Trieste Liberty – Casa Agnani, 1901 – Architetto Eugenio Geiringer

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Trieste Liberty
Casa Agnani del 1901 – tra viale XX Settembre e via Rossetti – Progetto dell’ Arch. Eugenio Geiringer.
Ai primi del 1900 aveva sede il famoso Caffè Secesion.
(Paolo Carbonaio)

Porticciolo di Cedas

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Il porticciolo di Cedas ha origini romane: era più ampio dell’attuale e poteva ospitare non meno di 60 legni minori. E’ stato costruito sopra ad un antico molo romano, ora scomparso, ma molto ben descritto da Ireneo della Croce, storico triestino del XVII secolo, e da Pietro Kandler, studioso ottocentesco. A monte del porticciolo attuale furono ritrovati alcuni resti di una villa risalente alla seconda metà del secondo secolo d.C. Tutta la zona divenne più tardi proprietà della famiglia Conti che dal luogo trasse nel 1650 il suo predicato nobiliare. La loro villa, ora di proprietà Janesich, fu particolarmente cara a Giusto Conti per la particolare salubrità che egli attribuiva al luogo, rimasto indenne dal contagio durante le epidemie di colera che infierirono a Trieste nel 1836, 1849 e 1855. Tre cippi, ancora esistenti, testimoniano con altrettante epigrafi la sua gratitudine. In prossimità della villa sorgeva nell’800 la batteria di cannoni di Cedas.
Aveva un corpo di guardia fisso ospitato nella robusta casa in arenaria ubicata all’altezza del porto, che venne donato alla città nel 1885 come testimonia una lapide murata all’estremità del suo braccio maggiore
. (Foto Paolo Carbonaio)

Campo Marzio – Il primo arsenale del Lloyd Austriaco

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Il primo arsenale del Lloyd Austriaco in androna Campo Marzio. (Illustrierte Zeitung, 1851)

Androna Campo Marzio

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Il complesso urbano di Androna Campo Marzio costituisce la prima area industriale di Trieste. Qui infatti, era ubicato l’originario stabilimento meccanico dell’Arsenale Marittimo del Lloyd Austriaco. La Società di Navigazione del Lloyd Austriaco fu fondata nel 1836 quale sezione marittima dell’omonima compagnia di assicurazione navale, e in breve ne divenne l’attività principale. Ben presto si profilò la necessità per il Lloyd di impiantare a Trieste un proprio Arsenale completo di officine e fonderia. In questo contesto si inserisce la figura dell’imprenditore britannico Iver Borland.
Borland, giunto a Trieste nel 1815, investì ingenti capitali tra il 1835 e il 1838 per l’acquisto di terreni siti nel comune censuario di Chiarbola inferiore. Divenuto titolare della proprietà, egli propose al Lloyd la costruzione a proprie spese dell’arsenale Marittimo, che poi avrebbe ceduto in locazione decennale alla Società di Navigazione. Nel 1838 Borland raggiunse l’accordo con il Lloyd e ottenne dall’Ispezione Edile Civile il permesso per la fabbricazione di magazzini destinati a deposito, officina e fonderia. Il gruppo più antico dei magazzini, costruiti sul lato sinistro dell’Androna, furono realizzati a partire dal 1838 e portati a termine entro pochi anni, in quanto presenti già nelle mappe del 1842.
Il fallimento di Iver Borland, con la messa all’asta di tutti i suoi possedimenti tra il 1844 e il 1846, e la guerra del 1848-1849, che indusse gli Austriaci a concentrare a Trieste tutta l’attività relativa alla Marina Militare, decretarono il progressivo spostamento dell’attività siderurgiche da Campo Marzio verso aree della città più suscettibili di espansione. Conseguentemente gli edifici costruiti sul lato destro dell’Androna, realizzati tra il 1852 e il 1854, furono progettati, non più per ospitare attività siderurgiche ma per attività di servizio, come evidenziato anche dalla diversa strutturazione rispetto ai fabbricati del lato opposto.
I fabbricati ubicati sul lato sinistro dell’Androna Campo Marzio, e corrispondenti agli attuali numeri civici 4, 6, 8 e 12 sono legati dall’adozione di un medesimo linguaggio architettonico: muratura perimetrale a grossi blocchi di arenaria e piano terra scandito internamente da pilastri a croce supportanti archi incrociati. La suddivisone dello spazio interno, con grandi arcate a croce, permetteva di ottenere spazi estesi da destinarsi a magazzini e attività produttive. Gli edifici, che non raggiungono altezze superiori ai 15 metri, corrispondenti a un pianoterra e due piani superiori, sono contigui sui due lati, con copertura a falda e manto in coppi. L’edificio identificabile con il civico 4-6 è nobilitato da un portale ad arco d’ispirazione classica con pilastri supportanti la trabeazione decorata con triglifi. Gli edifici costruiti sul lato destro dell’Androna, corrispondenti agli attuali numeri civici 1 e 11, sono caratterizzati da mura perimetrali a blocchi lapidei e strutture interne metalliche con piastrini in ghisa a sezione circolare. Anche le strutture orizzontali, realizzate con travi in legno nei magazzini del lato opposto, qui sono in metallo. La copertura è realizzata a capriate in legno e le forometrie di facciata sono circolari, rettangolari e arcuate. La facciata dell’edificio n. 11 si conclude con un timpano, in origine ornato con un bassorilievo. (da: biblioteche Comune Trieste). (Foto Paolo Carbonaio)

Trieste Liberty – Architetto Umberto Fonda, 1912

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Trieste Liberty
Casa del 1912 tra Via della Galleria e Via Fulvio Testi dell’architetto Umberto Fonda. (Paolo Carbonaio)

Trieste Liberty – Casa dei Meloni del 1910 (Architetto Umberto Fonda)

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Trieste Liberty
Casa dei Meloni del 1910 (Architetto Umberto Fonda),
tra Via Ippolito Pindemonte e via dei Bonomo.
La casa prende il nome dalle sfere in pietra
somiglianti a dei meloni poste in cima. (Paolo Carbonaio)

Trieste Liberty – Casa Basevi, 1892, progetto dell’ingegnere Eugenio Geiringer

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Trieste Liberty
Casa Basevi: edificio primo Liberty realizzato nel 1892 su progetto dell’ingegnere Eugenio Geiringer. Si trova all’angolo tra Via San Giorgio e Via Diaz, in Borgo Giuseppino. (Paolo Carbonaio)

Arco di Riccardo

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“L’arco di Riccardo” è uno dei più antichi monumenti della città risale al 33 a.C.; ci sono sempre state delle dispute sulle sue origini, su il suo nome e sulle sue funzioni. Nel 1910 il Comune acquistò i diritti delle aree circostanti, per ristrutturare l’arco e per liberarlo, per quanto era possibile, dalle case che gli erano addossate. Nel 1913 ebbero inizio gli scavi attorno all’arco sotto la direzione del prof. A. Puschi, direttore del civico Museo di Antichità e del dott. Pietro Sticotti, durante gli scavi vennero alla luce le mura della città dello spessore di due metri che andavano ad incontrarsi con l’arco, la cui parte laterale andava ad addentellarsi con le mura stesse, si suppose che nonostante il suo aspetto di arco trionfale, fosse stato una delle porte della città, ma vennero trovati anche una serie di muri e canali di scolo probabilmente legati al tempio della dea Cibele, (o “Magna Mater” madre di tutti gli dei) eretto in quella zona, questo portò a pensare che l’arco potesse essere l’ingresso del tempio stesso.
Diverse sono anche le interpretazioni fornite per spiegare l’etimologia del nome “Riccardo”: gli storici propendono per una deformazione popolare del termine “cardo maximus” ,nome di una delle principali strade romane, una leggenda popolare ritiene che il nome derivi da Riccardo Cuor di Leone, il quale, di ritorno dalla Terra Santa, fu tenuto prigioniero a Trieste, un’altra leggenda locale racconta che il nome, si riferisce a Carlo Magno, a cui l’arco sarebbe stato dedicato in occasione di un suo passaggio per la città.
Nei commenti del Gruppo gli scavi.  (M. Tauceri)
Foto collezione privata

Trieste Liberty – Casa dell’architetto Umberto Fonda (1911-1914) tra Via San Francesco e Via Carpison

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Trieste Liberty
Casa dell’architetto Umberto Fonda (1911-1914)
tra Via San Francesco e Via Carpison. (Paolo Carbonaio)

Trieste Liberty – Via Ugo Foscolo 20 – Architetto Giovanni Maria Mosco, 1905

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Trieste Liberty – Via Ugo Foscolo 20 – Casa Liberty progettata
dall’Architetto Giovanni Maria Mosco nel 1905. (Paolo Carbonaio)

Trieste Liberty – Via di Romagna 12. Architetto Antonin Turek

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Trieste Liberty – Via di Romagna 12. Architetto Antonin Turek, fatta erigere nel 1820 da Carlo D’Ottavio Fontana commerciante, grande collezionista d’arte e di monete. (Paolo Carbonaio)

Piazza della Zonta

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Piazza della Zonta, "Restaurant alla città di Francoforte". Collezione Iure Barac
Piazza della Zonta, “Restaurant alla città di Francoforte”, dal 1880 illuminata da lampadine elettriche, nel 1914 diviene “Trattoria ai porchetti” (via Mercadante n. 4). Il nome indica la Fontana della Zonta (aggiunta in triestino, dal latino “iuncta“), posta qui nel’400. Con questo termine si indicava l’acqua versata sulle vinacce durante la vendemmia per allungare il vino.  (Collezione Iure Barac)

 

Palazzo del Lloyd Triestino

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Prima di iniziare la costruzione del maestoso Palazzo del Lloyd Triestino, in un sito prestigioso come era desiderio della compagnia, ci furono lunghe trattative, iniziate già nel 1878, per ottenere il fondo precedentemente occupato dal mercato del pesce. Dopo un concorso il progetto venne affidato all’architetto Heinrich von Ferstel, mentre l’ingegnere responsabile fu Eugenio Geiringer, l’ufficio addetto alle pubbliche costruzioni volle esaminare gli elaborati di tutte le facciate prima di attestarne l’idoneità. Esiste una prima versione, mai realizzata, dove la parte rivolta al mare presentava una torre centrale. I primi lavori per l’interramento di una parte di mare iniziarono nel 1880, seguirono i lavori di scavo per le fondazioni. Causa il terreno di origine marina, per cui cedevole, il consolidamento fu lungo e laborioso. Il 6 dicembre alla presenza delle autorità cittadine e del Consiglio d’amministrazione del Lloyd viene posta la prima pietra; venne scelta la festa di San Nicolò in quanto protettore dei naviganti. Nel maggio del 1883 i lavori vennero conclusi, i primi locali ad essere utilizzati sono al pianterreno sede del Caffè Orientale e di alcuni negozi. Come testimonia una lapide marmorea posta nell’atrio, il trasloco degli uffici si ebbe il 15 giugno, inizialmente la parte dell’edificio rivolta verso l’attuale via del Mercato Vecchio (al tempo via Casino della Sanità) venne destinata ad appartamenti in affitto. Ultimo completamento dell’edificio, le sculture che vennero realizzate dai viennesi Josef Pokorny e Hugo Härdtl, sulla facciata centrale è visibile la targa con sulla sommità l’emblema della compagnia, e ai lati due figure femminili con lo scudo, che rappresentano le vittorie alate e due putti che raffigurano: a sinistra il lavoro, a destra la lotta con il mare, ai lati del gruppo , Mercurio, dio dei commerci,Vulcano, dio del fuoco, a destra Eolo, dio dei venti, Poseidone, dio dei mari; al pianterreno due fontane con la dea Teti che rappresenta l’acqua dolce ed a destra Venere a rappresentare l’acqua salata. (M. Tauceri)
Foto collezione Sergio Sergas

Borgo Teresiano

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Il Borgo Teresiano è un quartiere di Trieste sorto attorno alla metà del XVIII° secolo per volere dell’imperatore Carlo VI e  poi da Maria Teresa d’Austria.
 
Si sviluppa tra la via Carducci, il corso Italia, la Stazione Ferroviaria e le Rive. Venne progettato per consentire l’espansione della città in conseguenza della proclamazione del Porto Franco e al fiorire del commercio portuale. Venne ricavato dall’interramento delle saline della città, urbanizzando un’area al di fuori dalle mura.
Comprende:
Palazzo delle Poste
Palazzo Carciotti

Borgo San Sergio

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Borgo San Sergio è quartiere di Trieste situato nella parte sud-orientale della città.
 
Venne concepito nel 1956 su progetto dell’architetto Ernesto Nathan Rogers e dell’ingegnere Aldo Badalotti. Il progetto originale prevedeva la realizzazione di una cittadina autosufficiente, dotata di servizi ed infrastrutture come scuole, campo sportivo, chiesa, centro civico ed esercizi commerciali.
Venne completata nel corso degli anni ottanta, con ampie difformità rispetto al piano originale.
Tra il 1976 e il 1977, durante i lavori di costruzione nei pressi di via Donaggio, sono stati rinvenuti i resti di una parte dell’acquedotto romano della Val Rosandra e di una villa rustica, nonché vasellame databile alla meta del I secolo a.C.
I reperti sono ora conservati all’Antiquarium di via Donota.

Borgo Giuseppino

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Il Borgo Giuseppino è un quartiere di Trieste sorto alla fine del XVIII secolo per volere dell’imperatore d’Austria Giuseppe II d’Asburgo-Lorena, figlio dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria.
Si estende dalle Mura dell’antica Porta Cavana fino ai terreni del Lazzaretto di San Carlo.
La costruzione del quartiere fu avviato a partire dal 1788 grazie all’apporto dell’architetto Domenico Corti (a cui è stata intitolata una via), che volle demoliti i vecchi edifici e i cimiteri lì presenti. Nel 1825 avvenne l’interramento del lungomare lungo le odierne Rive Grumula e Dei Pescatori, creando due file di isolati e un’ampia piazza alla quale venne dato il nome di Piazza Giuseppina, che si estende verso il mare sul molo che ne portava lo stesso nome.

Barriera Nuova – Rione di Trieste

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La Barriera Nuova è un rione di Trieste che si estende a est del Borgo Teresiano, delimitato dai rioni di Scorcola, Cologna, Guardiella, Chiadino e Barriera Vecchia.

 
Deve il nome alla dogana posta alla base di via Commerciale, al principio della storica strada per Vienna, costruita nel 1777. In origine tale zona era parte del rione di Scorcola. Sebbene il toponimo si riferisse ed una piccola area alla base di Scorcola con lo sviluppo edilizio che ha interessato Trieste dal XIX secolo il nome oggi comprende il Borgo Franceschino e l’antica contrada dell’Acquedotto (oggi Viale XX Settembre).
 
Monumenti e luoghi d’interesse:
Politeama Rossetti
Caffè San Marco
Sinagoga di Trieste
Kleine Berlin
Giardino pubblico Muzio de’ Tommasini

Stazione Centrale di Trieste, già Stazione Meridionale

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Stazione Centrale di Trieste, già Stazione Meridionale

La linea ferroviaria, progettata dall’ingegner Carlo Ghega, come capolinea della linea Trieste –Vienna, venne inaugurata il 27 luglio 1857 alla presenza dell’Imperatore Francesco Giuseppe. L’impianto ferroviario, inizialmente di proprietà dalle Ferrovie di Stato meridionali austriache (Südlichen Staatsbahn), nel 1858 passò alla società ferroviaria privata Südbahn.
Nei suoi primi anni di vita la stazione era un modesto fabbricato poco adatto ai crescenti traffici mercantili e commerciali di una Trieste in costante espansione. Si decise così di sostituire l’originale costruzione, che si trovava 10 metri più in alto del porto, deviando gli ultimi due chilometri della linea su di un nuovo percorso, e abbassando il piano al livello portuale. Un nuovo, elegante edificio in stile neo-rinascimentale venne progettato dall’architetto Wilhelm von Flattich (Stoccarda, 1826 – Vienna, 1900), artefice anche della Südbahnhof di Vienna, della stazione di Bolzano e del Südbahnhotel di Dobbiaco.
L’opera triestina vide l’interramento di un grande tratto di mare e la demolizione di alcuni edifici, che di fatto modificarono l’assetto urbanistico di quell’area urbana.
La Stazione di Trieste prevedeva un monumentale atrio, che venne denominato Sala Reale. L’inaugurazione del nuovo edificio avvenne il 19 giugno 1878.
Nel 1887, le Ferrovie di Stato austriache, aprirono una linea ferroviaria che dal nuovo porto triestino giungeva alla stazione di Erpelle-Cosina sulla ferrovia Istriana, dotando quindi la città di una seconda stazione, denominata di Sant’Andrea. Le due stazioni vennero raccordate dalla linea delle Rive.
Dopo la Prima guerra mondiale ed il trattato di Saint Germain, la stazione passò in gestione alle Ferrovie dello Stato (FS).
La stazione è dotata di otto binari tronchi adibiti al servizio passeggeri, serviti da quattro banchine, da binari usati come deposito dei treni non in servizio, una rimessa locomotive e di officine. Il fabbricato viaggiatori ospita la sede Polfer e gli uffici di Trenitalia. Nella struttura coperta si trovano un supermercato, alcuni esercizi commerciali, e una nuova sala destinata ai passeggeri Eurostar.

Stazione Centrale di Trieste, già Stazione Meridionale

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Stazione Centrale di Trieste, già Stazione Meridionale

La linea ferroviaria, progettata dall’ingegner Carlo Ghega, come capolinea della linea Trieste –Vienna, venne inaugurata il 27 luglio 1857 alla presenza dell’Imperatore Francesco Giuseppe. L’impianto ferroviario, inizialmente di proprietà dalle Ferrovie di Stato meridionali austriache (Südlichen Staatsbahn), nel 1858 passò alla società ferroviaria privata Südbahn.
Nei suoi primi anni di vita la stazione era un modesto fabbricato poco adatto ai crescenti traffici mercantili e commerciali di una Trieste in costante espansione. Si decise così di sostituire l’originale costruzione, che si trovava 10 metri più in alto del porto, deviando gli ultimi due chilometri della linea su di un nuovo percorso, e abbassando il piano al livello portuale. Un nuovo, elegante edificio in stile neo-rinascimentale venne progettato dall’architetto Wilhelm von Flattich (Stoccarda, 1826 – Vienna, 1900), artefice anche della Südbahnhof di Vienna, della stazione di Bolzano e del Südbahnhotel di Dobbiaco.
L’opera triestina vide l’interramento di un grande tratto di mare e la demolizione di alcuni edifici, che di fatto modificarono l’assetto urbanistico di quell’area urbana.
La Stazione di Trieste prevedeva un monumentale atrio, che venne denominato Sala Reale. L’inaugurazione del nuovo edificio avvenne il 19 giugno 1878.
Nel 1887, le Ferrovie di Stato austriache, aprirono una linea ferroviaria che dal nuovo porto triestino giungeva alla stazione di Erpelle-Cosina sulla ferrovia Istriana, dotando quindi la città di una seconda stazione, denominata di Sant’Andrea. Le due stazioni vennero raccordate dalla linea delle Rive.
Dopo la Prima guerra mondiale ed il trattato di Saint Germain, la stazione passò in gestione alle Ferrovie dello Stato (FS).
La stazione è dotata di otto binari tronchi adibiti al servizio passeggeri, serviti da quattro banchine, da binari usati come deposito dei treni non in servizio, una rimessa locomotive e di officine. Il fabbricato viaggiatori ospita la sede Polfer e gli uffici di Trenitalia. Nella struttura coperta si trovano un supermercato, alcuni esercizi commerciali, e una nuova sala destinata ai passeggeri Eurostar.

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Stazione Centrale di Trieste, già Stazione Meridionale

La linea ferroviaria, progettata dall’ingegner Carlo Ghega, come capolinea della linea Trieste –Vienna, venne inaugurata il 27 luglio 1857 alla presenza dell’Imperatore Francesco Giuseppe. L’impianto ferroviario, inizialmente di proprietà dalle Ferrovie di Stato meridionali austriache (Südlichen Staatsbahn), nel 1858 passò alla società ferroviaria privata Südbahn.
Nei suoi primi anni di vita la stazione era un modesto fabbricato poco adatto ai crescenti traffici mercantili e commerciali di una Trieste in costante espansione. Si decise così di sostituire l’originale costruzione, che si trovava 10 metri più in alto del porto, deviando gli ultimi due chilometri della linea su di un nuovo percorso, e abbassando il piano al livello portuale. Un nuovo, elegante edificio in stile neo-rinascimentale venne progettato dall’architetto Wilhelm von Flattich (Stoccarda, 1826 – Vienna, 1900), artefice anche della Südbahnhof di Vienna, della stazione di Bolzano e del Südbahnhotel di Dobbiaco.
L’opera triestina vide l’interramento di un grande tratto di mare e la demolizione di alcuni edifici, che di fatto modificarono l’assetto urbanistico di quell’area urbana.
La Stazione di Trieste prevedeva un monumentale atrio, che venne denominato Sala Reale. L’inaugurazione del nuovo edificio avvenne il 19 giugno 1878.
Nel 1887, le Ferrovie di Stato austriache, aprirono una linea ferroviaria che dal nuovo porto triestino giungeva alla stazione di Erpelle-Cosina sulla ferrovia Istriana, dotando quindi la città di una seconda stazione, denominata di Sant’Andrea. Le due stazioni vennero raccordate dalla linea delle Rive.
Dopo la Prima guerra mondiale ed il trattato di Saint Germain, la stazione passò in gestione alle Ferrovie dello Stato (FS).
La stazione è dotata di otto binari tronchi adibiti al servizio passeggeri, serviti da quattro banchine, da binari usati come deposito dei treni non in servizio, una rimessa locomotive e di officine. Il fabbricato viaggiatori ospita la sede Polfer e gli uffici di Trenitalia. Nella struttura coperta si trovano un supermercato, alcuni esercizi commerciali, e una nuova sala destinata ai passeggeri Eurostar.

Stazione Centrale di Trieste, già Stazione Meridionale

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Stazione Centrale di Trieste, già Stazione Meridionale

La linea ferroviaria, progettata dall’ingegner Carlo Ghega, come capolinea della linea Trieste –Vienna, venne inaugurata il 27 luglio 1857 alla presenza dell’Imperatore Francesco Giuseppe. L’impianto ferroviario, inizialmente di proprietà dalle Ferrovie di Stato meridionali austriache (Südlichen Staatsbahn), nel 1858 passò alla società ferroviaria privata Südbahn.
Nei suoi primi anni di vita la stazione era un modesto fabbricato poco adatto ai crescenti traffici mercantili e commerciali di una Trieste in costante espansione. Si decise così di sostituire l’originale costruzione, che si trovava 10 metri più in alto del porto, deviando gli ultimi due chilometri della linea su di un nuovo percorso, e abbassando il piano al livello portuale. Un nuovo, elegante edificio in stile neo-rinascimentale venne progettato dall’architetto Wilhelm von Flattich (Stoccarda, 1826 – Vienna, 1900), artefice anche della Südbahnhof di Vienna, della stazione di Bolzano e del Südbahnhotel di Dobbiaco.
L’opera triestina vide l’interramento di un grande tratto di mare e la demolizione di alcuni edifici, che di fatto modificarono l’assetto urbanistico di quell’area urbana.
La Stazione di Trieste prevedeva un monumentale atrio, che venne denominato Sala Reale. L’inaugurazione del nuovo edificio avvenne il 19 giugno 1878.
Nel 1887, le Ferrovie di Stato austriache, aprirono una linea ferroviaria che dal nuovo porto triestino giungeva alla stazione di Erpelle-Cosina sulla ferrovia Istriana, dotando quindi la città di una seconda stazione, denominata di Sant’Andrea. Le due stazioni vennero raccordate dalla linea delle Rive.
Dopo la Prima guerra mondiale ed il trattato di Saint Germain, la stazione passò in gestione alle Ferrovie dello Stato (FS).
La stazione è dotata di otto binari tronchi adibiti al servizio passeggeri, serviti da quattro banchine, da binari usati come deposito dei treni non in servizio, una rimessa locomotive e di officine. Il fabbricato viaggiatori ospita la sede Polfer e gli uffici di Trenitalia. Nella struttura coperta si trovano un supermercato, alcuni esercizi commerciali, e una nuova sala destinata ai passeggeri Eurostar.

Il Castello di Miramare in costruzione

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Il Castello di Miramare in costruzione

 

Massimiliano, voleva a Trieste, una residenza adeguata al suo nome, al suo rango e ai suoi incarichi ufficiali. Amante della natura e della botanica, vedeva nell’aspro promontorio di Grignano, il posto ideale per le sue sperimentazioni di giardinaggio. Nel 1856 acquista un territorio in quella zona, denomina tutto il comprensorio con la parola spagnola di “Miramar”. Incarica della progettazione l’ing. civile Carl Junker, poco dopo, dà delle precise indicazioni all’arch,. Giovanni Berlam, al quale richiede il progetto di un castello. L’arciduca non è soddisfatto di entrambi i progetti, vorrebbe una sede con spazi più ampi, un edificio più imponente e più rappresentativo. Forse in questo momento decide di spostare la dimora sul promontorio più grande di Miramare, dove effettivamente il castello verrà costruito. Junker prova a soddisfare le richieste con un nuovo progetto, che verrà accolto. Tutto questo si svolge in tempi brevissimi, il 1° marzo 1856 iniziano i lavori che procedono veloci, come si può vedere in questa stampa di Albert Rieger, datata 1857. dove è già costruito il muraglione e la bella scalinata. Ovviamente per la complessità della costruzione con i giardini, il padiglione e le serre, ma soprattutto le decorazioni e gli arredi degli interni verranno impiegati molti anni.
Sintesi dei periodi successivi.
Nel 1859 assieme a Carlotta va ad alloggiare al “Castelletto”  (M. Tauceri)
Foto e dati da “Il castello di Miramare” R. Fabiani

Stazione di Campo Marzio

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Stazione di Campo Marzio (già Triest Staatsbahnhof, già Sant’Andrea)

Nel 1887, le Ferrovie di Stato austriache aprirono a Trieste una seconda stazione, la Trieste-Erpelle denominata Trieste Sant’Andrea, raccordata con un binario (linea delle Rive) alla stazione Centrale (Meridionale). La linea faceva servizio per Pola e Rovigno. Con l’apertura della ferrovia Transalpina nel 1906, la stazione di Sant’Andrea venne ricostruita, assumendo la denominazione di Trieste stazione dello Stato (Triest Staatsbahnhof). L’edificio, costruito tra il 1901 e il 1906, su progetto dell’architetto Robert Seelig, venne designato quale capolinea della linea Jesenice-Trieste, e rientrava nel complesso della Transalpina, che congiungeva Trieste, tramite diramazioni, anche con Vienna e Salisburgo.
Alla fine della prima guerra mondiale, in seguito alle ripartizioni territoriali conseguenti al Trattato di Saint Germain, la stazione entrò a far parte delle strutture gestite dalle Ferrovie dello Stato italiane (FS). Nel 1923 la stazione di Trieste Sant’Andrea fu rinominata “Trieste Campo Marzio”.
Nel 1935 la stazione perse il traffico per Parenzo, in seguito alla soppressione della ferrovia, mentre rimase attivo il collegamento verso Erpelle-Cosina e Pola, e un limitato servizio sulla Transalpina, per Gorizia Montesanto. Alla fine seconda guerra mondiale venne soppresso il servizio viaggiatori sulla Transalpina, con l’unica eccezione per Erpelle-Cosina, fino a Sant’Elia. Nel 1958, a causa del scarso utilizzo, il servizio venne sostituito da autocorriere. Fino al 1960 rimase attiva la biglietteria e la sala di attesa. Il 28 agosto 1961, venne decretata la soppressione definitiva del servizio ferroviario e nel 1966 la linea venne smantellata. La stazione continuò ad essere utilizzata per il traffico merci, tramite il collegamento della linea di cintura con la Stazione Centrale.
Dopo un lungo abbandono un gruppo di volontari richiese l’uso di una parte del fabbricato e in seguito costituì il Museo ferroviario di Trieste Campo Marzio, la cui apertura al pubblico risale all’8 marzo 1984.

Stazione di Campo Marzio

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Stazione di Campo Marzio (già Triest Staatsbahnhof, già Sant’Andrea)

Nel 1887, le Ferrovie di Stato austriache aprirono a Trieste una seconda stazione, la Trieste-Erpelle denominata Trieste Sant’Andrea, raccordata con un binario (linea delle Rive) alla stazione Centrale (Meridionale). La linea faceva servizio per Pola e Rovigno. Con l’apertura della ferrovia Transalpina nel 1906, la stazione di Sant’Andrea venne ricostruita, assumendo la denominazione di Trieste stazione dello Stato (Triest Staatsbahnhof). L’edificio, costruito tra il 1901 e il 1906, su progetto dell’architetto Robert Seelig, venne designato quale capolinea della linea Jesenice-Trieste, e rientrava nel complesso della Transalpina, che congiungeva Trieste, tramite diramazioni, anche con Vienna e Salisburgo.
Alla fine della prima guerra mondiale, in seguito alle ripartizioni territoriali conseguenti al Trattato di Saint Germain, la stazione entrò a far parte delle strutture gestite dalle Ferrovie dello Stato italiane (FS). Nel 1923 la stazione di Trieste Sant’Andrea fu rinominata “Trieste Campo Marzio”.
Nel 1935 la stazione perse il traffico per Parenzo, in seguito alla soppressione della ferrovia, mentre rimase attivo il collegamento verso Erpelle-Cosina e Pola, e un limitato servizio sulla Transalpina, per Gorizia Montesanto. Alla fine seconda guerra mondiale venne soppresso il servizio viaggiatori sulla Transalpina, con l’unica eccezione per Erpelle-Cosina, fino a Sant’Elia. Nel 1958, a causa del scarso utilizzo, il servizio venne sostituito da autocorriere. Fino al 1960 rimase attiva la biglietteria e la sala di attesa. Il 28 agosto 1961, venne decretata la soppressione definitiva del servizio ferroviario e nel 1966 la linea venne smantellata. La stazione continuò ad essere utilizzata per il traffico merci, tramite il collegamento della linea di cintura con la Stazione Centrale.
Dopo un lungo abbandono un gruppo di volontari richiese l’uso di una parte del fabbricato e in seguito costituì il Museo ferroviario di Trieste Campo Marzio, la cui apertura al pubblico risale all’8 marzo 1984.

Stazione di Campo Marzio

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Stazione di Campo Marzio (già Triest Staatsbahnhof, già Sant’Andrea)

Nel 1887, le Ferrovie di Stato austriache aprirono a Trieste una seconda stazione, la Trieste-Erpelle denominata Trieste Sant’Andrea, raccordata con un binario (linea delle Rive) alla stazione Centrale (Meridionale). La linea faceva servizio per Pola e Rovigno. Con l’apertura della ferrovia Transalpina nel 1906, la stazione di Sant’Andrea venne ricostruita, assumendo la denominazione di Trieste stazione dello Stato (Triest Staatsbahnhof). L’edificio, costruito tra il 1901 e il 1906, su progetto dell’architetto Robert Seelig, venne designato quale capolinea della linea Jesenice-Trieste, e rientrava nel complesso della Transalpina, che congiungeva Trieste, tramite diramazioni, anche con Vienna e Salisburgo.
Alla fine della prima guerra mondiale, in seguito alle ripartizioni territoriali conseguenti al Trattato di Saint Germain, la stazione entrò a far parte delle strutture gestite dalle Ferrovie dello Stato italiane (FS). Nel 1923 la stazione di Trieste Sant’Andrea fu rinominata “Trieste Campo Marzio”.
Nel 1935 la stazione perse il traffico per Parenzo, in seguito alla soppressione della ferrovia, mentre rimase attivo il collegamento verso Erpelle-Cosina e Pola, e un limitato servizio sulla Transalpina, per Gorizia Montesanto. Alla fine seconda guerra mondiale venne soppresso il servizio viaggiatori sulla Transalpina, con l’unica eccezione per Erpelle-Cosina, fino a Sant’Elia. Nel 1958, a causa del scarso utilizzo, il servizio venne sostituito da autocorriere. Fino al 1960 rimase attiva la biglietteria e la sala di attesa. Il 28 agosto 1961, venne decretata la soppressione definitiva del servizio ferroviario e nel 1966 la linea venne smantellata. La stazione continuò ad essere utilizzata per il traffico merci, tramite il collegamento della linea di cintura con la Stazione Centrale.
Dopo un lungo abbandono un gruppo di volontari richiese l’uso di una parte del fabbricato e in seguito costituì il Museo ferroviario di Trieste Campo Marzio, la cui apertura al pubblico risale all’8 marzo 1984.

Stazione di Campo Marzio

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Stazione di Campo Marzio (già Triest Staatsbahnhof, già Sant’Andrea)

Nel 1887, le Ferrovie di Stato austriache aprirono a Trieste una seconda stazione, la Trieste-Erpelle denominata Trieste Sant’Andrea, raccordata con un binario (linea delle Rive) alla stazione Centrale (Meridionale). La linea faceva servizio per Pola e Rovigno. Con l’apertura della ferrovia Transalpina nel 1906, la stazione di Sant’Andrea venne ricostruita, assumendo la denominazione di Trieste stazione dello Stato (Triest Staatsbahnhof). L’edificio, costruito tra il 1901 e il 1906, su progetto dell’architetto Robert Seelig, venne designato quale capolinea della linea Jesenice-Trieste, e rientrava nel complesso della Transalpina, che congiungeva Trieste, tramite diramazioni, anche con Vienna e Salisburgo.
Alla fine della prima guerra mondiale, in seguito alle ripartizioni territoriali conseguenti al Trattato di Saint Germain, la stazione entrò a far parte delle strutture gestite dalle Ferrovie dello Stato italiane (FS). Nel 1923 la stazione di Trieste Sant’Andrea fu rinominata “Trieste Campo Marzio”.
Nel 1935 la stazione perse il traffico per Parenzo, in seguito alla soppressione della ferrovia, mentre rimase attivo il collegamento verso Erpelle-Cosina e Pola, e un limitato servizio sulla Transalpina, per Gorizia Montesanto. Alla fine seconda guerra mondiale venne soppresso il servizio viaggiatori sulla Transalpina, con l’unica eccezione per Erpelle-Cosina, fino a Sant’Elia. Nel 1958, a causa del scarso utilizzo, il servizio venne sostituito da autocorriere. Fino al 1960 rimase attiva la biglietteria e la sala di attesa. Il 28 agosto 1961, venne decretata la soppressione definitiva del servizio ferroviario e nel 1966 la linea venne smantellata. La stazione continuò ad essere utilizzata per il traffico merci, tramite il collegamento della linea di cintura con la Stazione Centrale.
Dopo un lungo abbandono un gruppo di volontari richiese l’uso di una parte del fabbricato e in seguito costituì il Museo ferroviario di Trieste Campo Marzio, la cui apertura al pubblico risale all’8 marzo 1984.

Stazione di Campo Marzio (già Sant’Andrea)

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Stazione di Campo Marzio (già Triest Staatsbahnhof, già Sant’Andrea)

Nel 1887, le Ferrovie di Stato austriache aprirono a Trieste una seconda stazione, la Trieste-Erpelle denominata Trieste Sant’Andrea, raccordata con un binario (linea delle Rive) alla stazione Centrale (Meridionale). La linea faceva servizio per Pola e Rovigno. Con l’apertura della ferrovia Transalpina nel 1906, la stazione di Sant’Andrea venne ricostruita, assumendo la denominazione di Trieste stazione dello Stato (Triest Staatsbahnhof). L’edificio, costruito tra il 1901 e il 1906, su progetto dell’architetto Robert Seelig, venne designato quale capolinea della linea Jesenice-Trieste, e rientrava nel complesso della Transalpina, che congiungeva Trieste, tramite diramazioni, anche con Vienna e Salisburgo.
Alla fine della prima guerra mondiale, in seguito alle ripartizioni territoriali conseguenti al Trattato di Saint Germain, la stazione entrò a far parte delle strutture gestite dalle Ferrovie dello Stato italiane (FS). Nel 1923 la stazione di Trieste Sant’Andrea fu rinominata “Trieste Campo Marzio”.
Nel 1935 la stazione perse il traffico per Parenzo, in seguito alla soppressione della ferrovia, mentre rimase attivo il collegamento verso Erpelle-Cosina e Pola, e un limitato servizio sulla Transalpina, per Gorizia Montesanto. Alla fine seconda guerra mondiale venne soppresso il servizio viaggiatori sulla Transalpina, con l’unica eccezione per Erpelle-Cosina, fino a Sant’Elia. Nel 1958, a causa del scarso utilizzo, il servizio venne sostituito da autocorriere. Fino al 1960 rimase attiva la biglietteria e la sala di attesa. Il 28 agosto 1961, venne decretata la soppressione definitiva del servizio ferroviario e nel 1966 la linea venne smantellata. La stazione continuò ad essere utilizzata per il traffico merci, tramite il collegamento della linea di cintura con la Stazione Centrale.
Dopo un lungo abbandono un gruppo di volontari richiese l’uso di una parte del fabbricato e in seguito costituì il Museo ferroviario di Trieste Campo Marzio, la cui apertura al pubblico risale all’8 marzo 1984.

Stazione di Campo Marzio (Sant’Andrea)

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Stazione di Campo Marzio (già Triest Staatsbahnhof, già Sant’Andrea)

Nel 1887, le Ferrovie di Stato austriache aprirono a Trieste una seconda stazione, la Trieste-Erpelle denominata Trieste Sant’Andrea, raccordata con un binario (linea delle Rive) alla stazione Centrale (Meridionale). La linea faceva servizio per Pola e Rovigno. Con l’apertura della ferrovia Transalpina nel 1906, la stazione di Sant’Andrea venne ricostruita, assumendo la denominazione di Trieste stazione dello Stato (Triest Staatsbahnhof). L’edificio, costruito tra il 1901 e il 1906, su progetto dell’architetto Robert Seelig, venne designato quale capolinea della linea Jesenice-Trieste, e rientrava nel complesso della Transalpina, che congiungeva Trieste, tramite diramazioni, anche con Vienna e Salisburgo.
Alla fine della prima guerra mondiale, in seguito alle ripartizioni territoriali conseguenti al Trattato di Saint Germain, la stazione entrò a far parte delle strutture gestite dalle Ferrovie dello Stato italiane (FS). Nel 1923 la stazione di Trieste Sant’Andrea fu rinominata “Trieste Campo Marzio”.
Nel 1935 la stazione perse il traffico per Parenzo, in seguito alla soppressione della ferrovia, mentre rimase attivo il collegamento verso Erpelle-Cosina e Pola, e un limitato servizio sulla Transalpina, per Gorizia Montesanto. Alla fine seconda guerra mondiale venne soppresso il servizio viaggiatori sulla Transalpina, con l’unica eccezione per Erpelle-Cosina, fino a Sant’Elia. Nel 1958, a causa del scarso utilizzo, il servizio venne sostituito da autocorriere. Fino al 1960 rimase attiva la biglietteria e la sala di attesa. Il 28 agosto 1961, venne decretata la soppressione definitiva del servizio ferroviario e nel 1966 la linea venne smantellata. La stazione continuò ad essere utilizzata per il traffico merci, tramite il collegamento della linea di cintura con la Stazione Centrale.
Dopo un lungo abbandono un gruppo di volontari richiese l’uso di una parte del fabbricato e in seguito costituì il Museo ferroviario di Trieste Campo Marzio, la cui apertura al pubblico risale all’8 marzo 1984.

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Stazione di Campo Marzio (Sant’Andrea)

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Nel 1887, le Ferrovie di Stato austriache aprirono a Trieste una seconda stazione, la Trieste-Erpelle denominata Trieste Sant’Andrea, raccordata con un binario (linea delle Rive) alla stazione Centrale (Meridionale). La linea faceva servizio per Pola e Rovigno. Con l’apertura della ferrovia Transalpina nel 1906, la stazione di Sant’Andrea venne ricostruita, assumendo la denominazione di Trieste stazione dello Stato (Triest Staatsbahnhof). L’edificio, costruito tra il 1901 e il 1906, su progetto dell’architetto Robert Seelig, venne designato quale capolinea della linea Jesenice-Trieste, e rientrava nel complesso della Transalpina, che congiungeva Trieste, tramite diramazioni, anche con Vienna e Salisburgo.
Alla fine della prima guerra mondiale, in seguito alle ripartizioni territoriali conseguenti al Trattato di Saint Germain, la stazione entrò a far parte delle strutture gestite dalle Ferrovie dello Stato italiane (FS). Nel 1923 la stazione di Trieste Sant’Andrea fu rinominata “Trieste Campo Marzio”.
Nel 1935 la stazione perse il traffico per Parenzo, in seguito alla soppressione della ferrovia, mentre rimase attivo il collegamento verso Erpelle-Cosina e Pola, e un limitato servizio sulla Transalpina, per Gorizia Montesanto. Alla fine seconda guerra mondiale venne soppresso il servizio viaggiatori sulla Transalpina, con l’unica eccezione per Erpelle-Cosina, fino a Sant’Elia. Nel 1958, a causa del scarso utilizzo, il servizio venne sostituito da autocorriere. Fino al 1960 rimase attiva la biglietteria e la sala di attesa. Il 28 agosto 1961, venne decretata la soppressione definitiva del servizio ferroviario e nel 1966 la linea venne smantellata. La stazione continuò ad essere utilizzata per il traffico merci, tramite il collegamento della linea di cintura con la Stazione Centrale.
Dopo un lungo abbandono un gruppo di volontari richiese l’uso di una parte del fabbricato e in seguito costituì il Museo ferroviario di Trieste Campo Marzio, la cui apertura al pubblico risale all’8 marzo 1984.

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Stazione di Campo Marzio (già Triest Staatsbahnhof, già Sant’Andrea)

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Alla fine della prima guerra mondiale, in seguito alle ripartizioni territoriali conseguenti al Trattato di Saint Germain, la stazione entrò a far parte delle strutture gestite dalle Ferrovie dello Stato italiane (FS). Nel 1923 la stazione di Trieste Sant’Andrea fu rinominata “Trieste Campo Marzio”.
Nel 1935 la stazione perse il traffico per Parenzo, in seguito alla soppressione della ferrovia, mentre rimase attivo il collegamento verso Erpelle-Cosina e Pola, e un limitato servizio sulla Transalpina, per Gorizia Montesanto. Alla fine seconda guerra mondiale venne soppresso il servizio viaggiatori sulla Transalpina, con l’unica eccezione per Erpelle-Cosina, fino a Sant’Elia. Nel 1958, a causa del scarso utilizzo, il servizio venne sostituito da autocorriere. Fino al 1960 rimase attiva la biglietteria e la sala di attesa. Il 28 agosto 1961, venne decretata la soppressione definitiva del servizio ferroviario e nel 1966 la linea venne smantellata. La stazione continuò ad essere utilizzata per il traffico merci, tramite il collegamento della linea di cintura con la Stazione Centrale.
Dopo un lungo abbandono un gruppo di volontari richiese l’uso di una parte del fabbricato e in seguito costituì il Museo ferroviario di Trieste Campo Marzio, la cui apertura al pubblico risale all’8 marzo 1984.

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Stazione di Campo Marzio (già Triest Staatsbahnhof, già Sant’Andrea)

Stazione di Campo Marzio (già Triest Staatsbahnhof, già Sant’Andrea)

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Alla fine della prima guerra mondiale, in seguito alle ripartizioni territoriali conseguenti al Trattato di Saint Germain, la stazione entrò a far parte delle strutture gestite dalle Ferrovie dello Stato italiane (FS). Nel 1923 la stazione di Trieste Sant’Andrea fu rinominata “Trieste Campo Marzio”.
Nel 1935 la stazione perse il traffico per Parenzo, in seguito alla soppressione della ferrovia, mentre rimase attivo il collegamento verso Erpelle-Cosina e Pola, e un limitato servizio sulla Transalpina, per Gorizia Montesanto. Alla fine seconda guerra mondiale venne soppresso il servizio viaggiatori sulla Transalpina, con l’unica eccezione per Erpelle-Cosina, fino a Sant’Elia. Nel 1958, a causa del scarso utilizzo, il servizio venne sostituito da autocorriere. Fino al 1960 rimase attiva la biglietteria e la sala di attesa. Il 28 agosto 1961, venne decretata la soppressione definitiva del servizio ferroviario e nel 1966 la linea venne smantellata. La stazione continuò ad essere utilizzata per il traffico merci, tramite il collegamento della linea di cintura con la Stazione Centrale.
Dopo un lungo abbandono un gruppo di volontari richiese l’uso di una parte del fabbricato e in seguito costituì il Museo ferroviario di Trieste Campo Marzio, la cui apertura al pubblico risale all’8 marzo 1984.

Stazione di Campo Marzio

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Stazione di Campo Marzio

Stazione di Campo Marzio (già Triest Staatsbahnhof, già Sant’Andrea)

Nel 1887, le Ferrovie di Stato austriache aprirono a Trieste una seconda stazione, la Trieste-Erpelle denominata Trieste Sant’Andrea, raccordata con un binario (linea delle Rive) alla stazione Centrale (Meridionale). La linea faceva servizio per Pola e Rovigno. Con l’apertura della ferrovia Transalpina nel 1906, la stazione di Sant’Andrea venne ricostruita, assumendo la denominazione di Trieste stazione dello Stato (Triest Staatsbahnhof). L’edificio, costruito tra il 1901 e il 1906, su progetto dell’architetto Robert Seelig, venne designato quale capolinea della linea Jesenice-Trieste, e rientrava nel complesso della Transalpina, che congiungeva Trieste, tramite diramazioni, anche con Vienna e Salisburgo.
Alla fine della prima guerra mondiale, in seguito alle ripartizioni territoriali conseguenti al Trattato di Saint Germain, la stazione entrò a far parte delle strutture gestite dalle Ferrovie dello Stato italiane (FS). Nel 1923 la stazione di Trieste Sant’Andrea fu rinominata “Trieste Campo Marzio”.
Nel 1935 la stazione perse il traffico per Parenzo, in seguito alla soppressione della ferrovia, mentre rimase attivo il collegamento verso Erpelle-Cosina e Pola, e un limitato servizio sulla Transalpina, per Gorizia Montesanto. Alla fine seconda guerra mondiale venne soppresso il servizio viaggiatori sulla Transalpina, con l’unica eccezione per Erpelle-Cosina, fino a Sant’Elia. Nel 1958, a causa del scarso utilizzo, il servizio venne sostituito da autocorriere. Fino al 1960 rimase attiva la biglietteria e la sala di attesa. Il 28 agosto 1961, venne decretata la soppressione definitiva del servizio ferroviario e nel 1966 la linea venne smantellata. La stazione continuò ad essere utilizzata per il traffico merci, tramite il collegamento della linea di cintura con la Stazione Centrale.
Dopo un lungo abbandono un gruppo di volontari richiese l’uso di una parte del fabbricato e in seguito costituì il Museo ferroviario di Trieste Campo Marzio, la cui apertura al pubblico risale all’8 marzo 1984.

Stazione ferroviaria di Campo Marzio

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Stazione ferroviaria di Campo Marzio

Stazione di Campo Marzio (già Triest Staatsbahnhof, già Sant’Andrea)

Nel 1887, le Ferrovie di Stato austriache aprirono a Trieste una seconda stazione, la Trieste-Erpelle denominata Trieste Sant’Andrea, raccordata con un binario (linea delle Rive) alla stazione Centrale (Meridionale). La linea faceva servizio per Pola e Rovigno. Con l’apertura della ferrovia Transalpina nel 1906, la stazione di Sant’Andrea venne ricostruita, assumendo la denominazione di Trieste stazione dello Stato (Triest Staatsbahnhof). L’edificio, costruito tra il 1901 e il 1906, su progetto dell’architetto Robert Seelig, venne designato quale capolinea della linea Jesenice-Trieste, e rientrava nel complesso della Transalpina, che congiungeva Trieste, tramite diramazioni, anche con Vienna e Salisburgo.
Alla fine della prima guerra mondiale, in seguito alle ripartizioni territoriali conseguenti al Trattato di Saint Germain, la stazione entrò a far parte delle strutture gestite dalle Ferrovie dello Stato italiane (FS). Nel 1923 la stazione di Trieste Sant’Andrea fu rinominata “Trieste Campo Marzio”.
Nel 1935 la stazione perse il traffico per Parenzo, in seguito alla soppressione della ferrovia, mentre rimase attivo il collegamento verso Erpelle-Cosina e Pola, e un limitato servizio sulla Transalpina, per Gorizia Montesanto. Alla fine seconda guerra mondiale venne soppresso il servizio viaggiatori sulla Transalpina, con l’unica eccezione per Erpelle-Cosina, fino a Sant’Elia. Nel 1958, a causa del scarso utilizzo, il servizio venne sostituito da autocorriere. Fino al 1960 rimase attiva la biglietteria e la sala di attesa. Il 28 agosto 1961, venne decretata la soppressione definitiva del servizio ferroviario e nel 1966 la linea venne smantellata. La stazione continuò ad essere utilizzata per il traffico merci, tramite il collegamento della linea di cintura con la Stazione Centrale.
Dopo un lungo abbandono un gruppo di volontari richiese l’uso di una parte del fabbricato e in seguito costituì il Museo ferroviario di Trieste Campo Marzio, la cui apertura al pubblico risale all’8 marzo 1984.

Sabato 6 gennaio 1900 – Analfabetismo nell’Impero Austro Ungarico

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Sabato 6 gennaio 1900

Analfabetismo nell’Impero Austro Ungarico

Viene reso pubblico, da parte delle autorità austriache, il tasso di analfabetismo nelle varie province dell’Impero:

Austria inferiore e superiore, Tirolo e Voralberg  3 %

Salzburg, Moravia, Slesia e Boemia 4 %

Stiria 10 %

Gorizia e Gradisca 11 %

Carinzia 13 %

Trieste 18 %

Carniola 23 %

Istria 48 %

Dalmazia 54 %

Galizia 60 %

Bibliografia:

 Cent’anni di storia, Vol. I, 1900-1914. Publisport Trieste, 1997

Sabato 6 gennaio 1900 – La tassa sui cani

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Sabato 6 gennaio 1900

Il Magistrato civico ricorda agli abitanti di Trieste che la tassa sui cani, applicata in base al principio di utilità, dovrà essere pagata entro il mese di gennaio:

20 corone per i cani comuni;

12 per i cani da caccia;

2 corone per quelli da guardia.

Bibliografia:

 Cent’anni di storia, Vol. I, 1900-1914. Publisport Trieste, 1997

Giovedì 4 gennaio 1900 – Al Teatro Comunale la prima degli Ugonotti di Meyerbeer

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Giovedì 4 gennaio 1900

Al Teatro Comunale va in scena la prima degli Ugonotti di Meyerbeer, che non ottiene il consenso del pubblico.

Bibliografia:

 Cent’anni di storia, Vol. I, 1900-1914. Publisport Trieste, 1997