilastri del protiro che sostengono il campanile si vedono due protomi umani che sono elementi decorativi di origine ellenistica utilizzati nella architettura romanica e poi anche nel periodo carolingio.
L’interno della basilica è diviso in tre navate da due file di tre colonne con capitelli cubici. Il soffitto delle navate è a capriate, mentre il soffitto sopra il presbiterio rialzato è costituito da una volta a crociera, con un agnello raffigurato al centro della volta. (da: biblioteche.comune.trieste.it) – Dalla assimetria della chiesa dove il muro perimetrale che riguarda il campanile è ben più spesso del muro opposto, si può dedurre che questa parte è stata costruita addossata all’antica cinta muraria romana. Lo stesso campanile potrebbe avere origine da una torre di guardia.
All’interno della chiesa sono visibili sulle pareti dei frammenti di affreschi risalenti al 1300, con una scena relativa alla vita dell’imperatore Costantino dove è rappresentato con la lebbra, San Paolo Apostolo e una probabile Annunciazione.
Dietro all’altare è collocato un crocefisso in ferro battuto del 1700 e sul pavimento davanti all’altare si trova la tomba della famiglia Calò del 1585.
La basilica di San Silvestro è ritenuta il luogo di culto più antico di Trieste.

Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.

Per iscrivervi al Gruppo cliccate sull’immagine sottostante:

Gruppo Facebook Trieste di ieri e di oggi




L'immagine può contenere: spazio all'aperto
Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.
La basilica di San Silvestro, in stile romanico, fu costruita presumibilmente nella seconda metà del XII secolo per volere del vescovo Bernardo (1149-1187) in onore di papa Silvestro. Tuttavia la tradizione popolare, supportata da una lapide commemorativa del 1672 murata sulla parete postica dell’edificio, afferma che la chiesa sia sorta nel 313 d.C. sull’area precedentemente occupata dall’abitazione delle martiri cristiane Tecla ed Eufemia, dove i primi cristiani triestini si sarebbero riuniti per assemblee clandestine. Nel 256 d.C., ai tempi delle persecuzioni cristiane, in quella antichissima casa nel corso dell’anno 256 d.C. vennero orrendamente torturate e decapitate le figlie di Epifania, vedova del senatore Demetrio: la dodicenne Tecla e la quattordicenne Eufemia. La loro storia fu scritta da Ginevra Bonomo, l’Abbadessa Eufrasia, conservata nell’Archivio Diplomatico.
Nel 1233 pare che il popolo fosse convocato nella basilica per accogliere gli ambasciatori veneziani. Nel XIV secolo la basilica fu la cattedrale di Trieste. Dalle memorie del canonico Matteo Camnich risulta che fu restaurata già nel 1332. La basilica fu più volte rimaneggiata, con l’apporto di elementi stilistici posteriori, ma il restauro a cui fu sottoposta nel 1927, sotto la direzione dell’architetto Ferdinando Forlati, la alleggerì da tutte le strutture barocche che si erano accumulate nel corso dei secoli, riportandola così alle sue linee romaniche originali.
Durante i lavori, furono scoperte e riportate alla luce due finestre a lato del campanile, risalenti a un periodo posteriore alla costruzione della basilica. Furono anche trovate tracce di affreschi che rappresentano l’imperatore Costantino che viene colpito dalla lebbra.
Nel 1785, sotto l’imperatore Giuseppe II, la chiesa fu posta a pubblico incanto e acquistata nel 1786 dalla comunità Evangelica Elvetica, che la ridusse al proprio rito e la dedicò a Cristo Salvatore.
Nel 1963, a seguito dei lavori di costruzione della scalinata di accesso da via del Teatro Romano, l’intera struttura basilicale ha subito grossi dissesti statici. Di conseguenza, la Soprintendenza ha promosso un restauro integrale ultimato nel 1967, che ha comportato il rifacimento delle fondazioni, la rimessa a piombo del colonnato interno e ha interessato anche le opere murarie di finitura. Ulteriori lavori di restauro e di manutenzione straordinaria sono stati eseguiti nel 1990.
La chiesa presenta una planimetria a forma di parallelogramma irregolare. Le facciate suggeriscono la strutturazione interna a tre navate, con una parte centrale più elevata e due laterali con i tetti a spiovente. La facciata principale, a Nord-Ovest, è caratterizzata da un rosone con raggiera ad archi a tutto sesto e da una porta d’ingresso aperta successivamente.
Sul lato Nord-Est si trova l’ingresso principale della chiesa, costituito da un protiro romanico in pietra bianca con due colonne su cui si imposta il campanile a pianta rettangolare. Il campanile, decorato da alcuni listelli e da una cornice in pietra bianca, termina con una cella campanaria traforata su ogni lato da una bifora.
Sul lato sinistro si trova l’ingresso principale della chiesa, con un portico romanico su cui si erge il campanile. Secondo la tradizione la torre campanaria era una torre medievale di difesa nelle mura cittadine, ricostruita con delle eleganti bifore. Al suo interno c’è una campana del 1785.
Sulla facciata anteriore: Il rosone romanico del XII secolo e la finestrella a transenna
Un protiro bianco che sostiene il campanile
La bifora sul campanile fu ricostruita nel restauro avvenuto nel 1927-1928, utilizzando un capitello a gruccia
Sopra i pilastri del protiro che sostengono il campanile si vedono due protomi umani che sono elementi decorativi di origine ellenistica utilizzati nella architettura romanica e poi anche nel periodo carolingio.
L’interno della basilica è diviso in tre navate da due file di tre colonne con capitelli cubici. Il soffitto delle navate è a capriate, mentre il soffitto sopra il presbiterio rialzato è costituito da una volta a crociera, con un agnello raffigurato al centro della volta. (da: biblioteche.comune.trieste.it) – Dalla assimetria della chiesa dove il muro perimetrale che riguarda il campanile è ben più spesso del muro opposto, si può dedurre che questa parte è stata costruita addossata all’antica cinta muraria romana. Lo stesso campanile potrebbe avere origine da una torre di guardia.
All’interno della chiesa sono visibili sulle pareti dei frammenti di affreschi risalenti al 1300, con una scena relativa alla vita dell’imperatore Costantino dove è rappresentato con la lebbra, San Paolo Apostolo e una probabile Annunciazione.
Dietro all’altare è collocato un crocefisso in ferro battuto del 1700 e sul pavimento davanti all’altare si trova la tomba della famiglia Calò del 1585.
La basilica di San Silvestro è ritenuta il luogo di culto più antico di Trieste.

Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.

Per iscrivervi al Gruppo cliccate sull’immagine sottostante:

Gruppo Facebook Trieste di ieri e di oggi




L'immagine può contenere: cielo e spazio all'aperto
Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: La Basilica di San Silvestro in Androna dei Grigioni.
La basilica di San Silvestro, in stile romanico, fu costruita presumibilmente nella seconda metà del XII secolo per volere del vescovo Bernardo (1149-1187) in onore di papa Silvestro. Tuttavia la tradizione popolare, supportata da una lapide commemorativa del 1672 murata sulla parete postica dell’edificio, afferma che la chiesa sia sorta nel 313 d.C. sull’area precedentemente occupata dall’abitazione delle martiri cristiane Tecla ed Eufemia, dove i primi cristiani triestini si sarebbero riuniti per assemblee clandestine. Nel 256 d.C., ai tempi delle persecuzioni cristiane, in quella antichissima casa nel corso dell’anno 256 d.C. vennero orrendamente torturate e decapitate le figlie di Epifania, vedova del senatore Demetrio: la dodicenne Tecla e la quattordicenne Eufemia. La loro storia fu scritta da Ginevra Bonomo, l’Abbadessa Eufrasia, conservata nell’Archivio Diplomatico.
Nel 1233 pare che il popolo fosse convocato nella basilica per accogliere gli ambasciatori veneziani. Nel XIV secolo la basilica fu la cattedrale di Trieste. Dalle memorie del canonico Matteo Camnich risulta che fu restaurata già nel 1332. La basilica fu più volte rimaneggiata, con l’apporto di elementi stilistici posteriori, ma il restauro a cui fu sottoposta nel 1927, sotto la direzione dell’architetto Ferdinando Forlati, la alleggerì da tutte le strutture barocche che si erano accumulate nel corso dei secoli, riportandola così alle sue linee romaniche originali.
Durante i lavori, furono scoperte e riportate alla luce due finestre a lato del campanile, risalenti a un periodo posteriore alla costruzione della basilica. Furono anche trovate tracce di affreschi che rappresentano l’imperatore Costantino che viene colpito dalla lebbra.
Nel 1785, sotto l’imperatore Giuseppe II, la chiesa fu posta a pubblico incanto e acquistata nel 1786 dalla comunità Evangelica Elvetica, che la ridusse al proprio rito e la dedicò a Cristo Salvatore.
Nel 1963, a seguito dei lavori di costruzione della scalinata di accesso da via del Teatro Romano, l’intera struttura basilicale ha subito grossi dissesti statici. Di conseguenza, la Soprintendenza ha promosso un restauro integrale ultimato nel 1967, che ha comportato il rifacimento delle fondazioni, la rimessa a piombo del colonnato interno e ha interessato anche le opere murarie di finitura. Ulteriori lavori di restauro e di manutenzione straordinaria sono stati eseguiti nel 1990.
La chiesa presenta una planimetria a forma di parallelogramma irregolare. Le facciate suggeriscono la strutturazione interna a tre navate, con una parte centrale più elevata e due laterali con i tetti a spiovente. La facciata principale, a Nord-Ovest, è caratterizzata da un rosone con raggiera ad archi a tutto sesto e da una porta d’ingresso aperta successivamente.
Sul lato Nord-Est si trova l’ingresso principale della chiesa, costituito da un protiro romanico in pietra bianca con due colonne su cui si imposta il campanile a pianta rettangolare. Il campanile, decorato da alcuni listelli e da una cornice in pietra bianca, termina con una cella campanaria traforata su ogni lato da una bifora.
Sul lato sinistro si trova l’ingresso principale della chiesa, con un portico romanico su cui si erge il campanile. Secondo la tradizione la torre campanaria era una torre medievale di difesa nelle mura cittadine, ricostruita con delle eleganti bifore. Al suo interno c’è una campana del 1785.
Sulla facciata anteriore: Il rosone romanico del XII secolo e la finestrella a transenna
Un protiro bianco che sostiene il campanile
La bifora sul campanile fu ricostruita nel restauro avvenuto nel 1927-1928, utilizzando un capitello a gruccia
Sopra i pilastri del protiro che sostengono il campanile si vedono due protomi umani che sono elementi decorativi di origine ellenistica utilizzati nella architettura romanica e poi anche nel periodo carolingio.
L’interno della basilica è diviso in tre navate da due file di tre colonne con capitelli cubici. Il soffitto delle navate è a capriate, mentre il soffitto sopra il presbiterio rialzato è costituito da una volta a crociera, con un agnello raffigurato al centro della volta. (da: biblioteche.comune.trieste.it) – Dalla assimetria della chiesa dove il muro perimetrale che riguarda il campanile è ben più spesso del muro opposto, si può dedurre che questa parte è stata costruita addossata all’antica cinta muraria romana. Lo stesso campanile potrebbe avere origine da una torre di guardia.
All’interno della chiesa sono visibili sulle pareti dei frammenti di affreschi risalenti al 1300, con una scena relativa alla vita dell’imperatore Costantino dove è rappresentato con la lebbra, San Paolo Apostolo e una probabile Annunciazione.
Dietro all’altare è collocato un crocefisso in ferro battuto del 1700 e sul pavimento davanti all’altare si trova la tomba della famiglia Calò del 1585.
La basilica di San Silvestro è ritenuta il luogo di culto più antico di Trieste.

Trieste: Piazza Carlo Goldoni. Casa Piller.

Per iscrivervi al Gruppo cliccate sull’immagine sottostante:

Gruppo Facebook Trieste di ieri e di oggi




L'immagine può contenere: spazio all'aperto
Trieste: Piazza Carlo Goldoni. Casa Piller.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Piazza Carlo Goldoni. Casa Piller.
Casa Piller, affacciata sulla piazza, venne realizzata su progetto del 1815 di Giovanni Righetti. Il palazzo venne commissionato dai possidenti Francesco Piller e Giacomo Weneditschitsch. L’apparato scultoreo che raffigura il trionfo delle fede cristiana sui riti pagani è attribuito allo scultore Antonio Bosa. La facciata principale venne rimaneggiata nel 1902, mentre in seguito, nel 1933, venne aggiunto il terzo piano.

Trieste: Piazza Carlo Goldoni. Casa Piller.

Per iscrivervi al Gruppo cliccate sull’immagine sottostante:

Gruppo Facebook Trieste di ieri e di oggi




L'immagine può contenere: cielo, casa e spazio all'aperto
Trieste: Piazza Carlo Goldoni. Casa Piller.
Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Piazza Carlo Goldoni. Casa Piller.
Casa Piller, affacciata sulla piazza, venne realizzata su progetto del 1815 di Giovanni Righetti. Il palazzo venne commissionato dai possidenti Francesco Piller e Giacomo Weneditschitsch. L’apparato scultoreo che raffigura il trionfo delle fede cristiana sui riti pagani è attribuito allo scultore Antonio Bosa. La facciata principale venne rimaneggiata nel 1902, mentre in seguito, nel 1933, venne aggiunto il terzo piano.