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Trieste: Piazza della Borsa 5. La Portizza. Foto Paolo Carbonaio
Trieste: Piazza della Borsa 5. La Portizza.
La Casa della Portizza (chiamata così per l’androna che attraversa il pianterreno collegando piazza della Borsa con via delle Beccherie), in stile impero, potrebbe risalire alla fine del XVIII secolo o ai primi anni dell’Ottocento. In origine era di proprietà dei conti Prandi d’Ulmhort. Nel 1831, Pasquale Anderwalt aveva in questa casa il laboratorio dove costruiva orologi e parafulmini, poi trasferito in locali più spaziosi nella zona di Guardiella. Nel 1853 l’immobile fu sottoposto ad un intervento di restauro su progetto dell’architetto di Pirano Lorenzo Furian. Infatti, nella documentazione conservata presso l’archivio tecnico del Comune, sono presenti i progetti datati 1853 con la didascalia “rifabbrica e restauro delle unite case n. 515 e n. 599 site tra la Contrada del Corso e la Contrada delle Beccherie di proprietà degli eredi del decesso sig. cav. Jacopo de Prandi”. Al 1885 risale il progetto firmato da G. B. Dreina per l’apertura di nuovi fori di porte e finestre per dare più luce alle scale interne. Nel 1984 l’intero edificio è stato sottoposto ad un intervento di restauro. Il sottopasso della Portizza in piazza della Borsa corrisponde ad una porta nelle mura, poi inglobate negli edifici dell’800 che oggi delimitano il lato verso terra di Piazza della Borsa. La porta si apriva su un canale, detto “Piccolo” o “del Vino”, e serviva il retrostante mercato di piazza Vecchia. Nel 1830 al piano della casa sopra la Portizza c’era la trattoria “Alla nave”. (da: biblioteche.comune.trieste e web)
– Nella casa piccola di colore rosso, a sinistra, è nato Ettore Fenderi, l’inventore dei coriandoli. Si racconta che, durante il carnevale del 1876 il Fenderi, non avendo soldi per acquistare confetti e petali da gettare sulle maschere in strada, com’era consuetudine, ritagliò piccoli pezzetti di carta colorata e usò quelli. L’idea piacque molto e fu subito imitata diventando una consuetudine a Vienna e a Venezia e poi in tutto il mondo. Ettore Fenderi diventò poi famoso nel campo della fisica nucleare e nel 1926 creò il primo laboratorio per ricerche radioattive a Roma. Morì a 104 anni, dimenticato e i suoi coriandoli non furono mai brevettati.
La Casa della Portizza (chiamata così per l’androna che attraversa il pianterreno collegando piazza della Borsa con via delle Beccherie), in stile impero, potrebbe risalire alla fine del XVIII secolo o ai primi anni dell’Ottocento. In origine era di proprietà dei conti Prandi d’Ulmhort. Nel 1831, Pasquale Anderwalt aveva in questa casa il laboratorio dove costruiva orologi e parafulmini, poi trasferito in locali più spaziosi nella zona di Guardiella. Nel 1853 l’immobile fu sottoposto ad un intervento di restauro su progetto dell’architetto di Pirano Lorenzo Furian. Infatti, nella documentazione conservata presso l’archivio tecnico del Comune, sono presenti i progetti datati 1853 con la didascalia “rifabbrica e restauro delle unite case n. 515 e n. 599 site tra la Contrada del Corso e la Contrada delle Beccherie di proprietà degli eredi del decesso sig. cav. Jacopo de Prandi”. Al 1885 risale il progetto firmato da G. B. Dreina per l’apertura di nuovi fori di porte e finestre per dare più luce alle scale interne. Nel 1984 l’intero edificio è stato sottoposto ad un intervento di restauro. Il sottopasso della Portizza in piazza della Borsa corrisponde ad una porta nelle mura, poi inglobate negli edifici dell’800 che oggi delimitano il lato verso terra di Piazza della Borsa. La porta si apriva su un canale, detto “Piccolo” o “del Vino”, e serviva il retrostante mercato di piazza Vecchia. Nel 1830 al piano della casa sopra la Portizza c’era la trattoria “Alla nave”. (da: biblioteche.comune.trieste
– Nella casa piccola di colore rosso, a sinistra, è nato Ettore Fenderi, l’inventore dei coriandoli. Si racconta che, durante il carnevale del 1876 il Fenderi, non avendo soldi per acquistare confetti e petali da gettare sulle maschere in strada, com’era consuetudine, ritagliò piccoli pezzetti di carta colorata e usò quelli. L’idea piacque molto e fu subito imitata diventando una consuetudine a Vienna e a Venezia e poi in tutto il mondo. Ettore Fenderi diventò poi famoso nel campo della fisica nucleare e nel 1926 creò il primo laboratorio per ricerche radioattive a Roma. Morì a 104 anni, dimenticato e i suoi coriandoli non furono mai brevettati.